Pseudo-Omelie 25 – La brezza leggera

XIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO A

Manifestazioni del Divino.

La volta scorsa abbiamo visto un segno impressionante: come antichi patriarchi, i tre apostoli hanno paura e si prostrano a terra quando sentono la voce dal cielo, la voce di Dio; eppure inizialmente, di fronte alla nube luminosa di Dio, Pietro sembra quasi esaltato dall’esperienza, fin troppo a suo agio, visto che propone di fermarsi lì, prolungare l’esperienza, fare tre tende.

San Pietro Hippie dice: “Far out, man! Facciamo tre tende, si sta troppo bene qui… Cioè capisci, la nuvola, le visioni, psichedelico!” Credit: Fortnite by Epic Games, Fortnite Fandom Wiki

La stessa esuberanza di Pietro la troviamo nel Vangelo di questa domenica: a fronte di un iniziale stupore e spavento di tutti all’arrivo di Gesù che cammina sulle acque, lui prende l’iniziativa e chiede di poterlo fare a sua volta; eppure poi affonda, vittima dei propri dubbi.
Diamo per fatte le considerazioni su come ci troviamo anche noi tante volte nei panni di questo Pietro, generoso, sopra le righe, ma anche volubile, debole nel momento della difficoltà…
Stavolta leggiamo di Elia, del modo in cui fa esperienza dell’incontro con Dio: non trova il Signore in manifestazioni clamorose come il fuoco o il terremoto, ma si copre il volto in segno di sacro timore di Dio quando incontra una brezza leggera.

Eppure è chiaro che, nell’economia del racconto, anche le manifestazioni di potenza sarebbero parte del piano, e quindi dell’azione, di Dio stesso. Elia sa riconoscerlo, ma vede, sente che il suo incontro con Dio passa attraverso un gesto di maestà graziosa, un sapersi nascondere nelle cose piccole: una brezza gentile.

A quel punto mostra il suo rispetto; per un semplice venticello!
Dio sa comunicare in maniera diversa secondo le opportunità, mostrandosi a volte forte ed impetuoso, ma per chi si pone nella maniera giusta e gli mostra, a prescindere, tutta la riverenza dovuta, trova più bello essere dolce e presentarsi con una carezza.
Si apprezza meglio questo brano se si presenta come è stato fatto nella lettura, tagliando alcune parti: fuori dal contesto, puntando i riflettori sull’incontro, senza distrazioni.
Perché è bello. L’incontro.
Il contesto, comunque: Elia sta fuggendo, vede il mondo attorno a sé dominato da disordine, violenza ed infedeltà. Perseguitato, solo, si rifugia in una caverna.
Gli rimane unicamente Dio. Ed ecco per lui un segno dolce.

Dimmi che sei padre senza dirmi che sei padre

Devo aggiungere qualcosa?

Gesù introduce un rapporto nuovo, più diretto con Dio Padre…
Prima di tutto il suo essere figlio in senso proprio, va bene. Ma anche l’essere Dio, letteralmente, Padre nostro: come una rivelazione d’amore.

Eppure, se da un lato tutta questa familiarità con Dio poteva apparire oscena ad un fariseo, beh… Questo episodio di Elia è uno dei segni suggestivi, del fatto che si preparava da tempo proprio questo tipo di rivelazione.
Dio è già padre di Israele, in molti modi e con molte prove nell’Antico Testamento, prima che la cosa venga propriamente messa nera su bianco ed estesa a tutti.

E forse cominciamo a vedere bene, qui, come sia proprio quello della paternità il modello più costruttivo e profondo, da adottare necessariamente per un Dio d’amore.
Potenza che sa quando trattenersi, che ti stimola a crescere, ti punisce quando necessario, ma ti vuole bene e sa essere tenero.

Checché ne dicano le invasate del femminismo ed ogni tipo di loro fiancheggiatore, c’è un valore in questo modello, splendidamente asimmetrico.

Impariamo a rispettare il Dio-papà e a perpetuare come possiamo un sano modello di paternità, virilità, forza consapevole.

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