Hanno giustiziato Charlie Gard e si sentono Superuomini

Somiglianze. Joseph Goebbels, il Giudice Nicholas Francis.

Analisi puntigliosa di una decisione autoritaria, postumana, antiumana (con contorno di elegante disinformazione).

 

A.1. Evoco immediatamente la Legge di Godwin.

Dal punto di vista dei Nazisti, l’Ebreo non rappresentava semplicemente un nemico mortale; era considerato un subumano, una cosa, un essere disgustoso.
Sappiamo come prelevarono milioni di persone pacifiche, rispettabili e produttive, in maggioranza benestanti (almeno nell’Europa occidentale) e (quando non li uccidevano subito) li fecero morire lentamente nei campi di concentramento, ridotti pelle e ossa, ombra di sé stessi, a lottare disperatamente per procurarsi un qualunque pezzo di cibo. Malati terminali di inedia.
E a quel punto gli autoproclamatisi Übermenschen (i Superuomini), gli “Ariani”, poterono infierire, additando a tutti quella che consideravano la vera natura di quei subumani (Untermenschen): “Visto? Eccoli i miserabili. Ributtanti, senza dignità, sporchi.”
Avevano così creato lo Sporco Ebreo che già disprezzavano nella loro realtà immaginaria.
E’ un fatto ben noto: uno dei primi passi nello sviluppo del folle piano nazista fu l’introduzione dell’eutanasia per i disabili.

 

Torniamo all’oggi. L’illuminato Regno Unito.

Nel mio articolo in cui illustravo la natura incontrollabile dell’eutanasia, fenomeno che progredisce inevitabilmente verso i più profondi abissi dell’abuso, dell’ homo homini lupus, ho portato l’esempio di Charlie Gard, il bimbo di pochi mesi malato gravissimo, al centro di una battaglia legale e mediatica tra i suoi genitori e le autorità (medici e giudici) che volevano ucciderlo, condannandolo ad una eutanasia non dichiarata per aver commesso il grave peccato di avere una qualità della vita presumibilmente scarsa.
Come saprete, Charlie ha perso la battaglia: inaspettatamente i suoi genitori hanno gettato la spugna. Avrebbero comunque perso in tribunale.
Il sistema l’ha fatto fuori.
Lo hanno ucciso in una località segreta, apparentemente in modo da rigirare il coltello nella piaga, negando anche l’ultima richiesta della famiglia, di lasciarlo morire a xasa sua.

Piccolo ometto combattivo, era già sopravvissuto molto più di quanto atteso per chi soffre della sua malattia rarissima (Sindrome da deplezione del DNA mitocondriale o  MDDS, nella variante rara e più grave chiamata RRM2B), quando i dottori del GOSH (Great Ormond Street Hospital) decisero di arrendersi, fornendogli solo il supporto di base, con nutrizione e ventilazione in attesa del permesso di ucciderlo, nonostante i contatti avuti con un esperto mondiale di malattie mitocondriali (Michio Hirano) disponibile a curarlo con una sua terapia, recentemente anche riveduta.
Questo succedeva a Marzo. Per mesi, attraverso tutti i passaggi legali di un procedimento avviato dai medici del GOSH, i genitori hanno dovuto lottare contro un muro di gomma istituzionale, solo per ottenere il permesso di portare il figlio in un altro ospedale per tentare la terapia: la macchina della legge aveva ormai un solo obiettivo finale.
Apprezziamo dunque quanto tempo è andato sprecato, per una malattia che ti può uccidere in un mesetto: in Gennaio la famiglia ha raccolto un milione e fischia di dollari, in una campagna di crowdfunding online, per pagare le spese del trasferimento in una clinica americana. Il 24 Febbraio l’ospedale ha avviato la pratica e ha chiesto al giudice, Nicholas Francis, di emettere un giudizio vincolante a sostegno della loro decisione di far morire il bambino per soffocamento.
Francis è sempre stato sulla loro lunghezza d’onda. Vari appelli successivi non hanno mai cambiato la decisione iniziale.
Alla fine di Luglio, quando il pianeta intero, interessandosi del caso, ha un po’ forzato la mano ai dottori del GOSH a confrontarsi con colleghi di fama internazionale, incluso Hirano, rendendo conto dei protocolli adottati e degli esami (non) eseguiti, ci siamo trovati tutti di fronte ad una triste realtà.

E’ successo quello che temevo. Prevedibile: dato che si sono rifiutati per mesi di lasciare il piccolo in cura ad altri, i suoi muscoli erano ormai troppo compromessi; era quindi troppo tardi, probabilmente, perché anche la terapia sperimentale potesse fare effetto.
Ostinazione e falsa pietà. Nel loro difendere con i denti la loro prerogativa di poter scavalcare ed imporsi sui diritti dei genitori (grazie alla complicità di un sistema legale paternalistico) quei dottori hanno assicurato il risultato: danno ormai irreversibile, quindi la decisione iniziale di lasciarlo andare sarebbe “confermata”.
I sostenitori dell’eutanasia possono cantare vittoria
: “Visto? Con un quadro clinico del genere, non si poteva fare nulla. Stavate combattendo una battaglia ideologica irrazionale…”

 

Non so se è chiara l’analogia. Col loro agire hanno portato la situazione a questo stadio, il soggetto è ormai nella condizione subumana che gli avevano attribuito fin da prima.
Sia ben chiaro: si tratta comunque solo di un’analogia, imperfetta. La maggior parte delle vittime nei campi di concentramento erano in salute prima di entrarvi, mentre Charlie avrebbe comunque avuto una vita breve e gravemente menomata. Inoltre è evidente la sproporzione tra i Nazisti che commettevano genocidi e i medici che al contrario salvano vite giorno dopo giorno. Diamo poi per buono che questo sia un caso limite, non certo la norma al GOSH.

Eppure la storia di cui ci stiamo occupando segna un cambio di mentalità. Ultimamente si sta imponendo un pensiero, rilanciato con insistenza: l’aborto legale esiste da troppo tempo perché i medici possano sostenere di non essere pronti ad accettarlo come un fatto della vita. Perciò –prosegue il ragionamento- perlomeno quelli che si laureano in medicina da ora in poi devono eseguire aborti a richiesta (e per estensione praticare l’eutanasia) senza esitazioni e senza addurre scuse di natura morale.

 

A.1.2. Trasformazione

Creare una nuova generazione di dottori che sia ideologicamente formata ad uccidere il paziente quando ritenuto opportuno. Ovvero fare l’esatto opposto di quanto insegnato e praticato sin dall’Antica Grecia. Spaventoso.

Bisogna intendersi: qui si parla del giudizio, della percezione della realtà di coloro i quali ricevono il potere di uccidere. Attraverso una serie di feedback positivi si crea l’impressione forte di agire secondo alti principi, esprimendo compassione, e che l’ucciso meritasse quella fine.
Diventare come i Nazisti non ha nulla a che fare con il piacere di far soffrire o con una scelta consapevole di stare dalla parte del male. Quelli sono solo i Nazisti che si vedono nei film.
Parliamo invece di compiere azioni oggettivamente crudeli, disprezzando la vita umana in quanto tale, ma soggettivamente considerarsi integerrimi servitori della società, impegnati a costruire un’umanità migliore.
Con la scorciatoia del trionfo delle emozioni sui valori forgiati dai secoli.

 

A.2. Il vero nocciolo del problema

Nessuno nega che la malattia di Charlie fosse devastante. Ma la ragione per cui insistevano per farlo morire così è stata mantenuta sul vago.
Al fondo ci sono tre diversi aspetti:

1- potrebbe aver sofferto molto;

2- sembra che il suo cervello fosse già gravemente danneggiato, magari fino al punto di renderlo del tutto incosciente;

3- gli effetti della degradazione delle cellule avevano causato disfunzioni in vari organi, in particolare i muscoli.

Un po’ tutti i giornalisti, ma anche i genitori del bimbo, al momento decisivo si sono focalizzati sul punto 3. Come se un essere umano potesse essere messo a morte solo perché sordo e paralizzato, o comunque inabile a condurre una vita abbastanza normale.

Nel momento in cui il ragionamento scende al livello della necessità di una “qualità della vita” non esiste già più il diritto a vivere; per estensione non c’è più alcun diritto umano. Al massimo uno può sperare di non capitare lui nel tritacarne.
Qualcuno che decide se la tua vita gli sembra degna di essere vissuta.
Non è necessario credere ad una realtà trascendente per voler proteggere la vita umana come un valore assoluto.

Vietare l’uccisione di pazienti che pure sono casi limite non riguarda davvero loro, è invece un principio fondamentale, per impedire che gli esseri umani possano essere trattati come oggetti, eliminabili; la soglia tra il cittadino a tutti gli effetti e il rifiuto umano che ha bisogno dell’iniezione letale è mobile: non esiste uno standard oggettivo.

Quanto ai punti 1 e 2, in pratica si escludono a vicenda! A parte che la medicina moderna ci fornisce molti farmaci per eliminare il dolore, non il paziente.
I medici del GOSH davano a Charlie degli antidolorifici giusto per sicurezza, dato che non potevano sapere con certezza se stesse provando dolore.
Quanto al danno al cervello, quando a Luglio la pressione dell’opinione pubblica mondiale ha puntato i riflettori sulla vicenda, sono stati costretti a rivelare che dall’inizio della procedura legale avevano effettuato solo un elettroencefalogramma ed una risonanza magnetica; la loro diagnosi (contestata) del danno neurologico era tutt’altro che verificata. Inoltre i genitori testimoniano che reagiva alla loro presenza. Che era cosciente.
Il Dr. Hirano, a riguardo della risonanza magnetica di Giugno, insisteva che dall’esame non risultava necessariamente un danno strutturale al cervello.

La plasticità della mente umana e la natura singolare del caso (era in sostanza l’unico paziente noto di sempre, con questa patologia e sopravvissuto per mesi) ci dovrebbero spingere alla prudenza, nessuno può dire quali sarebbero state le sue capacità cognitive in futuro, anche se le sue prospettive erano tali da far disperare.

Ma il punto è: era o no cerebralmente morto (che poi è la nostra miglior definizione di morto)? Nessuno ha provato a suggerire una cosa del genere. E allora non c’è giustificazione per quel che è accaduto. L’hanno ucciso, nonostante l’assenza di un’autentica procedura legale per l’eutanasia.

Un principio di precauzione fondamentale: meglio rischiare di proteggere la vita di uno che non riprenderà mai conoscenza piuttosto che abituarsi ad uccidere le persone quando abbiamo il forte sospetto che tanto non siano coscienti.

 

A.3. Non è un problema di “chi decide”.

Provate ad uscire dagli schemi. Diciamo, per amore di discorso, che lo Stato possa legittimamente imporsi e decidere per noi.
Proprio come in molti Paesi alcune vaccinazioni sono obbligatorie, in funzione del beneficio per la comunità che è molto più grande della libertà teorica dell’individuo di fare una scelta personale peraltro a lui nociva, beh, allo stesso modo si potrebbe richiedere che i pazienti che non hanno più nulla da perdere partecipino a terapie sperimentali.
Certo, è un passo oltre, dato che potrebbe implicare una specie di obbligo di esporsi a sofferenze; ma nella stessa direzione.

Persino una società che non dà valore alla vita umana in quanto tale potrebbe razionalmente scegliere di ordinare a chi chiede l’eutanasia di continuare a lottare invece, per aiutare lo sviluppo di nuove cure.
Il fatto che le autorità facciano l’esatto opposto (non riducendo il dolore, ma rinunciando ad alcune opportunità di ricerca) indica che le loro decisioni non sono determinate da considerazioni sul bene comune o sui diritti individuali, il motore è invece una ideologia che svaluta gli esseri umani.

Risultato? La gente viene spinta ad imparare a desiderare l’eutanasia, mentre le nuove scoperte mediche, se si continua su questa strada, diventeranno più rare, dato che la maggior parte dei pazienti e degli ospedali non prenderanno in considerazione il lottare. Perlomeno oltre il livello di cure che erano già state sviluppate nell’era pre-eutanasia, e comunque rimaste nel frattempo ancora in uso.
(Ma per essere chiari: sono assolutamente a favore dell’obbligo di vaccinazione, al contempo non appoggerei l’idea di spingere i malati a partecipare a cure sperimentali.)

Alcuni sostenitori delle cosiddetta dolce morte però insistono: “I bambini non appartengono ai loro genitori”, e gli fa gioco dimenticare che gente come Victoria Butler-Cole (parleremo del suo ruolo nel prossimo capitolo) combattono (e vincono) con pertinacia nel nome dell’uccidere il malato, sia togliendo ai genitori i loro diritti se questi vogliono salvare il figlio, sia aiutando i genitori che chiedono l’eutanasia per un bambino che potrebbe sopravvivere secondo il parere dei dottori.

Oltretutto, è vero che non appartengono ai genitori, ma come può essere un passo avanti definirli di fatto proprietà dello Stato?

I problemi di giurisdizione (inclusi quelli tra i vari poteri e corpi dello stato e locali) sono solo una distrazione, magari usata da chi vuole evitare di dare una risposta netta su problemi delicati, cambiando discorso.

In realtà i diritti fondamentali qui in gioco sono due.
i. lo stato che toglie la vita ad un cittadino innocente;
ii. il togliere ai genitori il diritto di decidere per il proprio figlio.

Attraverso idee balzane come quella secondo cui a volte non uccidere qualcuno significhi fargli del male, una serie di disposizioni di legge pericolosamente benintenzionate, originariamente pensate per togliere un minore dalle mani di adulti che ne abusavano, si stanno trasformando in una specie di licenza per portare via i figli alle famiglie non allineate ai nuovi mantra progressisti.
Ma l’abuso di potere più grande rimane il far passare l’eutanasia come una cosa scontata, e che un giudice possa decidere se la tua vita è talmente penosa che bisogna abbatterti.

 

B. Gli attori della tragedia

 

♦ I medici, come detto, sono diventati potentissimi: la maggior parte di noi prima o poi metterà la propria vita nelle loro mani; spesso un dottore ha l’opportunità di somministrare una dose legale di un farmaco non sospetto, per esempio la morfina, senza lasciare traccia della propria volontà di terminare il paziente.
E allo stesso tempo sono costretti a seguire regole e linee guida che li spingono nella direzione sbagliata.
Amministratori e avvocati hanno preso il controllo, pare. I bravi dottori vengono spinti ad abbandonare, gli esecutori freddi possono prendere man mano il loro posto.
Considerate questo articolo che parla della battaglia legale dentro il GOSH tra i consulenti (che poi sarebbero dottori… imbarbarimento anche nella terminologia) e la dirigenza dell’ospedale (tagli dei costi che significano carenza di personale e quindi rischi per i pazienti).

Un consulente coinvolto nella vertenza ha detto: “Il motto dell’ospedale è ‘Il bambino sempre e prima di tutto.’ Sempre più spesso, la realtà è diventata ‘Il bambino mai e per ultimo.'”

 

Anche i dettagli del processo a Charlie (lo so che non è stato un processo, ma lasciatemi provocare un po’) hanno messo in evidenza la determinazione con cui i medici del GOSH hanno usato tutte le carte a loro disposizione per bloccare ogni tentativo di rovesciare il risultato. Ad esempio già nel 2016 non hanno ritenuto opportuno effettuare una tracheotomia al piccolo, preferendo una soluzione più invasiva e temporanea, il che ha reso il suo trasferimento dall’ospedale più problematico, dando così una scusa in più per non permetterne nemmeno il ritorno a casa per morire.
Dalle loro azioni (ed omissioni) capiamo a cosa tenevano di più. Una volta che la loro posizione è diventata il centro di attacchi da parte di attivisti pro-life da tutto il mondo, prima il bebè moriva, meglio sarebbe stato per la loro reputazione.
Immaginate lo scenario peggiore per loro: Charlie che ottiene il permesso di essere curato negli USA, dopodiché vive qualche anno come un bimbo semiparalizzato e sordo, costantemente sotto cura, ma in qualche modo riesce a comunicare amore e gratitudine ai genitori. In questo modo si sarebbe potuto dire che avevano avuto torto!

Prima che qualcuno provi a minimizzare la mia preoccupazione riguardo alla trasformazione della professione medica, considerate ad esempio questa raccolta di testimonianze (in Inglese) su come i cosiddetti hospice stiano diventando una bella scappatoia, per accelerare la morte di pazienti ignari al riparo da occhi indiscreti.
Oppure questo caso in Canada: il medico che suggerisce ad una madre che dovrebbe far praticare un bel “suicidio assistito” alla figlia gravemente malata. Ma la figlia in questione, di 25 anni, è perfettamente in grado di capire quel che del resto veniva tranquillamente detto davanti al suo capezzale, ed è quindi rimasta traumatizzata. Eppure per l’ineffabile camice bianco, il problema era la madre, apostrofata come “egoista” (sic!) per non volerla far morire!
Rivoluzione diabolica. Che altro ci vuole per farci finalmente reagire, nel nome della nostra umanità se non della nostra civiltà?

 

I Giudici della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo per me rimangono quelli con le responsabilità maggiori, meritando il giudizio più severo. Avevate il dovere di difendere un principio fondamentale, che la vita dell’innocente non può essere tolta dallo stato.
Il dire da una posizione di autorità, insomma: “Tizio non ha per noi una qualità della vita, quindi ordiniamo che sia ucciso” è un crimine contro l’umanità.
Una volta fatto quel passo non importa quali parametri vengano scelti per misurare questa sfuggente qualità della vita, o cosa venga ordinato in un caso specifico come quello di Charlie Gard.
Avete creato un precedente. Problema enorme visto il modo in cui il potere giudiziaro regna incontrastato su di noi sudditi.
Ma la CEDU aveva la -immeritata- responsabilità di indicare la strada per un intero continente.

 

♦ Il Giudice Nicholas Francis mi mette i brividi. E’ il vero protagonista: pare proprio che gli piaccia stare al centro e dare lezioncine a tutti sul fatto che lui è la legge. Come vedremo tra poco.
La Corte d’Appello e la Corte Suprema del Regno Unito rappresentano altri attori che in sostanza non hanno fatto nulla, non modificando le decisioni di Francis.

 

♦ L’Avvocato Victoria Butler-Cole, che ha rappresentato in tribunale il suo “cliente”, il custode legale di Charlie, è una nota attivista pro-eutanasia. Notate il tocco di classe: un team di giudici ha nominato il custode, ovvero la persona incaricata di decidere del futuro del bambino, al posto dei genitori. Il giudice Francis ha protetto il custode garantendone l’anonimato. Perciò non possiamo prendercela con la Butler-Cole perché non ha responsabilità dirette, tecnicamente sta solo eseguendo gli ordini di qualcun altro. Ma non possiamo confrontarci con la persona senza volto dietro di lei.
In questo modo hanno sottratto un elemento cruciale, la terza parte introdotta artificiosamente nella storia, da qualunque critica. Non che queste siano pratiche inusuali.
Non rendere conto a nessuno mentre si prendono decisioni di vita o di morte per un estraneo.
In ogni caso il custode legale e la Butler-Cole sono in perfetto accordo, possiamo considerarli una squadra e trarre conclusioni a partire dalle posizioni di questa avvocatessa.

Liberandosi dall’ipocrisia di considerare la giustizia definita dal volere di chi può, ragioniamo sul senso di quella nomina. Ci sono due possibilità: o

  1. hanno scelto una persona a caso, senza conoscere la sua opinione e competenza nel dibattito tra qualità della vita e sacralità della vita; poi per caso hanno trovato una paladina del suicidio, oppure
  2.  hanno nominato di proposito un custode che fosse a pro-eutanasia.

La prima non ha senso: come potrebbero aver considerato un progresso il fare a testa o croce piuttosto che rispettare la potestà genitoriale?
Quindi è la seconda. In altre parole i giudici hanno preso in mano la situazione perché favorevoli all’eutanasia al contrario dei genitori. Cosa che per ora è illegale nel Regno Unito, ma si può praticare con un trucco formale (eutanasia passiva).
E dunque hanno nominato il custode che la pensasse come loro.
Dunque avevamo il CAFCASS High Court Team (gruppo di giudici che ha nominato il custode), il Giudice Francis, l’ospedale GOSH e il custode legale (con Victoria Butler-Cole) tutti dalla stessa parte, tutti irremovibili prima dell’inizio delle udienze sul da farsi.
I genitori di Charlie, da soli (+gli avvocati pro bono), sul fronte opposto.
Tutti a fare scena, attori che recitano la loro parte. Un teatro.
Non ci può stupire che i giudici d’appello non abbiano rovesciato la sentenza. C’è una cultura condivisa.

La Cole non rappresenta solo un’araldo della morte, determinata a creare un futuro in cui la maggioranza della popolazione morirà di eutanasia anche se ancora in discreta salute.
Incarna anche la longa manus dello stato: burocrati, assistenti sociali, consulenti legali e compagnia; a togliere i figli ai genitori, sempre nel loro interesse, si capisce.
Doppio gusto. Il potere cieco di autorità a cui non ti puoi opporre, la finta erudizione di professionisti che hanno studiato nelle università giuste, in materie dove se va bene parlano del nulla, se va male l’impostazione di base non ha senso e distorce la realtà delle cose, per cui ne esci peggio che ignorante.
Togliere la patria potestà un tempo era un’eccezione, per salvare le vite innocenti da famiglie guaste nel profondo.
Ma sta diventando un’occasione per rimodellare la società attraverso decisioni esemplari, facendo passare i valori tradizionali come causa di abusi e maltrattamenti.

 

♦ I genitori di Charlie, Chris e Connie. Non voglio giudicarli.
Triste realtà: hanno perso in parte anche perché hanno accettato la logica dei loro avversari.
E’ umanamente comprensibile: si sono aggrappati alla speranza che una nuova terapia potesse dare a loro figlio la possibilità di stare meglio, magari muoversi ed interagire.
Non hanno invece pensato ad opporsi al principio che la cosa migliore da farsi per il loro piccino sarebbe stato farlo morire, se la prospettiva era quella di rimanere così, immobile, oltretutto colpito da attacchi epilettici ed altre complicazioni.
Prima di saltare alle conclusioni dovremmo metterci nei loro panni. Sono stati coraggiosi e combattivi di fronte ad una situazione pesante; soprattutto erano pronti a spendere tempo, magari anni, per curare un figlio gravissimo, quando tanti altri oggi abortiscono un bambino con qualche piccolo difetto senza pensarci su due volte.
E’ solo che non possiamo attenderci che due persone normali capitate nel bel mezzo di un uragano si comportino come impeccabili studiosi di bioetica.
Ma sì, va detto, hanno toppato.

 

♦ Altre voci.
Si sono levate molte voci a favore di Charlie, famose e non, migliaia e forse milioni di persone si sono unite alla cosiddetta Charlie’s Army. Non hanno fermato l’esecuzione, ma perlomeno hanno puntato l’attenzione sul problema.

Ho già scritto delle ambiguità da parte di esponenti di primo piano del clero cattolico, sia prendendo a spunto il caso di Charlie che sul tema eutanasia in generale. E’ importante non tanto per me che sono cattolico, o per la famiglia Gard, anch’essi fedeli della Chiesa di Roma.
La Chiesa Cattolica è la voce indipendente di maggior peso in grado di difendere la vita umana dal concepimento alla morte, senza compromessi. Come ha fatto, fino ad oggi. La crisi attuale segna anche il punto più basso della civiltà occidentale.
Menzione disonorevele per l’Arcivescovi di Westminster, il Cardinale Vincent Nichols, che ha commentato l’esecuzione ringraziando i medici del GOSH e difendendo il loro comportamento professionale ed umano.
Come detto in articoli precedenti, Monsignor Vincenzo Paglia sta lavorando alacremente per demolire un paio di istituzioni vaticane e non ha mancato l’occasione di mancare l’occasione, intervenendo sul tema, come visibile rappresentante, nella maniera più opaca possibile, in pratica cercando di non schierarsi.
Credo che sia istruttivo osservare la reazione a questo genere di uscite da parte di un giornale abbastanza autorevole come l’americano National Review, conservatore ma certo non rivolto ad un pubblico di papisti: un articolo molto netto fa le pulci alle parole di Paglia; e anche se perde di vista il fulcro del discorso è chirurgico nel mettere in risalto la decadenza in Vaticano:

Davvero, non sono sorpreso. Il Vaticano ultimamente si è assimilato alla moralità borghese che ha reso la vita degli Europei un deserto spirituale. […]

Se neanche la Chiesa si schiera a favore della famiglia contro i tribunali, chi altri potrà farlo? Questa è stata molto più di un’occasione mancata

 

Bisogna dire due parole anche su Papa Francesco stesso, dato che è intervenuto pubblicamente a favore di Charlie ma ha dato sempre più potere, nella curia ed altrove, a vescovi come Paglia: indegni del loro abito, disertori che stanno chiaramente cercando di demolire l’insegnamento tradizionale della Chiesa.
Indirettamente ha anche fatto muovere l’Ospedale Bambino Gesù e la diplomazia vaticana per cercare di salvare il bambino, prendendolo in cura. In maniera diretta, ha twittato due volte sull’argomento.
Il dettaglio rivelatore, per capire la posizione di Papa Bergoglio, è il contrasto tra i due tweet. All’inizio, quando ci si aspettava una sua parola invocata a furor di popolo, ha pubblicato un tweet il più generico ed innocuo che ci si potesse aspettare, e anche in questo caso vale la pena leggere le reazioni negative (per chi sa l’Inglese). Invece dopo la morte ha nominato Charlie direttamente.


Va benissimo, e si potrebbe definire addirittura più consono al ruolo, se un papa evita di inserirsi personalmente con tutto il suo peso in una situazione specifica.
Ma non puoi agire in maniera prudente, con messaggi allusivi che evocano lo stile diplomatico di Pio XII (che però aveva di fronte la minaccia di Hitler), poi dopo pochi giorni (e dopo una sconfitta per la buona battaglia) parlare più apertamente dello stesso caso, come un pavido opinionista da rivista diocesana che non oserebbe scatenare una polemica.
A quel punto uno pensa che sei stato spinto a dire qualcosa di Cattolico di fronte a questo scontro di culture drammatico, ti piace partecipare al gioco delle reazioni giornalistiche, ma non volevi rischiare di condizionare gli eventi.

 

C.1. Il Giudice Francis e la verità massacrata

“Se dici una menzogna enorme e continui a ripeterla, prima o poi il popolo ci crederà. La menzogna si può mantenere per il tempo in cui lo Stato riesce a schermare la gente dalle conseguenze politiche, economiche e militari della menzogna stessa. Diventa così di vitale importanza per lo Stato usare tutto il suo potere per reprimere il dissenso, perché la verità è il nemico mortale della menzogna e, di conseguenza, la verità è il più grande nemico dello Stato.”
Joseph Goebbels

Perlomeno i Nazisti erano in buona fede nella loro falsità.
Gli architetti del mondo nuovo sono invece falsi nella loro buona fede.

A leggere le parole di questo giudice Nicholas Francis mi sale la pressione, in lui infatti si può toccare con mano il pericolo rappresentato dal potere giudiziario, nella sua intoccabilità.
Ha una convinzione: quelli che si trovano nello stato di Charlie devono morire per il loro bene. Ha emesso una sentenza. Non dovendo rispondere a nessuno di quanto deciso.

Il problema della magistratura è che non ci sono contrappesi al suo potere. In altre parole, se il tuo parere legale è in linea con quello della maggioranza dei colleghi, nessuno ti fermerà.
L’unico freno potrebbe essere rappresentato dal senso di decenza che alberga nell’animo di un determinato giudice.
La Magistratura come un corpo compatto, contando sul supporto dei grandi media, si è autoassegnata il ruolo di ridefinire la realtà, introducendo nuovi standard e valori, spesso ben oltre quello che era previsto dal potere legislativo. Il loro segreto? Giocare con le parole. Che sarebbe la versione ipocrita e felpata del mentire.

Esempio su questo caso: è stato chiamato in causa il Children Act promulgato in Regno Unito nel 1989, legge che non riguardava in alcun modo l’idea di affrettare la morte di un bimbo malato, o il farlo contro il volere dei genitori; ma può essere adoperato per fargli dire proprio questo, attraverso una interpretazione creativa di parole quali “best interest” (nel suo stesso interesse) o “harm” (danno).
Se l’unico vincolo è costituito dalla logica interna di una decisione o sentenza scritta, in assenza di autorità esterne che abbiano voce in capitolo, allora puoi far passare qualunque idea, basta conoscere la soglia attuale dello strafare. Un po’ di abilità dialettica, la capacità di cambiare il senso alle parole e il resto viene da sè.

Prendete il fatto che, essendo la parzialità di Francis evidente, l’avvocato che rappresentava i genitori di Charlie ad un certo punto ha provato a chiedere che il caso fosse trasferito ad altro giudice.
Francis non ha fatto una piega, spiegando che si sentiva del tutto obiettivo nel giudicare, quindi non era necessario alcun cambiamento. In altre parole ha giudicato il proprio giudizio e ha potuto confermare con soddisfazione di averlo trovato impeccabile. E il sistema gli lascia definire la sua realtà in questo modo.

 

C.1.2. Francis ha messo in chiaro che la sua decisione si è basata su “prove”.

Dato che il punto sarebbe che non è previsto dalla legge (nè dovrebbe mai esserlo) l’uccidere i malati gravi, che importanza può avere una interpretazione di parte di una serie di dati sulla salute di un paziente, raccolti in maniera comunque approssimativa?
Semplice. Francis era “disposto” a cambiare idea se fossero state raccolte prove straordinarie di una prognosi ben diversa e molto più positiva per il bambino.
L’inversione dell’onere della prova! Sei da terminare a meno che i tuoi avvocati non provino, oltre ogni ragionevole dubbio, che non stai così male e/o una terapia potrebbe farti rimettere. Bella sfida, dato che per quanto riguarda le condizioni di salute, i genitori del piccolo dovevano trovare analisi mediche che contraddicessero il parere dei dottori che lo avevano ostaggio in cura; e per quel che riguarda la terapia, come provare l’efficacia di un trattamento che non era stato ancora tentato prima (su questa variante della malattia)?

Ma anche ammettendo che Francis potesse cambiare idea. Che dovevano provare? A che livello piazziamo l’asticella del “Ok, da qui in su è nel tuo interesse il continuare a vivere”?
Nel momento in cui essere messi a morte è considerato accettabile ed anzi in qualche modo vantaggioso, sei alla mercè di chi decide.

 

C.2. La falsa pista dell’accanimento terapeutico

Sento già l’obiezione: “Non sai di che parli. In questi casi non si parla di eutanasia ma di accanimento terapeutico: bisogna saper accettare la realtà della morte ormai inevitabile, invece di usare mezzi straordinari per rimanere aggrappati alla vita ad ogni costo.”

Accanimento? Sarebbe questo? Qui incontriamo un punto critico, anzi un falso problema che ha portato fuori strada anche studiosi di bioetica di primo piano. L’eutanasia e l’accanimento terapeutico non sono collocati a livelli diversi di un’unica scala.

Se non definiamo rigorosamente cosa sia davvero l’accanimento terapeutico saremo sempre più nelle mani di mille giudici Francis, con una inutile serie di paletti (sempre man mano spostati) ad indicare la soglia tra salvatelo ed uccidetelo.
Non si può togliere il minimo del supporto vitale; un respiratore non è una cura; e se puoi decidere la data di morte di un paziente, quella è eutanasia. Che? Troppo buonsenso tutto in una volta?

Ma ci torneremo. Basti dire per ora che nel clima attuale di diffusione della mentalità eutanasica l’eccesso di trattamenti è l’ultimo dei problemi; del resto le terapie inutili va ricordato che sono un problema etico solo in funzione delle varie forme di sofferenza che possono causare.

La natura ingannevole di questo richiamo al non accanirsi si può bene osservare nel caso di cui parliamo qui, dove il giudice non ha permesso una terapia sperimentale che si prevedeva praticamente priva di effetti collaterali (solo rari episodi di diarrea lieve). Un 10% ipotizzato di probabilità di successo per Francis non era abbastanza. Hirano in altra circostanza aveva però parlato di possibilità di miglioramento tra l’11 ed il 56%- A questi livelli non ci sono certezze.

La volontà umana contro indizi non sicuri: chi vi aspettate che vinca?
Siamo nella psicologia. Dato che non intendeva permettere la cura, l’affrontare l’ignoto doveva rappresentare un rischio troppo alto; era così possibile ignorare i medici che affermavano la sostanziale assenza di effetti collaterali. La possibilità che la terapia potesse funzionare anche sulle cellule cerebrali, non testata e dubbia, trattata come inesistente; il protocollo, insufficiente. Il danno al cervello, certo preoccupante, già avvenuto ma di dubbia entità e non quantificato, trattato come indiscutibile ed enorme. Quanto al dolore fisico, invece di considerare che può essere soppresso, è diventato un fatto ineliminabile; il dolore psicologico, qui assente per definizione, trattato come intollerabile.
La sofferenza inflitta uccidendo per soffocamento, irrelevante; il dolore (o che altro?) causato dall’ipotetico malfunzionamento accidentale del ventilatore poche ore o pochi minuti prima della morte procurata, del tutto inaccettabile. In questo modo è stato esaudita anche la richiesta ulteriore del GOSH, negando il trasferimento a casa di un paziente che era seguito semplicemente da un’infermiera all’ospedale, ma chissà perché richiedeva i servigi di un medico abilitato se trasferito altrove.
Se la tua volontà punta in una direzione ben precisa, tutti gli indizi che la confermano sono trattati come prove pesanti, mentre i dati che la contraddicono sono relegati nel limbo dell’incertezza, le argomentazioni degli avversari finiscono tra parentesi.

Con questo tipo di ragionamenti non si troverebbe mai una cura per malattie rare.

Come fatto notare dall’amico Gabriele Marconi (che ha scritto del caso anche su La Croce), riportando le parole di Hirano a favore dell’idea di provare (riporto con qualche modifica): non sappiamo perché Charlie fosse ancora vivo, se per una forma attenuata della variante, per una specifica resistenza del bambino, o per altre ragioni. Ma valeva la pena provare.
Abbiamo anzi ragione di presumere che curando lui, proprio perché così straordinario, avremmo imparato qualcosa della sua sindrome e della sua variante altrimenti inattingibile. Curando lui avremmo curato altri, non abusando di lui.

Gabriele ha anche aggiunto, sulla scelta dei medici del GOSH di non effettuare una tracheotomia (procedura standard anche per casi meno gravi), preferendo il lasciarlo intubato nonostante si trattasse di una soluzione temporanea e più invasiva (stesso discorso per idratazione e nutrizione via sondino):

com’è che il principio di precauzione viene invocato al solo scopo di contro-impietosire l’opinione pubblica e non nel sincero interesse di migliorare il benessere di Charlie?

 

C.2.2. E’ oggettivo: l’intervento giudiziario ha peggiorato le cose.

 

Ma questa battaglia legale è stata per Charlie oppure no, in fin dei conti? Perché se è così, il risultato è stato tragico: anche ammettendo (come continuano a dirci) che il povero bimbo avesse bisogno della morte come di una liberazione, tutta la trafila dei tribunali lo ha mantenuto prigioniero per un buon 6 mesi di sofferenza extra, sofferenza inutile proprio dal punto di vista dei sostenitori dell’eutanasia.

In sostanza lo stesso risultato che si avrebbe avuto nella peggiore delle ipotesi, se la terapia non avesse funzionato! Meno la libertà, meno la terapia. Con l’aggiunta però di sofferenze assortite per genitori e parenti, che si sono sentiti traditi ed impotenti di fronte al potere cieco dello stato. E questo disastro è solo una valutazione mettendosi dal punto di vista dei vincitori, che hanno ottenuto la morte che volevano!

Se invece tutta questa telenovela giudiziaria non era in realtà per Charlie come persona reale, ma solo per il principio, allora vuol dire che erano disposti ad infliggere sofferenze, a lui ed agli altri, solo per far vincere l’ideologia: creare un precedente, stabilire che le vite improduttive possono essere terminate dallo stato.
Persino se Charlie, per dire, avesse avuto un recupero incredibile, guarendo almeno in parte e così ottenendo una “grazia”, il principio sarebbe rimasto, pronto per essere applicato ad altri.
Infatti è iniziata un’altra battaglia per salvare Alfie Evans, altro bambino in stato comatoso per una malattia misteriosa non diagnosticata, con i dottori a preannunciare alla famiglia che potrebbero far partire un’azione legale per ottenerne l’uccisione nonostante l’opposizione dei genitori.

Qui non parliamo più solo di scappare dalla vita; ormai siamo al fuggire la conoscenza.

 

C.2.3. I costi dell’assistenza medica sono un falso problema. O forse no.

Il Giudice Francis ha messo bene in evidenza il fatto che il denaro non aveva nulla a che fare con le sue decisioni: contava solo il “benessere” del bambino. Molto comodo, considerando che è stata una raccolta fondi spontanea lanciata dalla famiglia che ha chiuso ogni discorso di copertura delle spese; ma come può il sistema gestire casi che non siano eccezioni, dove i soldi arrivano dalle tasse ed il numero dei pazienti è elevato? Si fa un gran parlare di razionamento dell’assistenza medica nel Regno Unito, ma noi stiamo messi meglio? Solo a me sembra che la qualità del servizio (ospedali pubblici, copertura mutualistica) sia andata degradando in nome di tagli spesso scriteriati, capaci di frustrare o far scappare i medici migliori?

Realisticamente: questa rivoluzione sociale è di natura ideologica, sulla spinta di una diabolica cultura di morte. Ma i costi delle pensioni e delle spese sanitarie, in continua crescita anche grazie all’allungarsi dell’età media, danno a loro volta una spinta molto forte verso questa trasformazione autodistruttiva. Non prendiamoci in giro.

 

C.3. Altre frottole del Nostro

L’ineffabile giudice Francis ha tra l’altro rilasciato una dichiarazione con cui ha inteso redarguire gli ignoranti come il sottoscritto, che pretenderebbero di dire la loro senza conoscere.

Da leggere perché è davvero un bell’esempio di dissimulazione.

Allora, perché c’è stata tanta attenzione su questo caso, tanto rumore? Per Francis il problema è… Nei social media!
La gente diffonde opinioni non supportate dai fatti. E perciò ne viene una gran confusione.

Realisticamente: su qualunque argomento è facile trovare un sacco di gente ignorante e superficiale che sostenga qualunque opinione in maniera anche ridicola, e che sparge falsità sui social media.
Attaccare questo effetto virale allora è solo un modo per cambiare il discorso..
Ma fa gioco se uno ha le spalle coperte. Tipicamente si espongono al pubblico ludibrio solo le affermazioni discutibili che vanno contro media ed autorità, come fossero la dimostrazione di quanto sia insostenibile il pensiero non allineato.
Di solito è vero l’opposto: quelli che pensano come da istruzioni tendono a ripetere come macchinette le solite quattro cose. Chi invece sfida i luoghi comuni ha bisogno di un terreno solido su cui poggiare la propria analisi, per smontare una versione ufficiale addomesticata.

Francis nell’articolo linkato sopra vuole smentire l’idea assurda che Charlie fosse- in pratica- prigioniero del Sistema Sanitario Inglese; dopodichè prosegue spiegando perché il tenerlo prigioniero (ed ucciderlo) fosse la cosa giusta da fare.
Che possiamo dire? Che va bene decidere della vita di qualcuno e togliergli la libertà, se rappresenti la legge e non vuoi usare la parola ‘prigioniero’?

 

La sua giustificazione: i genitori normalmente hanno il compito di decidere a nome dei figli, ma…

Occasionalmente, però, si possono presentare casi come il presente, dove un ospedale ed i genitori non riescono a decidere quale sia il miglior interesse di un bambino che è paziente dell’ospedale.

Ed è proprio in virtù del fatto che l’ospedale non ha potere su quel bambino che tale struttura si appella ad una corte, ad un giudice indipendente, per una valutazione di cosa sia meglio per il piccolo.

Fantastico. L’ospedale non ha potere. Il giudice è indipenente. I genitori decidono quasi sempre. Tutti si riempiono la bocca del “migliore interesse” del bambino. Epperò poi il risultato è che lo prendi e lo porti a morire. D’autorità. Tutto perfettamente legale.

Troppo comodo sostenere di avere argomenti sostanziali, se si sorvola su tutti i dettagli che contano.

  • “Occasionalmente” cela il fatto che non avevi una giustificazione per togliere a quei genitori i loro diritti, e però l’hai fatto.
  • A parole “l’ospedale non ha potere” ma in questo schema formale avevano almeno tanto potere quanto i genitori; in pratica di più, perché hanno potuto fermare ogni iniziativa e prevenire il trasferimento ad altro ospedale.
  • “Indipendente” significa arbitrario e che non deve rendere conto a nessuno.
  • “Cosa sia meglio per il piccolo” significa che è stato introdotto un nuovo diritto umano, il diritto a morire, perciò si possono uccidere le persone e sostenere di avergli fatto un favore. Certo, teoricamente non sarebbe il tuo ruolo ridefinire i fondamenti della nostra civiltà; ma è sufficiente che non lo dici a voce alta.

 

C.3.2. Rovesciare il senso delle parole.

Sempre Francis ha dichiarato con orgoglio:

In questo paese i bambini hanno diritti indipendenti dai loro genitori.

come se stesse illustrando le meraviglie della civiltà ad un branco di selvaggi.

Vediamo di sbugiardare questa ulteriore ipocrisia spray.
Un diritto umano per definizione esiste prima dello stato ed idealmente non dovrebbe essere posto nelle mani dei pubblici ufficiali.

Alcuni diritti fondamentale, ben definiti, possono essere riconosciuti una volta per tutte, sottraendoli al giudizio ed alle mode. Per il resto l’individuo dovrebbe essere lasciato libero, in modo da poter difendere i suoi diritti personalmente.
Un minore che non può esprimere la sua volontà è naturalmente rappresentato dai genitori. Solo in casi eccezionali, quando persone chiaramente problematiche mettono a grave rischio o fanno del male ad un figlio, si può pensare di revocare la responsabilità genitoriale. In nome della salvaguardia della vita e della integrità fisica e mentale, nient’altro.
Che è già un compromesso che crea una zona grigia, dove genitori che abusano ed autorità che abusano del loro potere si sovrappongono.
Nel dubbio il diritto a stare coi propri genitori deve prevalere proprio per questo.

Nel caso specifico, come detto è stato introdotto il diritto a morire (togliendo il potere di decidere ai genitori che non sono d’accordo con questa idea, e per il solo fatto che non sono d’accordo).
Se una persona possiede sia il diritto alla vita che quello alla morte, ed è un giudice che ha il compito di garantirglieli, allora non ha alcun diritto, punto. In presenza di due obiettivi contrastanti è per definizione alla mercé di chi decide.

Il testo dell’ordinanza del giudice Francis definisce l’intervento della corte e la decisione presa come indipendenti ed obiettivi. E perchè? Forse perché si presume che non possiamo mettere in discussione l’obiettività dell’istituzione? E’ assiomatico, ciò basti.

 

C.3.3. Arbitrarietà.

L’ordinanza fa esplicito riferimento alla necessità di guardare alla questione dal punto di vista di Charlie. In altre parole dando valore alle impressioni soggettive del giudice.

I principi legali fondamentali che guidano l’esercizio della mia discrezione sono stati definiti con chiarezza. E’ importante sottolineare che non sto applicando un criterio soggettivo. Non sto dicendo come agirei in una determinata situazione, ma sto applicando la legge.

Chiarissimo, no? Esercita la sua discrezione e si mette nei panni del paziente, ma non applica un criterio soggettivo. Conta che è la Legge.

Il piccolo è un suddito privo del diritto alla vita, ma con un po’ di arte oratoria si fa passare che abbia tutti i diritti garantiti, persino al di sopra dell’autorità dei genitori!
Ma ricordiamoci: l’ostacolo principale al godimento dei nostri diritti è lo stato. Qui invece si passa l’idea che lo stato i diritti li definisca, di conseguenza sarebbe anche l’ente che li protegge.
Non riesco ad immaginare un pervertimento della verità più subdolo.

Che follia allucinata, pretendere di aver raggiunto uno stadio più avanzato di civiltà con questi trucchetti che cambiano il senso alle parole…

 

D. I volenterosi guerrieri della dissimulazione

Un altro buon esempio di sapiente inganno pro-eutanasia lo troviamo in questo articolo malefico di parte.
Scusate se sono prolisso nel vivisezionarne gli errori, ma specialmente quando sono in gioco materie gravi, se vale la pena contestare, vale la pena distruggere in tanti pezzettini piccoli piccoli.
Lo possiamo prendere come un buon esempio di cosa non va nel giornalismo ideologizzato che ormai impazza.

Charlie Gard: the facts (i fatti) già come titolo prepara la scena, l’illusione ottica. Loro hanno i fatti.

Sostengono in quella pagina che:
1. non c’era una terapia disponibile.

Aspetto irrelevante visto che non avevi il diritto di ucciderlo comunque, ma sì, una c’era, e il fatto che fosse sperimentale è meglio del nulla, considerato che non si prevedevano controindicazioni di sorta, per cui l’articolo si arrampica sugli specchi immaginando orribili effetti collaterali (perché, badate bene, per le cose che non vogliamo un’incertezza è una buona scusa per disegnare scenari da incubo).

2. I bambini non sono una proprietà, non appartengono a chi li ha messi al mondo.

Che sarebbe indiscutibile se non fosse inteso come una scusa per trattarli come proprietà dello stato, come già detto.

3a. Charlie non è stato ucciso dall’amministrazione statale o dal governo, come suggerito da alcuni.

Vero, è stato il potere giudiziario, che è indipendente, ma è ancora peggio, perché non esiste un modo per fermarne i piani.

3b. Non si è trattato di una condanna a morte: Charlie è morto a causa della MDDS, la sua malattia rara, e non per la decisione di sospendere la respirazione artificiale.

Pazzesco. Quando sai che stai decidendo in che giorno una persona morirà, a causa di un tuo intervento diretto, mentre avrebbe potuto vivere ancora per un tempo imprecisato, come non può essere un omicidio?
Metti che c’è questo tale che è diabetico. Gli nascondi l’insulina e muore. Chi lo ha ucciso? Il medico legale sull’autopsia scriverà “diabete”, quindi è stata quella la causa?
Ipocriti! Sepolcri imbiancati che fanno la parte di cittadini modello, informati, mentre danno forza al male con le loro lingue biforcute.

3c. Lo Human Rights Act, Articolo 3 dice che:

Nessuno può essere soggetto a tortura o a trattamenti o punizioni disumani o degradanti

E poi, secondo Charles Arthur, il saccente autore del pezzo qui esaminato,

Prolungare la vita di Charlie Gard senza cure palliative, senza una terapia, viola i suoi diritti protetti dall’Articolo 3


Pensa te
. Non solo questo punto poggia sull’idea che non ci fosse una terapia, ma il signor Arthur ha pensato bene di aggiungere la condizione “senza cure palliative” così, giusto per rendere più forte la sua affermazione, senza rispetto dei fatti.

Ma tutta la sua difesa d’ufficio del provvedimento del giudice si basa sul distogliere l’attenzione del lettore su ciò che conta, per appuntarsi su particolari secondari. Come in un numero di magia: “Guardate la mia mano destra!” mentre la sinistra esegue il trucco.

Fornire aria per respirare viene descritto come fosse equivalente ad una tortura!
Questo salto logico ingiustificabile è nascosto tra le righe, mentre l’autore parte con le tirate su discorsi di contorno, tipo i politici che non avrebbero capito lo Human Rights Act (!), ovvero la legge quadro britannica sui diritti umani, perché hanno osato parlare o twittare contro questa decisione atroce.
Voler trovare in un articolo di legge pensato per proteggere i cittadini dagli abusi una giustificazione per l’idea che lo stato dichiari la continuazione di alcune vite come degradante ed indegna, tale da richiedere un intervento per farli fuori!

You gotta be kidding me!

Purtroppo la stragrande maggioranza di noi non è preparata, non è in grado di resistere ad una argomentazione eloquente, dove un falso assunto è trattato come un fatto. Ci si cade facilmente.

4. Non è vero che l’ospedale ha impedito la terapia, facendo ostruzionismo, fino a quando ormai era troppo tardi. Perché, beh… La malattia era talmente grave ed intrattabile che comunque non c’era speranza.

Discorso che devia, come già detto, dal problema dei diritti fondamentali. Ma comunque sì, anche se il futuro di Charlie era segnato, bloccare ogni intervento lo ha danneggiato. Non è scusabile impedire una terapia contro il parere dei migliori esperti mondiali nel campo. Aver rinunciato a combattere non sarebbe una buona scusa nemmeno se non aveste combattuto una battaglia per ottenerne la morte.

 

Punto. Ecco, queste 4 argomentazioni avrebbero dovuto ristabilire la verità, grazie ai fatti
E’ il livello di ragionamento che si dimostra sufficiente per confondere e convincere la maggioranza, per giustificare un degrado dell’etica sociale.

 

Fesseria Bonus. I genitori di Charlie erano emotivamente troppo coinvolti, quindi qualcun altro doveva prendere in mano la situazione:

quando tuo figlio sta morendo, chi può valutare la tua capacità di ragionare? Come?

 

Ma pezzo di imbecille. Prendere come principio che il giudizio di un padre e di una madre non siano affidabili/accettabili in caso di eventi sconvolgenti significa che i genitori potrebbero solo dire la loro su cose da poco, tipo scegliere il colore di un vestito; materie su cui non c’è comunque bisogno di riconoscere un ruolo di responsabilità. In altre parole nel vostro magico mondo i genitori non devono avere alcuna autorità concreta, reale.
L’idea dunque sarebbe io : i miei figli = bidello : scuola.

Però i bidelli li pagano.

 

E. Credono di costruire un mondo migliore, sono solo Apprendisti Stregoni.

Non esistono i Superuomini (Übermenschen).
E’ vero, Friedrich Nietzsche era geniale (anche se gli mancava qualche rotella) ed il precursore dello spirito del nuovo secolo. Ma è il padre di un disastro.
Ha sviluppato l’idea del liberarci dalle catene dei valori religiosi, visti come un impedimento ed una distrazione, per dedicarci ad obiettivi degni, tutti terreni. In una parola: evolverci. Più o meno.
Il suo mondo nuovo doveva passare dalla creazione di un essere umano più avanzato (Superuomo, per alcuni tradotto Oltreuomo), capace di porsi nuovi traguardi nel nome dell’amore per la vita e delle infinite nuove opportunità offerte al cittadino di una civiltà avanzata.

Ma la triste realtà è che, una volta che incominci a destrutturare i valori umani, fuggendo con orrore la nostra umile natura umana, cercando di sfuggire ai limiti che segnano l’esistenza, ti infili in un tunnel senza uscita. Partito dall’illusione di poter costruire qualcosa di superiore, finisci per accorgerti che non c’è rimasto nulla che desideri salvare.
Crescere dei figli diventa un compito ingrato, volgare e troppo pesante; il matrimonio, una barbara istituzione pensata per limitare la tua libertà; sessualità ed identità perdono di significato; i piaceri terreni sono troppo imperfetti, alla fine persino il sesso lascia il posto alle droghe sintetiche.

Una vita piena di dolore e sofferenza: non ha senso. L’amore per la vita diventa amore per la morte.

L’operazione è riuscita perfettamente, il paziente è deceduto.

Tutte le riforme sociali degli ultimi anni sono legate intimamente tra loro. Non parliamo solo di eutanasia. Volevate creare dei Superman, siete arrivati ad odiare la vostra stessa specie.

 

La forza dei nostri Maestri delle Mezze Verità è stata basata sull’incredibile progresso scientifico, tecnologico e sociale della nostra epoca, che ha dato per un po’ l’illusione di poter controllare le nostre vite.

Diventare come Dei (eccolo, puntuale ancora una volta, il Peccato Originale).

Ma grandi mezzi e conoscenza non servono a nulla se non hai una volontà ed un obiettivo.

Rifiutate Dio e tutto diventa possibile. Se sei tu il tuo dio, qualunque azione può essere descritta come frutto del progresso e compassionevole. Uccidere i bambini non è che uno degli esempi possibili.

 

E’ vero che i Nazisti non erano tecnicamente il tipo di Superuomini che Nietzsche aveva in mente, anche se loro si consideravano tali. Ma siamo responsabili delle conseguenze di ciò che insegnamo, non solo di ciò che abbiamo immaginato e desiderato. L’eugenetica, per esempio, è implicita una volta che si parla di superuomini. Il razzismo ed il genocidio sono solo un passo in più.

Giocare col fuoco, pretendendo di ridefinire concetti profondi e sfuggenti che riguardano la natura stessa dell’essere umano -pur conoscendo ben poco, con un approccio supponente- significa causare una catastrofe.

Voler trovare un Piano per migliorare l’intera umanità ti rende funzionalmente cieco; visti dall’alto, quegli esseri umani sembrano tante formichine.
Che poi ci sta bene, se consideriamo che uno dei più inquietanti ed influenti araldi della nuova era, Alfred Charles Kinsey, che ha fatto a pezzi la sessualità pubblicando degli studi basati su dati falsi ed artefatti, era un entomologo.

Benessere, qualità della vita, compassione, dignità, morte decorosa, diritti umani… Tutte queste parole, ed altre ancora, servite a grandi mestolate dai nostri coppieri, come un grande blob di melassa, a ricoprire il dibattito, per veicolare concetti estranei al loro significato originario; per sedare, calmare, distrarre.

Al servizio del dio senza dio dell’autodistruzione.

Invidio poi quei sempliciotti che credono di trovare una unica spiegazione per tutto: il potere dei malvagi capitalisti.

Rassicurante, in un certo senso, immaginare che tutti i nostri problemi siano causati da pochi super-ricchi senza scrupoli, che non ci penserebbero due volte ad infliggere sofferenze al mondo pur di accrescere il loro capitale già oscenamente smisurato. Ecco: trovato il capro espiatorio non c’è bisogno di arrovellarsi e fare la fatica di imparare, conoscere, cambiare idea.

Non è così semplice.

L ideologia è un animale molto più difficile da trattare.
Certo, il denaro ha un ruolo. Ma da attore non protagonista. Si possono fare addirittura più soldi facendo la cosa giusta.

Gente come Francis e la Butler-Cole credono veramente in quello che fanno. Sono convinti che i loro pregiudizi (che ammettono con sè stessi solo in parte) stiano spingendo l’umanità nella giusta direzione, mentre allo stesso tempo si muovono con perizia nel labirinto di leggi, burocrazia e vincoli formali che è diventato il loro habitat.

Ecco perché il giudice stesso, oltre ad alcuni siti web schierati a sinistra, hanno parlato a favore dei coniugi Gard (ed anzi, hanno fatto cagnara su questo!) solo a proposito di un dettaglio: il fatto che gli sia stato negato il pagamento a carico dello stato di tutte le spese legali (pare a causa di un taglio delle spese generalizzato ad opera del partito conservatore).

Per capirci: i Gard sono stati rappresentati dai loro avvocati pro bono, ovvero gratis, ma è stata una decisione dello studio legale, che ha ottenuto una grandissima pubblicità. Se non fosse stato così, se non ci fosse stato lo stimolo del caso che finisce su tutti i giornali, la spesa per i due disgraziati sarebbe stata ben oltre il milione di euro!

Dunque hanno messo in scena Il Processo di Kafka, con quei due genitori “ingenui ed emotivi”, figli del popolo, a fare la parte dei fessi, circondati da un ambiente ostile fatto di professionisti che la sanno lunga. Eppure questi stessi uomini superiori sono sinceramente convinti che nella farsa i perdenti designati meritavano di ottenere milioni, a carico dei contribuenti, da spendere per sostenere inutilmente la loro posizione.

Non ho la competenza per discettare di spese legali e ci porterebbe fuori argomento. Il punto è che la loro reazione -forse anche giusta- di fronte ad un problema collaterale dimostra il livello di sordità selettiva di tanti servitori dello stato che si guardano serenamente allo specchio ogni mattina, mentre stanno partecipando ad un gioco disumanizzante.

 

Giocare a fare Dio. Nascondersi dietro parole di cartapesta.

Autoingannarsi. Negando un valore intrinseco alla vita umana.
E la chiamano giustizia.

 

 

Epilogo

Charlie è morto pochi giorni prima del suo primo compleanno.
Il racconto straziante delle sue ultime ore di vita ci fornisce qualche dettaglio importante.

i. Nonostante il coinvolgimento emotivo dei genitori, che impedisce loro di essere obiettivi nel giudicare il comportamento dei dottori del GOSH, la madre Connie ha dichiarato che

Charlie era il bambino in condizioni più stabili della terapia intensiva. Non c’erano indicazioni del fatto che soffrisse, quindi praticamente non aveva bisogno di medici. E questo è parte del problema — sentirsi dire da dottori che hanno visto Charlie ben di rado che non dava segno di reagire agli stimoli, quando invece sappiamo che con noi reagiva.

Si sono anche detti scioccati vedendo la reputazione impeccabile del Dr.Hirano attaccata dal GOSH.

 

ii. Sebbene gli sia stata respinta la richiesta di portare Charlie a morire a casa, con la scusa che i macchinari per la terapia intensiva non sarebbero passati dalla porta (!), c’è una foto dei due che portano il piccolo in un passeggino, per un fuggevole momento di quiete nel parco accanto all’hospice dove è stato ucciso poco dopo. Ebbene, per il supporto vitale c’è una attrezzatura minima.
(Notate anche come il trasferire il bambino altrove improvvisamente non era più un problema, se la ragione era il farlo terminare in un luogo differente, lontano dall’ospedale).
Mi colpisce quanto in questi casi ci si prodighi per evitare una morte accidentale, una complicazione qualunque: si prendono tutte le precauzioni possibili, anche stressanti per la famiglia, per garantire che il paziente cesserà di vivere alle condizioni imposte e per una conseguenza diretta della sentenza, non un istante prima. Col pretesto di far morire con dignità ed ordine.
Trovo questa idea diabolica. Una beffa perversa, nel nome del “non lo stiamo davvero uccidendo”.

iii. Negli ultimi 12 minuti della sua vita, senza ausilio respiratorio, Charlie ha aperto gli occhi. Ha lottato più del previsto prima di morire soffocato. Era un bimbo forte. Sembra davvero che avrebbe potuto sopravvivere un bel po’, se gli avessero dato aria, acqua e cibo, anche senza terapie speciali.
Non possiamo sapere quale fosse ormai il danno al cervello, ma proviamo a ragionare sugli elementi più essenziali della coscienza, dato che sembra un fatto evidente che fosse almeno parzialmente cosciente e sveglio mentre stava morendo.
Riconoscere i tuoi genitori, sentire la loro presenza ed amore è uno degli istinti più profondi per un neonato, già presente prima della nascita e sviluppato poi -come minimo- durante i primi mesi di vita di Charlie, quando ancora non aveva sintomi della malattia. Il piccolo ha sentito l’amore dei genitori mentre moriva, e questo può essere di conforto.
Ma ricordate: non poteva urlare nè piangere, e nemmeno muoversi.
Se una persona è sveglia e non riesce a respirare, non è possibile non patisca la orribile sensazione di soffocamento, che è ancora più profonda e universale.

Mi spiace rompere l’incantesimo, guastando il quadretto basato sulla percezione soggettiva dei genitori, ma è probabile che in quei drammatici minuti Charlie abbia sentito una angoscia tremenda, che non poteva comunicare all’esterno.
E questa, ricordo, sarebbe la decisione umana, presa per risparmiargli inutili sofferenze.
Se Charlie fosse stato un orso pericoloso, capace di terrorizzare paesini e fare strage di greggi, gli animalisti si sarebbero fatti sentire con alti lai.

iv. Connie Yates, la mamma di Charlie, ha rivelato che pensano di avere un altro figlio, stavolta però usando le tecniche di diagnosi genetiche pre-impianto: dato che avrebbero una possibilità su 4 di concepire un altro bambino con la stessa malattia spietata, intenderebbero usare la fecondazione in vitro, che significa abortire un po’ di figli quando sono ancora allo stadio embrionale, ottenendo alla fine -attraverso questa asettica macelleria- un bambino sano da crescere.
Anche se possiamo sentirci vicini a loro e apprezzare la voglia di fare un altro figlio dopo questa terribile prova, ed è più che comprensibile che vogliano fare di tutto per evitare che si ripeta, questa scelta è moralmente scellerata ed inaccettabile, specialmente per dei Cattolici.
Come già visto, i Gard sono persone normali che non cercano niente di eccezionale dalla vita: in questo clima culturale avvelenato, in cui l’aborto è stato normalizzato, non potevamo aspettarci che assumessero una posizione di principio dura, eroica, su di un tema così delicato, per la quale si assumerebbero un peso gravoso senza alcun beneficio apparente.
Anche se sono Cattolici, e specialmente considerato quanto poco coraggio, chiarezza di dottrina e volontà di insegnare su questi temi ci sia da parte dei preti oggi.

 

Ho fatto piangere mia moglie. Le ho letto un articolo che raccontava la morte del piccolo. E’ stato un momento molto toccante per noi. Cercavamo di immedesimarci nelle vite di Connie e Chris, come genitori che vivevano le ultime ore con Charlie, ad ascoltare il battito del suo cuore; e poi a portare il suo corpo ormai senza vita finalmente a casa, tra i giochi regalati alla nascita e i biglietti di auguri dell’estate scorsa.

Mentre traducevo in Italiano questo articolo, mia moglie ha dato alla luce nostra figlia.

 

 

 

Vorrei ringraziare in particolar modo Gabriele Marconi, i cui resoconti profondi e accurati, pubblicati sulla sua pagina Facebook, mi sono stati di grande aiuto, per cogliere alcuni particolari che i grandi media avevano tralasciato o evitato.

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