L’elettore è mobile qual piuma al vento

Filippine, Quezon City. Manifesti elettorali per le strade

Votate per ME! Foto: Ed Davad

Cercare di cambiare le regole del gioco, ma dimostrandosi prevedibili e disinformati.

Le recenti elezioni in Francia, Italia e Regno Unito ci forniscono chiari esempi di un curioso trend in atto: gli elettori sembrano voler votare in modo da rompere le uova nel paniere a chi si era avvantaggiato la volta precedente, quasi a punire chi è diventato troppo forte, una sorta di ribellione (fallita in partenza) contro il rischio di venire controllati.
Come se la saggezza e la moderazione fossero incarnate da un bizzarro non stare mai fermi, correndo, anzi -senza un’idea politica precisa- ad acclamare l’ultimo capopopolo o movimento che prometta “riforme” e cambiamento, per poi però castigarli alla tornata elettorale successiva.
La gente tende a tornare indietro sulle proprie scelte, paradossalmente, per due motivi opposti: perché il cambiamento promesso non si è materializzato, o perché spaventata dalla prospettiva di troppo cambiamento.

Ed ecco una bella mossa preventiva. Dato che la paura è un impulso potente, questo istinto può essere sapientemente gestito dai media, prevenendo ogni velleità di rivolta contro l’ideologia progressista-globalista: si parte dal demonizzare le forze politiche che in qualche altro paese hanno inferto un colpo al sistema, magari con una vittoria insperata.
Guai! Bisogna stare alla larga da quei populisti, xenofobi eccetera. Ne va della tua reputazione di buon cittadino. E poi, lo sai, alluvioni/ terremoti/ le cavallette! Un gioco di illusioni che crea una opinione pubblica costantemente chiamata a reagire, che per questo motivo rimane immobile dove è stata posata.
E in un clima del genere non ci si può stupire che la classe politica si presenti in tante blande sfumature di grigio, mentre però (più o meno apertamente) sostiene la rivoluzione silenziosa che sta erodendo la fibra morale delle nuove generazioni.

Come ho già scritto, dopo il Referendum-sorpresa del Brexit e la vittoria di Trump, gli elettori di Paesi Bassi, Austria e Francia hanno deciso di controbilanciare quegli eventi dando di nuovo fiducia a rappresentanti dell’establishment. Come se il far scandalizzare le GiovanneBotteri ed i VittorioZucconi fossero catastrofi tali da richiedere una risposta decisa a favore dello status quo.
Andare dal punto A “Sostieni il Sistema” al punto B “Al Telegiornale hanno detto che in America Trump sta facendo dei macelli” e allora di nuovo al punto A: “Ok, stavolta riportiamo le cose in carreggiata, sosteniamo di nuovo il Sistema”.

Dopo le elezioni olandesi dissi che tutti cercano disperatamente una soluzione indolore, che possa preservare la loro bella società tranquilla, evitando i conflitti ed i sensi di colpa.

Ed ecco quindi come un popolo di indecisi che si credono prudenti, volendo dispiacere a turno un po’ a tutti i partiti politici, finisce per essere manipolato da strateghi politici ed influencers. Rimanendo sempre più lontano dal trovare una via d’uscita dal cammino di declino in cui si trova. Ragionamento che si può applicare come diagnosi un po’ a tutti i paesi dell’Europa Occidentale.

 

In pratica.

Austria, Paesi Bassi: “Oh Signora mia! Gli xenofobi non devono vincere! Eleggiamo una persona rispettabile invece.” Poi nel caso dell’Austria abbiamo il bonus di scegliere un presidente rappresentante dei Verdi: meglio pensare a cose piacevoli, che non ti mettono in difficoltà, come la cura dell’ambiente e l’amore per gli animali, piuttosto che affrontare i temi più spinosi.

Regno Unito, Fase Uno: “Dobbiamo dare una lezione al Labour Party. Ma anche ai Tories. Forza UKIP! Hahah! Brexit! Uhm, ‘spetta un po’. Forse questo era troppo.”
Fase Due. Dato che l’UKIP è già parte del passato, è giunta l’ora di una vittoria dei (Conserva)Tories di Theresa May. Ma di conseguenza bisognava romperle le uova nel paniere. Mica la puoi fare vincere-vincere. Ed ecco la vittoria risicata, col rischio di ingovernabilità, anche se riuscirà a tenere in piedi una maggioranza con l’appoggio di un partitino improbabile, quello dei Protestanti dell’Ulster (Irlanda del Nord).
Ma non finisce lì. Già che c’erano i Laburisti hanno ottenuto una ottima prestazione, rispetto alle attese. Presentata come vittoria morale da parte dei media.
E ci sono riusciti sotto la guida di Jeremy Corbyn, un vecchio comunista buono a nulla, che ancora recentemente ha elogiato la visione di Karl Marx, a quanto pare ancora da applicare alla Gran Bretagna per la gioia di grandi e piccini.
Vi ricorda qualcuno?
Ma certo. Bernie Sanders. Storia molto simile per il sorprendente ed improbabile candidato Democratico sconfitto da Hillary Clinton. Un grande successo per un anziano ideologo che se fosse stato eletto avrebbe portato solo miseria e scontri sociali. Fortunatamente in entrambi i casi la cariatide comunista si è fermato prima dell’assurdo traguardo. Epperò ammirato (e salutato come quello che avrebbe meritato di vincere) da torme di giovani idealisti, studentelli ignoranti ed indottrinati che pensano che basti riempirsi la bocca di parole vane come Giustizia Sociale (e che la immaginano essere qualcosa di concreto e desiderabile).
Mi dà sui nervi vedere come si inneschi facilmente il meccanismo: basta rimettere le carte nel mazzo e mescolare; idee dimostratesi stantie e odiose solo pochi anni fa possono essere rispolverate e presentate come una alternativa esaltante alla nuova generazione, che non ha memoria diretta delle disgrazie passate. E non sa imparare dalla storia.

Nel frattempo a Londra ormai lo sappiamo, il sindaco Musulmano sta lì a dimostrare quanto siamo aperti.
La varietà, sempre, negli errori.

Italia. Ma ci rendiamo conto che dopo il 2011, quando Silvio Berlusconi è stato defenestrato per decisione calata dall’alto, il Belpaese è rimasto in uno stato quasi di ibernazione, senza una direzione, una guida, un modo di uscire dalla crisi economica? Ormai questa crisi dura da un decennio, siamo qui già che ci aspettiamo di essere risucchiati dalla prossima recessione globale senza aver goduto di un periodo intermedio di crescita come tutti gli altri paesi…
La destra è ancora e sempre allo sbando; il Partito Democratico prima ha ottenuto un consenso quasi plebiscitario alle elezioni amministrative del 2014 senza una ragione razionale; poi è stato travolto dagli scandali (sono passati i tempi in cui bastava qualche magistrato amico per coprire il marcio del Partito Comunista; oggi la corruzione è oltre i limiti di guardia, spunta da ogni dove).
Il Movimento 5 Stelle ha avuto un momento di gloria perché, nella sua natura sorprendente e qualunquista-giacobina, ha catturato tanti voti di cittadini arrabbiati, prevalentemente a destra. Ma prima di tutto si è dimostrato una forza di estrema sinistra nelle sue scelte socio-culturali. Buffo no? Sia il partito post-comunista al potere, che i suoi nemici giurati populisti, appaiono perfettamente allineati con i programmi di (faccio un nome a caso) George Soros…
Ormai l’hanno capito tutti che il M5S è farcito di incompetenti sciroccati. Perciò pure loro declinano.

Ed ecco perché nelle elezioni di domenica scorsa abbiamo avuto un nuovo rimpasto: la destra è tornata a vincere, a pesare. Ma che  destra?
Alla fine la gente è rassegnata. Non cambia niente, non si vede chi sappia dare prospettive.

Francia. Se la situazione italiana è semplicemente deprimente, qui prevale la rabbia. Marine Le Pen (che ribadisco non essere nelle mie simpatie) è stata vicina come non mai ad un risultato storico. Ma la gente è stata ben istruita a pensare diversamente. Troppo il rischio di finire nelle mani di una fascista. Meglio stare sul sicuro, rimanere nella normalità (che poi è un declino). Se non è bastato Hollande a far reagire la gente!
Beh, in un certo senso sentivano sì il bisogno di dare un segnale, di cambiare qualcosa. Dandoci un taglio coi politici tradizionali. Et voilà! Emmanuel Macron pronto a servirvi, con un suo “movimento” inesistente a supportare in realtà ancora una volta le politiche calate dall’alto.

Per fare una citazione scontata (Giuseppe Tomasi di Lampedusa ne Il Gattopardo):

Don Fabrizio: Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi.

Combinazione le elezioni presidenziali e quelle politiche erano così ravvicinate che Macron ha potuto cogliere una doppietta di successi in rapida successione, senza dare tempo agli ignari votanti di mettersi a cambiare direzione un’altra volta…
Ma si è già scritto abbastanza su questo personaggio vuoto, un quasi sconosciuto che arriva subito in alto, piace a chi conta e, ricordiamolo, non perde occasione per usare gesti e simboli massonici.

 

Che lezione possiamo trarne.

La situazione attuale si può visualizzare nel seguente modo.
Pensate alle scelte elettorali come al valore di mercato delle azioni di una società, come nel grafico sotto. Le oscillazioni in alto ed in basso nell’analogia rappresenterebbero gli spostamenti dell’elettore medio verso destra o verso sinistra.
Sudden price move after a narrow band of consolidation. Used here as an analogyBene, allora in questo momento stiamo osservando un trading che si svolge in una banda stretta: si chiama consolidamento perché, proprio per il fatto che instabilità ed incertezza dominano, si hanno oscillazioni apparentemente casuali in una direzione o nell’altra, non c’è nessuna variazione sostanziale. Ma è una specie di quiete prima della tempesta.

I mercati, come le elezioni, sono dominati dalle emozioni di chi partecipa. Con un effetto contagio che prima frena e poi invece amplifica.
Ad un certo punto viene meno la stabilità, al posto dei continui riposizionamenti si osserva uno scatto violento tutto in una direzione, uno spostamento netto del potere.

La molla si sta caricando. Accumula energia elastica.

Aspettiamo che scatti. Non sarà indolore.

3 commenti:

  1. Ma scatterà in quale direzione?

  2. Alessandro Grasso

    Grazie per avermi scatenato una riflessione. Ne faccio un approfondimento nel prossimo articolo.

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