Fascismo, Immigrazione. Il veleno nella campagna elettorale

I crimini da prima pagina, il senso di insicurezza. Ormai tutto è reazione oppure reazione alla reazione.

 

Laura Boldrini e Roberto Saviano su Twitter fanno gli sciacalli sulla vicenda del pazzo razzista

Per i campioni del Progresso un crimine di stampo fascista stimola la produzione di dopamina.

 

Domani si vota. Queste elezioni dovrebbero segnare la sconfitta bruciante del PD e delle politiche imposte in questi anni, di resa incondizionata ed anzi entusiasta alla decomposizione della società italiana, sia sul piano economico che del tessuto sociale.
Non che le alternative politiche siano in grado di arrestarla. Ma oggi sembra già un passo avanti non vantarsi orgogliosamente dei progressi raggiunti nel far scivolare una società avanzata nel caos.
Purtroppo la voglia di reazione è stata in gran parte incanalata verso il Movimento 5 Stelle, una alternativa che non è alternativa (confusamente in linea con i potenti
à la Soros) e che in più si fa campione di ignoranza e cialtroneria.

Sentendo arrivare la bocciatura degli elettori, si è cercato un facile argine nella demonizzazione dell’avversario. Che a sinistra è un evergreen.

Il risultato è stata una campagna elettorale isterica, da scontro finale, dove alle grida contro il risorgere del fascismo hanno fatto seguito scontri di piazza e violenze assortite. Con tanto di attacchi alla polizia, verbali e fisici.

 

Il mostro.

Proviamo a riflettere a mente fredda sul senso dell’ondata di indignazione antifascista che ha spazzato l’Italia nelle ultime settimane. Focalizziamoci sull’evento più eclatante.
Sabato 3 febbraio a Macerata (come sanno ormai anche le pietre) un pazzo razzista, tale Luca Traini, ha sparato della sua auto contro un gruppo di immigrati neri, fortunatamente senza causare morti.

Troppo bello per essere vero. Il cattivo perfetto, da sbattere in prima pagina per urlare al popolo: “Se non vi unite al coro e non pensate come vi diciamo noi, siete proprio come lui!”

Testa pelata, tatuaggio sulla tempia a tema nazista, uno sbandato carico di odio che oltretutto al momento dell’arresto ha fatto il saluto fascista avvolto nel tricolore. Peggio che in un fumetto grottesco. Dulcis in fundo, è stato candidato alle elezioni per la Lega Nord!

 

Inevitabile. I vari Boldrini, Saviano e compagnia, italici censori in servizio permanente effettivo, si sono fatti sentire: ha stato Salvini!
La colpa, ovvio, è dei fomentatori di odio, degli xenofobi che si oppongono all’immigrazione incontrollata, in primis del segretario della Lega, partito di cui addirittura il teppista sarebbe un esponente!

I due non hanno bisogno di presentazioni.

Laura Boldrini è la mediaticissima Presidente (anzi, Presidenta) della Camera del Parlamento uscente, capace di stravolgere il proprio ruolo istituzionale trasformandosi in una acida maestrina sempre pronta a rieducare e correggere; protetta da una occhiuta sorveglianza di polizia che interviene a scovare e punire chiunque osi criticarla in maniera men che urbana nel web (Facebook stesso in caso di denunce per violenze verbali normalmente si rifiuta di collaborare all’individuazione colpevole, appellandosi alla libertà di espressione, ma nel suo caso ha fatto una eccezione).

Roberto Saviano poi è lo scrittore campione di conformismo e disinvolto nel creare falsi presentati come verità assoluta. Saviano per aver pubblicato un romanzo di successo sulla mafia è diventato famoso e si è ritagliato il ruolo di paladino dell’antimafia, sotto scorta e con residenza a Manhattan. Il classico intellettuale che non vive il mondo reale ma se lo inventa pontificando dai salotti giusti, da lontano, e così sui media assorbe e fa suo lo spazio che avrebbe dovuto essere dedicato ai problemi veri e a chi li combatte.


Del resto la scorta come status symbol sembra il vero elemento comune tra Saviano e Boldrini (la carica istituzionale con la scorta più imponente, tanto da suscitare le proteste dei sindacati di polizia).

 

Il mostro della Lega?

Voglio perdere un poco di tempo per analizzare il caso, nonostante il rischio di essere etichettato per ciò che non sono. Non desidero essere associato alcun partito politico, inclusa la Lega di cui chi legge potrebbe pensare io stia imbastendo una inutile difesa d’ufficio (specialmente nello scenario attuale, più che decidere chi preferire votare si tratta secondo me di fare una scrematura dei partiti secondo gradi di disgusto).

Capire è importante perché sono queste le occasioni in cui si tocca con mano la pericolosità sociale degli indignati di professione.

Nella vicenda ci sono ancora dei punti oscuri, ma questo conta poco, dato che sto discutendo delle reazioni malate di chi ha una posizione di potere e la usa per spingere ancora più a fondo la rivoluzione culturale. E quindi il terreno di scontro è limitato alle notizie di dominio pubblico.

 

Traini è stato, sì, candidato della Lega alle elezioni amministrative 2017, a Corridonia vicino Macerata. Ma aspettate un momento. Rappresenta la Lega?
Andiamo a vedere come si sono svolte quelle elezioni. Conoscere il contesto è in questo caso un’operazione anche facile (trattandosi di dati pubblici), ma che il giornalista, interessato alle posizioni stereotipate e non ai fatti, evita proprio. Per fortuna ci son qua io.
I votanti furono 7775 in totale; la Lega prese la bellezza di 278 voti; Traini ricevette 0 voti (zero).

La Lega Nord ha (aveva) pochissimo appeal al Centro-Sud, e anche se qualche elettore può scegliere il simbolo come atto di protesta senza darsi troppo pensiero, fino a poco tempo fa era ben diverso rendersi riconoscibile al Sud come un rappresentante del partito del Nord. Difficile trovare dei rappresentanti quindi.
Il gioco elettorale, nella sua finzione formale, prevede lunghe liste di “candidati” che non significano nulla.
Nel caso in questione ciascuna delle 9 liste in corsa (…) a Corridonia poteva presentare fino a 16 nomi. Praticamente un candidato ogni 54 votanti!

Se fai una lista corta l’elettore già a colpo d’occhio, guardando i manifesti, capisce che rappresenti un partitino minuscolo senza vere possibilità. Ecco la spinta a allungare il brodo in qualunque modo.
In quell’elezione la Lega presentò 15 candidati, di cui 3 -incluso questo Traini- a zero voti; del resto solo in 5 raccolsero più di 9 voti.

Chiunque può essere candidato per qualunque partito, basta che si presenti al momento giusto in una realtà piccola, che prende dentro chi capita tanto per fare numero.

In Italia ci sono quasi 8000 Comuni. Immaginate quanto possa essere rappresentativa una realtà di provincia dove un partito maggiore, fortissimo altrove, raccoglie solo una manciata di voti.

Ci può essere stata una leggerezza da parte di qualche rappresentante locale della Lega nell’accoglierlo, magari facendo finta di non notare qualche atteggiamento non proprio sano. Ecco, sarebbe bello si prendessero le distanze anche dalle battute scherzose razziste, dagli slogan da “duri”. Ma ricordiamoci che passa un abisso tra l’essere inadatti alla politica, persone sgradevoli con idee dannose più o meno apertamente confessate, ed invece il fare una strage.
Dalle testimonianze pare che Traini, già in cura da uno psichiatra, avesse preso una china ancora più preoccupante negli ultimi mesi. Difficile dire ora quanto potesse apparire pericoloso in precedenza.

Ricapitolando, qual era dunque il legame tra questo tizio e la Lega Nord? Il collegamento dato dalla partecipazione alle elezioni è puramente formale, insignificante.
Rimane una comunanza di intenti, nel fermare l’ondata dell’immigrazione.

 

Perché godono quando ci sarebbe da piangere.

Un vecchio trucco, il gioco perverso degli indignati: pretendere di sovrapporre e confondere i comportamenti ed il pensiero di chiunque si opponga alle loro politiche. Non importa che Tizio sia un violento, Caio un ingenuo visionario, Sempronio una persona ragionevole che osserva la drammaticità degli eventi e cerca una soluzione. Sono accomunati dall’osservazione del crollo di una civiltà, si oppongono in vari modi, perciò chi è impegnato attivamente a farla crollare può affibbiare a tutti le colpe che sono invece solo del violento. Così protegge il suo progetto di Progresso da critiche.
Fare di ogni erba un fascio, dando il massimo della visibilità agli estremisti.

Tattica applicata con successo a tutte le latitudini. Basti pensare agli USA, dove per Democratici e grandi media fa gioco enfatizzare il ruolo dei white supremacists, di qualunque gruppuscolo rappresenti il nemico ideale. Occasioni ghiotte.
Cercando ad esempio di dare a Trump la colpa degli scontri di Charlottesville (un morto ad una manifestazione “Antifa” ucciso da un razzista bianco, evento eclatante proprio perché del tutto anomalo) perché il Presidente diversamente arancione non ha risposto nel formato corretto alle domande (ovvero non ha detto che tutti quelli di destra presenti alla manifestazione per la rimozione della statua del Generale Lee sarebbero stati, proprio come dice la vulgata giornalistica, i cattivi).
Gli Stati Uniti. Dove dopo ogni strage (purtroppo ormai frequenti) se non è possibile mettere una bandierina sul colpevole dichiarandolo legato ai Repubblicani, si passa subito a condannare il possesso di armi, creando dunque artificialmente una opportunità per sfruttare politicamente il sangue versato, mettendo il partito di destra nella parte dei cattivi (dato che vogliono sia sempre garantita la libertà di possedere armi, come sancito nel Secondo Emendamento della Costituzione).
Gli stessi media sono però travolti dalla prudenza quando il colpevole è un musulmano; in quei casi si concentrano subito sulla paura di reazioni contro i poveri musulmani innocenti. E se il colpevole è chiaramente di sinistra, come quando a giugno scorso in un campo da baseball un fervente Democratico ha sparato più di 70 colpi di pistola e fucile contro un gruppo di parlamentari del Partito Repubblicano che si allenavano per una partita di beneficenza, ferendone parecchi tra cui gravemente il Senatore Scalise, si cerca di minimizzare; del resto passano lisce, come niente fosse, le tante manifestazioni di piazza con scontri, feriti e vandalismi assortiti di gruppi come gli Antifa o Black Lives Matter.
Da una parte dell’arena politica vabbé qualcuno sbaglia e trascende, ma proseguiamo oltre, in fondo quelli che pestano e distruggono hanno delle ragioni valide. Dall’altra parte invece il singolo squilibrato diventa l’emblema di un’intera area politica, anche se viene da subito “condannato” e riconosciuto come estraneo…

 

Ma torniamo al caso oggi in esame. All’Italia.

Quanto più spinto il “progresso” fatto di sostituzione della popolazione, degenerazione in gruppi di tribù separate, mercificazione della persona, scomparsa dei valori e difesa dell’illegalità, tanto più probabile la reazione esasperata dalla popolazione. Che NON è la stessa cosa che essere violenti.

 

Ecco dunque la chiave di lettura del supremo godimento degli indignati di fronte ad un fatto di sangue.
Dentro di loro c’è una vocina che dice: “Non c’è nessuna emergenza fascismo. Lo sai che non è vero, lo sai che i tuoi avversari politici non sono violenti razzisti. I veri violenti, carichi di odio, sono pochi e non rappresentativi.”
Ma zittire quella voce interiore, negare la verità diventa un sacro impegno, un gesto generoso di totale dedizione alla causa ideologica. Causa che definisce l’essere i buoni al di là del bene e del male.
Nell’impegno militante si nasconde un conflitto interiore, il dover fare i conti con la paura di dover riconoscere di aver vissuto una menzogna.

Ecco la scarica di dopamina nei centri di piacere del cervello. Attraverso un collegamento incidentale, come la candidatura di Traini alle elezioni con la Lega, possono urlare a sé stessi ed al mondo: “Finalmente una conferma alla mia allucinazione!”

 

Questo gioco pericoloso, a polarizzare sempre più l’opinione pubblica, sta però trasformando gli “Al lupo, al lupo!” in profezie autoavveranti.
Insisti insisti, la gente dovendo scegliere per forza tra la resa di una civiltà e il presunto fascismo, sempre più spesso sceglie il fascismo.

E forse è per questo, notate bene, che nei giorni e settimane successivi la vicinanza tra Traini e la Lega, prima sbandierata con soddisfazione, non è stata più discussa. Eppure si è continuato a parlare parecchio della vicenda.
Ma forse i sinistri si sono resi conto che stavano ottenendo l’effetto opposto a quello desiderato.
Avvicinare la gente alla figura del pistolero preso da raptus, che in una società che si appresta a diventare balcanizzata e divisa in tribù in costante guerra civile, almeno ha sparato alla tribù avversaria.

Questo inquieta pure me.

 

Ma parliamo del movente. Pamela

Nelle ultime settimane la notizia che più ha scosso il pubblico è stata il ritrovamento, sempre a Macerata, del cadavere di Pamela Mastropietro, una bella ragazza diciottenne con problemi di droga.
Fatta a pezzi e messa in due valigie, i resti sono stati lavati accuratamente con abbondante candeggina eliminando tracce di sangue; alcune parti mancano.
In particolare l’asportazione di almeno parte dell’apparato genitale, sommato al trattamento detto, inizialmente sembrava potesse rendere impossibile dimostrare le cause della morte, e se era stata anche stuprata.

Arrestato quasi subito Innocent (…) Oseghale, spacciatore nigeriano senza permesso di soggiorno. Visto mentre portava le valigie, a casa sua c’erano abbondanti tracce della macabra macellazione, inclusi gli abiti insanguinati della poveretta.

Nei primi giorni, prima dell’autopsia, il GIP aveva incriminato Oshegale solo per aver nascosto il cadavere facendone scempio (crimine minore), ma non dell’omicidio perché si poteva sostenere che la giovane fosse morta a casa di Oshegale per una banale overdose. Non c’erano indizi sufficienti, ci dicevano i media. I resti potevano essere stati trattati in maniera tale da rendere impossibile trarne informazioni decisive.

Il grande interesse -ed anzi la rabbia- del pubblico nel seguire questa vicenda nasce da qui: l’autore (probabile) di un crimine efferato sarebbe stato riconosciuto solo colpevole indirettamente della morte della poveretta, attraverso la droga che le ha fornito (cosa per cui se la caverebbe di fatto senza pagare) nonché di occultamento e vilipendio di cadavere, per cui rischia solo una condanna a tre anni.

In un Paese dove la delinquenza sembra fuori controllo, l’illegalità non perseguita o punita con pene irrisorie, con una giustizia a due velocità che diventa severa e pignola coi cittadini (che si tratti di legittima difesa o di licenze per un negozio)… ebbene in quei giorni si è diffusa l’impressione che ormai anche chi compie omicidi mostruosi e selvaggi può uscire di galera quasi subito. Perlomeno se ha il colore della pelle giusto.
Erano già partiti alcuni opinionisti di sinistra, di quelli che la sanno sempre più lunga del popolo, a spiegarci che probabilmente era stata una morte per overdose; poi lo straniero temendo di finire male aveva cercato disperatamente di occultare il cadavere, ma i beceri demagoghi di destra avevano già creato un clima da caccia alle streghe, immaginando esecuzioni truculente con contorno di cannibalismo.
Al solito, non credete a cosa vi sembra ragionevole, ascoltate gli esperti.

 

E’ stato in questo clima di frustrazione generale che una persona mentalmente instabile come Traini (si vantava di essere stato classificato come borderline) ha pensato, nella sua follia, di andare a dare una lezione a quelli del branco opposto, sparando ai “compagni” del colpevole, altri africani.
Capire le cause di un crimine non significa affatto giustificarlo.
Il giovane problematico aveva avuto storie d’amore con ragazze drogate come Pamela (forse cercava un riscatto alle proprie insicurezze nel cercare donne deboli da “salvare”); magari ha rischiato di incontrarla per la via, mentre la poveretta lasciava la comunità di recupero tossicodipendenti locale. C’è stata una identificazione forte con la vittima.
Nessuna giustificazione possibile, se pure avesse sparato ad Oshegale e non a persone prese a caso.
Ma non possiamo stupirci: la strada intrapresa non può che scatenare questo tipo di reazione!
Il fatto che la violenza sia ingiustificabile non rende saggio il proseguire a testa bassa.
Così se ne creano mille e mille, di Traini, accanto peraltro a immigrati animati a loro volta da risentimento anti-occidentale e/o parte di una gang su base etnica.
Macerata era una tranquilla e sonnacchiosa cittadina di provincia, dove non succedeva mai niente. Oggi vive la realtà di una prepotente delinquenza straniera, anche organizzata, legata ad un giro imponente di spaccio di droga. Troppi sbandati inseriti tutti assieme in un territorio che non avrebbe potuto che essere impreparato.
Le reazioni possono essere stupide e sproporzionate, ma certamente non sono imprevedibili.

 

Nodi al pettine

È interessante notare come col passare dei giorni i particolari che si sono aggiunti a questa vicenda, attraverso autopsie e nuovi arresti, sembra abbiano confermato le impressioni istintive della gente. Vedi a volte i pregiudizi…
Sembra ormai certo che abbiano partecipato al crimine anche due altri spacciatori nigeriani, Desmond Lucky e Lucky Awelima, e che nell’ambiente locale degli spacciatori si sia cercato di coprire gli autori del delitto. Un quarto colpevole pare sia riuscito a fuggire. Il branco c’è.

Poi si inizia ad ammettere a mezza voce che, sì, in Italia la mafia nigeriana sta diventando potentissima.
Gestisce vari traffici, dalla prostituzione alla droga, si impone con ferocia anche attraverso rituali voodoo pensati per impressionare le vittime e che possono includere asportazione di organi e cannibalismo.

I medici della Polizia Scientifica parlano di una procedura di smembramento del corpo impressionante, lunga e laboriosa, mai vista prima, che presuppone una notevole conoscenza.

C’è un fatto strano: pare proprio che col passare del tempo le prove a carico dei tre siano lievitate in maniera sorprendente, come se il dato medico-legale tendesse ad allinearsi all’indignazione dell’opinione pubblica. Ma rovesciando il pensiero di Andreotti dirò che a pensare male spesso ci si sbaglia, quindi prendiamole per buone.
Prima si disse che mancavano alcune parti del corpo, poi ci hanno comunicato che non era più così (sarebbe a dire, non si sono mangiati nulla; ma sempre ci si deve rifare a notizie filtrate attraverso un mediatore giornalista, con tutte le incertezze del caso). Spuntano segni di un colpo alla tempia e di coltellate al fegato, finalmente dichiarate la causa della morte.
Nonostante la famosa abbondante candeggina, addirittura dicono di aver trovato una traccia di saliva sul seno (che confermerebbe anche lo stupro).

 

Traiamo qualche conclusione.

Un gruppo che compie un crimine efferato, inconcepibile, non ci parla di un evento incidentale ed occasionale.

Il pazzo isolato è capace di tutto, lo sappiamo, ma 3-4 persone che agiscono di concerto dimostrano la presenza di un retroterra culturale. Macellare gli esseri umani presuppone una mancanza di civiltà che è duro dato di fatto, arretratezza socialmente condivisa, di cui assolutamente dover tenere conto.

Ci sono solo due spiegazioni ragionevoli, a questo punto.
-L’omicidio si può ricondurre alla mafia nigeriana, con tanto di macabri rituali.

Ovvero. L’espandersi di un regno di terrore selvaggio.

-Oppure, e penso sia la spiegazione un poco più probabile, Pamela è stata uccisa da persone (criminali incalliti) che semplicemente non hanno il senso del valore della vita umana; forse inizialmente doveva essere solo uno stupro, ma il senso di potere e di rivalsa ha trovato uno sfogo in tutto quello che è seguito.
Lo smembramento sarebbe stato anche il tentativo di cancellare le prove, ma richiedeva comunque una familiarità coi riti macabri di cui sopra.

 

In entrambi i casi non si può fare a meno di notare una realtà che si sta sviluppando davanti ai nostri occhi, davvero simile a tante storie analoghe in giro per l’Europa e per il mondo.
Il male qui c’è. Un travaso di umanità forzato, troppo intenso e veloce, porta il regresso grave ed inesorabile dove inizialmente c’era una società avanzata. Questo tipo di immigrazione è distruttiva. Gli eventi che fanno più parlare sono solo la punta dell’iceberg.

 

Ascoltateli, i pregiudizi

 

Da un lato il grande partito virtuale dei pregiudizi. Dall’altro il progresso.

-Chi coglie confusamente, d’istinto, un allarme per una trasformazione sociale distruttiva, esprimendolo in maniera magari grezza, attaccandosi anche morbosamente al singolo episodio eclatante o al proprio piccolo orizzonte personale, magari reagendo male. Sono quelli che dicono: “non vogliamo essere invasi dai selvaggi”. Spesso ricorrono a contrapposizioni forzate e volgari, che fanno scadere il discorso, tipo: “I terremotati italiani sono ancora nelle tende al freddo, i clandestini invece se la spassano in albergo”.
E sbagliano le statistiche. Possono credere a fake news pensate per fare presa sull’emotività.

-E poi gli altri, quelli evoluti, a scagliarsi nobilmente contro i pregiudizi. Salvo adottare pregiudizi opposti, positivi, ma a quel punto nemmeno motivati, se non dal “dovere di pensare” nel modo più aperto ed inclusivo.
Questi le notizie le controllano proprio. È un insieme artefatto di dati reali o quasi, presentati nel modo giusto, nascondendone altri.
Vivono di ricatti morali. Si sentono superiori coll’ottenere l’approvazione dei loro pari.

 

Comandano i buoni.
E così arriviamo ad assurdi come la storiaccia di Rotherham, in realtà caso non isolato (e probabilmente non concluso) di una cittadina inglese sconvolta da gruppi di giovani musulmani che stupravano ragazzine: almeno 1400 vittime nell’arco di molti anni (!), nel silenzio complice delle autorità, perché per troppo tempo nessuno volle vedere, denunciare e passare così per islamofobo. Pazienza che l’unico pregiudizio religioso, ed intenso, era invece dei criminali islamici verso le vittime occidentali.
La finzione politically correct arriva a livelli tali di perfezionamento che si sviluppa una sorta di cecità selettiva: autorità britanniche che brancolano nel buio, dichiarano di non saper spiegare la ragione delle ultime statistiche che parlano di un incremento del 20% degli stupri nell’ultimo anno a Londra…
Ma chissà, sarà colpa delle macchie solari…

 

Si potrebbe continuare con gli esempi, in Italia e non.
Ricordate l’omicidio di Fermo di luglio 2016? L’autore, Amedeo Mancini, ultrà già noto alle Forze dell’Ordine (eppefforza, fai l’ultrà della Fermana…) e già sottoposto a Daspo, descritto poi dai giudici del Tribunale del Riesame come “soggetto dotato di spiccata capacità delinquenziale” (si diceva una volta un poco di buono).
Tutto inizia da Mancini che lancia un insulto razzista ad una coppia di nigeriani; Emmanuel Chidi Namdi che reagisce con le cattive, picchiandolo. Tra l’altro sradica il palo di un cartello stradale e lo usa per colpire il Mancini, ex pugile dilettante, che reagisce (non aspettava altro!)
Namdi colpito da un pugno cade male e battendo la testa sul marciapiede muore.
Per giorni, anche grazie alla testimonianza interessata della compagna di Namdi sopravvissuta allo scontro, i giornalisti hanno ricamato sulla vicenda, disegnando un quadretto in bianco e nero (è il caso di dire), privo di sfumature: da una parte vittime innocenti, ferventi cattolici, scappate da Boko Haram, dall’altra la furia cieca del razzista che avrebbe attaccato, divelto il palo, massacrato di botte, fatto tutto lui.

 

Blog e social ribollivano di attivisti che volevano distruggere l’immagine pubblica di una testimone oculare che semplicemente aveva osato dare una versione favorevole al Mancini, contro la narrazione a senso unico pompata dai media.
Laura Boldrini anche in quell’occasione era in prima linea a schierarsi contro i cattivi italiani razzisti. A guidare assieme alla Boschi la delegazione del Governo al funerale. Poco dietro di loro, in veste meno ufficiale, un gruppo di rappresentanti della mafia nigeriana, di cui secondo Il Giornale pare che Namdi facesse parte. Stante la limitata affidabilità del Giornale, la notizia potrebbe essere una voce infondata. Propenderei per una mafia nigeriana che in quel caso ha voluto esserci per dare un segnale, fare sentire il proprio peso a chi sa cogliere, anche se il morto non ne faceva parte. Comunque sviluppo significativo.
Mancini se l’è cavata con poco, una pena patteggiata a 4 anni di domiciliari. Perché in Italia persino il cattivo che sta dalla parte sbagliata non rimane in carcere a lungo.
Una brutta storia, dove davvero i buoni non si trovano.

Ma ci rendiamo conto che nel nostro paese è vietato chiamare clandestini i clandestini? Con tanto di sanzioni per politici e giornalisti che non si allineano!
Anche grazie ad un bell’escamotage: chi arriva clandestino presenta subito una domanda di asilo politico, sapendo benissimo che non avrebbe alcun titolo per farlo, e le autorità italiane, compiacenti, lo ospitano per uno o due anni come fosse un perseguitato politico che non potrebbe tornare al proprio paese senza rischiare…
Finita la lunga attesa dell’asilo gli si dà un bel foglio con su scritto “penseremmo che te ne dovresti andare eh, poi vedi un po’ tu”.

 

Alla fine ha ragione il pregiudizio. Ha ragione. Mettetevelo in testa.
Se una persona proveniente da uno di quei paesi disgraziati, arretrati ed in cui nessuno vorrebbe vivere (che Donald Trump ha indicato con un’espressione colorita) viene a casa vostra e voi dimostrate di trattarlo in maniera differente, come a dare per scontato una sua pericolosità o inferiorità, siete davvero dei buzzurri, xenofobi, schiavi dei pregiudizi. Vi meritate tutte le reprimende dei moderni retori.
Ma se invece 100mila persone arrivano nel giro di pochi anni dallo stesso paese fallito di cui sopra, se sostenete che portano l’inciviltà e creano un grave problema, avete ragione!
Perché? Perché non è giusto generalizzare! Ognuno risponde per sé. Non potete trattare il vostro prossimo come se fosse semplicemente un numero, appiattito su di una categoria.
Ma invece quando si tratta di cavolo di statistiche, di intere popolazioni, è giusto e logico generalizzare, valutando il comportamento medio! Specialmente quando non si fa alcuna selezione e chi arriva passa attraverso il traffico illegale di persone.
Di che stiamo parlando?

Quattro delinquenti per un omicidio bestiale non ci dicono cos’è la Nigeria, tantomeno ci dicono qualcosa di chi viene da laggiù. Si tratta ancora di un caso isolato, anche se stimola le fantasie insane di tanti.
Ma il quadro generale di come vivono, che abitudini e valori esprimono gli immigrati da una certa realtà sociale va valutato con attenzione, riconosciuti i problemi. Fermate le corse in avanti prima di arrivare alla guerra civile!

 

Parentesi: è evidente che in tutti questi discorsi la razza non c’entra nulla. Non sono i cromosomi o il colore della pelle che cambiano qualcosa, ma la cultura da cui traiamo la nostra visione delle cose. Sbagliano, per profonda ignoranza, i pochi -in rapido aumento- che covano sentimenti razzisti, facendo una generalizzazione sbagliata.
Ma sbagliano anche, per stupidità abissale o calcolo cinico, quelli che ogni tre per due gridano al razzismo per delegittimare chiunque lamenta un problema culturale.

 

Le reazioni

Forse, si potrebbe sostenere, sto dedicando troppo spazio a questo doppio caso di cronaca nera ed alle strumentalizzazioni politiche, allo scenario decadente. Scenario dove chi non grida contro il pericolo fascista piuttosto condivide su FB foto di Pamela con sotto “votate anche per me che non posso più farlo”.
O forse invece serve soffermarsi sulle ramificazioni.

Non solo i Boldrini e Saviano che aprono l’articolo, ma tutta una catena di sinistri ed istituzionali, dal Presidente del Consiglio al Presidente del Senato Pietro Grasso (ahimè spiace anche per il cognome ma almeno non siamo parenti…), hanno voluto far sentire la loro voce contro il mostro di Macerata lanciando l’allarme fascismo, glissando invece su crimini commessi da altre categorie di persone.

Ma anche a livello internazionale la macchina delle reazioni ha lavorato a pieno regime:

-lo spietato dittatore turco Recep Tayyip Erdoğan ha avuto la faccia di denunciare questo episodio di cronaca nera locale adoperandolo come scusa per tirare in ballo l’Islam nel ruolo di vittima. Nel frattempo bombarda civili curdi e cristiani nel nord della Siria coperto dal silenzio assordante dei media occidentali, ma che vuoi che sia.

-Frans Timmermans, vice presidente della Commissione Europea, ha rilasciato l’immancabile dichiarazione di circostanza. Per lui la vittima diventa l’Europa, coi suoi valori comuni. Ok, lo so, nemmeno voi lo avevate sentito nominare, ma è significativo che ad approfittare del caso per catechizzarci si muovano subito anche gli euroburocrati.

-Lo stesso Saviano ha potuto scrivere anche sulle colonne del Guardian di Londra del clamoroso pericolo fascismo, contro il quale mobilitarsi.

-Il 10 febbraio, giornata della Memoria per le vittime delle foibe, i soliti noti dell’area della sinistra hanno inscenato una marcia antifascista a Macerata, e dal corteo sono partiti cori “Ma che belle le foibe da Trieste in giù”.

La Boldrini commentando la manifestazione si è guardata bene dallo stigmatizzare l’episodio, dicendo anzi di quel corteo:

[…] a Macerata l’Italia democratica si fa sentire!

-L’avvocato di Desmond Lucky, uno dei tre arrestati nel delitto di Macerata, quando ancora l’inchiesta sembrava lasciare ampie possibilità di sfangarla per il suo assistito, maramaldeggiava così con i giornalisti: “Scrivete che hanno trovato le impronte di Salvini e Meloni”.
Ovvero: nell’appartamento degli orrori ci sarebbero state moralmente le impronte dei leader dei due partiti che si oppongono all’ondata di immigrazione.
Un rovesciamento dei ruoli tra causa ed effetto talmente straordinario e spudorato da far riflettere, sul livello raggiunto. Politicizzare a senso unico, come valida strategia di difesa per un criminale. Ma anche qui non si inventa niente, in America sul giocare la carta della persecuzione razziale si sono costruite tante difese efficaci di assassini indifendibili.

-John Oliver, comico inglese che oggi conduce la trasmissione di pseudoinformazione satirica forse più popolare ed efficace negli USA, ha presentato le elezioni italiane secondo una serie di cliché. La Lega Nord diventa -nella rapida narrazione scherzosa ed indignata, che non lascia il tempo di capire- il partito di cui Traini è perfetto rappresentante. Oliver è l’unico a notare la storia degli 0 voti perché per lui rappresenta un buono spunto comico, tanto il suo pubblico non riesce a calarsi nel meccanismo elettorale perverso italiano e capire che l’essere stato candidato non prova nulla.

-Violenze di piazza assortite. Qualcuna anche in direzione opposta, ma le più scatenate ad opera di Antifa contro avversari politici o contro la polizia. Si parla di più di 70 episodi in un mese.

Lavinia Flavia Cassaro, la maestra dei centri sociali che insulta i poliziotti

Con in mano una bottiglia di birra (prodotta da una grande multinazionale) e in tasca un posto da dipendente statale che credeva sicuro, questa insegnante esagitata, figlia dei Centri Sociali, è diventata il vero simbolo del clima di questi giorni. Urla tutta la sua rabbia contro i poliziotti. Antifascista. Antisistema. Sono i formatori delle nuove generazioni.

Caso emblematico il poliziotto ferito ad una gamba a Torino da una bomba rudimentale caricata con chiodi e bulloni.

La demonizzazione dell’avversario politico, insistita, portata avanti con la complicità dei media. Non poteva non venirne fuori questa ondata di odio e violenza.

Fin dove volete arrivare?
Certo, se scateni il fascismo tutti avranno bisogno di te, come antidoto ufficiale al fascismo.

 

 

Siamo in una farsa, ma non si ride.

Ricordi d’infanzia. Nel film del 1984 il Ragazzo di Campagna con Renato Pozzetto, il protagonista ad un certo punto riceve dalla Polizia il Foglio di Via, ovvero l’ordine legale di lasciare la città (Milano) e tornarsene al paesello natio nel contado perché non ha un lavoro né mezzi di sostentamento. Certo, si tratta di un film che gioca anche sugli anacronismi per migliore effetto comico (tipo i contadini che hanno come unico svago il sedersi a veder passare il treno), ma ci parlava ancora di una realtà credibile, presente al vissuto di molti degli spettatori. Cambiato davvero è il mondo!
Siamo passati nell’arco di una generazione dal considerare normale che le Forze dell’Ordine costringessero un Italiano in Italia a spostare la sua residenza di qualche decina di chilometri per il solo fatto di essere disoccupato, ad accettare invece passivamente l’ingresso nel Paese (per vie illegali e a rischio della vita) di centinaia di migliaia di stranieri ogni anno, in grande maggioranza giovani maschi atletici lontanissimi dalla possibilità o dalla volontà di integrarsi, inizialmente parcheggiati a poltrire per qualche anno all’interno di un sistema di centri di accoglienza (grande business in nome della solidarietà, gestito con larghezza perché paga Pantalone), in genere inadatti ad un impiego (salvo bassa manovalanza gestita ai limiti della riduzione in schiavitù) ma esposti ad essere reclutati dalla criminalità organizzata. 

L’Italia è un paese in gravissimo e rapido declino, dove le imprese chiudono, si fanno sempre meno figli, la disoccupazione aumenta, sempre meno giovani si laureano e le forze migliori se ne vanno. Gli Italiani emigrati sono arrivati nel 2016 a grossomodo 250mila l’anno, in buona parte laureati o lavoratori qualificati. In pratica (semplicemente con un conto a spanne considerando la popolazione totale) se conosci circa 200 persone, in media nel 2016 uno dei tuoi amici se n’è andato a cercar fortuna all’estero.
Per capire la portata, lo shock che rappresenta questo fenomeno, ricordiamoci che l’Italia è uno dei paesi del G7.
Passi ancora per uno dei più ricchi al mondo. Ma senti il crollo avanzare.

Ecco, in questo scenario, in attesa di un default dello stato con fallimenti a catena di banche, si spinge per una massiccia trasfusione di sangue fresco: giovani arrabbiati, che arrivano con il miraggio di fare fortuna facilmente mentre non hanno i mezzi per inserirsi.

Ai quali raccontiamo oltretutto la pesantissima bugia autolesionistica che loro sono poveri e noi ricchi solo perché l’Europa, razzista e coloniale, li aveva sfruttati.
Figurati quante probabilità hanno di capire che non è così, quando siamo i primi a darci addosso.
E quindi immagina quanto facilmente vorranno integrarsi coi presunti persecutori privilegiati.

Guardate che fine sta facendo il Sudafrica dopo l’Apartheid: uno stato sempre più fallito, in preda alla delinquenza, dove i bianchi vengono attaccati, privati dei diritti civili e massacrati sadicamente, in nome del razzismo a parti invertite. Finirà male.

 

Chi è lo sciacallo?

Nell’era dei social il mondo dell’informazione è mutato perché le notizie e i commenti che vincono sono quelli che diventano virali, che vengono condivisi tantissimo. La selezione è completamente diversa da quella che un tempo avrebbe potuto svolgere un direttore di giornale.
Nessuno condivide un contenuto perché pensa “Sì, molto informativo, interessante!”
Si diffonde ciò che provoca piacere.

 

In questo senso la pornografia del dolore di un seguace di Salvini che si inalbera per Pamela e “tutti i crimini degli immigrati” è equivalente a quella di un emulo della Boldrini che si ribalta per Traini e i “rigurgiti di fascismo”.

Ma c’è una differenza importante.
Anche se si può sempre sbagliare e trascendere il punto di partenza è radicalmente diverso.
Da una parte c’è un sogno irrealistico fatto pagare sulla pelle di tutti, forzando la mano.
Dall’altra c’è la reazione al problema.

L’amara soddisfazione di essere riportati alla realtà da fatti tragici non equivale alla malata soddisfazione di strumentalizzare qualche atto di follia per poter continuare a dividere le persone.

Senza gli Oshegale non ci sarebbero i Traini.

 

Il cuore dell’attuale lotta politica.

C’è poco da stare allegri. Non esiste in Italia una forza politica che abbia un programma sensato sul piano dell’economia. Anche a destra sono keynesiani.
E cosa che conta ancora di più, non ci sono forze significative per contrastare il finto progresso che spinge per una rivoluzione distruttiva, del costume e dei fondamenti etici della società.

A destra si abbozza, ci si accoda, si contrasta timidamente quando va bene.
Il Partito di estrazione prettamente cattolica chiamato Popolo della Famiglia (pur fallato sul tema della cosiddetta giustizia sociale ed ambivalente su problemi come l’immigrazione) sarebbe l’unico a difendere i valori fondamentali della difesa della vita umana e della famiglia, oggi sotto attacco. Ma non ha visibilità, troppo piccolo e contrapposto al sistema.

Quindi su economia e diritti fondamentali, come su altri temi, non c’è speranza.

Di fatto queste elezioni si giocano quasi solo sulla bocciatura del disastroso, non rappresentativo ed eterodiretto governo uscente a guida PD, ma in particolare sull’immigrazione.

Argomento più importante di tutti gli altri per la ragione messa in evidenza dalla opinionista statunitense Ann Coulter (perché tutto il mondo è paese, gli USA però sanno reagire meglio): non importa quale sia la tua Buona Causa preferita; se vince l’immigrazione massiccia, la sinistra ottiene di sostituire buona parte del corpo elettorale, inserendo gradualmente milioni di nuovi elettori che le daranno una forza mai vista prima, votando compatti per immediato interesse/debito di conoscenza. E a quel punto tutte le tue belle aspirazioni e programmi vengono asfaltati.

 

Un tempo la civiltà europea esportava le sue istituzioni nei paesi sottosviluppati, mentre nei paesi islamici le donne respiravano aria nuova scoprendo il costume da bagno e la moda occidentale; oggi invece i paesi sottosviluppati esportano i loro delinquenti e le loro mafie in Europa, trovando minima resistenza, e non solo i paesi islamici riscoprono il rigore zelante dei tempi andati, ma ad esempio in Canada una scuola che vietava il velo islamico alle bambine più piccole è costretta a fare marcia indietro per le troppe proteste e minacce: si afferma un rigore nell’applicare la Sharia ancora più intransigente di quello storico (la prassi islamica era di non metterlo proprio, il velo alle bambine).

 

Concludo con un’invettiva contro i Boldrini e Saviani tutti.

 

♦ Non c’è nessun allarme fascismo. Potete sgolarvi quanto volete, ma al massimo il fascismo lo state coltivando voi. L’ho spiegato abbondantemente, i Traini sono opera vostra. Ad azione corrisponde reazione.

Ricordiamo poi cosa disse Leonardo Sciascia nel 1979:

Il più bello esemplare di fascista in cui ci si possa oggi imbattere è quello del sedicente antifascista unicamente dedito a dare del fascista a chi fascista non è.

 

♦ Checché ne blateriate su giornali e su Twitter, il gesto di un pazzo isolato non è un atto di terrorismo.
Il terrorismo si realizza come un piano, richiede 1) una organizzazione, 2) uno scopo, 3) il cercare di far precipitare nel terrore un’intera popolazione, per ottenere un vantaggio tattico nel perseguimento di 2).

Le definizioni sono importanti! Non si può scattare come cani di Pavlov ad ogni occasione opportuna ed inopportuna, per usare “parolabbrutta” e far collassare le riflessioni/reazioni ad un livello istintivo e superficiale.

♦ per la stessa ragione non è corretto parlare genericamente di razzismo, per attaccare i nemici abusando di uno schema.
Se tutto è terrorismo, tutto è razzismo, tutti gli avversari sono Hitler, allora niente è terrorismo, non c’è razzismo, non esiste un Hitler.

♦ Se Saviano si bulla di essere personaggio simbolo contro la Mafia, si ponga il problema di una politica irresponsabile che sta aprendo mercati enormi e fornendo manovalanza alle mafie vecchie e nuove, importandone in quantità dove non c’erano, e spietate come quella nigeriana…

♦ Cari moralisti del nulla, avete creato un sistema che non funziona, e volete farne pagare le conseguenze agli altri, i trogloditi che si ostinano a non subire gioiosamente.
In questo senso stanno assieme, nella stessa barca, tanto gli abitanti di quei paesini sperduti sull’Appennino invasi da un numero di richiedenti asilo superiori agli abitanti, quanto i Maceratesi, come anche il sempliciotto francese del gustoso spezzone dal film La Crise (1992) di Colin Serrau, che si lamenta che dai quartieri alti pontificano, ma poi è nel suo quartiere popolare che devono fare i conti con gli immigrati.
E mettiamoci pure il grande saggio Victor Davis Hanson, che racconta i problemi della sua California interna povera invasa dai latinos, mentre la California ricca delle grandi città e di Silicon Valley impone leggi sempre più drastiche ed al contempo impunità per gli illegal immigrants perché tanto non ne subisce le conseguenze.
E tutto questo discorso, senza contare il peso dirompente che avrà l’espansione islamica nel dare una coesione ed un obiettivo ad una generazione di sbandati senza bussola. Contro i loro supposti vecchi padroni.
Tutto il mondo è paese. Il multiculturalismo è una finzione uniculturale. State facendo il male mentre vi date le pacche sulle spalle da soli.

♦ Siete sempre voi, moralisti del nulla, che ci avete assillato per decenni con la droga libera; non tanto e non solo premendo per cambiare le leggi, ma ammorbando la cultura a tutti i livelli, modellando il desiderio di generazioni per spingerli a lasciarsi andare, creando un elogio del vizio che ci lascia disarmati, con legioni di spacciatori senza scrupoli e di Pamele, piccoli fiori distrutti dalla grandine.

♦ Ancora voi, moralisti del nulla, avete insistito che la famiglia era sorpassata ed il divorzio una conquista sociale. A difendere il matrimonio solo i cretini che ancora vanno dietro ai preti. Che dovevano vergognarsi, per la sofferenza imposta sui poveretti che facevano sentire in colpa.
Poi sono pian piano scomparsi i padri, i figli essendo una appendice biologico-giuridica di una donna (peraltro inizialmente asportabile come un tumore). Abbiamo avuto famiglie sfasciate e bimbi problematici cresciuti senza padre.
Adesso se uno come Traini, con una psiche a pezzi per la mancanza di una figura paterna, diventa un violento che nel fascismo cerca la correzione e la guida che nessuno gli ha dato… ebbene, allora adesso di chi è la colpa? Brutti ipocriti! Questa è la società che avete voluto.

♦ Da perfetti figli di Stalin ci avete detto che dovevamo adeguarci tutti ai vostri progetti perfetti. Come voler far crescere un albero secondo linee geometriche, con i rami ad angolo retto tra di loro. La società non risponde? Bisogna insistere. Semmai intensificando i programmi di rieducazione, emarginando come appestati quelli che non ci stanno a saltare sul carro. Insegnando ai bambini a correggere e denunciare i genitori. Passerete a forme di punizione sempre più dure, perché la realtà recalcitrante va piegata. E il problema è la gente ignorante che non capisce.

Ma alla fine verrete sostituiti. Le vostre figlie indosseranno il velo islamico. Sul vostro letto di morte vi accorgerete di lasciare un mondo che è l’opposto di quello che desideravate. Ma anche allora non ammetterete di aver avuto torto.

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In coda, per chi capisce l’Inglese, un video del sempre molto documentato Black Pigeon che illustra come una società per avere successo deve essere naturalmente etnocentrica (tesi che io stesso avrei esitato ad abbracciare).
Ed illustra, citando importanti studi scientifici, come il multiculturalismo abbia fallito ovunque proprio perché questa è la natura umana; con gran scorno dei sapienti innamorati dell’utopia.

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