Biden vs. Trump: la realtà dietro i candidati e le panzane dei media

Recupero con un leggero ritardo la versione italiana (a lungo incompleta) dell’articolo che pubblicai immediatamente prima della scorsa elezione presidenziale USA. Può aiutare a far capire che chi seguiva con occhio attento quelle vicende non è rimasto per nulla sorpreso dal livello impresentabile della presente presidenza, ed aveva argomenti inoppugnabili da proporre.

Importante far notare che già verso fine 2020, non appena la vittoria di Joe Biden è apparsa ormai consolidata (grazie alle complicità a tutti i livelli istituzionali ed al battage di TV e giornalisti che hanno ricacciato nella pattumiera ogni tentativo di evidenziare l’irregolarità di queste elezioni), magicamente sono finalmente apparse notizie riguardo ai problemi giudiziari del figlio Hunter Biden.
Ovvero: della corruzione non si dice nulla, è tutta disinformazione da liquidare con sdegno, finché potrebbe dare una motivazione ai sudditi per votare nella maniera sbagliata; una volta però vinta l’elezione, l’argomento non è più tabù (e, devo dire, la rapidità del voltafaccia mi ha stupito). Si può tirarlo fuori, tanto può servire per tenere sotto scacco il nuovo presidente e preparare la sua sostituzione quando opportuna.
Tutta la vicenda del contenuto compromettente del computer di Hunter Biden era chiara da subito, ma è interessante notare che abbia preso piede nei media che contano solo recentemente, quando evidentemente andava rimesso al suo posto il burattino Biden, che aveva dichiarato di voler essere rieletto. Il messaggio… Eh no ciccio, noi ti abbiamo messo lì e ti togliamo da quel piedistallo come e quando vogliamo, ricordalo.

Torniamo all’articolo con cui avevo presentato l’elezione nella versione inglese di questo blog.

 

Mettere alla prova quel che si crede di sapere.

Concentriamo i nostri sforzi su qualcosa di chiaro, semplice, facilmente verificabile, e da lì partire per considerare tutte le ramificazioni. Come stessimo esaminando un insetto con la lente d’ingrandimento, per capire il bosco in cui viveva.
Essere un osservatore esterno alla realtà americana di sicuro aiuta molto, anche se i più, specie tra i nostri connazionali, non approfondiscono o si accontentano delle veline di terza mano rilanciate dai soliti giornalisti, quindi attenzione a ciò che date per scontato (altrimenti finite come il comico Brignano che -ritenendosi in dovere di ricalcare la narrativa dei tiggì per trarne uno spunto umoristico- sputa fuori un monologo piatto in cui il problema è il povero Trump che nun ce vo’ sta’ e avrebbe perso pure in Utah e Tennessee, dimostrando di mancare non solo di coraggio, ma anche di conoscenze basilari ed uso dei motori di ricerca, oltre che di capacità di far ridere, perché se non sai come votano Utah e Tennessee…).

 

Una scena dall’ultimo dibattito per l’elezione presidenziale:
Biden urla ostentando sicurezza: “Non ho mai detto di essere contrario al fracking!”
Trump si lamenta, dice che c’è la registrazione.
Biden lo sfida: che lo mostri allora, questo nastro che conterrebbe sue dichiarazioni in tal senso.

Ed infatti dopo il dibattito Trump condivide la prova inoppugnabile.

Per chi non lo sapesse, il fracking è una tecnica di estrazione del petrolio, che permette di sfruttare giacimenti altrimenti inutilizzabili. Frantuma roccia, e per questo i verdi sono contrari, paventando rischi ambientali. Ma ha anche trasformato gli USA da importatore netto di oro nero in produttore leader mondiale.

Nel video è lampante: Biden ha ripetuto in vari modi ed occasioni che vuole eliminare il fracking. Caso chiuso dunque?

Momento. Questa storia mi ricorda una lezione importante che David Wood ha tratto riguardo agli apologeti dell’Islam: gente che fa il pieno di pubblico plaudente in sala (e di visualizzazioni Youtube) tirando fuori dal cappello argomentazioni assolutamente ridicole per chiunque abbia un minimo di conoscenze specifiche, ma l’unica cosa che conta davvero è l’atteggiamento, il modo di porsi: spavaldamente sicuri di sé.
Infatti di fronte a queste lezioncine imparate a memoria e rilanciate senza contraddittorio, il 99% del pubblico, ignorante e pigro, rimane incantato e non verificherà mai un bel nulla, figuriamoci andarsi a cercare le fonti. In questo modo anche quell’ 1% che sa o scopre la verità verrà bullizzato e messo a tacere dalla maggioranza.

 

Primo passo: riconoscere le menzogne.

In questa occasione (apparentemente episodio minore, ma significativo) ho visto “fact-checkers” dare del bugiardo a Trump perché Biden non stava parlando di bandire direttamente il fracking, piuttosto avrebbe proposto di abolirlo gradualmente, attraverso soluzioni di compromesso.
Solita storia: giornalisti teoricamente neutrali attaccano Trump sulla base delle parole che Biden avrebbe dovuto usare; dovremmo tutti attenerci alla loro versione “aggiustata”, ritoccata per opportunità.
Come se in un processo per diffamazione il contenuto diffamatorio in questione fosse definito da ciò che l’avvocato della difesa decide di presentare lì per lì in tribunale.

B: -Non è vero che sono contrario al fracking!
T: -Ma l’ha detto, ci sono le registrazioni!
FACT-CHECKERS: -Trump mente. Biden non ha affatto detto che vuole abolire il fracking tutto d’un botto. Propone invece una dismissione graduale.

Sono i maghi della parola: se critichi una bugia ma stai dalla parte sbagliata, il bugiardo sei tu.

Attenzione: il punto non è il fracking. Anche se la diatriba è stata intesa in questi termini dal branco degli insopportabili piranha di Twitter (quelli, per intenderci, che nessuno conosce ma misteriosamente hanno un segno di spunta blu accanto al nome, che li qualifica come VIP, e guardacaso la pensano tutti allo stesso modo). Lasciate parlare questi furboni che vandalizzano in maniera approvata i thread social; le politiche energetiche ed ambientali sarebbero in effetti un argomento importante di per sé, ma fermarsi lì significa perdere di vista il senso di questo scontro.

La lezione da trarre è precisa e preziosa: Biden qui dimostra di che pasta è fatto. Da politico di lungo corso, sa che quando rilascia una dichiarazione deve sembrare assolutamente convinto. Ma è come vendere un prodotto: la verità non c’entra nulla.

Ho scelto questo episodio perché si tratta di un caso da manuale, ogni particolare è facilmente e rapidamente verificabile, i termini della questione sono netti. Non c’è dubbio che sia lui a dire quelle parole, che altro vi serve?
Uno spezzone che ci mostra la vera faccia di un mentitore professionista.

In effetti la miglior difesa possibile da parte dei Democratici e dei media consisterebbe nel dire che non si è espresso bene: tranquilli, non è un bugiardo, semplicemente non sa di cosa parla.
L’elettorato deve prendere per buona ed autoritativa la versione dei suoi discorsi che ci verrà pazientemente illustrata a posteriori. Una specie di esegesi riparativa che mi ricorda molto la gestione giornalistica delle sparate di Papa Francesco (che almeno però è presente a sé stesso, al contrario dell’anziano politico del Delaware).
Tu pensa solo a votare, e poi fidati delle capacità di quelli che lo manovrano. Se può consolare, le loro mosse saranno anche calibrate in base a quel che riterranno opportuno promettere per tenere buono l’elettore indeciso.
Lui comunque sarà lì sul palco, col suo cinismo, i suoi momenti di senilità, pronto a leggere le frasi di volta in volta preparate per lui, sempre e comunque senza vergogna nel negare, negare tutto, fingere di non contraddirsi anche quando non si ricorda più cosa gli hanno fatto dire. Una facciata. Un empty suit, come si dice in America: un completo elegante con il nulla dentro.
I media faranno la loro parte coprendogli le spalle.

Pensateci: non ci sono spiegazioni alternative al video di apertura.

Si potranno, certo, trovare video clip dove fa una promessa differente, come appunto l’abolire il fracking gradualmente. Ma è sempre lo stesso problema: promesse vuote da politico, su misura dell’interlocutore del momento, mentre la sua vena di attore gli fa fare la parte dell’uomo d’onore la cui parola non può essere messa in discussione. Fa male vedere uno che racconta frottole e riesce ad assumere questo atteggiamento così diretto ed indignato, che urla come un santo che viene martirizzato.

 

Secondo passo. Accorgersi del problema più grande: i milioni di Hunter Biden

Abbiamo una prima conclusione: a vedere Biden che difende appassionatamente una sua posizione non potremmo trarre alcuna conclusione. Sta mentendo in maniera oscena, o c’è invece del vero? Magari c’è di mezzo la sua storica vena di gaffeur d’antologia, piuttosto che la demenza senile che avanza…

In questa luce anche chi è schierato dalla sua parte dovrebbe onestamente farsi delle domande. Sicuri che la vicenda del figlio Hunter Biden sia già stata ampiamente sbufalata? La storia repressa sul nascere dal circo mediatico, che proprio se era necessario accennarvi, la etichettava come “campagna di disinformazione russa” (senza motivare questa sorta di sentenza), e così evitava accuratamente di discutere le prove…

Vorrei dire un po’ di cosette ad interlocutori abituati a prendere per buona la lezioncina delle solite TV e giornali, che nonostante tutto avessero la bontà di leggere e prendermi sul serio…

Avete considerato che un bugiardo patologico sa approfittare del fatto che le persone normali non riescono a mettersi nei suoi panni, e per questo finiranno sempre per dargli almeno un po’ di credito, visto che personalmente non sarebbero in grado di affermare qualcosa in maniera così vigorosa se non contenesse almeno un fondo di verità?
Per chi sceglie la carriera politica, davvero il saper mentire è un’abilità essenziale.

 

Vi rendete conto di quanto l’intero processo democratico venga corrotto dai lobbisti, grazie ai politici che si arricchiscono accordando favori? Non è un caso che si parli di Washington Swamp, ovvero la Palude di Washington. Come indica questo link per esempio: “in media, per ogni dollaro speso per influenzare la politica, le corporation (aziende) politicamente più attive ricevono 760$ dallo stato”.

A partire dagli anni 90, TUTTE le leggi sono essenzialmente scritte direttamente dai lobbisti, che poi pagano i politici per farle approvare. La tangente avviene in una forma perfettamente legale, perché il denaro non è passato direttamente dall’azienda al parlamentare che ha votato a favore dell’azienda stessa! Abbiamo idea di che tipo di parassiti decenni di questo sistema possono produrre? Possiamo allora sorprenderci se molti politici siano spesso disposti a vendersi per denaro a società e governi stranieri, anche quando ciò è incredibilmente dannoso per gli interessi americani, per non dire illegale?

 

Magari chi come me, che osservo la politica americana da fuori, potrebbe aver ragione a descrivere tutta la saga sulle fantomatiche ingerenze russe sulle elezioni e la Commissione d’Inchiesta Mueller come un colpo di stato al rallentatore che è in parte fallito?
Quando uno dei leader del Partito Democratico, il raccapricciante senatore Chuck Schumer, minaccia apertamente il presidente in diretta TV dicendo che la comunità dell’intelligence (cioè le spie) ha “six ways to Sunday” (cioè tanti, troppi modi) per arrivare a colpirlo, ci rendiamo conto di quanto siamo fuori da ogni decenza? Contare sulle spie, ovvero su manipolatori professionali delle informazioni che lavorano in segreto (!), per distruggere il tuo avversario politico, anche se è il presidente, e persino annunciarlo con orgoglio in pubblico, di fronte a un giornalista compiacente…

Fin dall’inizio del Russiagate, pur ignorando molti dettagli, avevo comunque ben chiaro in mente cosa stava accadendo, a grandi linee: una finta minaccia esterna alle elezioni non solo rappresentava una bella storia d’impatto da raccontare al pubblico per infangare il candidato e le voci non allineate, ma ha dato al deep state (i gangli più nascosti e protetti del potere nelle istituzioni federali) l’ opportunità per usare poteri eccezionali per spiare, influenzare, minacciare, raccogliere dati, confondere le acque con storie inventate. Come sempre, le agenzie di intelligence sono per lo più (solo) efficaci se utilizzate internamente contro i cittadini, cosa che in teoria non sarebbe nemmeno consentita in una democrazia.
Per tre lunghi anni i media hanno martellato senza tregua su questa storia di facciata inconsistente, anche dopo che i dettagli hanno iniziato (e hanno continuato) ad emergere su come l’amministrazione Obama (e i loro alleati dell’FBI e della CIA) fossero coinvolti nella creazione di accuse false, nel prendere di mira le persone intorno a Trump per abusi giudiziari, nelle fughe di notizie alla stampa.
Alla fine non ne è venuto fuori nulla e l’indagine Mueller si è conclusa con un nulla di fatto, ma riflettiamo: dopotutto così hanno potuto coprire le loro malefatte, bloccare l’entourage di Trump in molti modi, disinnescare un’indagine su Hillary Clinton.
E poiché sentivano di dover assolutamente inscenare uno spettacolo chiamato impeachment (messa in stato d’accusa formale del presidente), si sono persino ingegnati di tirar fuori un’incriminazione alternativa a Trump dell’ultimo minuto, con quella storia dei soldi promessi all’Ucraina: dove i crimini che vengono sfacciatamente ignorati, per accusare invece Trump di cercare scorrettamente di scoprirli (!) non erano più della Clinton, ma di Biden!
Roba da non credere, che facce di bronzo… Pensa gli storici del futuro che diranno…

 

Dico, in primo luogo agli Americani: vi rendete conto perlomeno di rischiare di vivere in uno stato di totale dissonanza cognitiva, di chi dice “Non potrei mai credere a queste cose, non è possibile” e ignora i sintomi inquietanti di un decadimento sociale e politico, per troppo patriottismo ingenuo?
Avevo ragione nel predire la vittoria di Trump con più di 15 mesi di anticipo. Avevo ragione nel valutare la natura del Russiagate. Forse, come dice un vecchio proverbio, il marito è l’ultima persona a sapere di essere stato tradito dalla moglie?

 

Potete apprezzare la totale asimmetria nel modo in cui nei media vengono trattati conservatori e progressisti? Non potete davvero pensare che la consapevolezza di essere protetti dalle critiche non favorisca un graduale incremento dei livelli di corruzione e di potere oppressivo nei Democratici e nei loro alleati.

C’è uno scollamento notevole: ci sono stati così tanti scandali, uno dopo l’altro, durante l’era Obama, in competizione tra loro per quel minuscolo spazio in trasmissione concesso, per un po’ di visibilità; e sono stati liquidati così solennemente e frettolosamente dal coro dei giornalisti e degli esperti dei media mainstream, che Barack Obama è apparso ai più davvero credibile nel dichiarare che il suo regno è stato “privo di scandali!”

 

Giù nella tana del coniglio

Quando uno sente Joe Biden vantarsi di aver forzato la mano al presidente ucraino per ottenere il licenziamento di un pubblico ministero, non è questa una prova lampante del fatto che non solo era coinvolto con la sua famiglia in un vasto piano per vendere favori (sebbene meno sofisticato di quello dei Clinton), ma parla sfacciatamente e senza un’ombra di prudenza poiché “sapeva” che nessuno avrebbe mai osato incriminarlo per questo?
Dico davvero, per citare Biden stesso: “Come on, man!” Ma davvero abbiamo ancora bisogno di prove extra?

Il suo figliolo buono a nulla e tossicodipendente, Hunter, che non ha alcuna conoscenza delle lingue dell’Europa dell’Est o dell’industria petrolifera, è stato nominato nel consiglio di amministrazione della compagnia petrolifera ucraina Burisma. L’unica  strategia di difesa di questo incarico improbabile che il Complesso Democratico-Mediatico riesce ad escogitare è quella di cambiare discorso e coprire col silenzio.

Burisma era sotto inchiesta in Ucraina. Biden ha fatto licenziare il pubblico ministero. Il nuovo procuratore non aveva credibilità né era qualificato. Le indagini guardacaso si arenarono e furono tutti assolti. Dobbiamo presumere si sia trattato di una coincidenza!
La difesa ufficiale di Biden, come esposta dai media mainstream, è che, in qualche modo, l’intento dell’allora vicepresidente Biden sarebbe stato quello di estirpare la corruzione all’estero (!), cominciando dall’Ucraina. Un evento irripetibile nella storia degli Stati Uniti: baloccarsi col tentare di gestire fin nei minimi dettagli la politica e la giustizia di stati esteri… ma solo in un caso, dove (ops!) la figura neo nominata era di gran lunga più sospetta di essere corrotta!
(Capisco che un tribunale dovrebbe applicare criteri garantisti, differenti. Ma in un ambiente politico sano, prodezze di questo livello dovrebbero garantire la fine di una carriera politica.)
Mettetevi nei panni di un servitore dello stato che vuole fare le cose bene ma si trova nell’occhio del ciclone, preso di mira da questa macchina mediatica: fai del tuo meglio per difendere la giustizia, ma vieni comunque cacciato e sostituito da un corrotto, amico del presidente Poroshenko… e per di più in qualche modo nella verità ufficiale di fronte al pianeta intero i ruoli sono invertiti! E anche una pagina di Wikipedia sullo scandalo Biden-Burisma (che è bloccata, non è possibile apportare modifiche) ti tratta come il cattivo… Sì, certo: secondo Wikipedia, ciò che dicono i media credibili è la verità. Quello scandalo è solo una fantasia, una teoria del complotto da cui solo i fan di Trump potrebbero essere ossessionati.

Bene, sono comunque saltate fuori anche le prove extra, sotto forma di un computer portatile che fino ad oggi nessuno ha contestato fosse di Hunter Biden, contenente molte informazioni compromettenti, principalmente sotto forma di messaggi di posta elettronica. Sono dati che sono stati confermati da fonti diverse, tra cui un ex socio in affari dei Biden, Tony Bobulinski, che ha voluto metterci la faccia pubblicamente, raccontando come avesse incontrato due volte Joe Biden in persona, per discutere degli affari da cui l’allora vicepresidente avrebbe dovuto per ufficio tenersi rigorosamente fuori e di cui ha più volte spergiurato di non sapere nulla.
Sia Bobulinski che il laptop confermano che la famiglia Biden aveva affari discutibili in molti paesi del mondo, inclusa la Cina, e non aveva nulla da offrire ai propri partner oltre al fatto che Joe Biden era un potente politico che poteva favorirli.

Ormai è noto che questa storia non è stata riportata dai media mainstream (ed è stata soppressa dai social media come Facebook e Twitter), anche se è possibile trovare fin dall’inizio qualche articolo sull’argomento da parte di testate incluse nella stessa cerchia dei buoni; ma si tratta di pezzi scritti come difesa preventiva, di giornalisti che agiscono come fossero parte dell’ufficio stampa di Biden.
L’intera storia è stata etichettata come un’operazione di interferenza russa, senza alcuna prova. L’unica conferma: esponenti dell’intelligence (cioè coloro che sono sospettati di aver partecipato ad operazioni contro Trump) hanno affermato che è molto probabile che sia così.
Versione decisamente comoda perché liquida sbrigativamente l’intera storia senza dover entrare minimamente nel merito. Bonus: la linea scelta come difesa da parte della campagna Biden, che è la più vaga e indignata possibile, ottiene una convalida indiretta attraverso il mimetismo dei media e degli esperti. Se tutti quelli che contano lo dicono!

I commentatori di Twitter di sinistra sembravano ossessionati da dettagli insignificanti come il fatto che il tizio che ripara computer a cui presumibilmente era stato dato il portatile di Hunter fosse “legally blind”, cioè riconosciuto legalmente invalido per una forma di cecità, come se ciò significasse in qualche modo che la storia non sarebbe plausibile: ovviamente chi gestisce un negozio e si occupa di maneggiare componenti minuscoli e delicatissimi non è cieco come lo intendiamo noi (ma potrebbe non essere in grado di identificare una persona a distanza).
Sebbene sia ragionevole affermare che la storia del computer di Hunter Biden dato in riparazione e mai ritirato potrebbe essere almeno in parte falsa, ciò non invalida l’autenticità e l’importanza del materiale raccolto! Chi sceglie, onestamente, di concentrarsi su una questione secondaria quando ci sono ampie prove di uno scandalo di dimensioni epocali?

Ma pensateci: se, come è ormai dolorosamente ovvio, l’intero FBI è per la maggior parte ostile a Trump (vedi le esternazioni di quel sociopatico chiamato Peter Strzok come esempio lampante), come potrebbe una spia straniera, o qualcuno dell’entourage di Trump, creare una storia falsa, secondo cui il tecnico dei computer ha consegnato il laptop all’FBI e ha aspettato per mesi la notizia del lancio di un’indagine come si deve, se questo non fosse la pura verità?
In effetti, se ci fosse stata una falsificazione, l’FBI avrebbe potuto negare ufficialmente che un simile passaggio fosse mai avvenuto. L’intero scandalo si sarebbe sgonfiato immediatamente, anzi scoppiato come un palloncino! Il che significa che l’FBI ha effettivamente ricevuto il PC come prova.

Per mettere le cose in prospettiva: è stato ora rivelato che la famiglia Biden è indagata dall’FBI per riciclaggio di denaro dal 2019!

Ora, il fatto che abbiano scelto di lasciare una prova così scottante lì, a prendere polvere senza fare nulla è decisamente indifendibile, considerando che nessuno ha detto boh mentre le primarie democratiche si indirizzavano verso la nomination di Joe Biden, né durante la farsa dell’impeachment in cui Pelosi&Compagnia stavano almeno formalmente cercando di rimuovere Trump dall’incarico per… aver chiesto a un leader straniero di indagare sui traffici di un politico corrotto…

Questa è la nuova normalità: cercare di trovare le prove della corruzione di un avversario, che è visibilmente corrotto e se vincesse potrebbe rovinare irreparabilmente il futuro del paese, per assurdo deve oggi essere trattato come il vero crimine, perché si decide che tutto ciò che conta è il fatto che così stai cercando di prevalere su di lui. Sullo sfondo, le sue malefatte dovrebbero nel frattempo passare lisce, come niente fosse, nothing to see here!

 

Il peso della Verità.

… Ma pur partendo da questa situazione di osceno privilegio, Biden e i suoi devono procedere con cautela, dovendo evitare di rilasciare dichiarazioni su qualcosa di specifico, a quel punto verificabile. Ecco perché la linea vaga “Oh, è una cospirazione russa, nessun ulteriore commento” torna utile.
Se un portavoce di Biden dovesse, ad esempio, dichiarare che un certo messaggio di posta elettronica compromettente è un falso, ma poi gli esperti della polizia scientifica certificassero l’autenticità del messaggio, la credibilità di Biden sarebbe ufficialmente rovinata. Inoltre non potrebbero successivamente utilizzare una linea di difesa diversa, ad esempio cercando di spiegare il suo contenuto come un malinteso.
Nessuno desidererebbe discutere l’autenticità di documenti che non sono più sotto il suo controllo.
A meno che… Beh, se lo fossero davvero, un falso, lo si urlerebbe dai tetti! Se sei innocente ti affidi alla verità per difenderti.
(I documenti falsi hanno difetti che alla fine emergono.)

Il che significa che il contenuto dei messaggi è autentico!
Il che significa che Joe Biden sta mentendo spudoratamente.
Qui torniamo al mio punto iniziale: quando è così diretto e irremovibile nel negare di sapere qualcosa dell’azienda di famiglia, e fingere che questa storia sia solo propaganda russa, rappresenta l’esempio da manuale di bugiardo professionista di cui abbiamo discusso prima.

 

Anche un elettore che finga di non vedere problemi rilevanti in questa storia di corruzione; anche se volesse ignorare la propensione di Biden per il favorire gli interessi della Cina rispetto a quelli del suo Paese… e anche se non volesse ammettere come un tale uomo di paglia, e per di più incompetente, sia vulnerabile al ricatto… come pensare seriamente di votare per qualcuno che calpesta così sfacciatamente la verità, che parla in maniera indecifrabile, rendendo impossibile avere un’idea di cosa ci sia davvero dietro alle sue parole?

 

Da un lato c’è la squadra Biden/Harris che ha avuto la faccia tosta di di scegliere lo slogan elettorale “Truth over lies” (La verità contro le bugie) (!)…
Dall’altro c’è ad esempio Glenn Greenwald . Ecco l’avvincente articolo autopubblicato che ha scritto sul caso, incentrato sul modo in cui i media hanno mancato al loro compito essenziale e sono diventati uno strumento della propaganda per i Democratici.

Questo articolo è notevole perché:

° Greenwald è un uomo di sinistra!
° La sua rivista gli ha chiesto di modificare l’articolo, perché rimuovesse ogni critica a Biden prima di dargli il via libera alla pubblicazione.
° Ha commesso un suicidio professionale rassegnando le dimissioni dalla sua stessa testata per questo tentativo di censura!
° È stato co-fondatore (!) di The Intercept, la rivista indipendente in questione: proviamo ad immaginare cosa significhi lasciare la propria creatura nelle mani di chi l’ha trasformata nell’opposto di ciò che doveva essere.

Un rispettato e noto giornalista investigativo praticamente auto-implode nel nome di mantenere la sua integrità professionale a qualunque costo, discutendo prove difficili da confutare, mentre un circo di lacchè banchetta e festeggia, contando sull’ignoranza e sull’effetto gregge.
Forse anche lui era una pedina manovrata dai Russi?

 

Se Biden è corrotto, come sembra abbastanza chiaro ora, questo è l’unico fattore chiave che lo ha aiutato a vincere le primarie e diventare il candidato democratico. Anche ammettendo che uno volesse credere alla sua sostanziale innocenza, perché diavolo scegliere lui? I Democratici erano così a corto di candidati? Potrebbe uno dei suoi elettori indicare una sola ragione per cui è andata così, alternativa al suo essere un burattino, alla mercé di chi tira i fili e delle lobby giuste?

Un piano machiavellico. Utile, almeno per un po’, come docile strumento per proseguire i piani ideologici e consolidare il potere. Poi potrebbe essere facilmente convinto, con la minaccia sottilmente velata di un impeachment per uno dei suoi scheletri nell’armadio, a fare un passo indietro, adducendo come motivazione ufficiale la vecchiaia e problemi di salute, per lasciare il posto all’insopportabile e cinica Kamala Harris , la sua vice.

 

Terzo passo. Ma che dire del rivale? Non era forse Trump il bugiardo?

 

Una volta che si prende visione dell’entità del problema, viene il momento di fermarsi un attimo e domandarsi che cosa stia davvero succedendo. La situazione a Washington e nei media è davvero così grave?

Scrive Sundance della Conservative Treehouse in questo tweet fondamentale: “Come può l’ufficio del Presidente, e a maggior ragione la repubblica stessa, sopravvivere ad un tentativo di colpo di stato coordinato, che ha coinvolto le tre branche dell’ordinamento statale, mentre allo stesso tempo chi ha il compito di denunciare la corruzione teme che la cosa sia davvero troppo grossa, e controproducente per loro, per essere rivelata al pubblico?”

 

Ma un americano medio potrebbe ribattere: “Un momento! E’ cosa nota che Trump è un bugiardo e un poco di buono, adesso com’è che mi si capovolgono i ruoli? Queste elezioni non erano forse, principalmente, l’azione decisiva per fermare il pericolo Trump?

In altre parole: visto che io, Alessandro, sostengo Trump, sicuramente il fatto che mi concentri a parlare dei difetti del suo avversario dovrebbe dimostrare qualcosa su quanto sia indifendibile Trump, giusto?

Non così in fretta. Chi ti ha detto che Trump è il bugiardo? Cosa sai veramente, con chiarezza e documentato, riguardo a Trump, che non ti sia stato veicolato attraverso i media mainstream?

Oh, certo, spesso è impreciso nelle citazioni, o grossolano nel trattare gli aspetti minuti, i dettagli. È presuntuoso; abbellisce i racconti, gonfia ed enfatizza le cose che lo mettono in buona luce. Quando usa espressioni come “Nessuno ha fatto più di me per XYZ…” sai già che c’è poco da fare fact checking, è sufficiente prendere atto e riconoscere la tipica tecnica da venditore.
Può essere incattivito, urticante, sgradevole quando affronta gli avversari. È anche un donnaiolo. Un sacco di difetti.

Ma una volta che hai realizzato quanto i media facciano di tutto per nascondere la verità e distorcano la documentazione… potresti almeno ammettere, in ipotesi, che potrebbero averti confuso con un complesso gioco di specchi e leve anche su Trump?

 

Trump è razzista? Davvero? Come lo sai? Hai potuto apprezzare ad esempio come voci indipendenti hanno potuto smontare facilmente l’ennesima Storia di Cartapesta, semplicemente riportando in ordine i fatti come si sono svolti (nel link appena fornito, si trattava dell’accusa a Trump di aver voluto difendere dei neonazisti riguardo ai fatti di Charlottesville)?
Io stesso ho coperto en passant questa accusa infondata in passato (vedi il paragrafo “La calunnia: il razzismo di Trump” qui).

Ricordi come hanno insistito sul fatto che fosse una minaccia per l’intero pianeta una volta ottenuta la famosa valigetta con i codici nucleari? Eppure è l’unico presidente degli Stati Uniti, da decenni, che non ha iniziato una sola guerra. E infatti ha contribuito a far progredire alcuni significativi accordi di pace in Medio Oriente, disinnescando anche l’escalation della Corea del Nord.

Al di là dello scandalo degli anni buttati dal circo di TV e giornali, a discutere all’infinito di agenti russi immaginari che operavano in combutta con Trump, quante altre previsioni dei media si sono rivelate sbagliate dalla sua elezione nel 2016?

• Se Trump è il fascista, come mai Antifa e BLM sono quelli che attaccano, minacciano, saccheggiano e uccidono? Mentre il semplice indossare un cappello con il suo slogan elettorale Make America Great Again ha esposto molti americani a violenti pestaggi o peggio! Questo tipo di sviluppi avrebbe per modo di dire inorgoglito gli squadristi delle Camicie Nere di Mussolini, per aver trovato degni emuli.
Come mai alcune città americane hanno trascorso mesi in balia delle violenze perpetrate da quei gruppi? Riesci a metterti nei panni di uno storico del futuro, che descrive come la società americana nel 21° secolo ha sostituito lo stato di diritto con rivolte di strada, anarchia, negozi vandalizzati e auto bruciate?
Se Trump è il fascista, come mai non ha colto l’occasione delle rivolte per dichiarare la legge marziale, governare con il pugno di ferro, cambiare le regole e accrescere il suo potere? Invece è stato attaccato da tutte le parti da forze che controllano quasi tutti i centri di potere.
Davvero uno strano tipo di dittatore!

 

Basta con le sciocchezze. Trump è uno strumento, un mezzo eccezionale usato come un corpo contundente. Imperfetto. Grezzo.
Una reazione all’establishment.
Un dito medio rivolto alla nuova aristocrazia di Washington.

Un tentativo all’ultima spiaggia, per cercare di salvare una repubblica sull’orlo della capitolazione (il crollo avviene sotto spinte provenienti da svariate direzioni, incluse l’immigrazione, il sistema scolastico, Hollywood…), per dare all’esperimento sociale americano, che per un certo periodo è stato un grande successo, ancora una possibilità, prima che sia troppo tardi.

Quindi sì, Joe Biden rappresenta il tipo di potere e corruzione che le persone volevano combattere eleggendo Trump.
Discutere di quanto sia sorprendentemente indifendibile Biden getta nuova luce sulla questione centrale. Non potrebbe essere più rilevante! Altro che dire “ma parliamo di Trump, il problema è Trump…”!

Ecco perché tutti concordano sul fatto che si tratta di un’elezione storica.

Ma, potresti obiettare, elettore Dem americano o simpatizzante italiano appartenente alla stessa area, non dovremmo preoccuparci di scelte politiche specifiche? La politica, dopotutto, non riguarda, almeno idealmente, ciò che decidiamo di fare? Molti elettori potrebbero -in buona coscienza- decidere di accettare la corruzione, pur di difendere certi principi ideologici.
Follia.

Beh, ovviamente possiamo (eccome!) divergere nel modo in cui valutiamo cosa sia giusto fare su di una serie di questioni, ma, per favore, fai caso a come il Partito Democratico sia sempre più il partito dell’Europificazione (è una parola che esiste?) degli Stati Uniti, per così dire: cercare di imporre a una società americana ancora in parte funzionante, e per altri versi un grande successo, tutti i tipi di errori politici che hanno mandato il Vecchio Continente in rotta di collisione con la metaforica montagna.
Chi capiti su questa pagina credo ormai abbia compreso cosa significhi vivere in Europa e percepire le libertà fondamentali che si riducono giorno dopo giorno. Stiamo gradualmente arrivando al controllo delle coscienze ed all’obbligo di parlare secondo le linee guida imposte dall’alto, con leggi e controllori che entrano in ogni dettaglio intimo della nostra vita. È uno scenario orribile, la distopia è qui. Tangibile.
(In un certo senso, era confortante pensare che l’America fosse ancora lì, ferma e rocciosa, come una patria di libertà in cui pensare di poter sempre un giorno magari fuggire, almeno idealmente.)

Vi prego di notare questo fatto: c’è un collegamento profondo tra le scelte politiche progressiste , basate sull’idea di controllare e gestire la vita di tutti i cittadini per il loro bene, e la corruzione di un’élite politica che cerca il potere assoluto, e gode a sentirsi investita del ruolo di guide supreme e benevoli sovrani, che sono buoni per definizione e quindi al di sopra della legge.

La civiltà è sull’orlo. Di cosa, lo intuiamo.

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