Pseudo-Omelie 11 – La pietra scartata

V DOMENICA DI PASQUA – ANNO A

Questa domenica sviluppa nuovamente il tema dell’identità complessa tra Gesù e il Padre. Siamo alle rivelazioni finali, quelle più difficili da capire e dure da accettare per i Giudei. E qui si potrebbe tornare nuovamente sul tema della divinità di Cristo, e della facilità di confusione per chi, non poggiando nella Tradizione, perde di vista l’essenziale e corre dietro ad impressioni personali. E tornare su come sia ingenuamente folle pretendere di partire solo dal testo, analizzarlo superficialmente, e porre condizioni stile ultimatum a Dio, perché si riveli nei termini a noi graditi, lasciandosi inscatolare dai nostri pregiudizi (classico: il musulmano che chiede prove a prova di cretino che, nella Bibbia, Dio sia uno e trino…) Ne ho accennato nella pseudo-omelia 8, a cui rimando, ed è un tema che svilupperò ancora.
Ma oggi preferisco focalizzarmi sulla seconda lettura.

pietre d'angolo

Pietre d’angolo. Non ce n’è una sola, la più importante, in basso… Ma anche altre, visibilmente imperfette, che fanno il loro appoggiandosi alla pietra angolare principale

Il tema di Gesù pietra angolare viene sviluppato in vari altri passaggi, certo.
Per la pietra che ha la posizione più importante di tutte viene usata una pietra che era stata scartata dai costruttori.

Non è sempre facile notare quanto profondo sia l’impatto della cultura cristiana sul nostro mondo. Non ce ne accorgiamo specialmente oggi: in molti non vogliono più sentir parlare delle proprie radici. Ci sono molti tesori della cultura che rischiano di sparire in una generazione, buttati via per superba ignoranza, e tra questi troviamo l’idea del sovvertire costruttivamente l’ordine delle cose: il dare valore ai disgraziati; il caso dell’underdog che alla fine vince; il rovesciare i potenti dai loro troni ed innalzare gli umili. L’idea che Gesù Cristo da crocifisso era stato buttato, nella posizione più schifosamente umiliante, meno che umano, eppure la salvezza arriva proprio da lì! Da quel crocifisso scartato e sconfitto.

Difficile dare abbastanza enfasi a quanto questa idea abbia influito, in positivo, sugli sviluppi anche extra religiosi della nostra società.
Non solo nei termini di dare dignità agli ultimi. Pensate quanto sia difficile, oggi, spiegare il senso di sconfitta del Crocifisso: non riusciamo neanche ad immaginare quanto infamante per la mentalità dell’epoca la condanna di Gesù fosse. Non siamo più disposti a credere che un destino ignobile dimostri in maniera definitiva chi sia una persona, tantomeno che valore abbia!
Così tanto siamo cambiati! Per noi i destini non sono segnati, la sconfitta non dimostra ancora nulla, ti si giudica per le tue intenzioni, capacità e rettitudine, non per altro. E comunque vali, anche se sei il peggior criminale.

Qualche tempo fa guardavamo distrattamente un filmetto stupidino per bambini, in sottofondo, The Emoji Movie (2017). E, senza voler rivelare la trama, non ho potuto fare a meno di notare che al fondo è, nella sua siderale lontananza, ancora un film profondamente imbevuto di questo valore cristiano: la salvezza arriva proprio dalla pietra scartata dai costruttori.

Quanto dinamica, capace di innovazione, può essere una società che dà per scontato che i geni della scienza e della cultura possano nascere tra topi, stracci e liquami, rispetto ad una società che lascia spazio solo ai nati bene?
Si potrebbe continuare, tra India delle Caste e, all’opposto, le success stories dei self-made men americani (che però appiattiscono questa dinamica restringendo lo sguardo al piano strettamente economico, i dannati soldi per una dannata eresia).

Il cristianesimo vivifica perché aiuta a pensare diversamente. Ma al rovescio, la società post-cristiana è mortifera perché impone, fin dalle parole, a pensare secondo schemi imposti, che sviliscono l’essere umano.

Sentite di nuovo cosa dice San Pietro nel brano della sua Prima Lettera:

quali pietre vive siete costruiti anche voi come edificio spirituale, per un sacerdozio santo e per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, mediante Gesù Cristo

Ecco, nella metafora anche noi, nel nostro piccolo, siamo parte di questo grandioso progetto divino. Va bene, OK. Ma ora pensate all’idea di offrire sacrifici spirituali: …guardate una folla che si infila nel sottopasso di una metropolitana, pensate a due opinionisti che litigano in TV, ad una tizia che ti pitta le unghie, al venditore nel negozio di elettronica, al professore di storia dell’arte, a due ragazzi che cantano Thank God It’s Friday (per dire: venerdì sera comincia la sbronza -come minimo- che duri fino a Domenica). Ce li vedete ad offrire sacrifici spirituali? Ce li vedete a non ridere, se gliene parlaste? Ce li vedete se non altro a capire di che si tratti?
Ma dirò di più: quanti preti ormai parlano correttamente e coraggiosamente di sacrificio, sanno trasmettere il senso del sacro come componente essenziale della nostra vita?

Sennò, senza preghiera e Timor di Dio, che edificio costruiamo? Gli effetti benefici ci sono stati a 360 gradi, ma solo perché c’era la base solida nella fede. Mancata quella, crolla tutto.

Ecco perché la stessa pietra angolare che è Cristo diventa, in maniera che altrimenti ci sembrerebbe sorprendente, sasso d’inciampo, pietra di scandalo!
Un fastidio, una cosa che torna ad essere da buttare. Incomprensibile e fastidiosa. Stoltezza, per i pagani. Ma di più: un problema da reprimere anche a termini di legge. Questo è Gesù e chi lo segue. E ci siamo arrivati, di nuovo, a livelli intensi come intensa sa essere la modernità.

Per inciso, non stupitevi se si torna ad una società dove ci sono persone considerate inferiori ed indegne, che non si possono recuperare; dove si condanna a morte l’innocente; dove sempre più, per la strada che farai nella vita, conta solo come nasci (ricco, del colore giusto, nel gruppo identitario giusto…)

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