Ad un esame superficiale del voto hanno vinto i cosiddetti populisti.
O meglio, avrebbe vinto l’impossibilità di governare, con il Movimento 5 Stelle in testa, il Centrodestra però più avanti di tutti come coalizione, il Parlamento spaccato in 3 con forze ostili l’una all’altra. Forze che, verrebbe da dire, difficilmente potranno accordarsi per creare un governo che non sia una quasiparticella pronta a scindersi dopo un nanosecondo.
L’unica alternativa vera, che sta già prendendo corpo, è un governo a guida M5S con l’appoggio di parte del PD. Ma c’è molto di più dietro.
L’Italia era già condannata al declino. Ora gli elettori si sono pronunciati: una risata ci seppellirà. Tutti.
A qualcuno può essere sembrato “uno di noi”, rassicurante come l’omino dei marshmallow (per chi ricorda il primo Ghostbusters). Alternativo al Sistema.
Fatto il danno, ci dimenticheremo presto di lui.
Luigi Di Maio, che fino a poco tempo fa vendeva bibite allo stadio San Paolo, non ha esperienza ma in compenso ha una grammatica zoppicante, è stato scelto da un Italiano su 3 come proposta credibile per la guida del Paese.
Del resto tutto il Movimento 5 Stelle è popolato di signori nessuno dalle idee confuse, personaggi strambi che credono a complotti, scie chimiche, antivaccinisti…
Un partito fondato da un comico…
Ma quando il PD, il partito dei buoni progressisti dotati di cultura e responsabilità, riesce a far diventare Valeria Fedeli Ministro dell’Istruzione, nonostante quest’ultima non solo non abbia neanche il diploma di liceo, ma abbia mentito dichiarando di essere laureata… e nemmeno si sono sognati di sostituirla quando è stato rivelato l’inganno… a quel punto a questi altri che gli puoi dire?
I più hanno votato Cinque Stelle come mossa disperata “hai visto mai che cambiando…” Dove invece è ovvio che buttare a mare tutto e ripartire con esordienti totali in preda all’effetto Dunning-Kruger significa cambiare in peggio.
Più avanzata è la società, più difficile cambiare senza rovinare tutto. Benvenuti nell’accelerazione della decadenza.
Insisto però: con tutti gli scandali di corruzione che si sono susseguiti, destra e sinistra entrambe coinvolte, che vi potevate aspettare che dicesse la gente?
Un voto di protesta, certo. Ma dove va? E’ come incanalare un corso d’acqua verso il deserto.
Aspetta, ma non aveva vinto la Destra?
In effetti la coalizione più forte è quella di Centrodestra, grazie soprattutto all’exploit della Lega (non più Nord) che domina nelle regioni storiche ma riesce a fare risultati decenti persino al Sud dove era vista come un nemico fino ad un anno fa.
Quello è l’altro voto di protesta, fondamentalmente una scelta contro l’immigrazione senza criterio imposta al Paese in questi anni.
Ecco per capirci i risultati della Camera, disperatamente ancora provvisori a 5 giorni dal voto (non sono ancora chiusi 10 seggi uninominali, in più ci sono i 12 eletti degli Italiani all’estero, per i quali -vivendo lontani dalla realtà italiana- il PD è ancora il primo partito, con 5 seggi, segue il Centrodestra con 3, M5S e +Europa con 1).
Ricordo che la maggioranza è a 316 seggi.
Coalizione | Voti | Seggi |
CENTRODESTRA (LEGA+FI+FDI+UDC) | 37% | 260 |
M5S | 32,7% | 221 |
CENTROSINISTRA (PD+altri) | 22,9% | 112 |
SINISTRA (L&U) | 3,4% | 14 |
Il fatto è che essere avanti, se non hai la maggioranza parlamentare, non serve a niente.
Occorre trovare delle alleanze. Tra partiti nemici giurati.
Ma, ecco il punto: salvo una situazione paralizzata per mesi fino ad un nuovo voto, che scenari si pongono?
Il Centrodestra, o peggio parte di esso, non può allearsi coi grillini; sarebbe un abbraccio mortale, sia per la lontananza degli obiettivi e programmi, che per il modo di porsi, come alternativa e cambiamento: la propria credibilità retorica si basa sull’unicità della proposta.
Una “alleanza istituzionale” destra-sinistra per fermare i Cinquestelle avrebbe il doppio effetto di prendersi collettivamente le colpe dei problemi sempre più gravi del Paese, oltretutto non riuscendo a governare assieme per le troppe divergenze, e di preparare una reazione ancora più netta a favore dei “puri e honesti” grillini tenutisi fuori dal cosiddetto inciucio. Improponibile.
Invece a ben guardare, se si fa la tara agli slogan e alle rivalità, PD e M5S sono alleati ideali, vicinissimi come orientamento. È quanto andrò ad illustrare qui di seguito.
Quindi avremo un governo Cinquestelle appoggiato da (parte del)la Sinistra, PD e forse Liberi & Uguali. Chiaramente a quel punto faranno in modo da non avere Di Maio premier, dovranno ragionevolmente dirottare su di una figura gradita ad entrambe le parti. Se, come credo, il cuore del problema del M5S sta nell’essere parvenu della politica facilmente manipolabili, verranno pian piano guidati ad accodarsi agli avversari.
Un “buon” inizio in questo senso sarebbe la scelta di Emma Bonino come premier, in quanto “figura istituzionale di grande spessore”, ovvero l’ennesima dimostrazione di subalternità ad un potere transnazionale soffocante.
Bel risultato per chi li ha votati. Volevano una alternativa ubriacante e si ritrovano una versione pasticciata della stessa minestra riscaldata.
Continua la logica “un colpo al cerchio, uno alla botte”
In un articolo precedente evidenziavo come, specialmente in Europa, gli elettori ultimamente vivano una quiete prima della tempesta, con molto fermento che però porta a rimanere fermi, premiando alternativamente prima una forza politica e poi i diretti avversari.
E infatti Macron in Francia dopo i facili trionfi ha avuto recentemente una bella battuta d’arresto elettorale.
Qui da noi alle elezioni Europee del 2014 il PD, in maniera sorprendente ed ingiustificata, era stato premiato con un grande risultato, superando il 40% dei voti, solo per dare a Matteo Renzi, da poco al governo, un incoraggiamento. Sulla fiducia. Nonostante alle elezioni dell’anno precedente il Paese fosse praticamente già spaccato in tre e la coalizione del PD (al potere grazie al premio di maggioranza con meno del 30% dei voti e al primo posto per un risicatissimo 0,37%) avesse ben dimostrato di spadroneggiare nella gestione del potere.
Non ci stupiamo neanche più di tanto, dunque, che una Italia pur storicamente ingessata, con gruppi compatti di elettori tradizionalmente affezionatissimi elezione dopo elezione, abbia invece ed oggi punisca lo stesso PD facendolo franare sotto il 19%, addirittura sgretolando il blocco delle cosiddette regioni rosse.
Sbalzi elettorali che però non portano da nessuna parte. Se il M5S governerà non c’è che da attendere un suo crollo. E comunque è un fenomeno che passerà come una meteora.
Vince la Sinistra. Come sempre.
Parecchi commentatori hanno segnalato il punto di bassa marea delle sinistre, non solo in Italia. Uno per tutti il saggio e documentatissimo Giulio Meotti, osservatore che ammiro molto ma a caldo ha commentato sulla sua pagina FB in questo modo:
La sinistra è morta in quasi tutta Europa e l’ha uccisa la propria stupidità cieca sull’immigrazione.
In effetti si nota una voglia di reazione, arrabbiata e disperata, in tutto l’Occidente.
Peccato che lo stesso Meotti a freddo abbia scritto qualcosa di diverso. Viene sul mio sentiero: andranno al potere M5S e PD assieme. Con buona pace della volontà di cambiamento.
Immigrazionismo, prosecuzione dell’erosione del tessuto sociale. Ecco.
E anche all’estero, dov’è che assistiamo ad una vera inversione di tendenza, piuttosto che una parentesi anti-establishment?
Se questo è il momento di crisi delle Sinistre, pensate cosa succederà quando si riprenderanno…
I mezzi li hanno tutti. Controllano a spanne il 90% dei media, hanno nelle loro mani oltre al mondo dello spettacolo e della cultura praticamente la totalità della scuola e dell’università. Oggi oltre a plasmare le menti dei giovani stanno importando nuovi cittadini in quantità, garantendosi un nuovo bacino di utenza.
Certo, dovranno cambiare ancora parecchio. Passeranno sempre di più dall’ormai vecchio “vietato vietare” alla censura e al moralismo, scolorando nella teocrazia islamica. Ma chi se ne frega della coerenza. Sono in sella e ci rimarranno.
Ma… e i populismi?
Lasciate perdere quest’arma retorica da giornalisti. La realtà è semplice: tutto l’Occidente è percorso da venti di cambiamento umidi di inquietudine. La gente sente che una intera civiltà ormai scricchiola, dunque cerca disperatamente una alternativa che li salvi.
Specialmente quando si rendono conto che le élites se ne stanno a fare il pesce in barile cavalcando la trasformazione ovunque li porti.
Ed ecco che allora ci si rivolge a movimenti e partiti che offrono proposte tra le più diverse e contrastanti. Diciamolo: è il momento ideale per chi vuole vendere fumo e promettere soluzioni impossibili. Il dramma è che chi si pone in maniera ragionevole non ottiene abbastanza spazio. Non riesce a farsi apprezzare più dei ciarlatani, o peggio, non entra neanche in partita, dato che non offre ricette facili. Perché forse da questo declino non c’è modo di uscirne. Quindi per essere convincenti bisogna avere torto, proponendo cure che aggravino il malato.
Eccoli i cosiddetti populismi: qualunque proposta politica che si opponga allo status quo, ottenendo improvvisi larghi consensi e dunque inevitabilmente parlando (anche) alla pancia del popolo.
Cosa hanno in comune Bernie Sanders, Potere al Popolo, Black Lives Matter, Jeremy Corbyn, e poi Marine Le Pen, la Lega Nord, Donald Trump, Nigel Farage, AFD in Germania… e poi Rodrigo Duterte nelle Filippine, i Forconi, CasaPound e FN qui, Alba Dorata e il primo Tsipras in Grecia, e poi ancora Podemos in Spagna e il Movimento 5 Stelle? Ben poco. Una fiammata di consenso popolare.
Certo, ci sono aree in cui alcuni di questi si sovrappongono tra loro. Ma se si parla di populismi genericamente non si capisce nulla.
Bisognerebbe cominciare col capire che la sinistra non è “quella dei poveri, degli esclusi, degli operai e dei lavoratori”, quindi non fa affatto strano che questi ultimi ormai votino “a destra” perché non si riconoscono nei vecchi partiti socialisti, socialdemocratici e laburisti. La chiave di lettura è un’altra.
Con buona pace dei cretini che definiscono M5S “di estrema destra”.
Il senso della Sinistra
Penso sia utile una breve divagazione per capire i fondamenti. Così risulterà chiaro anche il perché della mia affermazione che il campo dei progressisti non è affatto sconfitto.
Argomento che merita uno spazio a parte, ma riassumendo direi: la Sinistra esprime la spinta per la dissoluzione della struttura sociale esistente.
Questa è la sua essenza.
Per questo coopta e mobilita 1. gli utopisti, che dopo aver distrutto pretendono di saper costruire qualcosa di impossibile che hanno nella testa, ma anche 2. la racaille (come la chiamò Sarkozy), la feccia che gode del distruggere e fa da bassa manovalanza alle rivoluzioni.
E poi si consolida col portare a sé 3. una porzione di popolo più “sfortunata” che, mossa anche da desideri materiali, invidie, risentimenti, cerca di rovesciare i rapporti di forza.
Con il dare, come sottoprodotto della rivoluzione, qualcosa di buono ad alcuni di questi ultimi, traguardo forse di giustizia ma magari effimero ed incatenato ad una serie di pesi e di veleni, la Sinistra si crea una immagine artificiale, una seducente aura di bontà.
“Ma come, noi siamo quelli che si battono per i diritti degli oppressi!”
Chiama poi Progresso il proseguire per la strada intrapresa a testa bassa, considerandola sviluppo inesorabile e dunque (?) buono.
Una delle poche costanti della Sinistra è l’odio per il Cristianesimo, nemico inevitabile per il fatto di essere riconosciuto come radice profonda della nostra società, quindi da abbattere (di conseguenza si coccola i Cristiani che rinnegano sé stessi e si compromettono con il Mondo).
La Sinistra si trasforma e si adatta ai tempi, sempre uguale a sé stessa dove conta ma apparentemente diventata qualcosa d’altro. Perché mutano le condizioni e dunque il bersaglio tattico da aggredire per distruggere.
Passa così ad esempio dalla rivoluzione comunista, in epoca di sviluppo dirompente del mercato, al Partito Radicale di Massa, come profetizzato da Augusto Del Noce, quando -come nella nostra generazione- si aprono nuove opportunità per rompere i fondamenti etici della società.
I nemici del capitalismo si trasformano in amici dello Stato forte, centralizzato ed iperburocratizzato, con le sue clientele, che blocca, obbliga, dirige e decide, sostituendosi al mercato il più possibile.
Lo Stato forte da bello strumento di imposizione diventa obiettivo assoluto.
Poi diventano anche amici del capitalista amico, quello che fa affari col politico compiacente, basta bloccare gli avversari e la concorrenza meritocratica.
Infine si fanno garanti di una gestione dello stato conforme ai dettami di un sistema di potere internazionale, nel nostro caso sottomettendosi alla UE ma non solo. Tutti in riga, pare dire l’ex compagno, che ormai strizza l’occhio a Soros, Rockefeller e compagnia.
Il terreno di scontro
Possiamo individuare 3 aree tematiche principali, su cui si misura la battaglia politica attuale.
A. I principi etici fondamentali.
Qui si gioca tutto quello che conta veramente. Ed è il terreno più abbandonato e trascurato al momento, lasciato in mano alle fiere che ne fanno scempio.
Parliamo di temi classici cristiani, come la famiglia e il matrimonio, la bioetica, la difesa della vita dalla nascita alla morte naturale, la difesa dell’individuo e della sua psiche, che comprende una visione sana della sessualità e dell’identità sessuale, come anche la lotta alle dipendenze e alle droghe.
Ma non solo. Oggi è sotto pesante attacco la libertà di pensiero.
B. La forma dell’aggregazione sociale.
È il terreno caldo di questi ultimi anni. Si parla di cosa sia e come si organizzi il Paese in cui viviamo. Forma federale, più o meno orientata alla sussidiarietà e alla libertà locale, o invece centralismo? Come coordinarsi a livello di macroregioni e continenti? Qui si situa la critica alla UE.
Ma poi: ha senso parlare di nazione se non si difendono i confini, se chiunque può entrare e accampare diritti? Che cos’è e come si ottiene, come viene difesa la cittadinanza?
C. I rapporti economici.
È l’argomento che più colpisce ed interessa l’elettorato, anche se personalmente lo ritengo meno importante degli altri. Come entra lo Stato nell’economia?
Se analizziamo le varie proposte politiche sulla base di questi tre punti, ci accorgiamo che la Sinistra ci dà ben poche possibilità di scampo.
Per i principi A. il garante naturale sarebbe una rappresentanza politica del pensiero cattolico. Invece per la prima volta nella storia della Repubblica Italiana non esiste alcuna rappresentanza parlamentare dei cattolici, potendosi solo individuare alcuni deputati e senatori nel Centrodestra che individualmente magari sono credenti e si rifanno a questa radice etica.
Certamente mi si potrà contestare in maniera risentita e/o beffarda questa affermazione, sostenendo che al contrario si sono fatti dei passi avanti, a livello etico, proprio per il fatto di aver finalmente tolto di mezzo i cattolici. Va bene, non è questo il momento di entrare nel merito. Mi basta fare osservare che questa obiezione si pone pienamente nella logica progressista, di distruzione dell’ordine sociale precedente.
Per B. si sarebbe dovuta sentire la voce della Lega, che però per ragioni tattiche ha preferito glissare su federalismo e contestazione dell’UE, quindi è rimasto solo il tema inevitabile della difesa dei confini.
Anche per C. il contrasto all’impostazione dell’economia secondo schemi dirigisti, a controllo statale, figli del socialismo, è stato solo ambiguamente rappresentato all’interno del Centrodestra.
In altri termini: sui temi caldi, altro che perdere la Sinistra! Il panorama è desolato, con poca volontà di reazione e solo su spezzoni parziali.
Chiave di lettura: il voto per l’economia
Partiamo da C.
L’Italia degli ultimi anni ha subito una gestione disastrosa, con la pressione fiscale tra le più alte in Europa che è andata ancora aumentando, per non parlare del debito.
La situazione si riassume nel grafico seguente, dove si intuisce il perché di un malcontento. Nel 2016 eravamo ancora ampiamente sotto i livelli di PIL del 2008, mentre tutti gli altri avevano ripreso a crescere.
Non cambiano la percezione del problema le operazioni cosmetiche, tipo soffermarsi sul dato parziale di crescita dell’economia di un mese specifico o giocare con le statistiche sulla disoccupazione inserendo una persona che ha lavorato un’ora al mese tra gli occupati. E la gente non si fida più del TG della TV di stato che pretende di dimostrare quanto bene ha lavorato il Signor Ministro e come sia iniziata la ripresa.
Se ci soffermiamo sulle ricette proposte in campagna elettorale per rilanciare l’economia, si può dire che tutti hanno promesso di tutto, compresa la Destra supposta “neoliberista”, dalle pensioni ai sussidi. Vale sempre il principio che al politico servono più voti possibili, l’intrusione pesante dello stato nell’economia permette di promettere ed elargire catturando consensi. Si pende strutturalmente a sinistra.
La Destra non è poi così destra, e uno.
È vero che la Destra ha proposto una flat tax con riduzione della pressione fiscale, idea coraggiosa che si può discutere e può fare parte, senza bastare, di un progetto di rilancio dell’economia che è l’unico modo in cui teoricamente lo Stato può dare un contributo positivo: levandosi il più possibile di torno.
D’altra parte l’impostazione di base di Lega e FdI è prettamente keynesiana: spesa pubblica in quantità, stampare soldi, nuove opere pubbliche. La Lega ha addirittura candidato l’economista Alberto Bagnai, teorico del No Euro in funzione svalutazione competitiva, che negli ultimi anni era diventato un punto di riferimento come saggio consigliere esterno (ma che si teneva alla larga dicendo di essere di sinistra).
E del resto anche Berlusconi ha un profilo simile a quello di George Bush, che da destra accontenta tutti e non osa uscire dalla spirale del debito, magari contenendone solo l’aumento.
Lega contro la legge Fornero, per ridurre la stretta sulle pensioni; Berlusconi che prometteva di elevare le pensioni minime. Fratelli d’Italia che propongono la creazione del Ministero per la Giustizia Sociale.
Spendere, inflazione, debito pubblico. E questi sarebbero i pericolosi neoliberisti…
Il Movimento 5 Stelle è proprio di sinistra, e uno.
La proposta più visibile, che ha segnato questa campagna elettorale, è stata quella del Reddito di Cittadinanza: uno stipendio a tutti i disoccupati, in pratica
Cosa che richiederebbe una spesa pubblica insostenibile ma che soprattutto porterebbe conseguenze pesanti sull’uomo, trasformandosi in una piaga sociale di dipendenza, depressione e mancanza di iniziativa per milioni di persone, portando ad un ulteriore impoverimento.
Non voglio davvero criticare chi non sa come sostentare la propria famiglia e si aggrappa a qualunque speranza.
Ma la cartina qui sotto fotografa, in prima approssimazione, una divisione netta dell’Italia.
Al Sud, dove i tassi di disoccupazione sono tra il 15 ed il 25%, si è scelto maggiormente di farsi mantenere dallo Stato, aderendo alla proposta di M5S.
Al Nord, dove c’è un tessuto produttivo che si vorrebbe salvare dalla morsa di tasse e burocrazia, e dove c’è il tasso di nuovi immigrati maggiore, ha trionfato la Lega.
Va detto che l’immagine si spiega anche col fatto che la Lega al Sud era comprensibilmente vista come un nemico storico. In parte la voglia di protesta, anche per motivi diversi dal reddito di cittadinanza, non aveva altro sfogo che il mostro di Beppe Grillo.
Mettiamoci come cappello che Di Maio ha già dichiarato, a successo conquistato, che per il reddito di cittadinanza non se ne parla ancora per qualche anno… La realtà inizia a farsi rispettare.
Ma consideriamo il risultato nel suo complesso confrontandolo ad esempio con il voto espresso alle scorse Presidenziali negli USA.
In quel caso gli analisti fecero notare come il voto per il Partito Democratico si fosse concentrato nelle zone costiere e nelle grandi città, in funzione di una alleanza di fatto tra i due strati estremi della società. Lasciando fuori al freddo la classe media, la spina dorsale.
Il partito degli ultraricchi, che possono guardare con sovrana magnanimità alle politiche progressiste da adottare perché tanto non ne pagano le conseguenze, ma anche il partito dei poverissimi, che dipendono dai primi per sperare e ricevere sussidi.
Ebbene, se provate per un momento a considerare PD e M5S come due facce della sinistra, il parallelismo funziona.
Perché in Italia, in assenza del bipartitismo, il voto si è stratificato meglio.
Le periferie, i diseredati, il Sud che non sa come uscire dall’assistenzialismo si sono fatti attirare dalla promessa dei Cinquestelle.
Quasi scomparso il blocco del Centro Italia da sempre in mano a PCI e successori, la Sinistra ha ottenuto i risultati migliori nei centri delle grandi città, come Milano, Torino, Bologna e Roma, dove è riuscita ad aggiudicarsi dei seggi importanti.
La trasformazione più completa: dai militanti comunisti che fino agli anni 60 volevano fare la rivoluzione bolscevica, oggi attraverso una serie di metamorfosi si arriva al partito dei salotti buoni, dei più ricchi dei ricchi.
Ecco perché prima ho voluto soffermarmi sulla vera natura della Sinistra. Altrimenti si perde di vista la logica profonda di questa evoluzione, che sulle prime sembrerebbe paradossale.
Si potrebbero fare molti altri esempi per capire come il M5S rappresenti quest’area politica. Basti ricordare che nel programma hanno inserito la requisizione delle terze case sfitte per riassegnarle, a fronte di un pagamento di un canone sociale…
Quando da parte di un gruppo di arruffoni che cambiano idea ogni tre minuti passa il principio che la proprietà privata è a disposizione delle autorità che te la possono confiscare, non c’è limite a dove possano spingersi in nome della giustizia sociale.
Un candidato grillino ha proposto che tutte le transazioni in denaro passino obbligatoriamente dallo Stato: con un controllo assoluto sul denaro ed uno storico dettagliato di ogni nostra minima spesa, gli evasori fiscali non potrebbero esistere…
Il M5S ha proposto prima delle elezioni come Ministro per lo Sviluppo Economico Lorenzo Fioramonti, professore di economia politica alla università di Pretoria in Sudafrica (Paese che mentre si prepara a precipitare nella guerra civile e nella povertà, esprime un neoministro dell’economia che promette che stamperanno tanti soldi e li daranno ai disoccupati, così creando tutta la ricchezza che serve…).
Fioramonti è un fumoso teorico della cosiddetta decrescita felice, e tra l’altro sostiene il boicottaggio ad Israele.
I grillini sono campioni di ecologismo. Non c’è moda, allarme, fissazione che non li coinvolga, comprese strampalate teorie di complotto. Figuratevi se si lasciavano scappare questa.
Animalismo, ecologismo ossessivo e stop alle opere pubbliche nel nome dell’inquinamento.
Non potevano che diventare sospettosi avversari dello sviluppo in quanto tale: meglio ritornare indietro, ad una sana vita immaginaria dei bei tempi andati, puntando alla decrescita…
Lo stato
La Destra non è poi così destra, e due.
Come detto, la Lega ha evitato di parlare di federalismo per farsi perdonare il passato secessionista.
La forma dello stato, la sussidiarietà, il non far intervenire le istituzioni dove non è strettamente necessario, sono temi complicati da proporre ad un elettorato indifferenziato, e sono passati in secondo piano. Se va bene, se va male non ci credono neanche più.
Rimane il cavallo di battaglia importante della difesa dei confini, della sicurezza e della legalità, ovvero lo Stato che si fa sentire dove deve.
Tema però gestito a volte in maniera poco incisiva, per la serie “vorrei ma non posso”, tra l’europeismo di Forza Italia e la rinuncia a proporre l’uscita dalla Unione Europea, ma persino a parlare dell’uscita dall’Euro.
Esemplare (nel momento dell’esplosione degli sbarchi, prima che il traffico di clandestini diventasse appannaggio di ONG molto sospette, quando il recupero era affidato a navi della Marina) Giorgia Meloni che lamentava la necessità per la UE di prendersi carico delle spese vive di gestione dell’emergenza in mare, come se quello non fosse un aspetto secondario.
Di fronte al mostruoso Leviatano rappresentato dalla lontana burocrazia europea, sembra che l’antieuropeismo si sia scolorato in un “ci faremo valere a Bruxelles” che è pericolosamente vicino al Matteo Renzi che conosciamo. Ovvero ritrovandosi nazione sempre più indebolita, rassegnarsi a non essere in grado di tirare fuori il coraggio di ripartire da soli su basi nuove, ma piuttosto andare a Bruxelles con il piattino delle offerte in mano, per diventare una Grecia-bis, un grande Mezzogiorno assistito dipendente dalla produttività nordica.
Il Movimento 5 Stelle è proprio di sinistra, e due.
Qui si tocca con mano lo scollamento tra la base, se così si può chiamare, fatta di elettori scontenti che confusamente chiedono alcune cose, e i rappresentanti, sedotti invece dai venti del progressismo.
Il messaggio del Movimento è sempre stato fumoso perché doveva mettere d’accordo un po’ tutti, dal chi vive di stipendio statale al piccolo artigiano, da chi voleva meno tasse a chi voleva un ufficio delle tasse più severo e potente, per stanare quelli che hanno la macchina più bella.
Lo slogan “No Euro” era troppo forte e sentito dalla gente per non tenerlo per buono; e nell’atmosfera di contestazione ci stava proprio una bella opposizione ai vertici della UE. Tant’è vero che al Parlamento Europeo i grillini si erano inseriti nel gruppo parlamentare dell’UKIP di Nigel Farage.
Ma poi, cosa non troppo sorprendente dato che i meccanismi decisionali sono nascosti dietro un velo molto opaco (eppure si sbraita di onestà e trasparenza!), il M5S si è trasformato sempre più in europeista. “Non ho mai detto di uscire dall’Euro”, ha proclamato un Grillo al solito molto arrabbiato.
Anche per quanto riguarda la questione migranti, il M5S si distingue per confusione. L’elettore medio, ormai convinto ed emotivamente legato sfruttando alcuni temi che fanno presa, nei comunicati e comportamenti contraddittori ci può leggere quello che preferisce, e si rassicura, come una moglie cornuta ma ottimista.
Ma cosa penserebbero davvero i sostenitori lo sanno bene i vertici, tant’è vero che quando, sempre pronti a farsi portare dall’onda progressista, al Senato i grillini presentano e fanno passare un disegno di legge per la depenalizzazione del reato di immigrazione clandestina, i leader dietro le quinte Grillo e Casaleggio fanno la parte di quelli che non ci stanno:
Se durante le elezioni politiche avessimo proposto l’abolizione del reato di clandestinità il M5S avrebbe ottenuto percentuali da prefisso telefonico
Ma niente preoccupazioni: un referendum interno sulla loro piattaforma web certifica che il Movimento vuole andare avanti su quella strada.
Ovvero, con questa pantomima, il riconoscimento del volere dell’elettore viene dai capi, mentre la tanto decantata democrazia diretta li sconfessa! Un sondaggio facilmente manipolabile, che coinvolge una cerchia ristretta di persone, rovescia completamente l’impressione. Una policy calata dall’alto, indigesta al popolo e priva di giustificazioni logiche, passa per essere voluta dal basso. I leader addirittura possono maramaldeggiare: “Avete visto che non comandiamo noi?”
Si era ad inizio 2014.
Che hanno deciso di proporre a questa tornata elettorale?
Come spiega bene questo articolo (per favore non fatevi condizionare dal nome del sito su cui è pubblicato) nel Programma presentato dal Movimento, ad un titolo apparentemente leghista “Immigrazione: Obiettivo sbarchi zero – L’Italia non è il campo profughi d’Europa” corrispondono contenuti di segno diametralmente opposto!
Così l’elettore medio, che se arriva a dare una scorsa ai titoli è già tanto, è ben servito.
Poi nella pratica i contenuti del programma li hanno scritti personaggi impegnati in prima persona a sostenere l’agenda progressista-mondialista e l’invasione di migranti, tra cui troviamo i rappresentanti di un think tank di studi giuridici finanziato direttamente dalla Open Society del magnate globalista George Soros.
I principi non negoziabili.
La Destra non è poi così destra, e tre.
Qui ci sarebbe da stendere un velo pietoso. Nel momento attuale di crisi, in cui nemmeno la Chiesa Cattolica riesce ad avere la forza di proclamare i principi fondamentali di sempre, i pochi parlamentari dichiaratamente cattolici che ancora si trovano nel Centrodestra si sono piazzati timidamente, in ordine sparso, votando leggi pessime o cercando inutili compromessi provvisori che valgono un via libera. Neanche a parlarne poi sperare di trovare laici dotati di saggezza che decidano di andare controcorrente.
Un desolante appiattimento culturale ben espresso dai rappresentanti politici. Anche qui l’Italia non si discosta dal resto dell’Occidente.
Finte emergenze pensate per censurare e criminalizzare, come i reati di odio, l’omofobia ed il femminicidio; la spinta ulteriore a favorire il divorzio, rendere la convivenza più conveniente del matrimonio, introdurre le unioni civili; il bambino sempre più come oggetto e diritto; educazione sessuale che è indottrinamento a seguire teorie destabilizzanti; una legge sul testamento biologico che è già eutanasia; l’imporre dall’alto un controllo di stato su quello che si insegna nelle scuole o si può scrivere sui giornali; si potrebbe continuare.
Su tutti questi temi è mancata non dico una battaglia, ma una voce alternativa a quella dei media e del progressismo…
I pochi che si sono spesi fanno parte di un mondo cattolico sempre più relegato fuori dai giochi che contano.
E tra Forza Italia coi suoi laicisti e la Lega che per una sorta di beffa diabolica, a freddo, senza ragione, inserisce nel suo programma la legalizzazione della prostituzione, c’è poco da sperare.
Il Movimento 5 Stelle è proprio di sinistra, e tre.
L’immagine simbolo dell’impegno conformista dei pentastellati: in una occasione nel 2014 i deputati si baciano tra di loro in aula, uomini con uomini e donne con donne, per dimostrare platealmente il loro impegno contro la cosiddetta omofobia. Vincere la propria repulsione istintiva per partecipare ad un rito collettivo è un modo potentissimo di condizionarsi, di gettarsi anche fisicamente in una causa lasciandosi trascinare.
Altro esempio chiaro: i grillini hanno lanciato la legge sul testamento biologico che tratta come scelta di cura il lasciar morire di sete un malato grave.
Qualunque battaglia di principio vi venga in mente, dal combattere contro la libertà di coscienza dei medici in fatto di aborto, all’ostacolare la possibilità per i genitori di scegliere una scuola per i loro figli che non sia quella di stato, i Cinquestelle li trovate lì, in prima linea del progressismo più sicuro di sè ed intransigente.
Anche se aveste da ridire, condividendo almeno alcune di quelle idee, mi basta che riconosciate che è questa la natura del movimento.
Il che è inquietante perché l’elettore medio del M5S non è che su questi temi complessi abbia le idee chiare. Tipicamente non si considera di sinistra, ma non è neanche cattolico da messa domenicale. Mentre sull’immigrazione abbiamo visto una forzatura sofferta, qui c’è spazio per convincere la gente, ormai catturata, a prendere posizione abbracciando le idee che arrivano dal Movimento stesso, esattamente il contrario di quanto promesso (democrazia partecipata, teoricamente aperta a qualunque decisione provenga dalla volontà del popolo).
Osservo ad esempio con sgomento quante persone, incontrate nella vita di tutti i giorni, in pochi anni siano passate a dichiararsi improvvisamente convinte del volere per sé l’eutanasia, quando il giorno venisse. Così, in astratto ma ad emozione, per contagio.
Ecco, il M5S svolge la storica funzione che la sinistra DC non può più ricoprire perché scomparsa: traghettare tanti Italiani gradualmente ed inconsapevolmente a sinistra.
Il desolante arco costituzionale: 50 sfumature di rosso.
Passatemi questa metafora, anche se il comunismo c’entra poco.
La realtà è che la sinistra è per costruzione culturalmente sempre in vantaggio. Il gioco della politica è il suo. La destra insegue, arranca, non capisce, reagisce male, imita.
Ma davvero la situazione attuale è notevole soprattutto per il fatto che riesce a passare il messaggio opposto: saremmo cioè ostaggio di un pericoloso ritorno delle destre, se non del Fascismo…
A sinistra oltre al PD, ai fuoriusciti duri e puri di L&U e a qualche satellite, abbiamo anche (fuori dai giochi) due partiti comunisti, il più grande dei quali prende poco più dell’1% col proclamare orgogliosamente di ispirarsi al Venezuela ma non nei risultati (ah beh).
E poi c’è il mostro inquietante del partito Più Europa di Emma Bonino, nato dal nulla e senza appoggio popolare ma pompatissimo dai media e ben finanziato da George Soros ed altri. Come tradizione del Partito Radicale, di cui è l’ennesima talea.
Certo, non sono riusciti ad entrare in Parlamento per la soglia del 3% mancata di poco. Ma 3 di loro sono stati eletti nell’uninominale per gentile concessione dell’alleato PD.
Notevole risultato se si pensa che è stato ottenuto promettendo più tasse, più imposizioni dall’alto da parte delle burocrazie europee, e più immigrati senza speranza, a raccogliere pomodori come schiavi neri… Avrà aiutato il fatto che hanno distribuito marijuana come trovata elettorale…
In totale la sinistra martoriata e sconfitta arriva così al 27.7%.
Ma se sommiamo anche M5S il totale è appena sopra al 60%.
Nel momento di massimo allarme sicurezza-immigrazione, con il governo uscente travolto da scandali ed economia in crisi…
Il Centrodestra si ferma al 37%, ma Berlusconi è tutto e niente, come la vecchia DC; e davvero fatico a capire in cosa la Lega di Salvini sarebbe diversa da un partito di sinistra di qualche decennio fa. Per non parlare delle radici postfasciste di FdI, ovvero si parla di destra sociale: collettivismo trapiantato fuori dalla sinistra.
E a proposito, i due partiti della destra “estrema” così strumentalmente adoperati per tutta la campagna come dimostrazione del pericolo della rinascita del fascismo, si sono dimostrati scarsamente rilevanti. Il più importante dei due, Casapound, ha sfiorato l’1%. Ma a sentire intervistare il leader di Casapound sembra che parli un rappresentante dei Centri Sociali: laicismo e socialismo con una spolverata di slogan su popolo e nazione.
La beffa suprema del Movimento 5 Stelle
Eccoci giunti alla conclusione: M5S non fa semplicemente ridere, fa piangere.
Il Movimento somiglia a quella compagna di classe che smaniava tutto il tempo per essere al passo delle amiche più popolari.
Prendi gente sconosciuta, gli dai il miraggio di diventare importante, e migliore dei cattivi politici perché loro, i nuovi, non rappresentano interessi occulti, congreghe, lobbies.
L’onestà e il far contare il volere del popolo senza compromessi, adottando soluzioni di buonsenso che tutti sanno quali sono. Queste sarebbero le premesse.
Porti nei palazzi del potere il complottista sugli alieni, l’evangelista del tappo mestruale e quella che crede che le sirene esistano realmente. Ne viene fuori un vortice di caos che sarebbe strano non vedere prima o poi incanalato in qualche modo; pure se fosse un fenomeno spontaneo, naturale come la grandine.
E se non fosse un caso?
Anche non ci fosse un piano dietro, come spesso i contro-complottisti arrivano ad ipotizzare ragionando sulla natura poco chiara dei rapporti di forza nel Movimento, di fatto severissimo con chi si allontana dalla linea e lanciato, più che dal comico Grillo, dall’azienda Casaleggio Associati…
Pare interessante notare l’immediata apertura ai pentastellati del vicedirettore Federico Fubini dalle colonne del Corriere della Sera, a far conoscere un gradimento da parte dei vertici europei. Segnale discreto: si preferisca un mandato a Di Maio a formare il nuovo governo piuttosto che a Salvini… Lanciato direttamente da Fubini, membro del Comitato Esecutivo Europeo della Open Society Foundation di George Soros…
Sempre lui a mezzo.
Chi può meglio interpretare la parte di un burattino nella stanza dei bottoni, se non un ignorante comicamente convinto della propria competenza ed importanza, che è stato selezionato per la sua propensione a farsi enfatico portavoce dell’ovvio (o perlomeno di ciò che gli è stato detto essere giusto ed inevitabile)?
Vi hanno fatto buttare nel water l’unica occasione di cambiare
Perfetto gattopardesco.
Volevate una svolta, una scossa, delle riforme serie. Ma non sapevate bene cosa. Volevate mandare a casa i politici che hanno mal governato.
Vi hanno venduto una speranza e l’hanno trasformata nell’occasione per lasciare gli stessi di prima al potere, e per insistere sulle stesse politiche autodistruttive.
Lasciatevi guidare. Senza accorgervene.
Ora non desiderate forse più nemmeno le cose di prima. Ubriachi di partecipazione.
Complimenti per il suo studio, davvero interessante!
Grazie! Apprezzo lo sforzo di un feedback diretto in epoca di social network che risucchiano via tutta l’aria al web indipendente.
Ma dovrebbe farsi conoscere di più, magari partecipando talvolta a qualche blog dove avrebbe certamente molti estimatori. Penso, ad esempio, a Berlicche, Stilum Curiae, Costanza Miriano, Critica scientifica…
Berlicche lo seguo da più di dieci anni, Stilum Curiae lo apprezzo molto quando mi capita, così come posso chiamarmi ammiratore della Miriano. Critica Scientifica è un po’ hit/miss, non sono d’accordo con alcune delle sfumature, diciamo. Il problema è che sono sempre indietrissimo di tutto, non riesco a leggere neanche un decimo dei blog/siti che vorrei, per non parlare dei libri… Ogni articolo che scrivo mi vengono idee per scriverne altri tre… Per questo è parecchio che non scrivo commenti ad esempio su Berlicche, dove un tempo intervenivo abbastanza spesso… Vediamo se riesco a velocizzarmi. Grazie per l’incoraggiamento.