Conversazione che stamattina non ho potuto fare a meno di ascoltare. Stavo portando assistenza tecnica ad un ufficio che rimarrà non identificabile per ovvie ragioni.
Due donne, colleghe tra di loro, che parlano davanti a me (non dando peso alla mia presenza) di una recita di fine anno dell’asilo.
La più giovane descrive una situazione che l’ha indignata. L’ha notata, dice, perché non ha figlie femmine. (?)
Le bambine della classe indossavano delle minigonne, anzi no, delle gonne di jeans abbastanza corte, evidentemente secondo una indicazione delle insegnanti.
E c’era poi questa bimbetta che aveva una gonna lunga a pieghe.
Nel raccontare insiste due volte sul seguente concetto: non si può proprio mandarla in giro così.
“Cioè, sembrava mia nonna. Non può poverina, a 4 anni, sembrare mia nonna!”
(Eh già, metti che le vengano strane idee. Che pensi a giocare e crescere serenamente, invece che curare il look a 5 anni, chiedere vestiti firmati a 6, truccarsi a 7 e così via. Hai visto mai che con una simile formazione da grande poi ecceda in pudore, al giorno d’oggi sarebbe una disgrazia…)
Subito dopo, per automatica associazione di idee, come a riprendere discorsi già fatti in passato sulla snaturata madre della piccina diversa, salta fuori con veemenza:
“Ma poi, se vuoi, fai tre figli! Non cinque o sei!!!”
Al che la collega più anziana borbotta sommessamente, con senso di gravità:
“Il problema è la religione.” Col tono di chi porta il peso di una consapevolezza impotente, cose sagge che purtroppo non si possono dire…
E la prima rincara la dose mettendosi a sparlare di un senegalese che conosce, a cui ha chiesto, giusto l’altro giorno, se finalmente la smette di fare figli!
Io in quel momento si può dire che pensavo ad altro: immaginavo reclami ufficiali alla mia ditta per le mie intemperanze verbali. Mi sono quindi trattenuto.