XX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO A
In questa occasione incontriamo un brano che fa discutere; Gesù si trova in terra pagana, nella regione di Tiro e Sidone. Una donna locale (cananea) gli chiede aiuto per salvare la sua figlia malata (all’epoca si diceva “ha un demonio”, ma non è detto che si intenda una possessione demoniaca in senso proprio). Gesù, almeno sulle prime, appare scostante, sprezzante. Evidenzia di essere stato mandato solo per le pecore perdute della casa di Israele!
Solo dopo aver rincarato la dose, paragonando i pagani come lei a degli animali domestici,
Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini
alla fine compie il miracolo: cede all’insistenza ed alla fede della donna.
Fede ben rappresentata da una frase, di questa pagana altrimenti ignota… una risposta che è un capolavoro di umiltà:
anche i cagnolini si cibano delle briciole che cadono dalla tavola dei padroni.
Diciamo che c’è materiale per molte critiche di parte avversa, e per molti imbarazzi.
Quanta pena…
Esemplare il caso del gesuita Padre Antonio Spadaro, uno dei fedelissimi consiglieri di Papa Bergoglio. Nel suo commento al Vangelo (pubblicato su di un quotidiano tutt’altro che cristiano), parlando dell’episodio di Gesù e della Cananea, Spadaro scrive che Gesù era rigido, inscalfibile. La sua risposta, beffarda ed irriguardosa, rappresenta
Una caduta di tono, di stile, di umanità. Gesù appare come fosse accecato dal nazionalismo e dal rigorismo teologico.
Ma per fortuna, con quella risposta la donna pagana riesce a “convertirlo” a sé (virgolettato di Spadaro stesso), a
sconvolgere la rigidità di Gesù…
E conclude Spadaro,
anche Gesù appare guarito, e alla fine si mostra libero, dalla rigidità degli elementi teologici, politici e culturali dominanti del suo tempo.
C’è da mettersi le mani nei capelli, perché in questa versione, un brano che di per sé è solo difficile diventa l’occasione di un giudizio negativo pesante su Cristo stesso!
Cristo aveva lui bisogno di conversione? Davvero?
A quel punto se hai un po’ di sangue nelle vene, reagisci e dici: non credo in questo Gesù. Se è così, vana è la nostra fede. Non è neanche un buon maestro, visto che sbaglia in maniera così odiosa, esprime pregiudizi. Questi non si possono semplicemente chiamare errori: sono peccati.
(Niente scuse: Spadaro usa alcune espressioni volutamente ambigue, ma un pastore ha il dovere della chiarezza nell’insegnare; non può instillare in migliaia di persone l’idea di un Gesù peccatore, e poi difendersi dicendo che tecnicamente, con un po’ di sforzo, le sue stesse parole si potevano interpretare diversamente….)
Secondo le categorie mentali moderne, Gesù è stato cattivo.
Cattivo nei confronti di questa donna:
-non ha pensato a quanto feriva i sentimenti della poveretta;
-ha giudicato, sulla base di stereotipi etnici;
-non è stato diplomatico, né cosmopolita;
-non è stato aperto, inclusivo: anzi, ha discriminato!
Ma questi come Spadaro, alla fine, ci credono in Gesù?
Se avessero il coraggio delle proprie azioni, sarebbero atei.
Ve lo dico io come ci credono.
Scusate eh, ora mi parte l’embolo e la faccenda si farà lunga.
Credono, come ad un assoluto, granitico ed intoccabile, a tutte le parole d’ordine del modernismo. Adorano il divenire, l’evoluzione della fede, che corrisponda il più possibile alle aspettative del mondo.
Lasciarsi andare, ma con la benedizione del prete: il nuovo Frutto, neanche più Proibito.
Nuovo = bello, vecchio = brutto. Schema da bambini dell’asilo, ma va
.E poi sono anche affezionati, come un di più, a questo Gesù con cui hanno familiarità da tanti anni, e che tant’è piace. Oltretutto è un ottimo personaggio da posizionare, con moderazione, all’interno dei propri sermoni, per fargli interpretare una parte a piacere. Un po’ come il Signor Brando sulla Settimana Enigmistica (lo ricordo solo io?)
Non avendo rispetto di Cristo, possono ben adoperarlo oggi nella parte del rigido indietrista.
Bonus: con questo Gesù di comodo, è ancora più facile sentirsi confermati nelle proprie posizioni, vivere nel peccato tranquillamente: siamo fatti così, tanto vedi che persino Gesù… Anzi, se vado a letto con una che non è mia moglie, o peggio commetto abusi di vario genere, beh, in fondo ho le mie giustificazioni, ma vuoi mettere invece quanto sia odiosa, ipocrita ed insopportabile questa chiusura dei conservatori, specialmente se ad essere giudicanti sono uomini di Chiesa!
Ed ecco dunque il Bergoglio-pensiero che pontifica contro gli indietristi, concetto ossessivamente ripetuto in tante interviste. E allora no, non si può far finta che Spadaro sia un’anomalia, da trattare come caso a sé, visto che, secondo i si dice, il direttore de La Civiltà Cattolica Spadaro non è solo uno dei consiglieri del suo confratello gesuita nonché papa; è proprio la mente, il punto di riferimento teologico-culturale dietro i discorsi di Francesco.
Capite bene che certe cose non avvengono per caso.
Prima Spadaro scrive l’articolo in cui Gesù Cristo viene presentato come il solito ottuso conservatore, bisognoso di convertirsi. Persino lui. Poi, in seguito alla critica circostanziata della testata online Bussola Quotidiana, a firma di Tommaso Scandroglio, che parla apertamente di Spadaro eretico, ecco che, come riportano sulla stessa Bussola, interviene un vescovo, monsignor Staglianò, in qualità di presidente della Pontificia Accademia di Teologia, con un articolo sconcertante a difesa di Spadaro, dando degli eretici a quelli della Bussola. Sconcertante, dico, perché a leggerlo si coglie la solita tirata progressista, che tergiversa andando a scorrere una carrellata di talking points classici contro il conservatore che non sa accogliere i migranti o promuovere l’ecologia, ma di concreto, su quanto contestato, non dice assolutamente nulla.
A quel punto non solo la Bussola, ma anche una testata “neutrale” (che ci tiene a raccontare questa storia evitando accuratamente di nominarli, hai visto mai puzzassero, e parla di generici tradizionalisti) mangia la foglia e osserva che c’è un preciso segnale, da parte di prelati di curia molto in alto, su quale sarà prossimamente l’andazzo, in vista di un Sinodo sulla Sinodalità che è evidentemente una catastrofe costruita a tavolino, nel nome della Rivoluzione:
l’articolo rappresenterebbe un inizio di sparo di artiglieria ad alzo zero per favorire poi l’affondo al Sinodo.
Vangelo vs. Ideologia
Nel frattempo Papa Francesco continua con le consuete uscite da facepalm: se la prende con la Chiesa degli USA, colpevole di non essere abbastanza omologata; dichiara che
negli Stati Uniti la situazione non è facile, c’è un atteggiamento reazionario molto forte e organizzato
e che, per spiegare questo clima di chiusura, bisogna osservare che, per questi oppositori,
l’ideologia sostituisce la fede.
Sì, la chiesa statunitense è un caso abbastanza unico perché gli americani in genere sono diretti, concreti, sinceri nella loro appartenenza: alieni alle fumisterie di curia. Se per tanti altri, subire un monologo pretesco senza capo né coda, con qualche citazione da finti eruditi, può andare bene e zittire efficacemente un’obiezione, all’americano medio questo tipo di furbate stimola una reazione ancora più forte. Forse perché sono spiriti indipendenti, e abituati a combattere ogni giorno per non essere presi in giro da venditori di auto usate ed affini, per essere gabbati dai trucchetti di qualche prelato aulicamente arruffone. Ed ecco che, nonostante il progressismo esasperante di una fetta di cattolicesimo identitario USA, che rende molti fedeli capaci non solo di vedere in Joe Biden un cattolico, ma di ammirarlo pure (!), una maggioranza di cattolici là è più sgamata, determinata, attenta a mantenere la fede.
Quindi abbiamo la nazione più potente del mondo, da dove parte tutto sommato la presente ondata rivoluzionaria, che paradossalmente in campo cattolico rappresenta una pietra d’inciampo. Ed ecco la curia progressista, papa in testa, a lagnarsene. Non si fanno piegare, nonostante noi si umili il più possibile spiriti indomiti come Chaput e Burke, e si portino in palma di mano bestiacce come Weakland e McCarrick, continuando a mettere in posizioni di prestigio tutta una corte dei miracoli di seguaci e protetti di questi vescovi e cardinali “progressisti” (Farrell, Cupich…).
Ora, l’assurdo è che i fedeli e i preti (americani e non) che per decenni hanno entusiasticamente supportato i papi precedenti, improvvisamente sarebbero un problema, perché sarebbe giunta l’ora di cambiare. Siccome vogliono continuare a professare la fede di prima, questo fa problema. Addirittura, dice il papa, starebbero sostituendo la fede con l’ideologia!
Gli psicologi direbbero che questo è un fenomeno ben noto: è un caso lampante di proiezione. Accusi i tuoi avversari di ciò che stai facendo tu. Un classico delle sinistre, a tutte le latitudini.
Ecco, ai modernisti non bastava crearsi un Cristo su misura, peraltro nominato sempre più di rado mentre ci si occupa di solidarietà, valori comuni ed ecologia.
No, ormai pure Cristo può essere presentato come troppo chiuso mentalmente.
E guai a chi sbagli a posizionarsi! Carriere finite.
Viene da pensare alla battuta del compianto Cardinal Giacomo Biffi, riguardo al presunto progresso della Chiesa dopo il Concilio Vaticano II:
Mi accusano di essere preconciliare, ma mi consolo pensando che anche Gesù lo era.
Nota a margine: lo stesso termine indietrista è un’invenzione di papa Bergoglio.
Un neologismo pensato per mettere in cattiva luce chi non ci sta ad una lettura ideologica, storicistica, della dottrina della Chiesa: la verità, secondo i figli della Rivoluzione Permanente, cambia essa stessa. Quindi non bisognerebbe mai guardare indietro.
Siamo ad un totale rovesciamento della visione cristiana.
(Nota a margine alla nota a margine… Però attenzione: il tradizionalismo, specie ora che è osteggiato e chiuso in pochi fortini assediati, rischia davvero di inaridirsi, di diventare una sorta di museo per pochi intimi, irrilevante nella società perché non sa dare risposte alle domande pressanti dell’oggi.)
Prepararsi allo schianto!
Ecco una cosa che non troverete mai in una predica vera, per ovvie ragioni.
Il richiamo a prepararsi: vengono tempi bui, tra i più oscuri dell’intera storia della Chiesa. Le tenebre si stanno addensando, il fenomeno accelera.
Questo impazzimento generale, che arriva fin nelle stanze vaticane, porta ventate di presunta novità che stimolano ed accompagnano una crisi di fede, una disaffezione generalizzata. Stiamo crollando, e questi pazzi riescono ad intervenire peggiorando le cose.
Ci sono varie crisi epocali in corso di sviluppo… e la Chiesa non solo è troppo presa dalle proprie magagne interne per avere la forza di incidere sul mondo là fuori; essa stessa in buona parte punta ad implodere, e solo un intervento inusitato dello Spirito Santo a questo punto può salvarla. Ma toccherà forse aspettare anni di disperazione, dopo un lungo stillicidio di chiese chiuse, vuote, demolite, senza prete e senza fedeli.
L’ho detto che la facevo lunga? Ecco.
Ma dobbiamo tornare al testo della lettura da commentare.
Prima lezione: non saltare alle conclusioni
Se si legge in un’ottica di fede, il Vangelo non può davvero dire che Gesù disprezzava quella poveretta.
Siete peccatori come me, lo sapete benissimo cosa significhi, dentro di voi, il guardare dall’alto in basso una donna incontrata casualmente per la strada, che appartenesse ad esempio al gruppo etnico sbagliato, che prestasse magari il fianco all’essere giudicata male. Toh, una zingara; potremmo fare quell’esempio, oggi. Anche se quei sentimenti ignobili li scacciate, sapete di averli dentro, li conoscete. Non sono belli.
Gesù non può essere così, coinvolto nella nostra melma, nemmeno per lo spessore di un petalo di rosa. No, Gesù è puro.
Se Lui è senza peccato, se non siamo degli stolti che seguono una religione falsa ed illusoria, la spiegazione deve essere un’altra.
Eppure ad una lettura superficiale o non benevola, Gesù non ci fa bella figura.
Ecco, non ci si può fermare alle apparenze, o peggio trarne conclusioni con aria trionfante.
Ma allora qui la lezione è tutta per questi progressisti, e non solo il temerario Spadaro: chi vi dà la patente di giudici del foro interiore altrui?
Situazione tipica: il vostro bersaglio si sgola per respingere le accuse, voi insistete imperterriti: se nega, è perché sa di avere torto, e si nasconde… ma voi ve lo sentite, lo sapete che sotto sotto lui è un Hitler!
Perché mai avete sposato un progressismo che ha fatto una bandiera dell’ergersi ad interprete dei Veri Pensieri Inconfessabili dell’avversario reazionario e conservatore, se persino Gesù Cristo, giocando sulle parole che ha usato, potrebbe essere ingiustamente accusato di essere una persona chiusa e meschina?
No, qui incidentalmente impariamo che persino quando sembra che una frase rappresenti un duro attacco, lanciato per offendere e disprezzare, non è detto che sia così.
Ed è giusto e doveroso opporsi al tipico atteggiamento del giornalismo e della cultura dominante, che fa del processo alle intenzioni una clava con cui zittire e castigare.
Questo ovviamente non può costituire una scusa per chiunque per lanciare il sasso, uscendosene con sparate cariche di ostilità e pregiudizi, e poi nascondere la mano.
Giudicare le parole altrui si può e si deve! Ma con cognizione di causa, dopo un’analisi attenta; e non cercando scuse per trovare una frase da interpretare nella maniera più maliziosa possibile.
Seconda lezione: non siamo una religione del libro
Ancora una volta, qui si vede come, ad affidarsi solo al testo preso come viene, senza una solida tradizione di Chiesa dietro, si potrebbe disegnare un Gesù profondamente distorto, non solo privo di fascino, ma quasi odioso.
Ne ho già accennato: dobbiamo tornare ad affermare con forza che la Bibbia è uno strumento, prezioso sì. ma incompleto.
La vera base è la comunità fondata da Gesù stesso, la Chiesa. Che della tradizione ricevuta fa un pensiero complesso, coerente e convincente.
Eppure vengono anche i momenti come questo, in cui la chiarezza dottrinale viene temporaneamente offuscata, e persino ai vertici prevale la confusione, l’ideologia, la smania di cambiare adottando dottrine eterodosse. Se questi giorni non venissero accorciati, per grazia, rischieremmo davvero di perdere tutto.
I passaggi difficili, duri, sconcertanti del Vangelo esistono anche per questo importantissimo scopo: rendere il testo inutilizzabile per una lettura privata, come quella dei protestanti, che infatti non si mettono d’accordo su cosa credere.
Terzo insegnamento: c’è un ordine nelle cose,
Gesù qui deve ancorare bene la sua Chiesa su di una base solida, definita: il popolo ebraico e l’Antico Testamento. Solo in un secondo tempo ha senso, è possibile, è nei piani per chi crede, una apertura al resto del mondo.
Abbiamo già accennato a questo difficile incastro di eventi.
Perciò doveva attivamente ostacolare (!) un allargamento prematuro ai pagani. Sembra paradossale ma ha un senso.
Quanto di questo piano era già chiaro nella mente di Gesù quando iniziò la sua predicazione? Non lo so, direi che non lo sa nessuno. Essendo anche uomo Gesù non conosceva tutto, incluso il futuro; non sono comunque in grado di analizzare questo complesso problema teologico, lo lascio ad altri.
In effetti non è così importante per il presente discorso.
Se è vero che il suo non aver magari avuto subito chiara in mente una missione universale rientra tecnicamente nel ventaglio degli scenari possibili, e non sarebbe pregiudicante per la fede un Gesù davvero convinto di essere venuto solo per gli Ebrei, non abbiamo ragione di credere che fosse così.
Personalmente penso che sia ridicolo l’atteggiamento di chi pretende di dimostrare prudenza e rigore “scientifico”, dichiarando storicamente credibile solo una ricostruzione che minimizzi tutto, per cui in questo caso Gesù Cristo sarebbe quasi inevitabilmente ignaro, frainteso e reinterpretato.
Ma quanti ce ne sono, di leader o santoni che pretendono di salvare il mondo, sopravvalutandosi? E volete convincermi che combinazione proprio quando Dio si incarna, per salvarlo davvero il mondo, diventa un uomo che ha tutt’altri obiettivi, di corto respiro, ed ignora il disegno generale, l’essenza della sua missione?
Ma, dicevo, qui il discorso conta relativamente: quel che ci interessa è che Gesù ha buone ragioni per parlare così, e non è malevolo o schiavo di pregiudizi peccaminosi.
Ogni cosa al suo posto, dicevo…
Però a questo punto l’obiezione più ovvia sarebbe:
“OK, ha un senso fare resistenza alla pagana. Ma non poteva parlare in maniera meno scandalosa, essere diplomatico ed evitarci così dei mal di testa?”
Ecco, è per questo che insisto a parlare di gioco ad incastro.
Incastro non solo negli eventi, ma nelle molteplici e concomitanti funzioni di ogni singolo passaggio delle Scritture.
Se infatti il testo esiste per comunicare una serie di messaggi, posti su piani differenti, certamente lo troveremo insoddisfacente o inopportuno se ci interessa solamente un singolo contenuto, ci fissiamo su quello e vorremmo avere di fronte un brano ottimizzato per dire quello e nient’altro.
Ritorno ancora al caso classico del musulmano che trova i riferimenti alla divinità di Gesù non sufficientemente netti ed indiscutibili. Ma certo, perché Gesù non è solo Dio, e il suo avere una relazione complessa col Padre, oltre all’essere vero uomo, impediscono la risposta semplificata, Gesù che dica “Eccomi, sono Dio, adoratemi”.
I Vangeli sono duri da interpretare e giustamente, per essere inadatti allo schemino unidimensionale!
Qui abbiamo un testo che
-deve prima di tutto essere un fulcro dal punto di vista storico,
-poi deve raccontare una vicenda realmente accaduta, che serve a rispecchiare un’esigenza di sviluppo nella predicazione,
-inoltre deve mostrarci il corretto atteggiamento di preghiera umile e l’essere messi alla prova da parte di Dio;
-e altri significati ancora. Tutti assieme.
Forse ora si può meglio apprezzare perché mi sento di uscirmene con questa lunga articolessa: a trattare separatamente i contenuti e gli insegnamenti che si possono riscontrare nel testo, non se ne apprezzerebbe l’interdipendenza.
Quarto contenuto, importantissimo: Gesù ti mette alla prova
E qui potrebbe iniziare la predica vera e propria di un prete: attenersi allo spiegare il senso più immediato e proprio di questo brano.
Dunque. Se la scrittura va letta tutta assieme, non ha senso pretendere di farsi un’idea del carattere di Gesù da un singolo passaggio. Di Gesù conosciamo il sacrificio supremo; osserviamo che accanto al chiedere molto, anzi tutto, mostra grande tenerezza, ed è sempre disposto al perdono.
Prendiamo dunque le parole di Gesù come calcolate, non malevole.
Prima di tutto osserviamo che questa donna non è semplicemente di un’altra etnia. È pagana: schiava di un sistema di superstizioni; non crede in Dio ma a tante divinità, o più propriamente forze misteriose, magiche, da non contrariare ed a cui rivolgersi per ottenere favori. Appartiene ad un popolo noto per la sinistra pratica dei sacrifici umani al dio Moloch, specialmente di bambini.
Diciamolo: i sacrifici umani erano tutt’altro che una rarità nel mondo antico. Veniamo del resto da una preistoria da antropofaghi. Il cuore dell’uomo è pieno di tenebra. E lo stesso popolo di Israele c’era passato, ne troviamo tracce nella Bibbia. La storia di Abramo pronto a sacrificare Isacco, ma che poi riceve un’illuminazione e non lo fa, rispecchia questo.
Quindi è giusto ri-centrare la prospettiva e dire: sì, dopo tanti secoli, credere a queste superstizioni fa problema. Può essere chiamata una colpa, di cui doversi liberare.
Magari non proprio insultati, ma per le loro credenze i Cananei meritavano di essere affrontati senza tante cerimonie, evidenziando il male del loro modello di vita.
Vero che uno può credere alle peggio cose in buona fede, e vero anche che, essendo donna, realisticamente nella sua società le erano precluse tante vie di fuga. Al suo mondo, incluse le pratiche religiose, era praticamente incatenata: attraverso la famiglia, gli impedimenti pratici, le regole e le convenzioni sociali.
Ma infatti forse è anche per questo che troviamo Gesù più spesso incontrare donne (e non uomini) di popoli vicini (pensiamo alla samaritana): se da un lato questo tipo di dialoghi, tra un rabbì (maestro) di un popolo scrupolosamente attento alla purezza rituale ed una donna impura o pagana, fa scandalo e rappresenta l’occasione per un rovesciamento di prospettiva, di emancipazione ed affermazione della dignità della donna… Dall’altro lato potrebbe essere un segno della maggiore indulgenza di Gesù verso le donne, in quanto meno responsabili della propria condizione e delle colpe del proprio popolo.
E qui, guardate: abbiamo un insegnamento nell’insegnamento. Le colpe vanno rimarcate, fatte riconoscere, specialmente se a parlare è un maestro bravo a scrutare i cuori, che sa quando ci vuole una lavata di capo. Altro che diplomazia ad ogni costo, rinunciare a nominare il peccato, lasciando che le piaghe si infettino, per paura di allontanare o ferire i sentimenti!
Veramente oggi siamo tiepidi, ignavi, inconcludenti.
Meglio uno scontro, una reazione di pancia, persino un’ostilità, ma che metta bene in evidenza il marcio, piuttosto che un quieto vivere in cui si perde pian piano persino la cognizione delle ragioni della differenza tra agire bene ed agire male “in coscienza”.
Ironia della sorte, da un popolo che ha dato valore sacro all’immolare bambini, arriva una madre che è disposta a tentarle tutte per salvare il suo, di bambino.
Cuore di mamma. Qui siamo al nocciolo del problema. Se siete madri meglio ancora, ma provate comunque ad immedesimarvi: cosa non fareste per tentare di far guarire vostro figlio? Lo vediamo anche ai nostri giorni: esaurite le soluzioni e terapie convenzionali, più promettenti, ci si rivolge alle più varie ed improbabili cure alternative. Inclusi il tizio che ti cura i tumori col succo di limone, quello che li cura con il bicarbonato (e perché non entrambi, a quel punto, che così fa tanta schiuma?), l’imposizione delle mani di qualche “pranoterapeuta”…. Fino al guru indiano che si è inventato una sua religione ispirata a tradizioni orientaleggianti, che incontrano….
Ce n’è per tutti i gusti in questo supermercato. Crediamo a qualunque idoletto ci prometta la salute. Siamo tornati pagani.
Pensate come poteva essere contento Gesù di trovarsi in questa situazione, trattato come un Sai Baba qualunque, con una disperata che per provarle tutte praticamente stava dicendo “Proviamola anche questa, c’è un maestro straniero che dicono che guarisca casi impossibili”….
Gesù non è solo, come in altre occasioni, contrariato del fatto che la gente cerca prodigi invece della Parola che salva. Il miracolo è uno strumento assolutamente eccezionale, in funzione di una Rivelazione, come segno che conferma una fede, dimostra che non si tratta solo di belle parole… L’ultima cosa che vorresti: vederlo ridotto a mezzo per ottenere il risultato desiderato, e un mese dopo la miracolata trovarla di nuovo lì a bruciare incenso di fronte ad una statuetta magica…
Ecco l’esigenza di metterla davvero alla prova!
Quella donna è chiamata a riconoscere una priorità. JHWH (Io Sono), il Dio di Israele, esiste veramente; da lì viene la salvezza. Chi è fuori, è come fosse parte di una umanità inferiore, persa nell’ignoranza. Non solo deve riconoscere questo, ma farlo in maniera chiara, per dimostrare con umiltà un’apertura del cuore alla conversione. Non sarebbe invece stato accettabile un tentativo al buio, compiuto solo perché non aveva più nulla da perdere.
Da questo doveva passare: sì, io sono come un cagnolino, ma mi accontento delle briciole.
Letta così, una magnifica prova superata. Straordinario. Da contemplare.
Considerazione aggiuntiva: qui più che di malattia si parla di liberazione da un demonio. Anche se alla fine il termine usato è guarita. Le due cose all’epoca e nella mentalità erano abbastanza sovrapponibili. Il sottoscritto, beninteso, non esclude a priori nulla.
Quinto: la credibilità delle Scritture, ancora una volta
Per me questo è forse l’aspetto più significativo, il cardine dell’intero passaggio, eppure nasce da un’analisi a posteriori.
È un brano utile soprattutto per gli scettici.
Avevo osservato come esistano molte prove ed indizi, documentali ed anche archeologici, del fatto che il NT non è affatto il risultato di un lungo processo creativo, svolto da una comunità libera di inventare storie perché ormai lontana nel tempo e nello spazio.
Ecco, dicevo, sulla scia di altri ben più competenti di me, e nella divulgazione non posso non citare Vittorio Messori: questa distanza è desiderata, utilissima per gli scopi di tanti esegeti, per questo difesa con i denti, perché permette di sminuire la credibilità dei Vangeli. Che è il vero obiettivo, a causa di pregiudizi filosofici. Se la distanza invece non c’è, diventa difficile liquidare i contenuti più impegnativi, che non piacciono agli scettici.
In questa lettura ritroviamo un caso da manuale. Avevo -mi pare- accennato ad uno dei criteri che si usano per valutare la verosimiglianza dei testi: il criterio dell’imbarazzo.
Perché, se la storia te la sei inventata tu, dovresti mettere in bocca ai tuoi personaggi delle parole che li mettono in cattiva luce e/o ostacolano la tua predicazione?
Ecco, avere un testo che sembra indicare un Gesù rivolto al solo Israele crea un enorme problema. Anche ammesso che questo dialogo brusco vi sembri possa filare per un uditorio di lingua e cultura greca, non suscitando alzate di sopracciglia come per noi moderni… Perché lasciare un testo dove la predicazione ai pagani veniva ostacolata, se non per il fatto che
1. quel dialogo era avvenuto davvero,
2. si aveva a cuore il riportare fedelmente i fatti e le parole di Gesù, persino quando controproducenti?
Guardate che questo contenuto, per quanto nascosto tra le pieghe, ha un peso eccezionale.
Ancora di più se lo si rapporta alla pretesa distanza temporale. Una comunità di fine I secolo, inizio II, avrebbe dovuto pur tenere conto che buona parte dei fedeli e dei potenziali nuovi convertiti proveniva direttamente dal paganesimo, come del resto accadde praticamente fin da subito. Non si sarebbe mai inventata un brano del genere. Anzi, se preesistente, potendo (!) lo avrebbe eliminato dai manoscritti. Se non per evitare di respingere i pagani, perlomeno per non alimentare liti e dispute interne tra cristiani rispettivamente ebrei di nascita o provenienti dal paganesimo (liti come se ne vedono accadere già negli Atti degli Apostoli).
Dunque, considerato che nella composizione dei Vangeli moltissimi eventi e parole di Gesù sono stati omessi, ad esempio per brevità, già dalla peculiarità di questo brano possiamo trarre altre due conclusioni ragionevoli:
3. è stato composto, e fatto circolare come strumento di predicazione, ben prima della caduta del Tempio di Gerusalemme (nell’anno 70 d.C.), molto vicino ai fatti;
4. la comunità in seguito non poteva cambiare significativamente il testo, e non l’ha fatto.
(Il punto 3 magari non è ovvio per tutti, ma il 70 con la fine, di fatto, dell’antico Israele è davvero un punto di cesura tra un prima ed un dopo: la menzione di una missione tutta interna al popolo di Gesù aveva senso solo per un testo mirante alla predicazione immediata, nello stesso preciso contesto, prima che tutto cambiasse.)
E scusate se è poco! In un mondo in cui prevale, senza contraddittorio, l’opinione dell’ateo ignorante che con superbia proclama Gesù Cristo del tutto equivalente a fate e gnomi, una favola e nulla più, ecco invece un esempio di come si possa giungere a conclusioni convincenti a partire da testi di parte, senza cadere nell’assolutismo superficiale di questi increduli, che pretendono di tagliare con l’accetta separando fonti attendibili da fonti inattendibili a priori.
Proprio il fatto che un passaggio ci sembri scomodo ed inopportuno cela il suo tesoro più prezioso, come se si trattasse di un inconsapevole e invisibile (per l’autore umano) sigillo anticontraffazione.
Notate come l’orecchiante possa facilmente farsi forte di obiezioni che puntano in direzioni opposte, come se ciò non creasse contraddizioni:
1. da un lato Gesù non si sarebbe sognato di fondare una nuova religione, o di puntare all’umanità intera, oltre Israele;
2. dall’altro i testi del NT sarebbero opere di fantasia molto posteriori, non credibili.
Ed ecco che invece questo brano sembra fatto apposta per fregarli, perché il solo fatto che potrebbe far pensare ad 1 ai destinatari della predicazione esclude 2! Ma allo stesso tempo non sta affermando 1; per altre vie si arriva ad escluderlo.
Così vengono smontate sia l’interpretazione malevola basata su criteri interni al testo, sia l’idea che non si possano usare criteri interni al testo per arrivare ad affermare qualcosa di concreto.
Ultimo insegnamento, sottovalutato ed in parte inesplorato: a sua immagine!
E questo, se permettete, essendo di grande portata ma sfuggente e raramente discusso, lo tratterò meglio un’altra volta. Difficile, ma merita.
Accenno qui: Gesù non è solo contrario al ridurre il miracolo a mezzo per ottenere ciò che si vuole, per quanto comprensibile trattandosi del guarire una figlia o liberarla da un demonio. Gli viene chiesto ciò che non è opportuno al momento: spostare la sua attenzione, rivolgendosi a pagani. Come si colloca tutto questo nel piano di Dio? Discorso simile si potrebbe fare per il miracolo di Cana.
Forse il disegno divino prevedeva “da sempre” quel miracolo, ma allora perché reagire come se fosse una richiesta sbagliata? Oppure non lo prevedeva, dunque perché esaudirla?
Come se Dio potesse essere piegato dalle nostre preghiere; cambiare idea…
Beh… beh!
Pare proprio che sia così. Opportunamente Gesù è anche uomo, immerso nel tempo. Come tale può mostrare anche questo lato del nostro rapporto con lui. Partecipiamo a modo nostro, per un dono che ci viene fatto, nel definire la forma stessa della realtà. Davvero Dio avrebbe potuto far percorrere alla storia strade alternative, differenti. Ma noi possiamo scegliere, chiedere ed ottenere. Anche nel bene, ci possono essere molte strade diverse. E noi lasciamo in questo modo la nostra impronta, unica.
Anche questo, direi, fa parte dell’essere stati creati a sua immagine.
Proprio con il suo mostrare una volontà contraria, Gesù ci fa intuire, con discrezione, che è in gioco un nostro piccolo potere di far succedere ciò che vogliamo. Se fosse sempre stato compiaciuto e pronto a rispondere affermativamente, avremmo potuto sospettare di vivere un’esistenza tutta incanalata su binari fissi, dove non facciamo nulla che non sia già stato predeterminato dalla volontà divina.
Ma se davvero partecipiamo così alla creazione, dall’interno, ecco… in prospettiva cambia tutto.