La Sinistra che scambia i buoni con i cattivi. Sempre più in basso.

La follia della settimana.

Reza Aslan on Twitter commenting on the photo of the elder Native American harassing the smiling Catholic boy: suggesting the boy should be punched

Il Progressista di successo Reza Aslan: “Domanda sincera. Avete mai visto una faccia più da prendere a pugni di quella di questo ragazzo?”

Un gruppo di ragazzi di un liceo cattolico del Kentucky ha partecipato come ogni anno alla Marcia per la Vita. Ammirevole dal punto di vista di una persona con sani principi morali, un peccato grave nell’immaginario della sinistra.

 

Dopo la manifestazione, mentre aspettano l’autobus, si mettono a cantare canzoni della loro scuola. Molti indossano il cappello Make America Great Again (lo slogan di Trump), cosa che nel presente clima politico può essere molto pericolosa per la propria incolumità fisica.
Dunque riconoscibili come Cristiani e di destra. Attirano così tutta la feccia di squilibrati che si trova in zona.

Da una parte abbiamo un gruppo minuscolo di razzisti neri fuori di testa, chiamati Black Hebrews (ovvero gli Ebrei Neri…) che li attaccano a lungo, con deliri contro l’omosessualità, i cattolici ed i bianchi. Tra l’altro tirano fuori l’idea che Trump in realtà sarebbe gay (una delle pochissime accuse che mai ci saremmo sognati di sentir pronunciare contro il Presidente più arancione che ci sia).

 

Dall’altra alcuni -diciamo- attivisti che pare stessero facendo una protesta a favore dei diritti dei cosiddetti Nativi Americanidecidono di prendersela anche loro coi ragazzi cattolici. Alcuni del gruppo sono Indiani d’America oppure Indios, altri sono bianchi; c’è anche un nero coi capelli rasta che filma tutto con un accrocchio da video amatoriale, telefonino+stabilizzatore+set luci.

Sono loro che decidono di entrare in contatto col gruppo degli studenti, che peraltro non reagiscono in alcun modo particolare.
Quello che dovrebbe essere il leader, un Indiano di nome Nathan Phillips, si avvicina il più possibile ad uno dei ragazzi mentre canta e suona un tamburo che piazza il più vicino possibile alla faccia dell’avversario che si è scelto

Si tratta della scena che vedete nella foto di apertura.

Particolare importante: la bacchetta colpisce il tamburo a pochi centimetri dal naso del giovane; oltretutto anche solo il suono da quella distanza doveva risultare particolarmente opprimente.

Si tratta di uno dei gesti più aggressivi che si possano concepire senza fisicamente toccare la vittima.
Inaspettato. Ti intimidisce, semina ansia e senso di confusione.

I ragazzi chiaramente non potevano aspettarsi di finire al centro di un simile psicodramma; i più cercano di assecondare la scena, lanciano urletti e ballano, come fossero ad uno spettacolo; si sentono a più riprese domandare cosa stia succedendo.
Il giovane scelto come bersaglio decide di rimanere fermo e zitto, senza fare nulla. Ad un certo punto cerca di sorridere, ma si capisce che è molto nervoso.

Almeno uno del gruppo dei Nativi Americani si mette ad attaccare verbalmente i ragazzi, tra le altre cose urla che i bianchi devono lasciare la loro terra e tornarsene in Europa (!).

Ma poi tutto finisce.

Direste: beh, un episodio di nessuna importanza.
Nel mondo ogni giorno 11 Cristiani vengono uccisi in quanto Cristiani, eppure nei telegiornali non se ne parla. Allora perché soffermarsi su di un episodio incruento che coinvolge un pullman di ragazzi ed una manciata di agitatori di sinistra (i cosiddetti Social Justice Warriors)?

 

Purtroppo qui entra in gioco la macchina infernale dei media. Quella che Andrew Breitbart ha felicemente definito “the Democrat-Media Complex” ed io ho tradotto complesso politico-mediatico progressista.

Chi non ha seguito la vicenda non si rende conto di quanto siano stati massacrati su Twitter e nei media questi studenti. Ragazzini su cui star, starlette e grandi firme hanno vomitato odio per un immaginario aver mancato di rispetto ai Nativi Americani!

Cosa avrebbero fatto di male? Si dice che potrebbero aver detto o cantato qualcosa di inopportuno (secondo chi li accusa “build the wall”, ovvero lo slogan elettorale a favore della costruzione del muro sul confine col Messico. Anche se fosse stata pronunciata, è una frase perfettamente ragionevole, esprime il punto di vista di buona parte degli Americani sul tema politico caldo del momento.)
L’immaginazione in questi casi aiuta. Quello che conta è incastrare il nemico. Distruggerne la reputazione.

Un teenager che potrebbe avere quanto, 15 o 16 anni? Il mostro da prima pagina.

 

La marmaglia del web con la bava alla bocca.

Nell’immagine di apertura troviamo un tweet di questo Reza Aslan che -da perfetto moralista a rovescio- butta lì l’idea che il ragazzo meriterebbe di essere preso a pugni in faccia. Aslan è un famoso apologeta dell’Islam, ovvero uno dei più fortunati spacciatori professionisti di falsità a tinte rosa sull’Islam(Se vi domandate che c’entra l’Islam qui, ricordatevi che la sinistra sfrutta la forza del branco. Si spalleggiano a vicenda, intervenendo pubblicamente anche quando li penseresti non toccati dal tema del giorno.)

Tanti altri personaggi più o meno famosi hanno partecipato al linciaggio virtuale, con dichiarazioni che vanno dal chiedere che vengano identificati ed i loro dati personali ed indirizzi esposti al pubblico, fino alle minacce di morte. (Molti tweet sono poi stati cancellati, a danno fatto, per tirare indietro la mano dopo aver lanciato il sasso, vista la figuraccia.)

Ecco. Un ragazzo crocifisso sulla pubblica piazza virtuale per il crimine di aver sorriso.
Il suo riso nervoso reinterpretato attraverso la lente deformante dei Sinistri come un simbolo del patriarcato, un segno di derisione e quant’altro.

 

All’inizio TV e giornali hanno seguito pedissequamente la stessa linea di attacco, contro la realtà dei fatti. Conta quello che ti fanno credere di aver visto. La loro versione della realtà deve sempre prevalere.

Anche quando si è iniziato a capire che gli studenti non hanno fatto nulla di male, non hanno sfidato o circondato nessuno, ormai la gente era condizionata, quindi è partita la gara a chi trovava una qualche scusa per prendersela comunque coi ragazzi.
Per esempio dicendo che avrebbero dovuto avere il buonsenso di andarsene.
Eccerto. Perché quando sei un minorenne che sta aspettando l’autobus assieme al tuo gruppo, ed arrivano dei pazzi che cominciano ad infastidirti, la cosa da fare sarebbe allontanarti dal punto dove hai l’appuntamento e cominciare a vagare per una città sconosciuta, con i pazzi alle calcagna, tra l’altro a quel punto eccitati dal fatto che le loro scenate ottengono risultati.

Altri hanno provato a dire che almeno avrebbero dovuto mostrare rispetto per una persona anziana. Ma certo. Guardate chi manca di rispetto.

 

Roba forte.

L’ABC della Manipolazione: la prima impressione è quella che conta, bisogna assolutamente prenderne il controllo per indirizzare il pubblico. Una volta che il cattivo è stato marchiato la gente troverà nuove scuse per difendere la prima impressione. Nessuna spiegazione o rettifica potrà mai davvero eliminare il danno fatto.

Il bersaglio rimarrà infangato a vita. E il bello è che sono persino orgogliosi di questo bel risultato:

Tweet di un produttore ed autore cinematografico famoso: “L’aspetto positivo: una faccia come quella non cambierà. Questa foto determinerà il corso della sua vita. Nessuno dovrà mai perdonarlo.”

Sono persone orribili. Vogliono distruggerlo senza che ci sia una ragione valida. Ecco perché nel titolo ho parlato di “sempre più in basso”.
Sono un misto di visioni allucinatorie e crudeltà, ma questa schifezza oscena passa per essere bontà, progresso, giustizia ed inclusività. Contro i Salvini di tutto il mondo.

Dal link che avevo già inserito qui sopra: Rod Dreher (uno dei migliori scrittori cattolici del nostro tempo) mette qualche puntino sulle i (maltrattando questo Michael Green del tweet, tipico animale hollywoodiano) ma ammette che lui stesso inizialmente si era unito alla barbarie, ritwittando una condanna dei ragazzi, senza conoscere i fatti.
Molto significativo perché dimostra l’efficacia dei militanti attivisti, i cosiddetti Social Justice Warriors, nel controllare il racconto degli eventi: l’effetto branco viene amplificato persino dagli avversari politici!

In effetti i conservatori riconoscono di essere dei paria sociali, perciò cercano di dimostrare la loro buonafede, di apparire presentabili di fronte alla buona società, col cogliere l’opportunità di condannare qualunque presunto cattivo soggetto finisca nell’occhio del ciclone e sia di destra.
In effetti lo stesso Dreher mette più volte le mani avanti: è aperto alla possibilità che nuove testimonianze possano ancora rovesciare la storia e richiedere una nuova reprimenda verso gli studenti.
I Non-Progressisti hanno una grande paura che prevale su ogni altra considerazione: rischiare di essere colti in fallo, a non aver preso a sufficienza le distanze da qualche altro Non-Progressista finito nel tritacarne, distrutto ed annichilito dalla canaglia sinistra.
Devi partecipare ai Due Minuti di Odio, altrimenti sono guai.

Pure se le vittime sono dei ragazzi. Dei ragazzi che non hanno fatto nulla.

 

I pavidi braghemolle che rappresentano la scuola e la Diocesi a cui appartengono gli studenti (e pure il sindaco della loro città per buona misura) si sono subito affrettati a condannare gli studenti, promettendo eventuali ulteriori misure punitive a seguito di un’inchiesta; la prospettiva di espulsione dalla scuola per alcuni di loro è esplicitamente messa sul piatto.
Perdindirindina, persino la Sala Stampa Vaticana è stata subito contattata dai giornalisti per una reazione, ed è corsa ai ripari dicendo che una dura condanna era già stata espressa dalla Diocesi!

 

Dreher ci fa sapere che l’anziano Nativo Americano, Nathan Phillips, era già noto come agitatore che in passato aveva già cercato occasione per attaccare briga, per poi poter giocare la carta sleale della razza. Il gruppetto aveva anche chi filmava il tutto, per essere pronti a sfruttare ogni occasione (In effetti dovevano essere in due: il rasta di cui dicevo ed un Nativo con una telecamera portatile). Questi sono “organizzati”. Alla maniera di Saul Alinsky, ovvero il perverso maestro di tattiche sporche degli agitatori (nonché mentore di Obama ed Hillary Clinton).

Se adoperi le tue tradizioni (in questo caso un canto tribale) ed il tuo corpo come strumenti, armi improprie per molestare e prendere di mira, qualunque reazione può essere reinterpretata maliziosamente dai media come una dimostrazione di “razzismo”.
Meraviglioso: ora anche l’assenza di reazione conta come reazione.
 Basta un sorriso. Avevano bisogno di qualcosa, qualunque cosa a cui attaccarsi.

 

Dreher giustamente sottolinea:

i ragazzi cattolici e bianchi, coi loro cappelli MAGA, che sembrano intimidire un anziano Nativo Americano, vengono adoperati come un bastone con cui colpire la Marcia Per la Vita, così come i conservatori ed i Cristiani in genere.
[…] i media ed il branco della sinistra mentono spudoratamente sui loro avversari politici, nel tentativo di distruggerli personalmente e professionalmente. Il ragazzo senza nome nell’immagine ormai simbolo, che fissa Nathan Phillips con un riso che sembra un ghigno, rappresenta ora un Nemico Del Popolo, anche se non ci sono prove che abbia fatto alcunché di male. La verità non conta; è verità ciò che serve la Causa.

 

 

Diciamo le cose come stanno.

Hanno fatto qualcosa di imperdonabile.
Hanno cercato di attaccar briga provocando dei ragazzini.

Prima di tutto: per come si sono comportati, inclusi l’adoperare quel tamburo mettendolo quasi in faccia, gli insulti e gli slogan contro i bianchi, parliamo di una banda di razzisti anti-bianchi, almeno fino a prova contraria.
Mi spiace ma bisogna anche essere duri quando le cose sono così ovvie eppure nessuno si sogna di dirle. Chiunque può essere razzista, non solo i “bianchi”.
Se ti trovi a far parte di un gruppo di persone dove si inizia ad urlare contro la razza bianca, delle due l’una: o prendi le distanze in qualche modo, oppure ti trovi a tuo agio con questa forma di razzismo oggi socialmente accettabile. Comportamento estremamente pericoloso. Basta scuse.
Non penso mai a me stesso come ad un bianco, credo nessuno debba sognarsi di dimostrare fedeltà alla propria razza, tantomeno attaccare altri in nome della loro. Chiedo troppo?

Seconda cosa importante: sarebbe opportuno, PER UNA SOCIETA’ CIVILE, che questo Mister Phillips facesse una bella scusa pubblica al ragazzo a cui ha fatto questo torto oggettivo.

 

Il fatto che sia successo l’esatto opposto dimostra a che livelli di follia sia giunta la civiltà occidentale. Bisogna dire basta.

Anche perché in Italia non stiamo messi meglio. Gli Americani sono più sanguigni sotto certi aspetti, le cose emergono di più. Ma nello stesso tempo chi reagisce sembra saper fare più facilmente massa critica. Qui siamo più in balia degli eventi.

 

Inganni mediatici.

Come esempio preso a caso ecco come NBC ha violentato la notizia: fingendo che fossero stati gli studenti a circondare gli attivisti, e che il ragazzo della foto abbia schernito l’anziano, ridendo e avvicinandosi pericolosamente alla faccia del vecchio… Lupus et Agnus, davvero.
Hanno riportato solo il punto di vista di Phillips; che bontà sua non sapeva se fosse il caso di espellere il giovane dalla scuola, ma per lui gli accompagnatori adulti del viaggio avrebbero dovuto essere licenziati. Pensate essere al loro posto in questi giorni…
Questo lo chiamo chiagnefotting. E questo è ahimè il 21esimo secolo.

 

Quell’articolo di NBC potrebbe essere analizzato come un esempio da manuale di fake news.
Persino i dettagli di contorno sono un lavoro di cesello, tutto utile per far passare un messaggio a senso unico: il vecchio (invecchiato male dico io) stava fermo sotto la pioggia mentre veniva intervistato. Come se questo particolare lo rendesse un esempio di eroe stoicamente capace di resistere ad una prova. In realtà stava gustandosi il più grande, clamoroso successo della sua vita… chi non troverebbe sottilmente piacevole la sensazione delle gocce di pioggia che cadono dai capelli in un momento come quello?

I giornalisti sono riusciti persino ad infilarci un riferimento alla storia di Trump che si prende gioco della senatrice Democratica Elizabeth Warren per la sua pretesa di essere Nativa Americana. Che ovviamente non c’entra nulla.
Ma davvero è un caso singolare, che forse in Italia molti non conoscono: questa tipa ha fatto carriera col fatto di aver dichiarato, per iscriversi all’Università, di essere una Indiana d’America. Basta esserlo in parte per ottenere aiuti speciali riservati alle minoranze. Ma è stata un’operazione senza vergogna, infatti ha goduto di questo vantaggio per decenni ma è bianca bianchissima, persino i recenti test del DNA hanno dimostrato che non era vero! Se fosse stata una politica Repubblicana la sua carriera sarebbe stata annichilita molto tempo fa, e per molto meno. Incredibilmente ne è passata indenne ed è addirittura candidata alla Presidenza per il 2020.

Il bias di conferma all’opera. In qualche modo vi hanno presentato ben due  casi (!) che dimostrerebbero (!) che i Conservatori odiano gli Indigeni Americani: ecco infatti il sorriso di fronte alla provocazione da parte di un Nativo arrabbiato; e poi c’è la battuta contro una donna bianca che stava usurpando il titolo di Nativa Americana!
Quando i giornali vi propinano propaganda e storie manipolate a profusione, i più finiscono per essere condizionati e bevono della grossa. Troppi dati da analizzare, nessuna voglia o modo di farlo. La quantità vince sulla qualità.

 

Nel mondo immaginario dei suoi amici dei media, questo Phillips riesce a fingere di essere stato quello che cercava di smorzare le tensioni, visto che aveva osservato lo scontro tra bianchi e neri e deciso di frapporsi. Fantastico. Lui era quello che costruiva ponti!
Non c’è stata nessuna lotta tra bianchi e neri, i 4 Afroamericani pazzi ne dicevano di tutti i colori ed i ragazzi anzi cercavano di non dargli corda.
Soprattutto si vede bene come sia Phillips che sceglie di andare contro i teenager bianchi, e solo loro, apposta per creare tensione. E ora pretende di aver fatto il contrario.

Già solo guardare la scena del tamburo a posteriori ti mette ansia, sembra non finire mai. E noi ora sappiamo che poi non è successo niente, ma il giovane aveva tutte le ragioni di temere gli sviluppi di una situazione di ostilità incomprensibile.

 

Non possiamo lasciar correre. Basta.

E’ un caso da imparare e ricordare, specialmente per noi che abitiamo distante e non siamo coinvolti direttamente. C’è tutto. Storia perfetta per capire come va il mondo.
Dimostra i meccanismi di funzionamento di una certa visione della realtà, nonché le tattiche sleali per far passare i buoni per cattivi e viceversa.

Tanto per aprire uno squarcio nella mente malata di Nathan Phillips, ecco ancora dalla sua intervista alla NBC, parole che assurdamente rafforzeranno le convinzioni dei loro lettori di sinistra:

Sono stati allevati nella credenza che io sono qualcosa di meno che umano.

Non vorrei prendermela troppo con questo vecchio (che sembra malato, probabilmente drogato) ma se l’è cercata. E rappresenta il tipico progressista, nel senso che vive in un universo tutto suo pieno di pregiudizi assurdi; un universo nel quale chiunque non sia d’accordo con lui è per forza pieno di pregiudizi.

E’ davvero incapace di immaginare che quei ragazzi cattolici abbiano ricevuto un’educazione di tutt’altro tipo; sono a modino, forse fin troppo attenti a non dire nulla di politicamente scorretto, ad evitare stereotipi razziali o discriminazioni. Sono probabilmente tra le persone meno razziste che mai gli capiterà di incontrare. Certo, comunque ragazzi; un po’ sciocchi, ridanciani e turbolenti.
Ma a lui è bastato vedere che avevano la faccia bianca ed erano politicamente dell’altra sponda, quindi ha preso come verità assoluta che si doveva trattare di persone malvagie.

La cosa straordinaria è che nella mediasfera moderna loro sono i razzisti e lui è la vittima.

 

“avere sul volto un’espressione sconveniente (come il mostrarsi increduli, per esempio, all’annuncio di una vittoria) costituiva di per sé un reato passibile di pena. Vi era anche una parola in neolingua che lo descriveva: voltoreato” George Orwell. 1984

Aggiornamento

♦ Mark Steyn dice la sua con l’usuale sagacia, prendendosela coi tanti Conservatori senza spina dorsale, inclusi i suoi ex colleghi al National Review, che non sono stati capaci di aspettare di conoscere i fatti ma si sono uniti al branco:

la destra rispettabile non può nemmeno rinunciare al piacere di essere giocati come polli. Ogni santa volta.

 

Nel frattempo a sinistra hanno fatto di tutto per trovare qualcosa contro gli studenti della Covington School.
Hanno scovato delle foto da una partita di basket della scuola del 2012, dunque che coinvolgeva UN ALTRO GRUPPO DI PERSONE. Nelle foto si vedono degli studenti dipinti di nero; questa pratica viene denunciata come “blackface”, ovvero una rappresentazione caricaturale dei neri così come era popolare negli avanspettacoli di quasi 100 anni fa. Un costume odiosamente razzista, di derisione degli Afroamericani visti come inferiori.
In realtà tutti gli studenti sugli spalti erano completamente vestiti di nero, si trattava di una giornata a tema che non aveva a che fare con la pelle nera; due o tre di loro hanno fatto le cose in grande, esagerando come fanno i ragazzi, e si sono dipinti di nero il torso e la faccia.
Va detto che negli ultimi anni le reazioni isteriche contro qualunque costume accusabile di essere razzista sono diventate un’epidemia, qualche anno fa non era così (oggi non sarebbe pensabile la bravata del comico Bebo Storti, che era riuscito a sfilare nella cerimonia di un’olimpiade invernale con la faccia colorata di nero). Però è vero che il riferimento alla pelle nera si poteva considerare anche allora; la spiegazione è abbastanza plausibile e al massimo non sappiamo se quei due o tre alunni avessero voluto osare colle facce dipinte, per vedere se riuscivano a superare qualche limite. Gli insegnanti però dovevano pensarci. Non è stata una mossa furba già allora.

Quello che però ci interessa: a sinistra hanno cercato disperatamente di trovare un modo per mantenere in piedi l’impianto colpevolista che stava crollando, quindi hanno sparato nel mucchio, per trovare una presunta colpa di altri che potesse essere addossata a loro, per (relativa) vicinanza.

Tattica tipica. Non trattare le persone come individui. Devono essere visti solo come parte di un gruppo, per condividere una colpa collettiva o al contrario godere dello status privilegiato di vittima per diritto di nascita.

 

Aggiornamento 2 – La Women’s March contro la Marcia Per la Vita, ancora una volta.

Non pensavo di doverci tornare ancora su, ma ci sono vari particolari che meritano di essere riportati.

♦ Phillips fingeva di essere un veterano della guerra in Vietnam, dove invece non ha mai messo piede. Ha fatto i suoi bei giri di interviste senza contraddittorio sulle varie reti, dove ha aumentato la dose di bugie sfacciate, addirittura dichiarando che aveva visto i bianchi apparire come belve e i neri come delle prede sul punto di soccombere.

Il simpatico ragazzo finito nell’occhio del ciclone è uscito allo scoperto dando la sua versione, in sostanza confermando quel che ho scritto. Però, come riportato da altri, non ci sono stati cori offensivi né il famoso “build the wall”; addirittura i cori innocui ed allegri della scuola li hanno solo iniziati a cantare, una volta chiesto permesso, per cercare di stemperare la tensione creata dalle urla ed insulti dei razzisti neri.

Ci sono stati vari casi di doxing (rivelare particolari privati di una vittima designata su internet, per farla perseguitare nella vita reale), minacce di morte ed altre forme di disturbo contro alcuni dei ragazzi, i loro genitori e i loro posti di lavoro. Vergognosi.

Il Washington Post, nel descrivere il susseguirsi degli eventi ed il loro dover parzialmente ritrattare, in piena “operazione limitiamo i danni”, è riuscito a distorcere tutto il significato della storia fino a far diventare i giornalisti le vere vittime di tutto, ingiustamente attaccati dai tifosi di Trump.

 

♦ Qualcuno ha controllato: i media statunitensi hanno dato 15 volte tanto spazio ai reportage sulla Women’s March rispetto alla Marcia Per la Vita, due eventi susseguitisi a Washington DC i giorni 19 e 18 rispettivamente.

La Women’s March è una manifestazione “delle donne”, in realtà di femministe arrabbiate. Contro Trump, contro la famiglia, a favore dell’aborto, eccetera.
Come mai questa volta non hanno fatto tanta cagnara sul grande successo di questa marcia, come accaduto in passato? Semplice. Le streghe&compagnia sono state annichilite, quanto a presenze, dai giovani e festosi pro-life del giorno prima.

Qui trovate quello che scrissi quando la Women’s March venne lanciata, quasi a sorpresa, come evento post-elezione di Trump, nel 2017, e i giornalisti insistevano a paragonare le due marce di Washington, visto che “le donne” erano molte di più.
Ma questa volta hanno tentato a malapena di buttare lì un 60000 come numero dei partecipanti alla manifestazione femminista, gran parte delle foto diffuse erano molto ravvicinate per nascondere le dimensioni della folla.
Direi dunque, anche grazie ad un video time-lapse molto sgranato di MSNBC, che dovevano essere intorno ai 20mila, 30000 al massimo.
Al contrario la Marcia Per la Vita era in gran spolvero. Anche qui un time-lapse, ma fatto molto meglio, mi fa dare una stima dei presenti attorno  ai 100-120mila.

Ora capite perché nel 2017 i discorsi sui giornali erano ben differenti: i numeri contano solo quando convengono.

Ma non si sono limitati a riportare in maniera parziale e dare più spazio alla manifestazione della parte politica giusta.
I giornalisti hanno evitato per quanto possibile di dare visibilità agli aspetti più controversi della Women’s March, incluse le dichiarazioni antisemite degli organizzatori.
Nello stesso tempo si sono invece messi alla ricerca di occasioni per mettere i pro-life nella parte dei cattivi.
Una Marcia Per la Vita deve essere messa in cattiva luce ad ogni costo.
Ecco perché erano pronti ad agire e sono subito balzati ad azzannare la giugulare dei ragazzi di Covington. Notizia troppo bella per loro: ragazzi di destra che si mostrano razzisti. Quanto alla realtà dei fatti, quella è un particolare secondario.

 

5 commenti:

  1. Caro Blumudus, grazie per la puntuale ed esauriente controinformazione.
    Avevo letto già qualcosa del fatto e mi chiedevo se era possibile far giungere a quel ragazzo e alla sua famiglia, che avranno da sopportare da qui in avanti diversi disagi, qualche parola di sostegno.

    Nello stesso tempo non mi dispiacerebbe far giungere al vescovo della diocesi di Covington il mio rammarico per l’atteggiamento da lui tenuto nell’occasione: pastori così meglio perderli che trovarli.

  2. Alessandro Grasso

    Caro Vanni, non saprei. Ho scelto di non pubblicare il nome del ragazzo perché sarà già fin troppo al centro della bufera, alla sua età tante reazioni possono far male. Ma tanto ne parlano tutti e lui stesso ha scelto di farsi intervistare, e mi sembra molto in gamba. Il Vescovo, verissimo! Ma purtroppo oggi come oggi non è solo il problema di qualche singola “guida”: hanno agito da cretini la Diocesi e la scuola. Ci sono interi staff di persone che devono perlomeno aiutarlo a decidere. Ed invece sono tutti pronti ad accodarsi e fare figuracce.
    Ci vuole oggi qualche santo in più, ma di quelli che si caratterizzano per virilità e fortezza, anche capaci di contraddire tutti. Penso che le nuove generazioni siano in parte peggiorate, ma dalla mediocrità stiano emergendo eccezioni notevoli: ci sorprenderanno. Ma la crisi ha da passare. Alcuni santi della prossima Controriforma sono al massimo al liceo, per altri c’è tempo prima che nascano.

  3. Non ne avevo per nulla letto o sentito parlare, ma, in effetti, io tendo a starmene ai margini del mondo informativo.
    Interessante, e come già in altre occasioni mi piace poter leggere la tua disamina dell’intera “questione” – tale diventa spesso la più assurda inezia – prima di, eventualmente, andare a scoprire come è stata trattata e diffusa dai media ufficiali (e dai social…).

  4. Alessandro Grasso

    Personalmente non sono molto favorevole alle petizioni, mi sembrano l’ennesima raccolta dati che interessa solo ad eventuali nemici che ti volessero fare le pulci, ma non ha effetto pratico. Magari sbaglio. Certamente non mi oppongo a questa petizione, quindi va beissimo anche invitare a partecipare da questa mia modesta pagina.

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