Al solito, situazione disperata ma non seria

Confesso di aver guardato all’Italia del dopo-voto con lo stesso compiacimento incosciente di un ragazzino che si gode lo spettacolo della neve che cade. Sperando diventi uno strato ben spesso. Anche se sa che non sarebbe una cosa bella.

Merkel con Mattarella, da le più belle frasi di Osho

tEUrema secondo #lepiubellefrasidiosho: Mattarella che difende l’Europa dagli Italiani

Lo sfondo.

E così, con un colpo di scena quando sembrava finita, è nato quello strano animale del governo Lega-Cinquestelle. (Appena in tempo per festeggiare la festa della Repubblica senza imbarazzi.)
Il Presidente Mattarella sembrava averlo stoppato, con una scelta politica senza precedenti quanto alla forma, al limite dell’abuso. Probabilmente è tornato sui suoi passi dopo aver visto le reazioni da tutto il mondo, e soprattutto rendendosi conto che col suo uso disinvolto del potere stava alimentando proprio il fenomeno che cercava di arginare. La reazione. Quella descritta dai grandi media come pericolosa deriva della destra anti-europeista.
Come scrissi, in realtà quasi l’intero arco costituzionale oggi si trova collocato a sinistra.
E le contrapposizioni sono in sostanza tra la sinistra moderna e quella di risulta.
La prima (il PD e i vari radicali) abbraccia le istituzioni mondiali senza volto che smantellano le basi della società, pezzo per pezzo, proseguendo la Rivoluzione con mezzi nuovi.
La seconda è un conglomerato di schegge spesso non ben riconoscibili come appartenenti alla sinistra, prima tra tutte la Lega Nord: attuano in maniera confusa programmi degni della vecchia DC in salsa socialdemocrazie europee, o magari del Partito Democratico americano di un secolo fa, quello dalla parte dei lavoratori e contro gli immigrati (pur avendo i leghisti oggi ripudiato la componente razzista che là era invece preponderante).
Più pensioni, sanità pubblica, welfare, spesa pubblica, stampare moneta e/o fare debito per “spingere” l’economia.
Alla fine anche il promessismo di Berlusconi è della stessa matrice (Renzi dà 80 euro al mese ai lavoratori? E io mi impegno di alzare le pensioni minime!).
La Destra ragiona secondo le categorie mentali della sinistra e cattura voti con politiche keynesiane ed interventismo statalista. Con giusto una spolverata di “meno tasse” e cose così.

Insistevo poi sul fatto che il Movimento 5 Stelle fa parte del progressismo e non è in grado di contrapporsi al PD sui contenuti se non sorpassandolo a sinistra, come si vede dal governo della Appendino a Torino, persa tra nuovi diritti LGBT e azzerbinamento di fronte alla comunità islamica.

Ma mi sbagliavo sul fatto che PD e M5S fossero in grado di accordarsi per formare un nuovo governo. Pur vicini nella sostanza, il mimetismo dei pentastellati rispetto ai contenuti, e soprattutto il furore antisistema di maniera che li anima hanno impedito il matrimonio previsto.

La Lega aveva tutto da perdere a mettersi coi Cinquestelle: se vuoi dare valore alla tua proposta di alternativa al sistema non puoi fare la ruota di scorta ad altri, figuriamoci alla festosa macchina del caos di Di Maio e compagnia. Ti prendi gli attacchi e gli insulti, le colpe di quello che non va, senza averne i benefici.
Hanno voluto provarci lo stesso. Credo genuinamente preoccupati del fatto che la situazione stia precipitando, e non si possa attendere oltre, pur volando nei sondaggi su ben altri livelli rispetto a quanto raccolto solo tre mesi fa nelle urne.
Finora sembra in effetti che nella strana coppia Salvini-Di Maio sia il primo a pesare di più, pur con una base di voti non molto superiore alla metà.

 

Ma torniamo al momento del no: quando il Presidente Mattarella si è rifiutato di nominare il Prof. Savona ministro dell’Economia, una impuntatura che ci dice molto sullo stato della crisi attuale.

 

Lo scontro, la crisi istituzionale finita in una bolla di sapone. Ma sentite chi è Savona.

Sono rimasto sorpreso dall’accanimento social nel commentare il comportamento del Presidente della Repubblica nel momento della crisi, quasi fossimo diventati, in mancanza di una Nazionale ai Mondiali di Calcio dietro a cui perdersi, 60 milioni di professori di Diritto Costituzionale.

Sergio Mattarella ha creato una crisi istituzionale senza precedenti, arrogandosi il diritto di bloccare la formazione di un governo per la presenza di un ministro a lui politicamente sgradito. Poteva farlo? Ne parliamo più sotto. Ma prima mi soffermerei sulle motivazioni, perché già se ne vedono delle belle.

 

Si è opposto alla nomina di Paolo Savona all’Economia, addirittura dichiarando di farlo per difendere i nostri risparmi. Perché Savona sarebbe contrario all’Euro, dunque rappresenterebbe un rischio per la tenuta della moneta unica. E magari della UE.
Questa impuntatura è quasi comica se si considerano le parole espresse dal Prof.Savona stesso in una lettera aperta del 2015:

la cessione della sovranità fiscale per far funzionare la sovranità monetaria europea, […] è stata ceduta dagli Stati-membri senza stabilire quando e come si dovesse pervenire all’indispensabile unione politica necessaria per rendere irreversibile l’euro

Insomma il nostro economista sosteneva che l’Europa è ad un bivio: o si completa l’unione o si esce dall’Euro (piano B, ma non esplicitato in quella lettera). Non si può continuare a subire una politica monetaria-fiscale unica da parte di paesi che seguono politiche divergenti tra loro. Che sarebbe una diagnosi ragionevolissima, peccato che non sia una cosa da nulla scegliere effettivamente quale delle due strade al bivio imboccare!
Da tecnico (?) per come si esprime sembra chiaro che opterebbe per l’unione sempre più stretta.

Lo stesso Savona ha rincarato la dose in un altro comunicato a seguito della vicenda attuale, insistendo sul fatto che il nuovo governo appena abortito non aveva piani di uscita dalla moneta unica.
Ed anzi nel comunicato esprime la sua visione, ormai parte del libro autobiografico che sta per pubblicare: tra le altre cose propone di spostare il potere legislativo dai parlamenti nazionali a quello europeo, inoltre dare anche alla Banca Centrale Europea il ruolo completo che hanno le altre banche centrali fuori dall’Europa (ovvero garantire i debiti contratti da tutti gli stati membri, per quanto elevati siano ormai diventati). Insomma, punta ad una sparizione degli stati nazionali. Ma soprattutto mette a cappello del suo programma ideale, al primo punto, questa chicca:

Creare una scuola europea di ogni ordine e grado per pervenire a una cultura comune che consenta laffermarsi di consenso alla nascita di ununione politica 

 

Il solito sogno di tutte le sinistre, da Gramsci in poi, specialmente dal tramonto del comunismo riciclatesi sulla battaglia culturale: plasmare le nuove generazioni, creare un nuovo cittadino modello ad immagine e somiglianza dei saggi illuminati che guidano il Progresso.
Riprogrammiamo per bene i giovani, dall’asilo all’università, a non sentirsi più italiani né francesi; imponiamo programmi scolastici ed idee comuni da Lisbona a Tallinn. Nel conformismo e nell’appiattimento culturale non desidereranno più coltivare identità e tradizioni locali. Tantomeno farsi guerra tra di loro, in nome della patria.

Ecco. Questi sono pazzi scatenati. Scarificare una generazione per renderla docile, pronta per essere guidata visto che non sa cosa sia l’indipendenza di pensiero o la diversità (sì, proprio la diversità di cui ci si riempie la bocca).
Non si rendono conto che la scarificazione è una tecnica adoperata per preparare il fondo, per poi far asfaltare (indovinate che cultura è in condizione di asfaltare l’Europa, nonostante i piani di nulla)…

 

Pensa un po’ su quali contenuti si sono scontrati. Uno che in sostanza dice: “Voglio abolire l’Italia come i miei esimi colleghi ed esperti. Però rendetevi conto che se il processo di unificazione non viene forzato fino in fondo, tocca tornare indietro, non si può rimanere in mezzo al guado.”

Non va bene! Non è abbastanza europeista!
E per questo fai scoppiare una crisi di cui parla tutto il mondo?
Ma quanto è inconcepibile per i piani alti che un popolo possa votare timidamente contro?

Siamo poi scivolati nella farsa perché immediatamente i Cinquestelle ed altri si sono scagliati contro il Presidente Mattarella, chiedendone la messa in stato d’accusa per Alto Tradimento o per Attentato alla Costituzione!
Roba da repubblica delle banane.
Per poi rimangiarsi tutto in due giorni, da gran peracottari quali sanno sempre essere.

Ed eccoli a proporre di tornare a trattare con Mattarella. Come non fosse successo niente.
A quel punto Salvini e Mattarella secondo me hanno fatto spallucce: “abbiamo fatto trenta…”
E via con il nuovo governo, lanciato in poche ore. Se conto bene, ad 88 giorni dalle elezioni.

 

Il ruolo del Presidente della Repubblica, allora?

Secondo la Costituzione il Presidente del Consiglio incaricato propone i ministri e poi il Presidente della Repubblica li nomina.
Ritenere che quest’ultimo sia una specie di notaio, di fantoccio che ratifica senza avere altro ruolo, è un’offesa all’intelligenza.
Il suo compito consiste nel fare da garante della Costituzione stessa. Che è stata pensata nel 1947 in funzione dell’impedire -per quanto possibile- l’ascesa al potere di un nuovo Mussolini.

Con una battuta potrei dire che l’intoppo di un Presidente che cerca di mettersi di traverso contro una fiammata popolare di presunto entusiasmo nazionalista non è un bug, è una feature. Attraverso una figura istituzionale adatta ad un uomo tutto d’un pezzo -che sta in cima alla piramide ma ha un potere reale insignificante- hanno cercato di limitare il rischio dell’uomo forte che avvia una dittatura.
Infatti non esistono regole riguardo al comportamento del Presidente in questi casi. Ci si affida ad esperienza e senso di responsabilità.
Fino ad oggi i predecessori di Mattarella si erano limitati in rare occasioni a bocciare qualche nome ritenuto inadatto ad un determinato ministero, per inesperienza o scheletri nell’armadio giudiziari. Qui invece si parla di un veto posto per ragioni puramente politiche: le idee sull’Euro e sulla UE di Savona, inaccettabili secondo il Presidente e (verosimilmente) secondo chi gli ha fatto pressione (Mario Draghi dalla BCE?).

Comportamento particolarmente grave che fa a pezzi il concetto di neutralità del Presidente, quale rappresentante dell’intera nazione.

Alla fine tutti i commentatori, inclusi prestigiosi costituzionalisti, hanno potuto criticare la scelta in quanto politica, ma non dal punto di vista formale: contro questo tipo di arbitrio, potenzialmente in grado di bloccare un paese per mesi, non esistono regole ma solo una consuetudine non scritta…
E se siamo su questo piano, l’ultima parola ce l’ha chi il potere lo detiene.

 

Qualcuno ha provato a sostenere che la scelta di Mattarella fosse corretta in quanto la Costituzione prevederebbe esplicitamente che l’Italia aderisca ai trattati europei anche cedendo sovranità.
Ma per quanto riguarda il sempre invocato articolo 11 (riguardante l’adesione ad organizzazioni internazionali), questo articolo particolarmente ben documentato ne smentisce l’interpretazione “europeista”: le trascrizioni degli interventi dei costituenti dimostrano che avrebbero potuto inserire l’Europa nel testo ma scelsero di non farlo, limitando questa opzione (sottostare a regole e poteri sovranazionali) solamente all’esigenza di costruire la pace nel mondo (!).

L’altro articolo invocato è il 117, così come modificato nell’indifferenza generale nel 2001. Secondo questa nuova formulazione, lo stato fa le leggi

nel rispetto dei vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario

Ora, a parte che 1. un governo non fa le leggi quindi c’è già un primo salto: considerare un ministro nella sua capacità di influenzare ed indirizzare.
Ma 2. rispettare i vincoli delle leggi europee non significa affatto essere obbligati a non proporre di cambiarle! Ci mancherebbe altro che un governo potesse solo contenere persone che considerano tutte le leggi comunitarie attuali intoccabili! Oltretutto qui si parla di materia dove esiste un vuoto legislativo e non un divieto.
Si arriva al paradossale quando si considera che 3. neanche stiamo parlando di un piano di riforma che riporta l’orologio indietro, ma di un processo alle intenzioni…
Ed infine 4. ed è la cosa più comica di tutte, Savona non è nemmeno contrario all’unificazione spinta, anzi la propone, come ho spiegato sopra…

Tutto questo pasticcio di autoritarismo, abuso di potere in nome di una cappa omologante di pensiero unico, trova ahimè dall’altra parte una risposta scomposta, da dilettanti allo sbaraglio.

Alla fine si ribalta nuovamente lo scenario ed il governo parte davvero (con la foglia di fico dello spostamento di Savona ad altro ministero) perché Mattarella capisce di aver sbagliato tutto, convincendo milioni di persone col suo comportamento che la democrazia è solo teorica, dato che se non voti nella maniera giusta arrivano dall’alto correzioni e punizioni per farti rinsavire…
D’altra parte i due partiti di governo saranno stati ben consigliati a non lanciarsi in avventure anti-UE…
Come al solito hanno vinto tutti, hanno perso tutti, e si va avanti.

Mi sembra ci sia una lezione importante da trarre da questo episodio: le soluzioni non arrivano mai dalle alchimie politiche, dalle regole ben calibrate, dalla forma del sistema.
Le nazioni prosperano o cadono per ragioni di sostanza.

L’idea del Presidente di garanzia sembra molto buona, specialmente se vista con gli occhi del 1947.

Eppure vediamo in questo caso quanto si riveli inadeguata. La volta che interviene davvero, dando un senso al proprio ruolo che non sia quello (che molti Italiani amavano) di simpatico vecchietto/tagliatore di nastri, versione repubblicana della famiglia reale, ecco che non solo fa perdere credibilità al proprio ruolo, ma fallisce miseramente nel merito, scatenando per reazione proprio le idee che cercava di fermare.

Con l’aggravante di creare un aggancio ulteriore per la retorica politica. Le odiose campagne a tappeto contro gli “impresentabili” al potere, equiparati ai fascisti. Senza il minimo senso della misura, coi media e i cosiddetti intellettuali che ormai gridano al lupo per riflesso, sempre e comunque. Ricetta perfetta per ostacolare la comprensione e farci cogliere di sorpresa quando il lupo “fascista” arriva davvero.

Le regole pensate per proteggere le istituzioni, oltre a creare un rischio di abusi, si rivelano un’arma spuntata: non puoi salvare gli elettori da sé stessi.

 

Il mitico Spread

spread al cioccolato

Ricordo il giorno del 2011 in cui mi chiesero a bruciapelo: “Sai che cos’è lo spread?”
Caddi dalle nuvole. Pensai: “Ma lo spread di cosa?”
E risposi che era la separazione di prezzo tra buy e sell (denaro e lettera) nella compravendita di azioni o titoli.
Ovviamente si intendeva altro. Sono i classici meme scellerati, le semplificazioni giornalistiche che, grazie al comportamento dei professionisti dell’informazione che si muovono sempre in branco, il giorno prima nessuno conosceva, il giorno dopo sono discussi su tutti i media come cosa familiare, importante, non realmente spiegata ma che il cittadino medio si vergogna ad ammettere di non conoscere.

Ed ecco dunque “lo spread” infinite volte ripetuto per indicare lo spread tra titoli di stato italiani e tedeschi, ovvero la differenza di rendimento tra le emissioni dei buoni dei due paesi. Usata come parametro relativo per valutare la percezione dei mercati dello stato di salute dell’Italia, nonché per cercare di prevedere quanto costerà il servizio del debito pubblico.

Improvvisamente divenuto parametro fondamentale di cui far discutere baristi e casalinghe nel 2011 quando si richiedeva dalle colonne del Sole 24 Ore il Governo Tecnico® per far quadrare i conti. Poi sostanzialmente dimenticato per anni.

Improvvisamente ripescato dai giornalisti in occasione di questa crisi (con tanto di preoccupante impennata del relativo grafico, causa l’arrivo dei populisti!)

Quindi un dato soggetto a forti manipolazioni, adoperato come arma di propaganda.

Ma intanto eccolo imperterrito che prima si alza per Salvini e Di Maio che si accordano per il governo Conte, poi esplode quando Mattarella fa una cosa pazzarella e li blocca, infine ridiscende quando Conte diventa Presidente del Consiglio.

Un grave problema economico, ma non davvero un problema serio.

Chi vi dice che le legislature ed i governi dovrebbero orientarsi in base allo spread per come presentato dai giornalisti, vi vuole fare fessi o è stato fatto fesso prima di voi.

 

Nuovo governo e reazioni

Guidato da quel semi-sconosciuto avvocato, il Prof. Giuseppe Conte, voluto da M5S e già abbondantemente massacrato dai grandi giornali che gli facevano le pulci al curriculum. Dal quale in realtà sembra di poter capire che si tratta di un ambizioso, che è partito dal basso e vuole arrivare; ma sa le lingue e ci vuol poco ad essere due spanne sopra a Matteo Renzi con le sue sceneggiate…

Anche i curriculum della maggioranza dei ministri appaiono presentabili. Che non vuol dire nulla, ma dopo certi incompetenti e/o fuori ruolo piazzati a far danni dal moralmente superiore Partito Democratico, come la Pinotti, la Mogherini, la Boschi, la Fedeli che si fingeva laureata…. puoi lamentarti tanto di quei due o tre grillini che non hanno esperienza né titoli?

Certo, rimane il giudizio di fondo: la Lega ha capito alcune cose fondamentali, ne sbaglia altre; il M5S rappresenta un’incognita tanto quanto un pianista che arriva al concerto con l’intenzione di scoprire lì per lì se è portato per suonare lo strumento.

 

Non facciamoci illusioni.

Il PD ha grosse responsabilità nella situazione attuale: un’Italia che non riparte veramente dalla crisi del 2007, al contrario degli altri Paesi sviluppati.
Ma anche al netto di errori politici, l’Italia sarebbe comunque in un mare di guai; la prossima crisi economica mondiale in arrivo rischia di coglierci in questo stato di debolezza.

Con una serie di palle al piede, prime tra tutte burocrazia e tassazione, una pervasiva cultura anti-imprenditoriale, un’economia interna che frena ed una guerra internazionale dei dazi che si sta aprendo, non potremmo permetterci di essere un paese iper-indebitato. Ma lo siamo. Comandano i creditori.
A quel punto non aiuta mettere al governo gente che vuole decrescita felice, chiudere acciaierie, stampare moneta o incrementare il debito per fare spesa di stato, con l’illusione di creare ricchezza in questo modo, elargire redditi di cittadinanza a chi non lavora…

Il fatto che una parte politica abbia mal governato ed abbia torto su aspetti fondamentali (e non solo sull’economia, di cui qui parliamo) non significa affatto che l’alternativa non sia, come pare evidente, anch’essa nel torto ma in maniera differente.

 

Quel che conta, e non basta.

Rimango dell’idea che ci sia del buono. Pare priorità fondamentale del governo Conte il dare un taglio netto all’accoglienza dei clandestini, ovvero fare un ultimo tentativo per non perdere il controllo del paese. Solo questo, ed è troppo poco e forse troppo tardi, sarebbe un traguardo che renderebbe positivo il giudizio su questa avventura.

C’è poi il capitolo della promessa riduzione drastica della tassazione. Sarebbe bello, ma se non c’è ragione di aver fiducia nell’Italia della burocrazia, difficilmente basterebbe a far ripartire l’economia.
Molti non hanno capito che non è tutto “populismo”. Se Trump taglia le tasse migliaia di imprenditori americani tornano ad investire ed assumere. Se Conte farà altrettanto, molti penseranno comunque a portare i soldi all’estero prima che sia troppo tardi.

I cialtroni di regime.

Qui dovrei aggiungere osservazioni varie sul massacro mediatico che il governo appena confermato in parlamento sta subendo da giorni, con intere trasmissioni di critica senza contraddittorio e giornali che ululano di fascismo e nazismo. Ma c’è poco da dire che non sia già stato detto. Dovremmo essere ben rieducati con ogni mezzo, noi plebe che non sa ancora essere popolo, come qualcuno ha scritto, per imparare a votare meglio la prossima volta.
Dopo Trump e Brexit, questi continuano a non imparare.

Non lo capiscono che ad esempio io ho sempre visto i Cinquestelle come una catastrofe, ed invece, per come li trattano ora, non riesco a dirne male.

 

Paglia, politico di sinistra, si scaglia su Twitter contro il governo Conte descrivendo ogni ministro nei termini peggiori possibili

Politico di Liberi&Uguali (ovvero postcomunista non pentito): “Noi abbiamo capito tutto. Questi invece sono dei mostri”

Osservate la logica interna di questo tweet, che rilancia un pensiero diffuso oggi nella sinistra.
Guardacaso, sembra dire, hanno piazzato gli elementi più sbagliati possibili per ciascun ruolo: come infatti occuparsi di polizia e ordine pubblico se si ha il cuore cattivo, se non mettendoci un fascista? E l’economia non è forse preda degli egoismi più sfrenati dei ricchi, se comanda un liberista? E poi… se finalmente abbiamo ottenuto nuovi diritti per le famiglie arcobaleno, che c’è di peggio che dare il ministero della famiglia ad un ultracattolico?

Ecco, chi ragiona così sarebbe da compatire, se non fosse dannoso per la società. Perché vive in un mondo immaginario, dove per qualche assoluta perversione i cattivi di tutti i tipi si coalizzano e complottano contro la felicità delle persone: “Ok, siamo d’accordo. Io faccio soffrire i poveri, tu massacri gli stranieri, lui perseguita il mondo LGBTQWERTY… Poi c’è tizio che ama le armi, lui lo mettiamo a far scoppiare guerre… Abbiamo dimenticato qualcuno? Controllate. Non è che sono rimaste delle categorie di deboli senza carnefice? Facciamo un lavoro fatto bene!”

Se uscissero un momento da questa allucinazione, capirebbero che la spiegazione più semplice è un’altra. Ovvero che la sinistra ha creato una narrazione: chi non si allinea alla rivoluzione culturale fa il male, quindi è malvagio dentro. Ma il filo rosso che collega tutti questi temi esiste solo da un lato dello specchio; è solo l’ideologia progressista, che vuole distruggere dove vede o crede di vedere ingiustizie.
E’ normale che tutti quelli che al contrario si oppongono alla distruzione sembrino alleati nel contrastare questo disegno; ma non è un complotto, si tratta semplicemente della conseguenza di ragionare da persone normali, che non vogliono veder sparire la famiglia, la nazione coi suoi confini, la legalità, nè veder chiudere le aziende mentre le culle sono sempre più vuote.
Se vedi nemici in tutte le direzioni, forse il problema sei tu.

 

Sono certamente meno uguali, ma il cattolico è il meno uguale di tutti

Ormai di valori fondamentali non si parla quasi più. E questo dovrebbe bastare per capire la barbarie del tempo presente, dove si cancella come niente fosse la radice cristiana della nostra civiltà, e con essa i principi morali non negoziabili che ne hanno motivato la fortuna.
Ma mi pare significativo che di tutto il governo, il bersaglio di gran lunga più contestato è stato il nuovo Ministro per la Famiglia Lorenzo Fontana, reo di essere personalmente contrario ad aborto e coppie dello stesso sesso.
Il nemico, quello vero, si riconosce ancora, pur dietro questa cortina fumogena di problemi più pratici e pressanti, che fanno dire con facilità a Salvini che tanto il programma di governo non si occupa di queste cose.
Lo scontro, al fondo, è ancora tra Cristo (ovvero l’amore fino al sacrificio di sé) e chi lo rifiuta.

Potevano prendersela con un Ministro della Giustizia grillino animato da furore giustizialista, quindi pericoloso visto il potere della magistratura e l’atmosfera giacobina da “nessuno è davvero innocente e vogliamo punizioni esemplari” che aleggia non da oggi tra Marco Travaglio ed i Meetup del blog di Beppe Grillo.
Potevano concentrarsi sulla dottoressa grillina che arriva a guidare la Sanità dopo aver perlomeno flirtato con il mondo degli antivaccinisti.

Niente, il problema vero è ancora e sempre il cattolico.
Sono cose che scaldano il cuore.

 

Prospettive

Questa strana alleanza sta cambiando il modo di porsi, le priorità, la visione della gente.
Si potrebbe sperare in una trasformazione/spaccatura dei Cinquestelle, che come tutte le sette religiose sembrano sì manipolate dai santoni che stanno in alto, ma sono talmente preda dei propri eccessi che possono sfuggire al controllo. E trasformarsi in animali molto diversi. Rischio/opportunità.
Ecco, potrebbe in futuro aversi un M5S a sinistra che rinasce dopo essersi fratturato, ma a quel punto anche dopo aver subito una emorragia verso destra di buona parte dei voti.

Infatti l’equivoco cosiddetto populista dei pentastellati consisteva nel pretendere di rappresentare il volere della gente, ovvero “le cose che tutti hanno capito, ovvie, ma che per stupidità o corruzione i politici non mettono in pratica” (?).
Eccolo questo populismo: godere contemporaneamente del sentirsi

A-“i buoni” perché vomitano tutta la rabbia del popolo verso la casta di Roma, ma anche

B-“i buoni” perché paladini di tutti i presunti nuovi diritti, capaci di assecondare le mode social, fino ad appoggiare persino le manie, le ossessioni (come l’antivaccinismo e l’animalismo) e le teorie di cospirazione.

Una volta che passi un po’ di tempo nella stanza dei bottoni A non te lo puoi più permettere. Ma anche su B devi fare opera di realismo, sfrondando un po’ di assurdità e facendo una scelta di campo.
Perdi la retorica antisistema e diventi il PD. Perdi la retorica progressista e diventi un po’ la Lega.
Ecco perché questa alleanza potrebbe avere un peso cruciale, imprevisto (anche da me fino ad oggi) nella evoluzione del Paese.
Capace che per una volta gli elettori di questo blocco non vengono transumati a sinistra. Il vento è cambiato.
Già dalle prime battute, ad esempio, sulla vera emergenza del momento, ovvero gli immigrati clandestini, il governo Conte sembra orientato a sposare la linea leghista, del rigore e realismo, abbandonando i programmi mondialisti sorosiani -in continuità col PD- del programma M5S di cui parlavo nello scorso articolo sul tema.

Se fosse così, se davvero dalla collaborazione stretta di questi prossimi mesi nascesse una svolta verso destra almeno di un troncone dei grillini, penso si possa dire che il PD, rifiutando di accordarsi con questi ultimi, abbia fatto uno degli errori politici più clamorosi della storia d’Italia.

 

C’è poi una possibilità. Un sottile, perverso piacere. Uno sfizio che vorrei togliermi. Vedere il PD che si fonde con Forza Italia.
Pensateci: non sono mai stati così vicini.
Dopo la svolta animalista di un Berlusconi ormai senile, Forza Italia da più parti è stata indicata come puntello forte di un governo di larghe intese (in continuità con la precedente legislatura dominata dal PD) che poi non è stato possibile realizzare. Ora leggiamo di proposte per “avviare un dialogo” da parte di FI su moschee e diritti gay.
Considerata la vena ormai dichiaratamente filo-europeista dei deputati cosiddetti azzurri…

Del resto Renzi, col suo codazzo di arrivisti in giacca e cravatta, già alla sua comparsa sulla scena è stato identificato come l’alter ego a sinistra di Berlusconi.
Se si tratta di creare una opposizione ai “populismi”, meglio raggrupparsi no?
Pensate che sogno.
Una generazione di piddini, che per 20 anni dal 1994 ha ingessato la politica italiana riducendola ad un unico tema, ovvero l’opposizione (sterile e inconcludente ma rabbiosa) a Berlusconi in quanto tale, potrebbe andare a morire tra le braccia dell’ottuagenario cavaliere imbolsito.
Roba da stappare una buona annata di Barolo.

Certo, per conseguenza si avrebbe un rafforzamento dei postcomunisti/neosocialisti à la Bernie Sanders, che oggi con L&U stanno ai minimi termini. Ma questa evoluzione è comunque inevitabile.

 

Realismo.

Tutta questa discussione non cambia il mio pessimismo radicale sulle prospettive dell’Europa ed ancor più dell’Italia.
È marcio il tessuto sociale, mancano i valori fondamentali. Abbandonate le radici cristiane, dove credete di andare? Parlando di parametri economici e di buongoverno?

 

Le ricette sbagliate di Lega e M5S somigliano poi parecchio a quelle degli avversari in tema di Europa.
Vi siete chiesti perché si sono affrettati a mettere in evidenza che non intendono uscire dall’Euro, tantomeno dalla UE?
Come mai manca il coraggio, la spinta a rovesciare il tavolo, pur capendo che ormai non si può più reggere?

La realtà è che fare riforme radicali richiede un gruppo dirigente di capacità eccezionali, con idee chiarissime e profonde, piani a lungo termine ben delineati e capacità di stravolgerli in corsa. Essere inoltre pronti a ribattere colpo su colpo.
E se i risultati, almeno subito, sono per forza disastrosi, allora uno preferisce aspettare. Che venga piuttosto una crisi grave, magari un default, di cui dare la colpa ad altri. Semmai ripartire da lì.

Ecco perché il dinamico duo leghista Borghi-Bagnai, diventati famosi come economisti anti-Euro, se ne stanno a fare battute sagaci negli interventi parlamentari uno alla Camera ed uno al Senato. Ma nessuno si è sognato di immaginarli parte dell’Esecutivo…
Lascia stare per carità!
Sarebbe un boccone troppo grosso senza neanche considerare l’opposizione dura, potente, disonesta e sostenuta da una propaganda a tappeto che li aspetterebbe (e che è già iniziata, devastante, per molto meno).

La Lega ha potuto rinascere e costruirsi un consenso nazionale attraverso le campagne No Euro. I pentastellati un po’ ci hanno giocato, a corrente alternata, perché sapevano che era argomento che faceva presa sugli elettori, ma non avevano davvero intenzione di dare seguito ai proclami.

Ammesso che esista una via per tornare alla Lira (e che abbia senso), non avranno il coraggio né la capacità di percorrerla. Non parliamo poi di fare un Italexit dopo Brexit!
Tutto ciò rende ancora più surreale la dinamica della crisi politica di questo maggio 2018. Così come molte delle polemiche che ancora imperversano.
Si fa del teatro. Nel frattempo tutto procede secondo meccanismi che non sono realmente in mano alla politica. 

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