Contare la folla: inganni giornalistici, errori di Trump

Crowd photos from Trump's and Obama's inauguration speech

Sapreste dire quale folla è più numerosa, senza guardare se al centro c’è Obama oppure Trump?

Lezioni dalla cerimonia di insediamento di Donald Trump.

Ho deciso di studiare in dettaglio le immagini del pubblico giunto a Washington per assistere all’insediamento del presidente Trump del mese scorso: vi assicuro che ci sono un sacco di cose da imparare, specialmente sui media.
Vi prometto che nel prossimo articolo mi occuperò anche di casi italiani, visto che per capirci qualcosa ho dovuto farmi una cultura sulla pseudoscienza del contare le folle.
Il punto fondamentale è che in questi casi tutti mentono in maniera spudorata, magari noi italiani prendiamo le cose un po’ alla leggera, sapendo che c’è sempre una dichiarazione trionfale degli organizzatori sui partecipanti e un numero molto molto più basso per la questura… Ma gli americani hanno questa serietà ingenua, quindi vogliono credere ad una stima precisa. Laggiù una finzione ha molto più peso.

Nel caso di cui parliamo tutti hanno detto delle falsità; oltretutto la materia non è facile da trattare, quindi ad inganni si sommano sbagli.

 

Questa è la storia di 1 verità sfuggente, 1 errore e 7 inganni.

 

L’immagine di apertura contrappone due cerimonie di insediamento: quella di Obama nel 2009 e quella di Trump di quest’anno.

E sembrano parecchio simili!

Nel 2009 si riporta che abbiano partecipato 1.8 milioni di persone. Almeno una fonte parla di 2 milioni.

Questa cifra è il nostro punto di partenza per capire l’errore di Trump, tenendo conto del fatto che dal podio l’effetto è ancora più impressionante che dal punto da cui è stata scattata la foto. Immaginate come vi sareste sentiti al suo posto, nei panni di un narcisista che ha sognato quel momento per almeno una trentina d’anni.
Ecco le sue parole, su come si è sentito trattare da parte dei giornalisti:

Ho acceso la tv, una delle reti principali, e mostravano un grande vuoto… Ho detto: aspetta un momento, ho fatto un discorso… In quel momento vedevo di fronte a me una folla… Sembrava 1 milione, 1 milione e mezzo di persone …
[…] Sinceramente sembrava 1 milione e mezzo di persone! Sia quel che sia, arrivava fino in fondo, al Washington Monument… Poi accendo la tv e per sbaglio finisco su questa rete *risate del pubblico* …mostrano tutto quel vuoto e dicono che abbiamo radunato 250.000 persone.
Ora, non sarebbe una cifra disprezzabile, ma è una bugia. Avevamo letteralmente 250.000 persone, sapete, già in quel piccolo recinto che abbiamo costruito!

 

Ecco, qui Trump s’è sbagliato ma, come potete vedere dallo stile ruspante, si tratta di un errore in buona fede, di persona colta di sorpresa e che non sa molto di queste faccende: un po’ come se parlasse il suo elettore medio, che racconta la sua esperienza soggettiva. Siamo agli antipodi delle tipiche calibratissime manipolazioni politiche.
In fondo il suo punto di partenza sembra ragionevole: da un lato per Obama si diceva che i partecipanti erano stati ben 1,8 milioni; dall’altro lui sapeva che già i biglietti per la zona ad accesso limitato erano 250.000, di conseguenza per forza di cose i giornalisti dovevano aver mentito. Quadra.

Per questo il giorno successivo ha dato ordine ai suoi di difendere la sua impressione contro gli attacchi giornalistici, ma in questo modo si sono esposti al ridicolo. Anche se il portavoce Sean Spicer ha giustamente spostato l’attenzione sull’audience internazionale per l’evento, un nuovo record mondiale per questo tipo di trasmissioni: e se questo non gli si può dare torto. C’è più attenzione oggi fuori dagli USA per questa elezione di quante ce ne fu per Obama, e molti più apparecchi collegati.

 

 

Da questa vicenda è nata un’espressione di un certo successo: “alternative facts“, ovvero i “fatti alternativi“. Ma vedremo come le cose non stanno come ce le hanno raccontate.

 

Spiegazione breve. Tl;dr.

 

1 errore. Trump si è arrabbiato coi media per una cifra di 250K che poi non è tanto lontana dalla realtà, anche se non si direbbe.

1 verità sfuggente. È molto difficile contare i partecipanti un evento; sembrano molti di più se visti da un angolo visuale molto ristretto. Le foto dall’alto raccontano una storia ben differente.

7 inganni mediatici.

1. Tutti gonfiano clamorosamente il numero di presenti alle manifestazioni. Sempre! Ma i giornalisti scelgono di coprire le spalle agli organizzatori, se sono di sinistra.

2. La foto -largamente diffusa- della folla alla cerimonia di inaugurazione di Trump era davvero perfetta per far sembrare che ci fosse meno gente.

3. Inizialmente hanno contrapposto una stima prudentissima dei presenti alla cerimonia 2017 con una stima sfacciatamente gonfiata del 2009.

4. Dopo che Trump si è impuntato per difendere una impressione che, quanto a gonfiare, era perfettamente in linea con quella che i media con molto pelo sullo stomaco si erano inventati per Obama nel 2009 (!), ha fatto gioco diffondere l’idea che Trump fosse l’impresentabile rappresentante di un nuovo (!) fenomeno: politici che pretendono di imporre “fatti” immaginari (vedere #1).

5. Dopo aver messo in scena la figuraccia di Trump, i più hanno evitato di dare una stima dei convenuti, lasciando cadere la cifra bassa proposta inizialmente. Anzi, dimostrandosi di essere pronti a concedere una presenza di non meglio precisate centinaia di migliaia di persone in più, pur di continuare a passare per buona la bugia dei 2 milioni del 2009.

6. Convincere il pubblico a dare importanza alle presenze alle manifestazioni di piazza significa spostare il peso del discorso su di un terreno su cui la sinistra sa di essere forte, attraverso una cultura del branco che conta sull’organizzazione per far prevalere la sua voce a scapito di argomentazioni razionali fondate.

7. Trump e i suoi erano già esasperati per le fake news create ad arte contro di loro, inclusa la storia totalmente falsa del giorno prima: che Trump avesse fatto rimuovere il busto di Martin Luther King dalla Casa Bianca. Ma i giornalisti hanno rigirato la frittata, spostando il discorso sull’argomento delle presenze alla cerimonia, sapendo di poterlo provocare. Così da una sconfitta hanno tirato fuori una vittoria, andando all’attacco.

 

In conclusione, la cifra diffusa in ogni dove, “1.8 milioni di persone” alla cerimonia del 2009, è stata gonfiata di quasi 4 volte; dovrebbe invece aggirarsi intorno ai 500mila, forse anche meno. Per Trump dovrebbero esserci state circa 300mila persone, quindi 3/5 del pubblico del 2009, tra l’altro non distanti dall’altra cifrona inventata per Obama, “1 milione” nell’Insediamento del 2013.

Che non è niente male, considerando che tradizionalmente i Democratici participano molto più numerosi ai raduni.

 

La foto che “ha vinto” nei media.

 

Per ragioni di sicurezza, la cifra di 250K nella zona cintata che si trovava di fronte al palco deve essere assolutamente realistica. Sono biglietti distribuiti a persone con nome e cognome.
Se anche consideriamo qualche spazio rimasto non occupato da qualcuno che è rimasto fuori, non può pesare per più di 10mila persone.

 

Ma passiamo a quel che si vede invece dall’altro lato. Ricordo che a Washington c’è il palazzo del Parlamento, the Capitol, che nelle foto vedete grande e imponente colla sua cupola bianca (chissà quanti Italiani lo scambierebbero per la Casa Bianca, che invece non ha cupola e non è distante da lì ma non comparirà nelle nostre foto). La cerimonia si svolgeva ai piedi di questo palazzo.

Un fotografo della Reuters è salito sopra al grande obelisco (Washington Monument, è il punto più alto della città) per mostrare la prospettiva della folla vista dal lato opposto.

La spianata dei musei, detta “The Mall” ha questo prato lungo 1,5Km, interrotto da strade e circondato ai due lati dagli alberi; da un lato il Capitol (a volte tradotto Campidoglio, tanto per confondere) con la spianata ovale dove stava quasi tutto il pubblico col biglietto; dall’altro lato l’obelisco con il suo bel montarozzo. Oltre l’obelisco ancora molto spazio per arrivare al Lincoln Memorial (in tutto altri 1,5Km).

Ecco la foto comparativa che ha fatto il giro dei media del mondo. Sembra una sconfitta imbarazzante: quattro gatti per Trump, una folla immensa per Obama.

Obama 2009 vs. Trump 2017 crowd sizes

Trump 2017 (sinistra), Obama 2009 (destra) Fonte: Reuters

 

Capite perché se n’è fatta una occasione di scherno per gli illusi sostenitori di Trump, umiliati senza possibilità di replica.

 

Contare la folla non deve contare

 

Come accade per le sinistre in tutto il mondo, i Democratici USA riescono a radunare molte più persone. Non mi dilungo, lo sappiamo.

Inoltre il distretto di Washington ha visto, come avevo commentato nell’articolo del post-elezione, una vittoria schiacciante per la Clinton: il 91% hanno votato per Hillary, solo il 4% per Donald; anche la regione più ampia attorno alla capitale è piena zeppa di Dem, grazie al fatto che chi campa al sicuro, con stipendio generoso, in qualche ufficio dello Stato Federale, tende per forza a scegliere il Partito dello Stato. Quindi i Repubblicani qui giocano fuori casa.

Ma ovviamente i media ci marciano per dire: “Guardate! Vedete che Trump ha pochissimo sostegno popolare?!”

 

La verità è sfuggente. Anch’io mi ero sbagliato.

 

Sembrava che le cose non quadrassero. Il contrasto tra le due immagini è veramente grande.
Inizialmente pensavo che in parte la spiegazione nascesse da un trucco: mostrare foto scattate molto prima dell’evento. Ma solo in parte: le bugie troppo grosse lasciano il segno.

Certo, c’erano testimonianze di persone che avevano avuto difficoltà ad entrare passando i punti di controllo, dopotutto te l’aspetti dall’amministrazione municipale che metta i bastoni tra le ruote ai sostenitori del partito opposto. È un tipo di problema però che non dovrebbe influire più di tanto sul totale.

E poi ho trovato questa foto condivisa da un tizio su Twitter:

 

Per questo pensavo: è impossibile che in così tanti decidano di radunarsi così distante, quando c’è tutto quello spazio in mezzo al Mall. Sembrava una cosa priva di senso.
E invece mi sbagliavo. Anche in occasione della cerimonia di Obama migliaia si sono ritrovati laggiù. E sappiamo dalla testimonianza di Tyrannocankles che le autorità hanno incanalato le persone verso quella location.

Paradossalmente, in un evento di questa portata, con tanta attenzione da parte dei media, abbiamo migliaia di “invisibili”…

 

Tornando al Mall, questo video mostra in realtà un picco di presenze un pochino maggiore di quelle nella foto della Reuters. Poche centinaia di persone sono arrivate dopo il giuramento di Trump; altri addirittura arrivavano mentre c’era chi se ne stava già andando. C’è chi ha rinunciato ed è rimasto fuori, ho letto. Quindi l’ostruzionismo all’entrata da parte delle autorità ha avuto un effetto. Ma si tratta di numeri piccoli.

 

 

Va però aggiunto: alcuni siti, anche di primo piano come New York Times e Snopes, hanno davvero calcato la mano, usando una foto scattata prima nella mattinata!

Qui c’è di mezzo una malizia molto sottile: anticipando di tre quarti d’ora la foto, nel caso del 2009 non cambia niente, nel caso del 2017 hanno invece ridotto le presenze diciamo di un 10%, quasi tutto nella parte in primo piano dell’immagine. Così l’impatto è maggiore.
Apprezzate il senso della furbata: dato che ormai l’opinione pubblica era già stata formata sull’idea del Mall quasi vuoto, rincarare la dose con questo trucco diventa un espediente quasi impossibile da contrastare. Infatti chi provasse a pretendere maggiore onestà verrebbe deriso: “Stai a perderti nei dettagli, tanto avete perso lo stesso!”

 

E’ una lezione che dovremmo imparare, serve molto anche per eventi di casa nostra: quando ci sono migliaia di giornalisti ed attivisti che spingono in una stessa direzione, non incontrerai certamente una singola grande mistificazione da smontare. Ci saranno invece tanti piccoli “aggiustamenti” dei fatti, ciascuno quasi difendibile e frutto di iniziative distinte, che però sommati tutti assieme danno un risultato importante, difficile da sbugiardare perché a perdersi in tutti i dettagli non finiresti più.

 

Dall’alto sembrano formichine.

 

Per capire meglio com’erano andate le cose ho cercato delle foto dall’alto. Nel caso di quest’anno il cielo era coperto e non è stato possibile scattarne. Qui sotto trovate la ripresa satellitare del 2009, ottenuta 5 minuti prima dell’ingresso sul palco di Barack Obama. Notate che le ombre di alberi e palazzi sono molto lunghe, quindi una persona appare come un segmento, un gruppo di persone può sembrare più denso di quel che è. Eppure, sorpresa: tutta la lunga fascia rettangolare chiamata Mall è parecchio vuota!

Obama's 2009 Inauguration crowd seen from above.

Insediamento di Obama del 2009. Quelle specie di nidi di formiche sono gruppi di persone. Fonte: AP Photo/GeoEye Satellite Image (Jan. 20, 2009 at 11:19AM EDT)

 

Ho controllato e ricontrollato: ti viene il dubbio che ti sia sfuggito qualcosa, tipo l’orario. No, lo stesso spazio che sembrava stipato di gente visto dall’obelisco, ha enormi vuoti nella ripresa dall’alto.

 

L’erba del vicino è sempre più verde

 

Il proverbio si spiega col fatto che a vedere le cose da un lato sembra di osservare una maggiore densità (di erba, o in questo caso di persone). Dalla foto di apertura al confronto nella seconda foto cambia l’angolazione. Ma anche dalla seconda foto a quella scattata dal satellite!
Ecco come è facile ingannarsi.

 

Questo Mall può essere diviso in sezioni quasi quadrate di 180 per 160 metri. Dall’alto, la prima e la seconda sezione sono piene per un terzo, la terza è quasi vuota; da lì in poi si riscontrano altri 4 gruppi. Tutti a forma blobbosa, e questo perchè gli schermi Jumbotron sono l’unico mezzo a disposizione per vedere qualcosa: la gente si è piazzata facendo capannello attorno agli schermi.

Dato che ben pochi si devono essere spostati dal secondo al terzo quadrato, dove sono rimaste poche centinaia di persone, evidentemente tanto stretti non stavano, altrimenti chi glielo faceva fare di rimanere gomito a gomito con sconosciuti per ore per non spostarsi di pochi passi?
Buona parte di questi assembramenti prosegue sotto gli alberi; ma visto che i rami danno fastidio alla visuale, lì la densità doveva essere decisamente più bassa.
Nonostante la bassa risoluzione dell’immagine, qua e là si intravede il terreno sottostante. Peccato che non usassero le piastrelle bianche allora come oggi: i vuoti avrebbero risaltato di più.

 

Ora, da  questo vecchio articolo del Wall Street Journal, che parla della polemica relativa ad una vecchia manifestazione, troviamo una immagine generata dal computer molto interessante: la simulazione di quanto spazio occuperebbe 1 milione di persone nel Mall di Washington (qui il Capitol-Campidoglio non si vede, sarebbe in basso oltre il bordo della foto). La folla dovrebbe proseguire ben oltre obelisco e Lincoln Memorial, anzi occupare tutta una fetta del fiume Potomac fino all’altra sponda!

Digital simulation of 1 million people occupying the Washington DC Mall

Ecco come si presenterebbe 1 milione di persone (in rosso, 4 piedi quadri – ovvero 0,37m2 – a persona) Fonte: Wall Street Journal, Digital Design & Imaging Services

Non ci sono dubbi: anche a riempire il Mall, con una media di 0,37m2 a persona (come puoi trovare ad esempio ad un concerto, dove solo la zona vicino al palco ha una densità doppia) ci si possono far stare meno di 400.000 persone.

Qui invece parliamo di gruppi sparsi che lo occupavano solo in parte!

Capite bene che non ci siamo: per arrivare a 1.800.000 ci vorrebbero, a parte i primi 250.000 vicino al Campidoglio, più di un milione e mezzo di persone: l’impossibile striscia rossa piena, PIU’ un’altra striscia lunga la metà di questa!

 

Com’è nata la frottola degli 1,8 milioni

 

Ho trovato una fonte: voteforamerica.net. E’ una storia istruttiva, tanto demenziale che è divertente. Il tizio ha cerchiato le aree che riteneva occupate da persone, quindi ha calcolato la superficie totale di queste aree, e l’ha moltiplicata per un fattore che avrebbe dovuto rappresentare la densità.

Prima di tutto alcune aree sono quasi vuote e i suoi bordi sono abbastanza ottimistici. Ad esempio le aree marcate 1 e 4 contengono solo alberi (OK, magari 5 o 6 asociali che stavano seduti sotto), mentre nel suo prospetto avrebbero dovuto contenere 18500 persone…
Ma l’errore più grande è questo: ha adoperato un fattore di densità che viene usato nelle simulazioni di sicurezza, per la valutazione di rischi durante le evacuazioni. In altre parole ha usato per tutta la superficie, incurante della densità reale, il numero più alto immaginabile, a stipare le persone come sardine senza spazio tra uno e l’altro (come su certi treni Giapponesi)…

Non è che voglia prendere di mira questo TJHalva che ha scritto su Voteforamerica. Probabilmente è un dilettante come me. Ma è assurdo che una cifra così campata per aria sia stata presa per buona e sbandierata da tutti i grandi media. Però faceva gioco, e quando piace alla gente che piace va bene tutto, nessuno si sogna di fargli le pulci…

Volevano esaltare l’importanza storica del momento. Lo era già storico, se vogliamo; ma avevano il bisogno di strafare.

In articoli più recenti, a bocce ferme, qualcuno ha corretto la stima, scendendo a 1 milione (che comunque è sempre una cifra ridicola e ingiustificata).

Ma ecco che salta fuori il pelo sullo stomaco: nel momento in cui serviva per schiacciare i Trumpiani, ecco che magicamente la cifra è di nuovo salita a 1,8 milioni, strombazzata ai quattro venti! 

E sono gli stessi che non ne lasciano passare una a Trump, nel suo caso pronti a chiamare in campo esperti per verifiche puntigliose. Svergognati…

 

La mia stima

 

Sono partito dalla foto via satellite e dalle aree di Voteforamerica, cercando di inserire in un foglio elettronico (basato sul suo elenco) una mia stima ragionevole della densità del pubblico nelle varie zone, per calcolare così il totale.
Per la cerimonia di Trump c’erano meno opzioni. Per il Mall ho usato la versione ad alta risoluzione della foto Reuters, arrivando ad una cifra approssimativa per ogni gruppo cercando di basarmi sul numero di teste sull’asse x ed y; ma più che teste si vedevano macchie di colore confuse, quindi stiamo approssimando parecchio.
Infine intorno all’obelisco ed oltre ho trovato solo il set di foto di Tyrannocankles; mi sono tenuto prudente, e dato che nel caso di Obama lì considero ci fossero due gruppi da 40-45mila persone ciascuno, nel caso di Trump ci metto un punto di domanda accanto ad un 15-30mila.

Ricordate dunque che è una stima basata su immagini per niente ideali, uno studio da specialisti potrebbe fare molto meglio e smentire quel che scrivo.
Ma d’altra parte questo risultato è ragionevole e non può essere troppo lontano dalla realtà;  soprattutto, è decisamente più credibile di quello che hanno riportato i giornalisti, che pure avrebbero avuto molte più risorse a disposizione di me.

 

Dimensione della folla, stima a spanne, migliaia di persone

Vicino al Campidoglio (stima prudente):        240         240

Mall:                 25           140

Washington Monument – Lincoln Memorial:     15/30 (?)          100

TOTALE (direi un po’ ottimistico):        300            500

 

Noterete che il totale non è preciso: ma in questo caso non ha senso inserire più di una cifra significativa.

Comunque, dato che la cifra relativa a Trump si basa soprattutto sui biglietti, direi che un margine di errore del 10% ci sta, magari un po’ più tendente al basso, quindi tra 270.000 e 320.000.
Nel caso di Obama i gruppi da misurare sono parecchi; potrei poi aver sottostimato per un mio limite di mancanza di obiettività. Sono comunque tranquillo che nel 2009 non ci potevano essere meno di 400.000 persone, inoltre penso che sia difficile sostenere che arrivassero 600.000.

 

Ora potete capire come ha funzionato l’inganno mediatico numero 2

 

Dal Campidoglio la prospettiva inganna, la massa di persone sembra la stessa nei due casi.

PAREGGIO:        250+folla distante,          250+folla distante

 

Ma dall’obelisco Washington Monument le zone più vuote sono in primo piano: perciò il contrasto appare più netto di quello che è.

UNA VITTORIA SCHIACCIANTE 5-1 :        25+folla distante,          125+folla distante

 

Ma l’apparenza è anche più di 5-1, per la prospettiva. Nel giorno del trionfo, è passato nei telegiornali come un perdente…

Invece come detto la proporzione è di un 5-3, che è ragionevole, come detto, vista la storia dei Dem in piazza.

 

 

E cosa è successo nel 2013?

 

Già, perché allora c’è stata anche la seconda cerimonia di insediamento di Obama.

Sarà un caso, ma le pagine sia del Washington Post che di Breitbart dedicate all’evento oggi sembrano mancare del materiale dall’alto che serviva per farsi un’idea… Il primo sembra funzionare male. Il secondo (dalla parte dei Repubblicani) aveva messo su un confronto impietoso di foto prese dall’obelisco tra il 2009 e il 2013 (proprio come il confronto di Reuters qui sopra), per sottolineare la diminuzione del pubblico. L’immagine del 2013 non c’è più! Epperò la prima volta che l’ho cercata era ancora nella cache di Google (ma in questa versione era davvero troppo sfuocata per usarla), segno che era stata tolta da poco… Beh, come diceva Giulio Andreotti: “A pensar male si fa peccato, ma ci si azzecca”.

Da quel poco che ho potuto vedere, Obama nel 2013 aveva avuto un’affluenza maggiore di quella di Trump, ma non distante… Direi che era attorno ai 350.000, certamente non molto di più: anche qui abbiamo una macchina della propaganda che sparava il cifrone, “1 milione di persone”. Insostenibile.
E allora ai giornali del sistema, come il Washington Post, non conviene fare pubblicità a questo genere di cose. D’altro canto a destra Breitbart poteva essere un po’ in imbarazzo: lasciare in bella vista il proprio pezzo dove si ischerzava la parte avversa per il Mall mezzo vuoto per Obama nel 2013, e poi lamentarsi dello stesso tipo di operazione contro Trump quattro anni dopo, considerato che comunque si vede che nel 2013 c’era più gente…

Ecco perché ho detto che qui tutti mentono.
La foto dall’obelisco del 2013 mostra grandi spazi vuoti → Democratici: “Non mostratela!”
…ma comunque più che per Trump → Repubblicani: “Non mostratela”

 

Nel caso della cerimonia per Bill Clinton nel lontano 1993, i soliti siti di sinistra come Vox o Snopes prendono per buono un 800.000 persone che ad occhio e croce erano meno dei 300.000 di Trump!
Ma come vedremo nel prossimo articolo, in Italia facciamo di peggio. Beh, almeno non ci prendiamo troppo sul serio.

 

Controprova indicativa.

 

Molti siti hanno dato importanza al numero dei passeggeri della metropolitana di quel giorno, paragonandoli a quelli del 2009 e a quelli della Women’s March, la marcia delle donne contro Trump, svoltasi il giorno dopo l’insediamento. Ovviamente ne hanno fatto la prova di una vittoria schiacciante.
Ma anche qui non c’è niente di eccezionale.

570mila viaggi nel gran giorno di Trump, poco più di 1 milione in quello di Obama e in quello della Women’s March.

Dividiamo per due, considerando la tipica andata-ritorno: la stima dei passeggeri starebbe rispettivamente sui 285,  500 e 550 mila.

Però ci sono tutti quelli che prendono altri mezzi per spostarsi in città, come taxi, Uber che è usatissimo negli USA ma non c’era in precedenza, e ovviamente i bus di superficie. Questi non possono aumentare quando c’è più gente, perché vanno a saturazione. E quindi nel conteggio compensano la presenza di passeggeri della Metro che andavano per i fatti loro. Possiamo inoltre considerare un 20mila che arrivano col treno alla stazione e fanno pochi passi a piedi. Quindi in totale abbiamo un piccolo incremento rispetto alla Metro; 280 diventa 300, 510 diventa 530. Ampiamente entro un qualunque ragionevole margine di errore.
Certo, questo metodo è troppo indiretto per dare dei risultati, ma come prova grezza del senso della mia ricostruzione funziona, pur partendo dai proclami trionfanti di giornalisti che volevano sostenere una versione dei fatti ben diversa.

 

 

Altre scorrettezze assortite.

 

Non vi voglio tediare con tutti i dettagli che trovate, se volete, nella versione inglese di questo articolo.
I giornalisti si sono sbizzarriti, per esempio un certo Inquisitr (che non conoscevo ma ha parecchi lettori, immeritati) sparava alto dicendo che gli spettatori alla cerimonia di Trump dovevano essere stati intorno agli 800mila, pur di continuare a sostenere la cifra di Obama e proclamare trionfante che quindi il primo presidente nero della storia aveva attirato ben 1 milione di persone in più! (Tanto l’impressione che per Ciuffo Ribelle fossimo lontanissimi dagli 800mila il pubblico ce l’aveva già…)

E si inventava un fantomatico 10000 pullman giunti a Washington per Obama contro soli 200 per Trump, statistica che puzza lontano un miglio…

Questa cosa dei pullman prenotati per il gran giorno è stata il cavallo di battaglia di tanti giornali, con cifre ballerine pur se tutte riferite a quanto riportato da un singolo politico locale.
In pratica (sembra che) nel singolo parcheggio più grande, lo stadio della città, un giorno ci fossero 200 pullman prenotati per Trump, il giorno dopo 393, e mancavano ancora 8 giorni all’evento; i pullman prenotati per la protesta delle donne erano a quel punto già il triplo, ma questo dice poco se non che c’era più gente per la marcia contro Trump che per l’insediamento (grazie, lo sapevamo già).
Il Washington Post ha fatto il titolone che diceva che erano solo 200 pullman il giorno preciso in cui altri li davano già per raddoppiati; il famoso sito Vox ha fatto finta che fosse la cifra finale…

 

E uno a ‘sto punto potrebbe giustamente dirmi: “Ma che ce frega a noi dei bus che si sono prenotati per quella cerimonia?”
Giusto! Decine di testate che si sono perse su di un dettaglio, e per di più incompleto, riportato con errori e per niente definitivo. Ma qui c’è l’ABC del giornalismo di parte: serviva comunicare un numero, non importa quale, per alimentare l’impressione di essere i depositari della verità, quelli che usano fonti attendibili e riportano fatti concreti, dati scientifici e statistiche! Solo un’impressione, è quello che conta. Lo fanno continuamente, nei più vari ambiti.

 

Certo, alla marcia di protesta (è difficile contare perché era un sacco di gente sparsa dappertutto) probabilmente c’erano tra 400 e 500 mila persone, contro le 300 per la celebrazione del giorno prima. E allora? Vi stupisce che la rabbia faccia più richiamo rispetto ad una celebrazione banalotta?

 

“Alternative facts”: Kellyanne Conway contro la faccia di bronzo dei giornalisti

 

Ho osservato il comportamento delle sinistre da parecchi anni, nel mondo, e posso dire che seguono schemi prevedibili. Se il loro nemico giurato ottiene un successo, devono assolutamente trovare subito qualcosa di ancora più grande da tirargli contro, una notizia negativa che gli faccia ombra e impedisca alla gente di uscire dallo schema che gli è stato calato addosso. In questo caso ci stava bene lo sfruttare la costante della minore partecipazione dei Repubblicani agli eventi di piazza per raccontare di un flop di pubblico. E poi sapevano che era possibile provocare Trump ad una reazione scomposta.

BONUS: così hanno avuto anche l’opportunità di sostenere che Trump e i suoi fossero un nuovissimo esemplare di mentitori seriali, senza vergogna, una cosa mai vista!
Che fa ridere chiunque abbia un po’ seguito la politica. Da sempre, non da oggi.
Kellyanne Conway, la bravissima consigliera di Trump (tra l’altro cattolica e di madre italoamericana) che fa vedere i sorci verdi ai giornalisti, per una volta ha fatto una gaffe, parlando di “alternative facts”, ovvero di “fatti alternativi” in una intervista, mentre rintuzzava gli attacchi dell’intervistatore, che voleva per forza farle dire che alla cerimonia c’era poca gente e Trump aveva fatto una cosa assurda a dire al portavoce ufficiale Spicer di contrastare quest’idea. Mentre lei cercava di parlare di qualcosa d’altro, argomenti più importanti, l’anchorman Chuck Todd insisteva a ritornare lì.

E così il mondo intero l’ha capita così: Trump non ha accettato la figuraccia della cerimonia semideserta, quindi pretende di inventare una realtà alternativa in cui ci fa invece una bella figura; tanto i suoi sostenitori sono bifolchi che si bevono qualunque cosa.

 

Questa intervista del 22 gennaio è davvero istruttiva. Qui il Washington Post ci costruisce su un caso, e fornisce anche la trascrizione (ovviamente in Inglese).
Come trasformare una che ha la necessità di essere diplomatica in una specie di Santa Patrona dei Mentitori Sfacciati…

 

La calunnia: il razzismo di Trump

Il fatto è che quel giorno si discuteva di un’altra notizia, una di quelle fake news da manuale, ovviamente contro Trump.
Un reporter della famosa rivista Time, un certo Zeke Miller, si era inventato la rimozione di un busto di Martin Luther King dalla Casa Bianca. Come a dire che Trump è talmente razzista che non riesce a sopportare nemmeno la vista di una statuetta del più famoso eroe dell’emancipazione dei neri d’America! Ovviamente era tutto falso, si sono scusati dicendo che non aveva guardato bene se il busto c’era o no, pensa te!

 

Negli Stati Uniti ormai è una gara a chi parla male del Presidente, milioni di persone danno di matto pensando che è stato eletto un Hitler redivivo (fino a sentirsi giustificati a fare atti di vandalismo per “protestare”…) Ormai hanno ben ficcato nella testa della gente che il magnate sia ovviamente un razzista. Per questo una notizia del genere ha un impatto negativo notevole.

No, Trump non è razzista. Volendo si trovano esempi che lo dimostrerebbero: qui ma anche su giornali avversari, si riporta che il miliardario è riuscito a portare l’uguaglianza razziale nel prestigioso club Mar-a-Lago nella città di Palm Beach, quando gli è stato dato in gestione e ha combattuto contro i politici locali perché abolissero le restrizioni all’ingresso di neri ed ebrei nei club della città. Nota di colore: ha punzecchiato i suddetti politici inviando loro copie di Guess Who’s Coming to Dinner (Indovina chi viene a cena), il film con Spencer Tracy e Sydney Poitier dove una classica famiglia liberal benestante americana (bianca) affronta i propri pregiudizi nel momento in cui la figlia porta a casa un fidanzato afroamericano.

 

E’ irrespirabile il clima che hanno creato: milioni di persone vengono convinte con menzogne che l’uomo più potente del mondo li odia per una ragione abietta (il disprezzo per la loro razza), che rovinerà le loro vite e devono reagire, ma “il sistema” purtroppo sta dalla parte del cattivo…

Questo è il tipo di fake news che ha peso e andrebbe combattuto!

 

L’intervista

Di fronte all’ostruzionismo dell’intervistatore, la Conway cerca di giocare la carta del sarcasmo:

Chuck, senti, penso che dobbiamo rivedere i termini del nostro rapporto.

 

Non so come faccia a mantenere la calma. Io mi scaglierei con veemenza contro l’anchorman, mettendo in discussione l’intera impostazione di questo tipo di operazioni giornalistiche. Ma capisco che se parli per conto del Presidente non puoi passare il tempo ad attaccare, ogni santo giorno.

Ci vuole un tipo di intelligenza diverso, che sappia far passare il proprio messaggio e glissare su tanti attacchi di parte che non ci sarebbe tempo di affrontare (e ti porterebbero fuori strada, vincerebbe comunque l’avversario dimostrando che il tuo ruolo è sempre quello di scusare gli errori del tuo capo. Se ti difendi, appari debole.)

Qui la Conway sta gemendo in cuor suo pensando che l’aspetta uno stillicidio di attacchi e falsità per i prossimi 4 anni, di fronte a cui sorridere e proseguire.

Non c’era solo la storia del busto di MLK. C’era stato un buon mese a discutere all’infinito di ipotesi di complotto dei Russi contro l’America, un diabolico piano di Putin per far vincere Trump.
Storie che lei sa che sono inventate, i giornalisti lo sanno anche, lei sa che lo sanno, ma tutti devono fare finta che siano temi seri e pericoli reali.
I giornalisti, perché gli serve per minare la credibilità di Trump. La Conway e gli altri, perché se neghi con troppa insistenza l’esistenza di un megacomplotto, allora vuol dire che ci sei dentro fino al collo! Gasp! Se cerchi di parlare in maniera sensata, sei un traditore!

Pazzesco. Stanno arrivando a somigliare ai politici del mondo arabo: se li accusano di essere una spia di Israele, non possono fare altro che urlare che in realtà la talpa dei Sionisti è il loro avversario! A questi livelli di paranoia stiamo. Grave irresponsabilità di chi alimenta queste allucinazioni.

Ecco, questo è il retroterra di cui non vi hanno parlato.
Kellyanne Conway era esasperata da questa doppiezza dei media, praticamente ha pensato “Eccoci di nuovo. Sono stufa. Veramente state creando una realtà parallela. Ma non vi lascerò ridefinire il concetto di vero e falso. Non mi piego. Non dopo tutte queste falsità. Anche se non avrei voluto occuparmi di questo argomento, dove la mia parte ha un punto debole. Caro intervistatore, rimaniamo nemici-amici, sapendo che neanche ci si mette d’accordo sull’evidenza. Voi avete i vostri cosiddetti fatti, noi ne abbiamo altri”. Eccoli, i famigerati “alternative facts”!

Era una espressione del suo distacco verso le verità aggiustate dei giornalisti, le ha persino strappato un sorriso di compiacimento. Ha però sbagliato perché è stato facile farla passare per il suo esatto opposto: la faccia tosta di pretendere di poter sostenere qualunque cosa, impunemente, senza alcun rispetto per i fatti. Sfuggente.

 

Distorsione della realtà, anche in Italia

Questa schifosissima manipolazione funziona e si diffonde. Rafforza i pregiudizi.
Ad esempio c’è un sito di linguistica -di per sé molto carino- su cui ultimamente si moltiplicano le espressioni di disprezzo contro Trump e chi non lo disprezza. Anche se teoricamente non si occupa di politica; ma si sa, le notizie generano interesse, si parla della lingua Inglese e delle novità: naturale approfondire espressioni sulla bocca di tutti come post-truth, fake news e alternative facts.

I giudizi duri e trancianti che vengono comunicati in questo modo sono i più efficaci, precisamente perché non sono l’oggetto dell’articolo, ma sono dati come un punto di partenza, stanno sullo sfondo. Quindi vengono dati per scontati e ci colgono con la guardia abbassata. Questo è un concetto sfuggente che magari riprenderò in futuro.

L’aria che si respira è la solita: tra intellettuali (brave persone, sincere nelle loro idee del resto condivise da tutti quelli che conoscono) non solo sarebbe disdicevole difendere Trump, ma è così fuori dal mondo che davvero i miei commenti “stonati” sono stati visti là come sorprendenti ed imbarazzanti.

Un bel cortocircuito: vedete questa immagine di Washington, dove c’è pochissima gente? Ecco, è la prova che Trump sparge menzogne senza vergogna perché non può affrontare le verità scomode. Ma poi, perché sei così fissato su questo argomento, neanche fossi tu americano!
Uno dei commentatori italiani, guardandomi dall’alto in basso, ad un certo punto se ne esce che alla Women’s March contro Trump c’erano un sacco di gente in più che alla cerimonia di insediamento, quindi dovrei togliermi secondo lui le fette di salame dagli occhi… Eppure di quella marcia non avevo minimamente parlato! E’ tipico: gente che canta vittoria usando un argomento che non c’entra con quello che l’interlocutore stava dicendo, solo perché la loro partigianeria gli impedisce di provare ad ascoltare… L’importante è identificare chi sta da una parte e chi dall’altra, e segnare in qualche modo punti per la propria squadra…

 

Conclusione: come non comportarsi se siete dalla parte destra della barricata

 

Certo, questo articolo giunge in ritardo, ma per alcune cose ci vuole tempo: non possiamo lasciare che la fretta, il parlare solo delle ultimissime notizie ci condizioni (alla superficialità tipica del giornalismo).

 

Trump e i suoi hanno sbagliato. Non dovevano farsi cogliere impreparati, e la risposta d’istinto di Trump, pur sincera come abbiamo visto, deve lasciare il passo ad una strategia. Ma all’inizio errori se ne fanno parecchi.

Invece mi preoccupano le reazioni dei sostenitori, di fronte al meme del “Mall vuoto”: video su Youtube spesso con decine di migliaia di visite, realizzati in quattro e quattr’otto senza un minimo di riflessione, con errori marchiani (tutti in sostanza basati sulla foto di apertura, che inganna, e non se ne rendono conto).

 

Bisogna che chi si pone seriamente come elemento controrivoluzionario sappia scavare più a fondo invece! Cercare la verità nei dettagli, sfidare le mistificazioni dimostrando di saperne di più.
Di tenere più alla verità che ad ottenere ragione.

Ricordate cosa disse Margaret Thatcher:

I fatti della vita sono conservatori

 

Non dobbiamo vincere tutte le battaglie. Ma difendere la verità. Anche quando è scomoda, anche quando significa riconoscere una vittoria dell’esperto ideologizzato contro il nostro “campione” o presunto tale.
Meglio una risposta approfondita (esagerata) come la presente anche su argomenti secondari, per ammazzare una formica a cannonate, che cento risposte inadeguate e redatte in fretta, che rendono il nemico ancora più forte (come una vaccinazione contro le idee che non gli piacciono).

 

I progressisti credono nell’Utopia: se vengono costretti ad affrontare la realtà nella sua durezza, per forza devono scappare, rifiutandosi di parlare di fatti concreti.
Ma se invece ci accontentiamo di vivere in una comoda Bolla per Conservatori, quelli sanno comandare questo tipo di gioco e ci schiacceranno: la Bolla del Progressismo si espande così.

E a quel punto potranno atteggiarsi come quelli che hanno i fatti dalla loro parte.

 

 

3 commenti:

  1. Il prossimo post sarà sulle foto dei Family Day?

  2. Alessandro Grasso

    Ci metto varie cose, incluse quelle. Ma più sbrigativamente perché c’è poco materiale, e mi sono pure scocciato.
    Del resto a molti non piacerà quello che ho da dire… ma la verità va sempre difesa, anche quando non piace.

  3. Se intendi dire che siamo ben lontani dal milione o due milioni di persone, sono d’accordo. È stato un errore tattico piegarsi alla logica “le sparano grosse tutti, la sparo anch’io”.

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