Guardate questo video per abbassare immediatamente il vostro QI

Non vorrei fare pubblicità a certi “contenuti” che spargono ignoranza, ma stavolta facciamo una eccezione. Tanto la mia tribuna è minuscola.

Il bello, o il brutto, di questo Claudio Messora detto Byoblu è che nei suoi interventi ed interviste raccoglie a volte materiale valido e spunti interessanti, ma lo sommerge con dosi copiose di fanfaluche, mezze verità e distorsioni insidiose.
Veleno intellettuale.

Ecco il video che non si sa se fa più piangere o ridere. Vi ho avvisato: guardarlo può nuocere alle vostre facoltà mentali.

 

Ilaria Bifarini, la nostra esperta, si autodefinisce “bocconiana redenta” e con questa qualifica accattivante promuove un proprio libro sul tema: Neoliberismo e manipolazione di massa.
Parla e parla per più di mezzora comunicando quasi nulla di concreto sull’argomento.
A giudicare da quel poco che effettivamente dice, posso tentare di indovinare che si debba essere legata al dito il fatto che qualche professore della Bocconi l’abbia stroncata pesantemente.
Altro che redenta, se passa da quelle parti posano il monocolo e le ruttano in faccia.

 

Ora passa per economista à la page. Perché fa interventi su temi caldi, scegliendo intelligentemente battaglie antisistema. E così improvvisamente (!) trovo sue dichiarazioni commentate e condivise da più persone della mia cerchia di contatti. Da sconosciuta che era. Così è la diffusione virale.

A scanso di equivoci: dall’alto della mia ignoranza penso che alla Bocconi ci siano grossi problemi di pensiero unico, ovvero una formazione che porta ad uno strettissimo inquadramento ed allineamento alle mode economiche e politiche del momento. Infatti secondo un sondaggio, fosse stato per i bocconiani ora al governo ci sarebbe il micropartitino europeista della Bonino appoggiato dal PD…
Stanno apparentemente dalla parte opposta della nostra piccola pasionaria che dice enormità, eppure sbagliano in maniera grave.
Secondo il mio personalissimo antico adagio, applicabile ai più vari ambiti:
come al solito hanno torto tutti.

 

Ma veniamo al video.

Fuffa olisticomplottista.

Osservo uno stile comunicativo che potrei chiamare Metodo Di Bella.
Ricordate quell’anziano medico che pretendeva di aver trovato una cura rivoluzionaria contro il cancro? Ebbene, era lodato per l’attenzione con cui ti visitava, accuratamente e a lungo, come se rilevare alla perfezione la posizione del tuo cuore rendesse più credibile la sua pretesa di saperti guarire da un tumore dove altri avevano fallito.
E’ un classico dei venditori di fumo: propongono soluzioni olistiche, cioè vorrebbero approcciare un problema con una visione d’insieme, più ampia, interdisciplinare.
Ma stringi stringi sotto il fumo non c’è la sostanza.
E’ un metodo per distogliere l’attenzione da dove conta, quando si è deboli nello specifico e nel concreto.

La Bifarini si dilunga per gran parte del tempo su aspetti secondari che hanno ben poco a che fare con la scienza economica: parla di interdisciplinarità, mette in guardia contro le tecniche di manipolazione delle masse, prendendosela con i grandi maestri della propaganda. Questa critica però si potrebbe copincollare ed inserire in qualunque altro discorso su qualunque argomento di portata globale; ovviamente attribuendo al proprio avversario, chiunque sia, il ruolo di oscuro principe della propaganda.

Per carità, anch’io sono convinto che per meglio comprendere l’economia occorra analizzare e dare peso alla psicologia delle masse, così come è giusto che non si tratti l’economia come una scienza a sé, isolata dal contesto. Ma c’è modo e modo.

Perché sarebbero proprio i neoliberisti i colpevoli di manipolare le nostre fragili menti?

Bella domanda, infatti…

 

Nessuno spiega mai cosa sarebbe un neoliberista

E’ mai possibile che ogni santa volta che si nomina questo famigerato neoliberismo, tutti parlano come se sapessero benissimo di cosa si tratta, e pure con aria complice perché loro non si fanno prendere per il naso dai cattivi? Ma mai una volta che diano l’impressione di saperlo davvero.
Anche questo video non fa eccezione.
Neoliberisti nominati come Gesù Cristo viene nominato nel Corano: in maniera vaga e sconcertante.

 

Ma neanche i keynesiani le vanno bene

Questa giovane economista appartiene alla scuola di pensiero keynesiana (dal nome del fondatore John Maynard Keynes).
Ma nel video lamenta che i suoi colleghi della stessa scuola sono troppo propensi a fare le primedonne, nascondendosi dietro ai paroloni e non sapendo fornire risposte concrete. E qui mi sa che davvero la schifino persino i professori di economia che starebbero ideologicamente dalla sua parte!

Vediamo come le spara grosse…

Eccola che si scaglia contro il suo lontano nemico, il fu Professor Ludwig Von Hayek.

 

Sicuramente io annovero nel libro, tra i padri del liberismo e del neoliberismo poi, intendendo poi il neoliberismo una degenerazione di quella che è la cultura liberale o liberista… parto da quello che è – a mio parere, ma anche a parere di molti accademici – il padre di questa corrente, ossia Von Hayek.

 

Il nocciolo della castroneria

E lì nel video, per togliere ogni dubbio, appare la foto del povero Ludwig Von Hayek.
(Il discorso è grammaticalmente sconnesso, ma si tratta di un’intervista, non soffermiamoci su questi dettagli.)

Segue un “ragionamento” che arriva a dare proprio ad Hayek la colpa dell’attuale sistema globale sommerso sotto una montagna di debito (sic!).
Un’enormità tale, perlomeno per chi ha letto due righe sulla Scuola Austriaca o su quella Keynesiana, da spingermi a scrivere il presente articolo.
Sarebbero questi gli esperti?!?
E’ come se avesse accusato Silvio Berlusconi di aver spinto troppe ragazze a diventare monache di clausura. Per favore!

Dov’è Vittorio Sgarbi quando ne hai bisogno?

Su questo punto ci tornerò alla fine perché è la pistola fumante del non avere idea di quel che si dice.

 

Confusamente nel prosieguo il “padre del neoliberismo” per la nostra amica diventa invece Milton Friedman. Il terribile complotto che unisce i due economisti: la Mont Pelerin Society, ovvero una associazione pensata per favorire il confronto ed il dialogo tra specialisti del settore. In realtà Hayek e gli altri esponenti della Scuola Austriaca rimasero nell’ombra e poco considerati per anni, per questo Hayek una volta trasferitosi a Chicago colse l’occasione di fondare uno spazio di confronto con il mondo accademico molto attivo che si trovava davanti, per primi Friedman e altri della cosiddetta Scuola di Chicago.
Ma se è vero che ci sono molti punti di contatto tra le due teorie, in particolare la preoccupazione sullo strapotere dello Stato, va detto a chiare lettere che le due scuole di pensiero divergono su punti fondamentali. Per esempio le ricette per evitare/uscire da una crisi come quella storica del ’29 sarebbero opposte.
Il fatto che questi economisti si parlassero e trovassero punti di contatto in un forum internazionale di grande prestigio, nella narrazione complottista diventa la prova del fatto che si sono uniti in una società semisegreta mirante ad assoggettare l’intero pianeta con raffinate tecniche di propaganda, per convincerci tutti che sarebbe bene lasciare che i ricchi diventino sempre più potenti ed i poveri sempre più poveri…

 

I piani diabolici dei capitalisti con la tuba come Zio Paperone: causare disastri per diffondere povertà e poi regnare sugli straccioni…

La Bifarini riprende le teorie bizzarre di Naomi Klein con il suo Shock Economy, secondo cui il gruppo di Friedman avrebbe teorizzato e messo in pratica un piano molto cinico per cambiare il mondo: creare artificialmente delle crisi, degli shock appunto, di cui approfittare per imporre un cambiamento guidato. Chessò, la guerra delle Falkland, qualche bel colpo di stato…
Non solo queste affermazioni sono infondate perché cercano di collegare per analogia eventi molto diversi tra loro… e pretendendo di dare tutta la colpa ad un piano malefico dei soliti cattivi neoliberisti!
Ma il concetto stesso di shock in un’economia è visto dalla scuola di Chicago come un evento esterno che esula dallo schema, una perturbazione a cui dover fare fronte pragmaticamente, mentre al contrario gli Austriaci criticano proprio questo aspetto dicendo che le crisi sono prevedibili, nascono da squilibri intrinseci al sistema, tipicamente l’azione di perturbazione del mercato da parte delle banche centrali.
E dovrebbero invece essere tutti in combutta, complici dello stesso grande complotto?

 

No, signori, non scherziamo. Se è vero che in qualunque crisi, per quanto nera, si trova qualcuno che ci riesce a guadagnare bene, chiunque ragioni da capitalista sa che gli sconvolgimenti e le sacche di povertà sono sempre molto controproducenti, gli affari vanno bene proprio quando c’è benessere diffuso, come del resto dimostrato dallo straordinario sviluppo economico globale degli ultimi decenni.

 

Tra l’altro varrebbe la pena notare come, lungi dall’essere precipitato il Cile in un gorgo nero per colpa dei ragazzi di Chicago che mettevano al potere il dittatore Augusto Pinochet, come ci raccontano gli amici della Bifarini, il Cile del regime socialista di Salvador Allende era in una situazione drammatica di crisi, la gente protestava per le strade (le massaie con le pentole in mano!), e non sono storie tanto lontane perché qualcosa del genere, portato però alle estreme conseguenze, sta accadendo oggi in Venezuela.
Che per reagire a quella situazione abbia preso il potere un uomo come Pinochet, capace di ordinare tante esecuzioni a sangue freddo, evidentemente è una sciagura della storia del paese. Ma sarebbe anche onesto dire che, una volta arrivati gli economisti della scuola di Chicago ad aiutare la ricostruzione del paese, nonostante la dittatura si ebbe un grande miglioramento economico, e tra gli altri un sistema pensionistico che ancora oggi è portato a modello!

 

Soprattutto, facciamo attenzione. Qui si presenta lo spettro di una strategia precisa: creare crisi artificiali, a freddo, per poterne approfittare e trasformare la società.

E’ particolarmente insidioso e disonesto farla passare per una manovra delle destre, quando al contrario rientra tra gli aspetti più essenziali dell’ideologia progressista.
Una famosissima citazione di Rahm Emanuel, direi emblematica:

Non bisogna mai sprecare una grave crisi… Questa crisi ci dà l’opportunità di realizzare cose che non sarebbero state possibili in precedenza.

Frase che ho appena ritrovato, sfruttata con somma faccia tosta, su di un sito dei soliti progressisti che pretende di dimostrare così la malvagità della destra e di Friedman; senza che abbiano avuto il coraggio di far sapere al proprio pubblico che Emanuel è invece un politico del Partito Democratico, ex capo dello staff di Obama…

 

Di fronte alle crisi, certo, chiunque può trovare delle opportunità.
Ma un conto è un Friedman che ad esempio propone, dopo un uragano, di ricostruire le scuole ormai distrutte con criteri nuovi e più moderni, visto che c’è l’occasione di ricostruire; creando delle charter schools, ovvero delle scuole paritarie in cui si accede gratis (esperimento di enorme successo negli USA anche e soprattutto nel rendimento degli studenti; amate dai genitori e dagli alunni, nonostante gli ostruzionismi dei Democratici).

Altro è invece chi, come la sinistra USA, negli ultimi anni ha soffiato sul fuoco della divisione razziale, per creare una crisi che era evitabile, seminando odio e creando ghetti sempre peggiori (scuole dei quartieri afroamericani sempre più devastate, università con dormitori e cerimonie di laurea oggi separati per razze!), pieni di gente che si senta costretta ad appigliarsi alle promesse del partito amico per sperare di riuscire a fare valere le proprie ragioni contro i bianchi oppressori

 

Da una parte chi ha detto, giustamente, che si può cogliere l’occasione di rifare meglio ciò che è stato distrutto. Dall’altra chi crea le crisi per diventare indispensabile. Il piromane che si presenta subito dopo come pompiere.
Tanti ragazzi sbandati, tante madri che crescono i figli da soli: la rivoluzione culturale, il ’68. Il degrado che ne consegue? Nessun problema, vi mandiamo aiuti economici, assistenti sociali, community organizers, attivisti… E le mamme single negli USA votano compatte Partito Democratico. Un ecosistema perfetto. Dipendenza.

Come dite, questa non è economia? Ecco, ha ragione la Bifarini, bisogna avere una visione più ampia. Olistica. Capire che a rovinare il tessuto sociale con promesse politiche insensate e falsi diritti si causano fallimenti scolastici e delinquenza a catena, di conseguenza si rovina anche l’economia.
Altro che dare la colpa a chi cerca solamente di affermare un utilizzo più efficiente e razionale della parte dell’organizzazione sociale che attiene al mercato.

 

 

No, le tesi riprese dalla Bifarini sono ben note, siamo nel fusarismo galoppante.
Ci sono errori anche da altre parti, certo. Sono tra i primi ad avercela contro l’economia calata dall’alto, gestita dai creditori-predatori che razziano ed impongono “parametri”. Quello è il “capitalismo” di chi ha amici ben piazzati a Bruxelles e nelle stanze dei bottoni, non è “il mercato”.

 

Ma nel caso presente non è davvero questione di bue che dà del cornuto all’asino.

Qui abbiamo il  bue che dà del cornuto al gatto.

Sentite le perle della Bifarini:

Perché poi come agisce attualmente il neoliberismo? Attraverso la crisi del debito. […]

Il mercato non agisce attraverso l’economia di produzione. Il mercato attualmente agisce attraverso la distruzione.
Perché siamo un’economia il cui profitto è basato sul debito e le sofferenze.
Non c’è più il passaggio cruciale che c’era prima attraverso l’economia reale.
Ora i mercati finanziari hanno il dominio assoluto sull’economia. […]

Si tratta di alimentare il debito di privati cittadini, degli Stati per poter lucrare sugli interessi o comunque per poter esercitare un dominio, perché nel momento in cui tu vanti un credito, tu hai un potere. […]

Il neoliberismo, perché possa funzionare, ha bisogno di disastri e sofferenze e povertà, perché poi dalla povertà guadagna attraverso il debito e la speculazione.

 

Purtroppo questa interpretazione da fumetto, in cui i cattivi vogliono rinchiudersi in fortezze piene di lingotti d’oro mentre là fuori per colpa loro rimangono solo cani randagi, fame e guerre tra gang, sta avendo molto successo.

La forza della narrazione sta infatti nella presa emotiva.

 

Bisognerebbe allargare parecchio il discorso. Cercherò di farlo nel prossimo articolo, senza pretendere di dare lezioni a nessuno.
Va analizzato un po’ più a fondo perché capisco che qui si tocca un nervo scoperto, e molti -anche tra gli amici- oggi si pongono il problema: sembra che un gruppo di capitalisti potenti, pur non si chiamassero “neoliberisti”, stia prendendo sempre più potere ed impoverendo intere regioni, imponendo condizioni man mano peggiori alla vita della gente: parametri economici da rispettare, mercato del lavoro sempre più devastato, importazione di migranti disperati, gestione politica calata dall’alto…
OK, OK. C’è anche questo. Basta capire, e lo vedremo, che non è un megacomplotto per fare soldi. Sono in gioco ideologia e potere, non il mercato. Sono sviluppi complessi di una civiltà occidentale che sta perdendo sé stessa, anche se ancora accompagnati da uno straordinario sviluppo economico globale.

 

Per ora possiamo limitarci a rimarcare come la Bifarini cerchi di sfruttare il senso di insicurezza sul futuro che viviamo vedendo l’economia italiana e le prospettive lavorative peggiorare giorno per giorno, per portarci verso il suo quadro complottista pieno di nozioni traballanti. Sfruttare paure reali per trarne sostegno ad una spiegazione insensata. E’ in buona e nutrita compagnia.

Perché prendersela con lei, direte?
Perché qui abbiamo una keynesiana che accusa Hayek (e quindi la Scuola Austriaca) di essere i colpevoli di un sistema che rende gli uomini schiavi attraverso montagne di debito. Il bue che dà del cornuto al gatto, appunto.

 

La crisi e i suoi veri padri

Stiamo tutti seduti sotto una gigantesca pentola a pressione che prima o poi deve esplodere. La più grande bolla finanziaria della storia.
Il mondo è sommerso da montagne colossali di debito. Prima o poi i nodi devono venire al pettine.

A spingere nella direzione del debito sono i seguaci della scuola di Keynes, a partire dal famoso Nobel per l’economia Paul Krugman, che dalle colonne del New York Times pontifica parlando ormai da politico puro, in piena sintonia con la sinistra americana, come abbiamo visto con l’amministrazione Obama. Alimentare l’economia inondandola di soldi a buon mercato, anzi a tassi di interesse quasi zero, anzi sottozero (!).
Incoraggiare a spendere, scoraggiare il risparmio. Più spendiamo, indebitandoci, meglio stiamo. Una follia assoluta.

Chi più di tutti si oppone a questa finanza pazza, oggettivamente?

La Scuola Austriaca. I seguaci di Hayek, Von Mises e compagnia. Opposti radicalmente alle banche centrali, ai salvataggi delle banche che hanno fatto operazioni finanziarie pazze, al drogare il mercato con soldi facili che finiscono nelle mani sbagliate (pensiamo alle tante aziende fallite negli USA dopo aver incassato aiuti multimilionari dai programmi di “stimulus” di Obama)…
Per carità, gli economisti cosiddetti austriaci faranno anche i loro errori, ma su questa materia sono i più insospettabili perché sono radicalmente opposti a tutti gli eccessi di questi ultimi decenni.

Ecco perché ad un certo punto mi sale la carogna. Qui moriamo di debito, e arriva la fanatica dello spendere senza criterio che non solo non fa autocritica sulle politiche insostenibili della propria parte, ma accusa proprio gli avversari che più si battono contro la schiavitù del debito di esserne la causa!
E la cosa passa tranquillamente, anzi fa successo!
Perché quegli altri sono malvagi…

L’unica attenuante che le si può riconoscere: nella confusione la tapina non se n’è resa proprio conto. Se avesse voluto lucidamente rovesciare le parti tra colpevoli della crisi e loro oppositori, lo avrebbe fatto in maniera un po’ meno grezza e risibile.

 

Le populiste alla moda.

Non ho ovviamente alcun dubbio che questa ragazza possieda, se non altro da un punto di vista nozionistico, una conoscenza dell’economia molto più ampia della mia. Riesce a ben figurare dove io non saprei districarmi. So di essere ignorante.
Ma è inutile tirare fuori la parlantina e fare qualche citazione che serva una tesi politica piaciona, se dietro c’è una impostazione scollegata dalla realtà ed anzi completamente rovesciata.
Si porta la gente fuori strada e si rafforzano tutte le cattive abitudini: cercare capri espiatori e soluzioni che aggravano le crisi.

 

Oggi va di moda la figura della giovane pasionaria “indipendente”, magari di bella presenza, che se la piglia con il capitalismo. Il modello di Alexandria Ocasio Cortez, nuovo astro nascente del Partito Democratico USA.
La Oca(sio) spara strafalcioni uno dietro l’altro: si è fatta conoscere per aver sostenuto che i livelli di disoccupazione americani sarebbero bassissimi solamente perché la gente sarebbe costretta a fare due lavori per vivere… Cosa che non solo non è vera, ma dimostra che non è in grado di comprendere, dal punto di vista tecnico, come venga composto il dato…
E la settimana scorsa se n’è uscita a proporre un nuovo megapiano verde che prevede in soli 12 anni di ristrutturare tutti gli edifici esistenti, sostituire i combustibili fossili con energie rinnovabili, ridurre al minimo il traffico aereo, portare la gente a viaggiare quasi solo sui treni, dare un sostegno economico a chi non può o non vuole lavorare…

Niente, è sempre più popolare, e i papaveri del partito fanno fatica a contraddirla, per non essere messi in mezzo. Guai oggi essere accusati di non posizionarsi abbastanza a sinistra…

“Proviamo anche questa, tanto ormai” dopo qualche anno ti porta invece a sospirare amaramente: “Ma se potessimo tornare indietro a quando ci sembrava di non avere niente da perdere, come sarebbe bello!”

 

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