Spesso per ingratitudine ed ignoranza la gente non sa riconoscere i tuoi successi.
Diciamolo invece: Fidel Castro, il dittatore cubano recentemente scomparso, ha avuto un merito straordinario. E’ sopravvissuto fino a 90 anni.
Ok, penserete non sia una gran prova di abilità morire di vecchiaia (a parte che per non finire assassinato in uno dei molti attentati di cui è stato bersaglio, una certa dose di paranoia e di buona pianificazione della persecuzione degli oppositori aiuta).
Ma la Storia non può che essergli grata.
Sì, perché se fosse stato fucilato nel 1975 come un
, a quest’ora di lui rimarrebbe solo un pallido ricordo, una pagina imbarazzante dei libri di storia, di quelle che i professori saltano perché non c’è tempo e il programma è lungo.No, è sopravvissuto alla caduta del Muro di Berlino. E non di un paio d’anni: dal novembre 1989 al novembre 2016 fanno 27 begli anni interi.
Castro ha lasciato che ci fosse un ricambio generazionale, che un’intera generazione di Progressisti avesse il tempo di digerire la perdita, diventare post-comunisti, rifarsi una verginità pretendendo di non aver mai avuto torto e di incarnare idee tutte nuove.
Il caudillo cubano ha atteso, pazientemente, senza morire, che tutto questo processo andasse avanti. Che anche i nuovi si affezionassero, per bandiera, al morto vivente della Cuba ancora oppressa e immiserita, che mantenessero una riserva mentale positiva su questo pesante retaggio marxista mentre cianciavano di diritti gay, riscaldamento globale, animalismo, neoliberismo, aborto, islamofobia e liberazione sessuale.
E poi plaf, gli ha servito il proprio cadavere di vecchietto ormai apparentemente innocuo, carico di una storia orribile ma vista come fosse lontana (e di qualche centinaio di milioni di dollari nei suoi conti personali in paradisi fiscali). E che fai, a quel punto non gli scrivi un bel necrologio?
Capite che grande servigio ci ha reso Fidel? Ancora in anni recenti, icone della sinistra e giornali engagé si sono spesi per difendere l’indifendibile, sono rimasti prigionieri dello schema, Cuba buona ma vittima dei cattivi Usa. E oggi lo hanno ricordato come un grande statista; magari con equilibrismi diplomatici, qualche riserva, soppesando le parole.
Morendo solo ora, ci ha permesso di vedere ben smascherata la sinistra sempre mutevole e sempre uguale a sé stessa, comunque coerentemente ipocrita, nemica della libertà e dell’umanità, dei poveri e dei valori di cui si riempie la bocca.
Parata di furbi cretini
Osservate come hanno reagito giovani politici emergenti e già affermati come il premier canadese Justin Trudeau alla morte di questo dittatore spietato:
Ho appreso con grande dolore della scomparsa dell’uomo che ha ricoperto per più tempo il ruolo di Presidente di Cuba.
Fidel Castro è stato un leader di grande spessore, che ha servito il suo popolo per quasi mezzo secolo. Rivoluzionario ed oratore leggendario, Castro ha apportato notevoli miglioramenti al sistema educativo e sanitario della sua nazione.
Sebbene rappresenti un personaggio controverso, sia i sostenitori che i detrattori di Castro hanno riconosciuto la sua straordinaria dedizione e il suo amore per il popolo di Cuba, che ha ricambiato con un profondo attaccamento a “el Comandante”.
Oh, attenti, un discorso preparato, con tutti i florilegi del caso. Parole soppesate. Gli è sembrato di parlar bene. Magari se l’è fatto scrivere. Pensa che perdita se Castro fosse morto mentre Trudeau era ancora un ragazzo! Ci saremmo risparmiati queste frasi di circostanza, e molta meno gente avrebbe toccato con mano l’ipocrisia del potente figlio d’arte della politica canadese.
Commento alle sue parole… Il popolo di Cuba, evidentemente tanto amato da chi lo schiacciava, ha reagito come poteva; ovvero quelli che potevano, gli esuli di Miami, festeggiando per strada.
Più diplomaticamente furbo il francese Hollande, si cautela lasciando spazio al poterne dire male senza dirne male:
Fidel Castro è stata una figura imponente del ventesimo secolo. Ha incarnato la rivoluzione cubana, sia nelle speranze che nelle successive delusioni.
Jeremy Corbyn, capo dei Laburisti lassù nel Regno Unito, non rinuncia al quadretto positivo:
A partire dal suo creare un sistema sanitario ed educativo di eccellenza mondiale, passando per il primato di Cuba nella solidarietà internazionale, Castro ha raggiunto molti traguardi.
Pur considerando i suoi difetti, ricordiamo il suo sostegno all’Angola che ha avuto un ruolo decisivo per far cessare l’Apartheid in Sudafrica; sarà ricordato come un internazionalista ed un paladino della giustizia sociale.
Ritornano i soliti temi già visti, più un “internazionalismo” che in realtà significava, da parte di Cuba, fornire soldati per alimentare guerre e guerriglie da parte di altri sanguinari dittatori in giro per il mondo (Kabila, per dirne uno) e poi fornire “aiuti” medici all’estero in cambio di valuta pregiata per rimanere a galla nonostante l’economia disastrata.
Il Presidente d’Irlanda Michael D. Higgins, in un lungo comunicato dove anche lui si spende sul tema dei presunti progressi nei campi dell’istruzione e della sanità, ci aggiunge il dare la colpa delle miserie di Cuba all’embargo da parte degli Stati Uniti, blatera di battaglie guidate da Castro per un commercio internazionale più equo e il rifiuto della schiavitù del debito e conclude:
Fidel Castro sarà ricordato come un gigante tra i leader del mondo. La sua visione non mirava solo alla libertà per il suo popolo, ma per tutti gli oppressi e gli esclusi del pianeta.
E questo livello di finzione davvero non lo batte nessuno.
Bilancio impietoso
C’è poco da ricamare.
Guardate, guardate bene cosa è Cuba oggi, quali abissi di violenza e miseria hanno subito generazioni di Cubani, e come ancora oggi gli intellettuali amici del popolo si spendono in giochi di parole per negare l’evidenza e raccontarvi il mondo alla rovescia!
Difficile trovare una statistica precisa, un bilancio dei morti e prigionieri in questi oltre 50 anni dalla Rivoluzione Cubana. Si parla di un 20% della popolazione fuggita, forse qualcosa di meno, molte migliaia dei quali annegati prima di arrivare in Florida. Qualcuno riporta di 3600 fucilazioni più altri 1200 omicidi extragiudiziali, altri parlano di 15-30mila uccisi. A questo si aggiunga l’uso sistematico di carcerazione in condizioni atroci per gli oppositori. Al momento non saprei quale fonte prendere per buona e linkare. Le cifre non sono facili da accertare.
Comunque le si guardino, le statistiche non possono che portare ad un giudizio più duro ed obiettivo, come quello di Donald Trump, che è stato criticato per aver detto la verità: è morto un brutale dittatore.
Tutta questa macchina repressiva non ha fatto altro che trasformare una nazione che era tra le più prospere dell’America Latina prima delle Rivoluzione, in una specie di enorme carcere. E’ importante sottolinearlo: normalmente si racconta che Castro ha liberato Cuba da Batista, ma in realtà si stava meglio prima, praticamente da tutti i punti di vista.
Cuba: il catasfrofico lascito della dittatura castrista è un articolo che disegna un quadro impietoso.
Eppure anche oggi c’è chi difende il regime. Ripeto: è un’occasione unica per capire i livelli di disonestà intellettuale delle sinistre in genere. Anche se il caso è talmente enorme che qualcuno nei necrologi ha accennato ad un lato oscuro.
Il mito dell’istruzione e sanità esemplari a Cuba, che ritroviamo nei discorsi dei politici qui sopra, è lo stesso che veniva spacciato in questo articolo dell’ineffabile Fatto Quotidiano (e anche da Michael Moore, per chi lo conosce, in un finto documentario). Un ricamo di retorica che si appiglia a freddi dati statistici, presentati rimanendo il più possibile lontani dall’osservazione diretta di una realtà. Senza porsi il problema che un regime repressivo ha un notevole interesse, per la propaganda, a truccare i dati e nascondere appunto i fatti concreti!
Eppure basta poco, a partire da questo articolo ad esempio, per capire che il quadro è ben diverso: gli ospedali per i papaveri del partito e per gli occidentali paganti hanno tutto e gli standard sono elevati; gli ospedali normali mancano normalmente di medicine, lenzuola, riscaldamento, carta igienica… coi guanti che invece che sterili vengono riutilizzati, come stupirsi che la gente che entra in ospedale con qualcosa di grave ne esce coi piedi avanti?
Certo, a Cuba tengono il dato sulla mortalità infantile a livelli bassissimi, invidiabili. Ma si tratta di un artificio formale, un trucco statistico per la facciata: si ricorre invece sistematicamente all’aborto, anche per eliminare ogni caso a rischio già durante la gravidanza. Inoltre si registrano come morti fetali tardive o aborti spontanei anche le morti dei neonati. Così si crea una impressione falsa.
Come ci riportano Renzo Puccetti e Giuliano Guzzo, tra quelli che già erano scampati all’aborto chimico e agli svuotamenti uterini (di routine nelle prime due settimane dopo un ritardo), solo 1 su 4 sopravvive poi comunque alla gravidanza. Inoltre la società cubana, a parte la povertà materiale, è ormai fiaccata moralmente, invecchiata per la soppressione dei nuovi nati, piagata dal tasso di divorzi più elevato dell’America Latina.
Una nazione da ricostruire daccapo, cercando di tornare faticosamente a prima della Rivoluzione.
Ti riducono in pezzi, e poi rimani come affezionato ad una figura ormai cara, il vecchio lider che nel bene e nel male simboleggia Cuba nell’immaginario di molti. Persino qualcuno che ci ha vissuto, pur essendone uscito, ancora saluta la fine del dittatore sui social media con un patetico “Hasta la victoria siempre!”
Possiamo ringraziare Fidel per averci dimostrato quanto siamo stupidi, e quanto abbia sempre ragione il più prepotente, almeno fino a qualche tempo dopo la morte.
Ma soprattutto, teniamocelo caro come cartina al tornasole dell’ipocrisia di chi si fa alfiere del “progresso”.