Pseudo-Omelie 21 – Il Seminatore

XV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO A

La Prima e la Seconda Lettura ci rimandano ad un grandioso piano divino, difficile da abbracciare con le nostre menti limitate. Ne fa parte la Creazione in tutte le sue manifestazioni del mondo fisico come lo conosciamo (inclusi il Cervino, la Grande Barriera Corallina, un avvoltoio che mangia una carogna mezza putrefatta), ne fa parte il cammino della Chiesa (con i suoi limiti e splendori).

Come mostra una sua completezza il ciclo dell’acqua che tutti abbiamo studiato alle scuole elementari (o come caspita si chiamano ora ‘ste scuole), così la Parola di Dio non si spegne senza portare frutto.
Dobbiamo imparare a vederci un ordine, in questo piano. Da assaporare, contemplando la Creazione nel Salmo 64.

E tuttavia è complicato perché San Paolo ci dice, nella Lettera ai Romani, che il piano passa attraverso la schiavitù della corruzione: quella che in un libro di catechismo chiamiamo Peccato Originale, e in un libro di scienze, parlando di argomenti solo apparentemente distanti, chiamiamo Entropia (disordine).
E del resto questo disordine del mondo attorno a noi lo osserviamo e lo conosciamo bene.
La Creazione geme, come se dovesse partorire. Il frutto della redenzione arriverà attraverso un processo impegnativo, pieno di ostacoli. Ci vuole il temporale prima dell’arcobaleno.

Gesù arriva a portarci la salvezza, a dare un senso. Il fulcro del nostro riscatto.

Come?

 

Ed ecco il Seminatore.

Gesù semina.
C’è il seme sprecato sulla strada, quello soffocato dalle erbacce o che non riesce a crescere in un terreno poco profondo; e poi c’è il seme che rende.

Qui, in questo lungo brano del Vangelo, si incontrano alcune difficoltà.
Gesù parla attraverso una parabola, e poi indica esplicitamente che

1- la parabola stessa è fatta per non rendere comprensibile il suo contenuto alle folle a cui viene proclamata;

2- Lo scopo sembrerebbe proprio quello di creare una sorta di doppio binario: come se ci fossero gli “iniziati”, a cui è rivelato un sapere segreto, ed il popolo, che viene lasciato all’oscuro.

Guardate che queste parole, se prese per come appaiono, fanno davvero problema:

Perché a voi è dato conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. Infatti a colui che ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a colui che non ha, sarà tolto anche quello che ha.

 

Figli e figliastri, verrebbe da dire.

Ma noi invece sapevamo, o credevamo di sapere, che

1a- le parabole vengono appunto utilizzate per rendere più facili, più accessibili a tutti, dei contenuti complessi: per chiarire, non per oscurare; ed inoltre
2a- Gesù Cristo non aveva forse insegnato a seguire una fede limpida, aperta, rivolta a tutti senza distinzioni, il contrario esatto di una fede iniziatica come quelle gnostiche?

Ad esempio Matteo 10:26, che è fondamentale perché fa parte di una sorta di manifesto della missione che Gesù affida agli Apostoli:

Non abbiate dunque paura di loro, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto.

O com’è?

Un inizio di risposta ci viene proprio da Matteo 10:27, che appunto segue:

Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze.

 

Anche qui cioè esiste una complicazione, una esigenza che rende il processo non banale: la predicazione ha una sua prima fase del tutto anomala, a confronto con il popolo di Israele. All’inizio non si dice tutto, ma solo in funzione di una contingenza storica, un periodo di preparazione.

Di fronte a testimoni ostinatamente contrari, che non riescono e non vogliono capire il contesto, una parabola invece di illustrare meglio complica le cose, rende oscuri i contenuti.
Invece normalmente sì, a quelli come noi la parabola serve proprio per spiegare concetti difficili in una maniera più accessibile, e ne abbiamo esperienza diretta.

Ma in certi casi, certe parabole hanno svolto anche la funzione di piantare un seme, lanciare un messaggio, di fronte a persone assolutamente incapaci di coglierlo.

 

Spiegazione con San Pio X

La connessione tra i due tipi di effetti, che all’inizio sembrano così contrastanti, in realtà è evidente a chiunque ci rifletta a partire dalla conoscenza del catechismo di una volta, quello articolato su domande e risposte preconfezionate, formule astruse da mandare a memoria. In questo caso era letteralmente la stessa persona che, dapprima bambino non in grado di capire, riceveva messaggi impossibili da decifrare; e poi, una volta adulto, riportando alla memoria quelle formule mai dimenticate, poteva iniziare a scoprirne il significato, la profondità e la saggezza, avendole già dentro di sé come bagaglio.

Allo stesso modo funziona la memoria della Storia.

Riportata sull’umanità, questa idea ci avvicina ancora di più alla soluzione del dilemma: certe volte è necessario lasciare il segno seminando proprio dove sembra non dover portare frutto, perché ci sono vincoli di altro tipo, legati alla necessità di essere credibili di fronte alla storia.
Un Vangelo predicato solo a chi lo apprezza e condivide sarebbe stato tacciato, ancor più di quanto non si faccia impunemente già oggi da parte di tanti studiosi, di essere stato ampiamente rimaneggiato per andare incontro agli interessi della comunità cristiana primitiva, fino a conservare ben poco di una testimonianza autentica.

La presenza invece di testimoni di parte avversa, e di una tradizione religiosa ebraica preesistente che continua, permette di avere una serie di punti fermi.
Anche nel contrasto più aspro, in un’ostilità che sembra solo controproducente, si trovano perciò occasioni di grazia. Il disegno si sviluppa nonostante, ed anzi grazie, alle miserie umane.

I corvi sulla strada secondo Van Gogh (particolare)

 

3 ragioni per seminare sulla strada, dove il seme non potrà germogliare

  • Direi che se Dio non avesse predisposto le condizioni per l’esistenza di una nutrita comunità di Israele che rifiuta Cristo durante la sua venuta e dopo, continuativamente, nei secoli… oggi molti esegeti tratterebbero persino gran parte dell’Antico Testamento come un testo più che dubbio, forse in gran parte posteriore. In ogni caso modificato a discrezione dalla comunità cristiana, inattendibile per principio.

 

  • E poi certamente il seminare con generosità da parte di Gesù corrisponde anche all’offrire consapevolmente una possibilità a tutti, anche a chi si sa già che non vorrebbe mai accettarla, per una lontananza ed ostilità invincibile. Forse possiamo chiamarlo un discorso di giustizia.

 

  • Come ho già accennato in passato, è pure necessario rispettare i tempi della predicazione, facendo arrivare un messaggio che all’inizio non può essere troppo diretto e completo perché sarebbe frainteso.
    Pensiamo a Gesù come Messia: non andava detto subito a chiare lettere, perché i più l’avrebbero preso per tutt’altro tipo di messia, interpretando ogni suo gesto in base alle loro aspettative. A quel punto non avrebbe avuto importanza ciò che Gesù insegnava personalmente, perché nel frattempo si sarebbero radunate folle che gli attribuivano, a sensazione, velleità di condottiero ed imprese da agitatore politico.
    Nel dover invece scoprire gradualmente chi fosse Gesù, hanno compiuto un cammino, di crescita prima di tutto cognitiva; per poi avere in mano (nel cuore, nella mente) un Vangelo davvero nuovo, e consistente, da trasmettere agli altri.

 

Anche la strada ha una sua utilità.

 

Pepite difficili da estrarre…

Ripeto qui un altro passaggio potenzialmente problematico:

a colui che ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a colui che non ha, sarà tolto anche quello che ha.

Normalmente ci aspetteremmo un messaggio opposto: si rovescia chi sta in alto e si innalza chi sta in basso. Portate pazienza, credo sia meglio affrontare il discorso un’altra volta, ma vorrei sottolineare che questo punto sembra parecchio trascurato. C’è un fiume carsico qua sotto.

 

Infine, il messaggio del Seminatore, molto bello e diretto.

Quando ci parla di terreno buono che rende secondo quantità ben diverse, ritroviamo il concetto fondamentale: il bene non è tutto uguale, anche in quello ci sono gradi.
Vale la pena dare di più. Questo non toglie nulla a chi comunque ha fatto il suo, anche se relativamente poco; semplicemente il di più diventa una grande ricchezza, per tutti.

Con questo seminatore Van Gogh sembra invece vedere il lato buono, solare.

Il discorso ci tocca nel vivo quando parla delle piante che inizialmente attecchiscono ma poi muoiono.
Come mi ci ritrovo, nell’esempio del terreno dove la piantina buona viene sovrastata dalle erbacce, dai rovi! Quante sciocchezze, quanti interessi che non portano da nessuna parte, quante attività convenzionali, di contorno, che rubano ore alla giornata e ci assorbono! Per fare bella figura, per distrarsi, perché piacciono, perché lo fanno tutti… Potevamo avere la santità, abbiamo gli hobby, il guardaroba e la casa bella. E poi l’automobile, i videogiochi, TikTok, le maratone delle serie TV… E ancora: le meglio scuole per mio figlio, il compleanno con i gonfiabili, la festa dei diciottanni che sembra un matrimonio…

E peggio ancora, facendosi un rapido esame: com’è duro guardare quel terreno arido, sassoso, poco profondo, dove le piantine non riescono a crescere, se non per pochissimo tempo, ma poi seccano… Viene davvero da chiedere, ad occhi bassi: “Signore, sono anch’io così?”
Sappiamo essere profondi nel momento della prova, o molliamo subito?

 

E Satana allora?

Il caso più misterioso ed inquietante di tutti forse ora intuirete meglio come si possa tentare di spiegare (almeno da parte mia: questa serie di articoli è in fondo un esperimento, non sono un esperto, un esegeta patentato)…

L’ho detto prima: ci sono situazioni che sono intrinsecamente refrattarie, c’è una chiusura totale. Non so quale teologo morale deve avere inventato la dicitura appropriata: “ignoranza invincibile”.

Dovremmo essere dei servi ben sciocchi, se cercassimo di fare meglio del Seminatore, e ci incaponissimo a cercare qualunque escamotage, qualunque soluzione creativa, pur di tentare di far germogliare qualcosa in mezzo all’asfalto (o la terra battuta) della strada.
Col solo effetto di snaturare la missione.

Il seme gettato lungo la strada, non solo non germoglia e non porta frutto, ma se lo portano via gli uccelli. Che può sembrare già strano, ma ancora di più lo diventa una volta spiegato (!): viene il Maligno, cioè Satana, e se li porta via.

Perché il Maligno?

Ci sono molti modi di vedere la cosa, il discorso è complesso e potrei non dare la risposta migliore. Sicuramente sarà incompleta ed imperfetta.

Intanto notiamo che Satana non interviene a cambiarti la vita: non è lui che ti rende superficiale e volubile, o troppo schiavo degli interessi mondani. No, interviene laddove non c’era proprio terreno. La tua libertà è salva, e lui crede di essere intervenuto ma non ha avuto effetto, in sostanza.
OK allora, il suo intervento forse non è scandaloso, pensandoci. Ma a che serve?

Io penso che sia opportuno (perché il mondo è sempre più complicato di come ce lo possiamo immaginare, nella nostra ingenuità) che la ribellione a Dio non sia presente solo in maniera indiretta, come un effetto generico, ma passi attraverso azioni, presenze, per quanto invisibili; nel contempo, non può essere qualcosa di decisivo, che rubi la scena: rimane un dettaglio sullo sfondo.

Puntare ogni tanto l’attenzione su questo dettaglio: parlare -nei termini corretti- di Satana, serve.

Serve psicologicamente a noi per esternalizzare il male, per non esserne schiavi né averne paura; per comprendere che il male non viene dal nostro interno, da ciò che siamo veramente, ma è una forza esterna a cui possiamo resistere, basta esserne consapevoli.

Questo insegnamento ci può essere di grande aiuto, in un’epoca di presunti “born this way”.

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