Pseudo-Omelie 26 – L’Assunzione

Odio quando la gente dice “Buon Ferragosto”!
Che è ‘sta storia? Le Feriae Augusti nell’Antica Roma erano il 1 agosto.
Il 15 agosto è la festa di Maria Assunta in Cielo!
Il ferragosto, o riposo di agosto (ovvero riposo dell’imperatore Augusto, che dà anche il nome al mese), si celebra il 15 dopo uno spostamento, effettuato per farlo coincidere con la festa dell’Assunzione, e non viceversa.

ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA (MESSA DEL GIORNO) – SOLENNITÀ

 

Ecco, celebrare il concetto che, per privilegio unico, la Madonna sarebbe già stata accolta in Paradiso in corpo ed anima, anticipando il destino immeritato di noi creature viziate dal Peccato Originale, che -se ce la faremo, per il rotto della cuffia- dovremo invece attendere la fine del mondo per la risurrezione del nostro corpo.

 

Nel caso uno credesse che l’Assunzione sarebbe una invenzione cattolica e pure recente, visto che il dogma dell’Assunzione di Maria è stato proclamato solennemente da Pio XII nel 1950,

eccovi nientemeno che il Cremlino, a Mosca:

Questa è una cattedrale riccamente decorata, dedicata alla Dormizione di Maria.
C’è infatti una tradizione radicata, particolarmente nel mondo ortodosso, che addirittura affermerebbe che Maria non sarebbe neanche morta, ma sarebbe passata attraverso una sorta di sonno.
Ecco, io sinceramente non mi spingerei a tanto (anche perché una morte quasi indolore, che sembri un sonno, a volte è pure possibile, e dunque quanto sarebbe diversa?) ma non si sa mai.
Sia come sia, per gli Ortodossi il 15 è la Festa della Dormizione.

Ora, questo singolare privilegio della Vergine Maria, alla mentalità moderna fa problema; credo di non sbagliare a dire che, anche per chi creda, il dogma e la festa correlata siano sì recepiti, ma con fatica, con una sorta di riserva mentale. A doversi giustificare verso un non credente, credo emergerebbe una sorta di imbarazzo.

Analizziamo dunque quelle che secondo me sono le ragioni di questa difficoltà, che identificherei come segue:

 

  • il privilegio urta con il nostro profondo sentimento democratico che presuppone l’uguaglianza;
  • nasce da una tradizione invece che direttamente dalla Scrittura;
  • dire che “è già” in Paradiso sembra presupporre, ingenuamente, che esista un tempo assoluto che va oltre questo universo, e coinvolge persino l’eternità;
  • sembra “troppo”: un di più trionfalistico, che non aggiunge nulla ma mostra il livello di autoreferenzialità raggiunto da una Chiesa che nel 1950 non aveva coscienza del proprio ridimensionamento imminente, a contatto con la modernità. E quindi poteva impelagarsi in sabbie mobili dottrinali lontanissime dai problemi correnti e dalla sensibilità emergente.

 

Capite perché ritengo importante questo tipo di spazio? Nelle prediche in chiesa si parla ad un uditorio che si aspetta i discorsi di circostanza, e colla sola presenza segnala un proprio passivamente accettare le premesse.
Pare brutto tirare fuori discorsi che mettano in discussione il senso e la credibilità del dogma stesso.

E dunque l’incredulità rimane, sottotraccia, come una presenza ubiquitaria eppure non dichiarata. Non riceve risposta.

Vediamo di ragionarci su, dunque.

 

Scritturale?

Siamo sempre lì: un Nuovo ed Aggiornato Cristianesimo che pretendesse di riscoprire il messaggio originario del Vangelo, liberandolo dalle scorie di secoli di Chiesa, da presunte sovrastrutture e superstizioni inquinanti, dovrebbe fare i conti con la banale osservazione che una cosa che venga veramente da Dio non può essere sovvertita in maniera così radicale, profonda e continuata. Se la devozione a Maria è così antica, ben attestata, difesa con passione, rassegnatevi: o il Cristianesimo è per forza quello, oppure non è vero.

È davvero una forzatura pretendere di trovare ogni risposta alle domande della fede (e non solo) nella lettera di un testo che non solo è breve ed essenziale, ma non potrebbe essere altrimenti. Discorso lungo che ci porterebbe lontano.
Sta di fatto che anche i protestanti più intransigenti sono costretti, se hanno un minimo di formazione, ad affidarsi ai Padri della Chiesa ed ai primi concili ecumenici per capirci qualcosa e trarne una dottrina coerente, con alcuni punti fermi in comune peraltro. Lasciando ad una fumosa e mai spiegata transizione (successiva?) il passaggio, inspiegabile e auto-squalificante, dalla mitica Chiesa delle Origini alla odiosa Chiesa Cattolica.

La fede e la dottrina cristiana si basano per costruzione sulla riflessione dei teologi, anche di parecchio successivi. E non di teologi alla moda, amati dal mondo. Di santi, spesso controcorrente rispetto al loro tempo.

I due ultimi dogmi proclamati, l’Immacolata Concezione e l’Assunzione, non sono che i frutti maturi di questo processo. Ma, come accennato, le loro origini vengono da lontano.

La riflessione, poi, parte da dati di fondo del testo il cui peso, tutt’altro che banale, non può essere negato, anche se ad una lettura frettolosa potrebbe sfuggire.
Dare ad una creatura come Maria il ruolo di madre di Dio è qualcosa di sconvolgente, difficile persino da pensare. La Scrittura di essenziale ci dice “solo” che è piena di Grazia. La grazia di Dio, che le reca doni unici. Vivere 9 mesi in simbiosi con Gesù, questa è una dimensione vertiginosa e per molti versi non ancora esplorata nella riflessione.

L’altro ragionamento da fare: se la natura corrotta di questo mondo è strettamente legata a ciò che siamo, peccatori… Il dare a Maria una purezza assoluta (libera dal Peccato Originale), unito al suo scegliere di continuare a tenersi sempre lontana dal peccato, porta ad una situazione speciale anche per la fine della sua vita, perché la morte e la corruzione dei cadaveri fanno parte di questa natura degenerata, di questo universo. Allora ci stava tutta che le venisse risparmiato questo affronto.

Sarebbe venuto in mente, a me, il dare alla Madonna anche questo dono in più, l’essere assunta in Paradiso, come una primizia? No, assolutamente. E penso valga lo stesso per la maggior parte di noi. Ma non abbiamo passato una vita a studiare, pregare e meditare sui misteri. E non siamo santi.
Poi, davvero la nostra conoscenza di tutto quel che poteva giungere a noi dal I secolo è più che frammentaria e lacunosa. Dunque non deve stupire più di tanto che le prime tracce che abbiamo di questa dottrina risalgano al IV secolo.
Ricordiamo però che oltre il testo dei manoscritti del NT esiste anche la testimonianza di altre fonti e dell’archeologia, e non si hanno tracce del sepolcro di Maria, che altrimenti avrebbe ragionevolmente dovuto occupare un posto di primo piano nel culto. Abbiamo solo chiese della Dormizione.

 

Troppo?

San Luigi Maria Grignion da Montfort scrisse:

E’ giusto e doveroso ripetere con i santi: De Maria nunquam satis 

e anche se, leggo, la frase latina da lui citata è attribuita magari a San Bernardo da Chiaravalle, ed esprime un sentimento diffuso, non si sa da dove l’abbia tratta.

“Di Maria non si può mai dire abbastanza”, ecco il motto. Sinceramente come frase non mi piace, rischia di alimentare equivoci ed esaltare degli ingenui pasticcioni. Eppure dovrò ben, in altra occasione, cercare nel mio piccolo di esplorare il ruolo unico, e specialmente oggi misconosciuto, di Maria nel piano di salvezza.

Per quanto detto prima, gli imbarazzi nostri, di fronte a questi misteri mariani troppo belli per essere veri e apparentemente non necessari, non hanno ragione di essere, perché questo culto è nei fatti, e dunque lo si può considerare inopportuno solo se non viene da Dio… e se davvero avesse prevalso l’errore allora saremmo dei poveri disgraziati, come diceva San Paolo: Gesù non sarebbe davvero risorto e la nostra fede sarebbe vana.

Il senso di soggezione forse lo proviamo nei confronti dei protestanti e degli scettici in genere, ma sostanzialmente la ragione è culturale: siamo abituati ad un mondo dove certe cose troppo cattoliche sono snobbate o derise. Ci accusano di trionfalismo ma in realtà ci nascondiamo nel sottoscala e se ci pestano un piede chiediamo scusa noi.

 

Tratta il tempo come un assoluto?

 

Oh, poi sarò magari solo io che ho sempre vissuto questo tipo di disagio, ma non vi ha mai fatto problema ogni discorso sul Purgatorio o sul Paradiso in cui si parla di defunti che “in questo momento” pregano, si purificano se del caso, magari ci guardano?

Oggi sappiamo che lo scorrere del tempo non è uniforme, non c’è un orologio comune per tutti gli oggetti di questo universo: se ti allontani abbastanza velocemente il tuo tempo scorrerà più piano. Ma anche per chi non avesse avuto cognizione della Relatività, sarebbe stato facile rilevare il punto: come puoi pretendere di avere un riferimento temporale in comune con i santi del Paradiso? Forse possiamo dire che anche in Cielo sono arrivati all’anno 2023?
E di conseguenza: se l’eternità quella è, che senso avrebbe dire che la Madonna arriva in Paradiso “prima”?

Ecco, se non ci liberiamo di questi riferimenti mentali cadremo facilmente in imbarazzo; finendo per dare -tra l’altro- per scontato che gli uomini di Chiesa queste questioni non se le siano poste. Sarebbe interessante vedere un esperimento filmato, qualche militante ateo che si piazza fuori le chiese all’uscita da messa e pone domande insidiose su questi temi: i fedeli cadrebbero come pere cotte, quasi tutti. Per questo c’è un enorme bisogno di formazione.

Bene, come minimo già Sant’Agostino (e siamo di nuovo nel IV secolo) si pose seriamente il problema del tempo, e fatta la tara al linguaggio e alla mentalità di un’epoca lontana, dà una risposta sorprendentemente raffinata e moderna. Il tempo non è assoluto, fa parte della creazione; non ha senso porsi il problema del prima. Dio è fuori da questo flusso, è oltre.

Aggiungerei: la nostra natura è lineare; per quanto la vita eterna promessa possa consistere in una trasformazione di ciò che siamo, non è affatto peregrino immaginare che noi si porti in questa realtà più grande, in qualche modo, alcuni aspetti del nostro essere: potrebbe sussistere, oltre la morte, una possibilità per noi di vivere anche dimensioni simili a quelle temporali. Perlomeno il Purgatorio, trattandosi di un processo di purificazione, ci sta tutta che possa magari avere uno sviluppo analogo a quello di una o più sequenze temporali, magari in parallelo.
E così potrebbe essere piacevole, opportuno, voluto… che alcuni aspetti dell’esistenza di chi sta in Cielo fossero vissuti in parallelo alle nostre vite terrene, in una vicinanza da fratelli. Come un’occasione, un dono, di fare un cammino comune, per trasmettere amore e condividere un particolare sapore del proprio essere.
Quindi una volta rigettato dalla porta il tempo assoluto, potrebbe rientrare dalla finestra l’idea di una comunicazione, vicinanza, tra il tempo e l’eternità. Rendere presente ciò che di per sé va oltre. Perché no? Stiamo solo parlando di congetture.

Bene, si dirà… Ma che c’entra Maria? In realtà il di più del corpo “già” risorto non complica il quadro, lo semplifica. Perché la risurrezione del corpo chiama in causa questo nostro mondo, con assoluta concretezza. Qui c’è un mentre: non c’è stato e non c’è alcun cadavere. La materia, il corpo di Maria non è qui.
Il nostro corpo, o quel che poi ne rimane, è immerso nello spaziotempo; ma non nel suo caso.

Torna la tematica del cristianesimo che non fugge verso un mondo delle idee, ma vuole valorizzare anche la partecipazione della materia al piano di Dio!

 

 

Privilegio?

Maria davvero è Regina. Ma ormai ragioniamo tutti da repubblicani, e non riusciamo più a digerire l’idea che ad alcuni sia dato più di altri. E se già tolleriamo a denti stretti il collega raccomandato, o il nato bene di famiglia ricca che ha tutte le porte spalancate, invece sembra proprio inaccettabile l’idea che un Dio di amore possa dare ad un essere umano come noi dei doni talmente sproporzionati.

I privilegi di Maria davvero tolgono qualcosa a te? Anzi, ti donano opportunità in più; ad esempio, di avere una figura materna, accessibile, nella dimensione del Paradiso, a cui fare riferimento.

Ma sono forse di cattivo esempio, perché nobilitano il concetto di privilegio, dando la scusa per sostenere l’opportunità della costruzione sociale chiamata monarchia?
In realtà aristocrazie, re ed imperatori sono sempre esistiti e non hanno avuto bisogno di scuse per legittimarsi. Al contrario, è proprio nel mondo cristiano che si è affermato compiutamente il concetto di democrazia, perché la radicale uguaglianza degli uomini davanti a Dio ha avuto conseguenze straordinarie, a gioco lungo. Persino oltre la naturale ritrosia -da conservatori prudenti- dei prelati in genere. E no, prevengo l’obiezione: la democrazia di Atene era un’altra cosa, perché non riconosceva l’essenzialità dell’uguaglianza tra le persone (c’erano gli schiavi, i cittadini liberi, e in posizione intermedia i meteci).
Del resto la democrazia è solo un limitato strumento per regolare alla meno peggio le vicende umane, su questioni politiche ovvero di difficile composizione (a causa di incertezze sul futuro e di interessi confliggenti). Come diceva Winston Churchill:

È stato detto che la democrazia è la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte quelle altre forme che si sono sperimentate finora.

Siamo noi che sbagliamo a dare un valore assoluto alla democrazia, come fosse un punto di riferimento oggettivo per la realtà.
Al contrario, un realismo cristiano mi fa dire che in certe epoche era davvero più opportuno (pensate, se non altro, in termini di praticabilità) affidarsi alla monarchia!

A maggior ragione non dobbiamo e non possiamo forzare lo schema democratico su altri campi, come la riflessione religiosa.

 

Ecco, Maria dunque è regina e ciò è molto bello. Assunta in Cielo e lì incoronata. Ah! Che meraviglia da contemplare. Suona alieno, difficile? Non l’avete contemplata abbastanza.

Ma ma ma… E i privilegi?
Ogni cosa al suo posto. L’insegnamento cristiano della pari dignità di tutti noi davanti a Dio è un cardine fondamentale non solo della nostra fede ma della nostra civiltà.
Ma non esaurisce il discorso: poi nella pratica ci sono storie ben diverse. Siamo TANTO diseguali. C’è chi nasce contadino e chi nasce imprenditore. E c’è chi non nasce. Che colpe ha lui per non avere alcuna possibilità di fare alcunché? E quelli che hanno una tara mentale congenita?

Ora swguitemi perché sembrerà che io parta per la tangente ma alla fine, spero, un senso emergerà.

Davvero, considerate, lo dico a voi ma lo dico a me stesso…

Potresti, tu, diventare santo? Ancora oggi, nonostante una vita mediocre condotta fino a qui? Sì. Potrei.
E allora, quanto distante sarebbe, la tua santità, rispetto a quella di un Sant’Agostino o di un San Francesco? Parecchio, ma si ragiona in gradi di bene, e non si vede alcuna invidia possibile qui.
Quanto è più grande Maria rispetto agli altri santi, anche i più grandi? Molto, sotto diversi aspetti. Ma riguardo alle azioni intraprese, un santo che non ha peccato quasi mai e ha fatto tante cose buone, non è poi esageratamente inferiore.
Dunque la tua distanza potenziale da Maria, se scegli di diventare santo davvero, non è così enorme, tantomeno scandalosa.

E adesso dimmi: qual è la distanza che passa da te ad un ragazzino che scava smeraldi a mani nude nel fango in Africa? E vuoi magari paragonarti a morti di fame, oppressi, vittime di guerre e pogrom di quasi qualunque altra epoca e luogo? O ad un sordocieco?
No, ammettiamolo. Il privilegio di Maria è meno scandaloso, sotto certi aspetti, in confronto al privilegio nostro.

E scusate se parlo di queste cose, in un’epoca fissata con il virtue signaling e con l’odioso “check your privilege”. Qui non stiamo parlando di propaganda sottilmente razzista, di slogan a spanne che sparano nel mucchio e identificano gruppi di persone (vittime oppure oppressori) arbitrariamente. Parliamo di “fortune” vere che abbiamo avuto.
Ci sono, e tante.

Perché nella sua degenerazione ed imperfezione, questo universo è così. Qualcuno diventa la Madonna, Einstein, Leonardo, Carlo Magno, e milioni di altri menano esistenze apparentemente inutili, per la sola sopravvivenza.
Pochi, fanno quasi tutto ciò che conta. In questo caos non si può negare l’esistenza inestirpabile di gerarchie, lotte, sbilanciamenti anche clamorosi. Ingiustizie, vere ed anche apparenti.

Non serve a niente urlare contro lo stato delle cose. Le rivendicazioni dei nemici del patriarcato, che vagheggiano di società radicalmente differenti, servono solo ad aggiungere altro caos.
Se sappiamo guardarci prima di tutto dentro, nella verità, per come siamo disgraziati, tutto questo non si può sostituire con un’illusione, uno schemino sociopolitico.

Recuperare un senso alla realtà, che non ci faccia più rabbia ed anzi ci affascini, si può solo fare trovandone una lettura diversa. Assaporandola.

Sapendo che c’è un posto per tutti ed è bello anche essere piccoli, fare la propria piccolissima parte.

La sofferenza non è per sempre, l’ingiustizia non è per sempre. Persino la puzza sotto le ascelle avrà una fine, ma in qualche modo le ascelle no.

 

E torniamo lì: l’Assunzione in corpo ed anima ci abitua ancora una volta ad apprezzare la redenzione, incredibile ed incomprensibile, della materia stessa.

Il Privilegio di Maria ci dice che nei piani di Dio non c’è il grigiore della simmetria, anzi! C’è tutto il profumo della diversità, la considerazione di un amore esclusivo da te, per te, che passa attraverso di te, nella tua rete di affetti, attraverso Maria… C’è un posto. Sei speciale, tu. Siamo speciali, assieme. Nello stesso modo e in modi diversi.

Se sull’onda di questo discorso penso quanto (quanto!) Maria sia speciale, mi commuovo, perché è bellissimo.
Ed è una ricchezza per tutti.

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