L’America Degli Estremisti Vince-Perde-X

Ma il genio di Trump trasforma il clima politico disastroso in un’opportunità.

Nel prossimo articolo cercherò di spiegare come penso questo sia possibile.

Nota a margine delle elezioni americane.

Non sono abituato a seguire la TV a stelle e strisce. Semplicemente esasperante: rimani scioccato dalla quantità di pubblicità che gli fanno sorbire.
Ad un certo punto pensi che il tema della trasmissione siano le offerte di piani assicurativi e medicine, con un contorno di cuscini, tergicristallo e fast food. Stona nell’insieme l’annuncio -ripetuto a sfinimento- di un’intervista al politico di turno, ovviamente dopo la pubblicità (c’era pure uno spot che parlava di una malattia del pene storto, giuro!)

Sempre meglio che seguire la diretta di qualche rete televisiva italiana, con gli esperti che hanno una conoscenza raffazzonata e seguono il solito copione a senso unico.

 

Elezioni di metà mandato: hanno vinto tutti?

È stata una campagna elettorale intrisa di veleno. Sembra sempre di essere all’ultima spiaggia.
Storicamente le elezioni di metà mandato, cioè a due anni dall’elezione del Presidente, vedono un ribilanciamento dei poteri, con il partito che governa perdente annunciato: gli elettori dell’opposizione sono molto più motivati, poi ci sono i centristi che preferiscono dare un colpo al cerchio ed uno alla botte.
Ma stavolta è diverso: la battaglia in corso è all’ultimo sangue.
Trump rappresenta l’ultima possibilità per i conservatori di non soccombere politicamente. Un colpo a sorpresa, come un meteorite piombato per caso sulla scena. E continua a sparigliare le carte.
I Democratici stavano già gustando la vittoria finale, un paese ormai saldamente in mano loro, da plasmare a piacimento. Gli ha rotto il giocattolo, sono furiosi.
Farebbero e fanno di tutto per distruggere lui e la sua base politica.

  • È stata quantificata (88%) la straordinaria prevalenza di servizi giornalistici ostili ai candidati Repubblicani, per metterli in cattiva luce proprio come il loro pirotecnico leader;
  • personaggi di Hollywood hanno fatto a gara nello schierarsi (spesso in maniera volgare);
  • sono stati battuti molti record nel finanziamento di Democratici nelle campagne locali, hanno speso come non mai, cercando di prevalere con la quantità.
    Eh sì, anche in America la sinistra è dalla parte di élites disposte a spendere per assicurarsi il controllo. Fa effetto considerare chi sta a destra come un outsider dal budget limitato.
  • Google, Facebook, Twitter ed altri hanno raggiunto nuove vette nel marginalizzare, censurare e bannare esponenti della destra a tutti i livelli.
  • Come avevo previsto e segnalato, i brogli elettorali rappresentano un problema serio, specialmente per alcuni collegi dove si vince per una manciata di voti. Un paio di video con telecamera nascosta di Project Veritas hanno in effetti fornito nuovi indizi di immigrati clandestini portati a votare in gran numero.
  • La violenza, verbale e fisica, è diventata la normalità.

 

Eppure il risultato netto è stata una vittoria importante per Donald Trump: anche se i Repubblicani hanno perso controllo della Camera, e non di molto, hanno però incrementato la maggioranza al Senato. E questo risultato è migliore della di quelli ottenuti dalla maggioranza dei presidenti degli ultimi decenni, primo tra tutti Obama che prese una scoppola ben più sonora durante le elezioni midterm.

 

Punti chiave per capire il risultato

 Contrariamente a due anni fa, Nate Silver e gli altri sondaggisti ci hanno preso, hanno predetto correttamente il risultato globale, e me lo aspettavo.
In vari casi particolari molto seguiti, però, ci sono state delle sorprese. Cosa che fa pensare che ancora una volta sondaggi intenzionalmente falsati siano stati pubblicati allo scopo di influenzare gli elettori, come lo stesso Trump ha lamentato durante la prima conferenza stampa post-elettorale.

 Donald Trump è stato particolarmente efficace nell’aiutare quei candidati che ha scelto di appoggiare apertamente e nei comizi, che rischiavano di non farcela. E poi sa come scegliersi le battaglie in cui sa di poter prevalere, così rafforzando la sua immagine di vincente nato.
Ad esempio Ted Cruz, suo vecchio rivale che aveva bollato come bugiardo e quasi distrutto, tornato sotto l’ala protettiva del capo è riuscito a sfangarla in una battaglia molto difficile (senza l’appoggio diretto sarebbe stato spacciato); il nuovo governatore della Florida, DeSantis, ha vinto sul filo del rasoio: altra scommessa del Trumpone vinta, scelta coraggiosa perché si trattava di un candidato percepito come debole. Ma è in sintonia e gli sarà fedele.

 Molti parlamentari della vecchia guardia del partito Repubblicano, più o meno duramente ostili al presidente, sono stati trombati o hanno lasciato spontaneamente (uno su tutti: Paul Ryan).
Alcuni politici giovani emergenti, che avevano già scelto di stare dalla parte dell’establishment o comunque non sono entrati in sintonia col carotone, come Mia Love o Nikki Haley, rimangono fuori dai giochi. Una ex promessa come Marco Rubio dovrà stare attento a non finire nel tritacarne pure lui.
La nuova maggioranza al Senato finalmente si è abbastanza allineata all’elettorato ed agli obiettivi di Trump. Ora è davvero diventato il suo partito.

 I Democratici volevano prendere il controllo del potere legislativo per avere modo di applicare la procedura di impeachment (messa in stato d’accusa) con la quale rimuovere il nostro Donald dalla presidenza. Sarebbe stato un colpo di stato camuffato, un abuso del sistema.
Solo una classe dirigente priva di dignità e soprattutto di etica può perseguire un piano del genere, dove si punta alla condanna senza nemmeno ancora sapere sulla base di quali accuse, e dove sarà possibile andarle a cercare.
Avrebbero meritato di prendere una batosta solo per questo. Eppure i loro elettori sembrano gradire.

In ogni caso, ora che la strada verso l’impeachment è sbarrata dalla maggioranza R forte al Senato, tutto il caravanserraglio della potentissima commissione Muller potrà solo continuare a farsi strumento di battaglie sui media, per diffamare. Che non spaventa più di tanto perché ormai è il minimo sindacale: urla giornalistiche spaventose, apocalittiche, ispirate da microscandali da manette facili (condanne per chiunque abbia avuto a che fare con Trump e abbia scheletri nell’armadio anche vecchi di 10 anni, che fossero un’evasione fiscale o l’aver mentito all’FBI su cose secondarie: basta creare una “nuvola di colpevolezza” per vicinanza e contagio, una suggestione…)

 I Democratici però possono rallegrarsi per qualcosa di molto più sostanziale dell’essersi ripreso la Camera: i mutamenti demografici continuano a spingere verso il loro obiettivo di dominio. Sempre più Latinos diventano cittadini e/o votano, anno dopo anno; ora persino le roccaforti del Texas stanno vacillando, sempre più seggi un tempo sicuri vengono conquistati sul filo del rasoio.

Se non ci fosse stata la presidenza Trump, il Partito Repubblicano si sarebbe estinto tempo una ventina di anni. Immaginatevi a quel punto la patria del capitalismo produttivo divisa tra il vecchio establishment dei Democratici ed il nuovo Partito Socialista. Una follia immaginarlo solo ad inizio millennio.

 

Uccidi il Guastafeste

La chiave per capire lo scenario come si presenta oggi sui media è lo stato di shock permanente causato dal trionfo di Trump nel 2016. I Progressisti non sono in grado di accettare la realtà se questo significa non averle tutte vinte; sembrava che stessero andando incontro ad una congiunzione astrale perfetta, ma la personificazione di tutto quello che detestano è arrivato e gli ha soffiato la vittoria di sotto il naso.
Dato che la loro reazione di protesta è l’equivalente dei capricci di un bebè, non è possibile sperare di farli ragionare.

Proiettano sul nemico l’odio che sentono dentro di sé; per questo si sentono autorizzati a ricorrere a qualunque mezzo necessario pur di fermarlo. Il che include tanto voler limitare la libertà di parola (sancita dal Primo Emendamento della Costituzione, quasi un totem sacro per gli Americani, eppure questi la sacrificherebbero senza batter ciglio), quanto (per le teste più calde) il prendere a pugni e calci gente incontrata per la strada solo perché indossava un cappello Make America Great Again (lo slogan elettorale di Trump).

Per capire dove andremo a finire è importante rendersi conto di quanto dura ed intensa è la spinta della Sinistra per dividere il paese.
Del resto questo livello di polarizzazione è diventato la norma anche da noi e nel resto d’Europa.
Però la società americana (oltre ad essere la più importante, per l’influenza che esercita sul resto del mondo) è la più interessante da osservare: mostra delle reazioni autentiche, dirette, senza tante sofisticazioni, al limite del primitivo.

Un meme di Destra diffuso in vista delle elezioni: vuole creare una correlazione stretta tra una eventuale vittoria dei Democratici ed il rischio che qualcuno venga ucciso. Purtroppo non è difficile prevedere violenze e morti indipendentemente dal risultato elettorale.

Prendete l’immagine qui sopra: ci riporta frasi di

Nancy Pelosi, ex (e anche futura?) Speaker of the House (Presidente della Camera): “Non capisco perché non ci sono rivolte in tutto il paese”;

Cory Booker, politico Dem tra l’altro al centro di uno scandalo insabbiato per una accusa di molestie sessuali ad un uomo gay: “Affrontate a muso duro qualche parlamentare!”;

Hillary Clinton: “Non possiamo comportarci civilmente con i Repubblicani”;

Maxine Waters (una dei parlamentari più famosi e anche la più sbeffeggiata per la sua mancanza di intelligenza): “Andate per le strade, formate dei capannelli, dite loro che non sono più i benvenuti, da nessuna parte” (riferito all’idea di tormentare, intimidire ed insultare i Repubblicani ovunque si trovino, al teatro, al ristorante, per strada o anche a casa propria, sostenendo che si meritano di non avere più una vita normale).

 

Da una parte è vero che storicamente le campagne elettorali sono state spesso molto aspre e caratterizzate da attacchi duri e vigliaccate, perlomeno a partire dall’Antica Grecia.
Ma credo ci sia un limite, e se parli esplicitamente di assassinare il Presidente hai passato il segno. Ecco, a sinistra questo limite l’hanno superato in parecchi e troppe volte.

Personalmente sono rimasto colpito dalla meschinità, dai toni disgustosi, dalla bile amara espressi da Robert De Niro. Davvero, un ometto piccolo e cattivo con la ciucca triste.

 

Actor Peter Fonda savagely attacking the President by suggesting to put his son in a cage with pedophiles.

Un altro esempio tra tanti: rappresentante della storica famiglia hollywoodiana dei Fonda.

Ma davvero se ne trovano a carriole di dichiarazioni da parte di VIP contro Trump a livello “scappato dal manicomio”, che se fossero usati contro un bersaglio diverso costerebbero la carriera all’autore del tweet (intervista, sketch…) rancoroso/violento. Guardate qui sopra Peter Fonda: “Dovremmo strappare Barron Trump (il figlio di 12 anni, NdR) dalle braccia di sua madre e metterlo in una gabbia con dei pedofili, per vedere se a quel punto la madre sarà disposta ad opporsi a quel grandissimo BEEP che si è sposata. 90 milioni di persone per le strade nello stesso weekend nel paese. BEEP”

 

Terroristi interni, di chi è la colpa?

C’è un episodio che per me aiuta a capire la natura di questo movimento che mira a disumanizzare il nemico Trump. Emozioni perverse e pericolose.

Nel gennaio 2017 a Chicago, un gruppo di giovani neri legò ed imbavagliò un giovane disabile bianco, tenendolo prigioniero per ore. Venne anche torturato durante una diretta Facebook, corredata da insulti contro i bianchi e Trump.
Il male si può ritrovare a tutte le latitudini politiche, ma non potei fare a meno di notare quanta poca importanza giornalistica venne data alla copertura del fatto. A parti invertite, con bianchi di destra che avessero picchiato e umiliato così un ragazzo nero, il caso sarebbe stato portato ad esempio paradigmatico per anni, fino a finire sui libri di storia nelle scuole.

E del resto atti di violenza ed intimidazione contro semplici sostenitori Repubblicani, per la strada come ai comizi, furono uno dei tormentoni della campagna per Hillary 2016.

 

Ma poco prima del voto ci sono stati due eventi che possiamo descrivere come atti di terrorismo, entrambi –volendo- ascrivibili alla destra. Per questo l’eloquente attivista Democratico barra conduttore televisivo Don Lemon (che combinazione è nero e gay) ha colto l’occasione per dichiarare che gli uomini bianchi rappresentano il più grande pericolo terroristico per gli USA. Assurdo. Poi insisto: a parti invertite per una frase del genere la carriera di Lemon sarebbe stata distrutta.

Il primo dei due episodi coinvolge un autentico folle, peraltro secondo le classificazioni in uso negli Stati Uniti nemmeno definibile come bianco (di origine italo-filippina, ma che pretende di essere Indiano Seminole!). È il caso del tizio che ha inviato delle bombe finte a varie personalità di sinistra, identificate come nemici di Trump.
Il secondo invece è stata una tragedia orribile, 11 persone uccise a sangue freddo in una sinagoga di Pittsburgh: questo criminale efferato mentre sparava all’impazzata urlava insulti antisemiti.
Ma bisogna mettere bene in chiaro che a spulciare la storia personale ed i post social di questo disadattato si scopre che proviene da una famiglia sfasciata, ovvero un prodotto del presunto progresso della società che la sinistra vanta. E che era nettamente contro Trump ed i Repubblicani, giudicati deboli e venduti.
È un caso tipico in realtà: “estremisti di destra” che si troverebbero a casa loro nel Partito Nazista, perché sono dei collettivisti, ma che hanno ben poco in comune con i conservatori.
Per quanto i Repubblicani si sgolino a sottolineare che non vogliono avere nulla a che fare con certa gente, i media mainstream insisteranno alla morte che questi bei tomi in qualche modo rappresenterebbero la natura profonda della Destra, anche se magari camuffata sotto una facciata di rispettabilità. Con premesse del genere si condannerebbero a morte per complicità pure i santi.

Subito dopo le elezioni un altro lupo solitario con problemi mentali (un ex Marine) ha aperto il fuoco in un bar in California, a Thousand Oaks, con un bilancio di 13 morti.

 

Lasciatemi essere duro ed esplicito: se proprio dobbiamo trovare delle colpe, il Complesso Politico-Mediatico Progressista è il principale responsabile per la gran parte delle violenze politiche.
Certo, una responsabilità parziale ed indiretta, ma di fatto hanno provocato, istigato. Il discorso vale sia per questi casi isolati, schegge impazzite criminali, sia per le azioni più o meno coordinate da parte di teppisti e disadattati (diremmo noi: da centro sociale) per le strade.

  • Ci sguazzano in questa atmosfera di odio e divisione;
  • promuovono atti ostili verso i Repubblicani;
  • d’abitudine minimizzano, fanno sparire tra le notizie brevi o cercano di scusare i crimini commessi da esponenti della Sinistra;
  • al contrario danno un enorme credito e spazio, quasi fossero davvero personaggi importanti, a quei pochi squilibrati che si presentano come destra alternativa, razzisti bianchi. Li scelgono come nemico ideale -perché impresentabile- e li piazzano sul piedistallo perché tutti guardino e dicano: ecco, questa è la vera destra. E nonostante tipicamente i tapini razzisti abbiano idee molto più vicine a quelle della sinistra!

 

Altre follie assortite

 

Questo Plouffe era stato il direttore della campagna per l’elezione di Obama, eppure qui twitta allegramente, durante l’ascesa di Trump: “Non è sufficiente battere Trump. Lo dobbiamo distruggere completamente. La sua genia non deve mai più rialzarsi”. Beh, nel frattempo i Democratici sono diventati ancor più ferocemente ostili, se possibile!

 

 

Mi spiace dirlo ad alta voce, ma davvero non vorrei essere nei panni degli ageni del Secret Service incaricati di proteggere il Presidente. Per me al momento questa è la preoccupazione più importante. In molti hanno suggerito un parallelismo con Abraham Lincoln.

La mente di noi Italiani corre agli anni 70, alle Brigate Rosse. Personalmente per ragioni anagrafiche non ho memoria del periodo che precedette la stagione del terrorismo rosso, ma mi risulta (pensiamo a Lotta Continua e all’omicidio Calabresi, ai compagni che sbagliano) che il clima fosse molto simile a quello degli Stati Uniti di oggi: di contiguità degli intellettuali con i violenti, i primi sempre pronti a scusare e contestualizzare i crimini di questi ultimi.

 

Qualche anno fa praticamente smisi di seguire la politica italiana, troppo deprimente e senza sbocco, decidendo di concentrarmi su quello che avveniva negli USA.
Ebbene, a questo punto pure la politica americana mi è diventata indigesta, per ragioni in parte simili.

 

 

E guardate questi altri pazzi. Lasciamo perdere il tizio che si presenta come un cagnolino e dice che bisognerebbe riazzerare tutto e mettere la Clinton al potere. Ma prendiamo questo Dworkin, che è un personaggio minore ma ha un qualche peso nella galassia degli operativi di partito.
Il problema sarebbe che, per come funziona la procedura di impeachment, se anche rimuovessero Trump al suo posto andrebbe il vice Mike Pence. Ma per loro anche questo non è accettabile.
Dice Dworkin: “Trump e Pence devono essere rimossi dall’incarico e dobbiamo indire una nuova elezione, oppure Hillary deve prendere il potere. Ecco come battere Putin. Non c’è altro modo.”
Quindi pretende di bypassare le leggi dello stato, invocando un atto unilaterale per prendere possesso della Presidenza. Che è come dire: vogliamo la guerra civile.

 

 

Concludo con tre episodi che mi hanno colpito perché dimostrano bene quanto il clima sia diventato tossico.

Due cose li accomunano:

⇒ all’apparenza potrebbero sembrare cose da poco, senza conseguenze: solo parole. Ma aprono uno squarcio inquietante sulla realtà sottostante: una patologica mancanza di contatto con la realtà.

⇒ se per caso non notate dove stia il problema preoccupatevi della vostra salute mentale. Davvero, sono oggettivamente indifendibili.

 

1. L’Invasione degli Alieni Razzistissimissimi dal Pianeta Roddenberry

Non molto tempo fa William Shatner, il mitico Capitano Kirk di Star Trek prima serie, è stato attaccato su Twitter in base ad un razzismo immaginario.
Si era espresso sul fatto che non dovremmo cercare di cancellare il ricordo di autori e personaggi storici importanti solo perché, come figli del loro tempo, espressero pensieri, usarono un linguaggio, compirono azioni che oggi verrebbero considerati inaccettabili.
In quel momento lo spunto era la scrittrice Laura Ingalls Wilder (autrice de La Casa nella Prateria, il libro che ispirò l’omonima serie TV): una associazione letteraria che organizzava un premio annuale nel suo nome aveva deciso di eliminare il riferimento alla scrittrice, dato che giudicandola con gli occhi di un osservatore moderno poteva essere definita razzista.
Ecco le parole di Shatner:

Trovo inquietante che alcuni vogliano cancellare il passato tenendo in conto solo le opinioni di oggi. Il progresso non si basa forse sull’imparare dai nostri errori?

Ed ecco la risposta arrabbiata, ma tragicamente ridicola, lanciatagli su Twitter da un’utente che non menzioneremo:

Hai bisogno che ti venga spiegato che Star Trek era una serie razzista? Che il fatto di mostrare un bacio interrazziale SOLO quando gli ALIENI hanno infettato l’equipaggio è una forma di razzismo dissimulato?

Ma pensa te. Star Trek venne trasmesso negli anni 60, nel bel mezzo di una rivoluzione sociale. Il Partito Democratico era ancora il partito del razzismo dichiarato e delle discriminazioni sancite dalla legge. Gli sforzi di Repubblicani come Martin Luther King Jr. stavano spingendo il paese in una nuova direzione, per farla finita con questo tipo di ingiustizia.
Nichelle Nichols, l’attrice nera nel  cast della serie di fantascienza, voleva lasciare per motivi personali, ma Martin Luther King in persona si mosse per convincerla a restare, visto che la sua presenza -su di un piano di parità- sul ponte di comando di una Nave Stellare rappresentava un traguardo importante, capace di influenzare l’immaginario popolare.
Del resto gli autori dello show erano attivisti contro il razzismo ed il pregiudizio; una delle occasioni in cui si spesero in tal senso è proprio il famoso episodio del primo bacio interrazziale della TV americana, tra Shatner e la Nichols.
Che non fece un particolare effetto al sottoscritto nelle repliche degli anni 80, ma fu uno shock per molti negli anni 60.

Ecco, secondo la mente di formica dei moderni attivisti sociali (i cosiddetti social justice warriors) proprio quel primo passo, importante nel cambiare l’atteggiamento del pubblico, dovrebbe essere reinterpretato e stravolto per adattarsi ad un filtro interpretativo ipervittimista: quello che era antirazzismo oggi si chiama razzismo “in codice”, dissimulato.
Sarebbe da riderne, se questa mentalità non risultasse un veleno per la mente, pericolosa per la convivenza sociale. Infatti sta vincendo un razzismo al contrario.

 

2: Una pecora vestita da pecora, tutti gridano ‘al lupo’

Immaginate un Ebreo gay che gira mano nella mano con il suo “ragazzo” e il copricapo ebraico in testa. E degli antifascisti che vanno ad urlargli di tutto: che è uno schifoso razzista bianco, un nazista ed un omofobo
Sembrerebbe una scena impossibile, giusto?
Beh, ci siamo quasi. Oggi quello che è improbabile nella vita reale si materializza nel mondo dei leoni della tastiera.

Prendete questo tizio, che è appunto un Ebreo gay: investito da una tempesta di attacchi ed insulti su Twitter, centinaia dei quali da account verificati (che significa che sono o dei VIP, o persone mezze famose, o attivisti di sinistra che Twitter promuove al rango di celebrità perché fa gioco dare loro forza, visto che stanno dalla parte giusta).

Lo hanno accusato di essere un nazista e di aver preteso paragonare i nazisti agli attivisti LGBT solo perché è un convinto sostenitore del valore della libertà di pensiero.
Ha osato obiettare alle parole di un professore di New York che suggeriva di usare la violenza verso chi indossa un simbolo odioso come la svastica.
Comunque la si voglia mettere, il punto è che se qualcuno ritiene sbagliato rispondere ad una provocazione con la violenza non è ammissibile che solo per questo migliaia di persone vogliano distruggerne la reputazione.
Ecco cosa dice il tizio attaccato, che risponde al nome di Chad Felix Greene:

Il termine ‘Nazista’ sta diventando una parola priva di significato, come già è accaduto a ‘razzista’, per via del vizio dei progressisti di allargare le definizioni delle parole in modo da usarle per ottenere ragione. La Sinistra desidera che ci sia una minaccia nazista negli Stati Uniti perché vogliono controllare le persone attraverso la paura.

 

3: il mite che vuole fare la guerra civile.

Nell’Agosto 2017 tale Justin Pickering ha pubblicato su Medium un delirio di articolo contro Trump. Gli ho risposto, quindi abbiamo avuto un breve scambio in cui ribadiva le sue fissazioni.
In seguito ha cancellato il suo account Medium con tutto ciò che conteneva, anche se probabilmente i due eventi non sono collegati.

Il punto è che parliamo di una persona affermata, il classico intellettuale dell’America bene, arrivato e che conduce una vita tranquilla: amministratore di una azienda di servizi di traduzione, si presenta come padre/marito/imprenditore e attraverso questo schema sdolcinato:

Credo Politico: Libertà
Razza: Umana
Religione: Gentilezza

Ma ecco come mi rispose su Medium:

Userò la mia penna per denunciare, diffamare, denigrare e fare opposizione a tutto ciò che rappresenta Trump, finche avrò fiato in corpo. E anche se non desidero passare alla violenza Mr. Grosso, se sarà il caso sono pronto a mettermi alla testa di uomini che combattano per questo.

A cui replicai:

Questa dichiarazione la qualifica come un nemico dell’America, della democrazia e della gente onesta.
Vuole diffamare e denigrare, ovvero usare metodi sporchi, senza rispetto per la verità. E potrebbe ricorrere alla violenza, per partecipare ad un colpo di stato (che altro sennò?).

Congratulazioni, servo degno di una repubblica delle banane. Lei è esattamente ciò contro cui pretende di combattere.

 

(Incidentalmente il personaggio mi ricorda Paul Graham, il famoso imprenditore fondatore di Y Combinator, una mente fina che ammiravo, ma sfortunatamente si è beccato la febbre chiamata Trump Derangement Syndrome e ha continuato a scrivere cose allucinate ed allucinanti finché non mi sono fatto bloccare su Twitter e ho smesso di fregarmene.)

 

Zona oscura

Ecco, l’America politica di oggi presenta un panorama che ci è familiare. Veleno ideologico a profusione. Da cui odio, divisione in nome della razza, ma anche soppressione del dissenso, partigianeria, istigazioni alla violenza. Ulteriori occasioni per terroristi politici: in molte menti prive di freni la guerra civile è ormai un passo necessario, in una forma o nell’altra.

E direi che un buon 90% è colpa del complesso politico-mediatico progressista.

 

Addendum: appena pubblicato l’originale inglese di questo pezzo è saltata fuori la notizia di un gruppo antifascista (ovvero fascista) che si è presentato alla porta della casa di Tucker Carlson, uno dei conduttori televisivi che più apprezzo (uomo di punta della rete Fox News, l’unica che pende verso destra), urlando slogan e minacce, terrorizzando la moglie che era sola in casa e rompendo la porta stessa.
Bravi, così si promuove il dibattito civile.

 

Trump trova una via d’uscita

 

Cosa fareste se un buon 40% dei cittadini del vostro paese fosse ormai abituato all’idea che siete letteralmente paragonabile ad Hitler?

Nella bozza di questo articolo scritta prima dell’elezione scrivevo:
“Con questa retorica distruttiva, le violenze per le strade e la corsa a deumanizzare l’avversario da parte della sinistra, non esiste la ricetta magica per disinnescare la bomba e riportare tutto alla normalità.”
A quanto pare mi sbagliavo. Donald Trump si è detto che davvero possiede la bacchetta magica per quanto riguarda il rivitalizzare l’economia. Ecco, forse non solo per l’economia.

Sarà una navigazione tempestosa certo, ma oggi è più forte che mai, pronto per farsi rieleggere nel 2020.

Ne parliamo nel prossimo articolo.

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