Siria, Sarin & Pillole Rosse

Una reazione sorprendentemente diffusa alla propaganda anti-Assad

Copertina del magazine "Left", Gennaio 2017

Giornale ovviamente di sinistra, si dà un tono col logo in Inglese, Left. Copertina che presenta i “Caschi Bianchi” (legati ad Al Qaeda) come “Persone dell’anno”. Notate quale sarebbe il “solo scopo”, a dispetto delle testimonianze indipendenti.

Come già saprete, l’altro ieri decine di persone sono state uccise ad Idlib, in Siria, apparentemente a causa di un rilascio di armi chimiche nell’aria.
Immagini terribili di civili e bambini, che lottano per riuscire a respirare o già cadaveri, sono state diffuse nella mediasfera.
Secondo quanto riportato, l’esercito siriano avrebbe attaccato la zona controllata dai ribelli utilizzando il gas Sarin.

Ma la fonte è un sedicente Osservatorio per i Diritti Umani, noto come strumento di propaganda con sede a Londra, parte di un’operazione più ampia che mira a rimuovere il presidente siriano Bashar Assad. Dalla parte dei “ribelli” (che poi sostanzialmente sono ISIS, gruppi nati da Al-Qaeda e loro alleati), in guerra dal 2011 con il governo regolarmente eletto/regime.

I Caschi Bianchi che compaiono in foto e video mentre prestano assistenza alle vittime rappresenterebbero, a prima vista, una benemerita organizzazione umanitaria. In realtà sono legati ai terroristi e ne condividono gli obiettivi.
E questo è dunque l’attivismo oggi: candidati al Nobel per la Pace, raccontati come eroi senza macchia in un documento che ha vinto il Premio Oscar… ma basta un minimo di investigazione seria, e viene fuori la loro reale natura. Le loro operazioni di salvataggio hanno un elemento essenziale: le telecamere.
Possiamo fidarci di filmati che vengono da una organizzazione che è integrata all’interno del Fronte Al Nusra (Al Qaeda locale)? Beh, dai, in fondo sono riccamente finanziati dall’Occidente! Oops!

 

Background
Gli eventi che hanno preceduto la liberazione di Aleppo, a metà Dicembre scorso, mostrano un esempio evidente di come si combatte una moderna guerra (parzialmente) asimmetrica, anche se senza successo come in questo caso. La manipolazione dell’informazione è la chiave. Influenzare l’opinione pubblica in Occidente è spesso più importante che avere una superiorità sul piano militare. Ecco perché, vedendo i sanguinari Islamisti perdere rapidamente terreno, molti gruppi di sinistra ed organizzazioni umanitarie si accorsero tutt’ad un tratto che si stava combattendo una guerra in Siria, scongiurando il mondo a fare presto, intervenire, chiedere un cessate il fuoco, fare qualcosa, fermare Assad, fermare il massacro.

Ma ecco, la gente ci casca sempre meno. E gli eserciti alla fine sono ancora un fattore decisivo.

Tutti quegli attivisti embedded che dalla Aleppo in mano agli Islamisti mandavano tweet melodrammatici e “ultimi video” angosciati in vista della caduta della città, sono serviti ben poco alla causa perdente di chi voleva creare un califfato permanente (alle spese dei governi men che ideali di Siria ed Iraq).

Assad vinse quella battaglia nonostante i tanti occidentali che si facevano coinvolgere da questo tipo di campagna emozionale a senso unico. Grazia alla Russia, la guerra ha preso una direzione ben precisa già da mesi. L’elezione di Trump segna il destino del pretenzioso califfato dell’ISIS.

E’ solo questione di tempo.

Ci sarebbe parecchio da analizzare e specificare (già la mia lista di pagine e fonti che volevo usare per discutere l’argomento Guerra in Siria è diventata ingovernabile tanto è lunga), ma il succo per questo ultimo episodio è che si tratta di una operazione di fake news.
I jihadisti hanno accesso ad armi chimiche; la quantità limitata di agenti chimici che hanno causato quelle morti deve venire dai loro magazzini.

Le guerre ben raramente hanno più di una svolta. E quando accade ci vuole una ragione importante, dovuta ad un fattore esterno. Assad stava già vincendo; l’unico sviluppo nuovo è l’avvento di Trump, che vuole distruggere l’ISIS. Giusto ieri scrivevo che le cose in questo modo si mettevano ancora meglio per il presidente siriano. Ma da poche ore la situazione si è ribaltata, e proprio a causa del preteso attacco chimico.
Non esiste al mondo che Assad possa aver voluto smuovere le acque, creando l’opportunità per una reazione della comunità internazionale. Non avrebbe alcun senso.
Qualche decina di civili uccisi non possono rappresentare un obiettivo militare; importano solo a chi vuole giocarsi la carta dello sdegno per le vittime innocenti. Le armi chimiche sono particolarmente sospette in questo senso, perché massimizzano la reazione dell’Occidente.

 

Non a caso avevo scelto delle immagini “forti” provenienti dalla Siria nel mio articolo sulla difficoltà a credere ai propri occhi nell’era dell’immagine.
Come vagliare il materiale che arriva da una zona di guerra? Specialmente se i contenuti più di valore (meglio spendibili), spiace dirlo, sono le foto angoscianti di bambini morti: chi vuole rischiare di passare per un senza cuore, che passa sopra alle loro piccole, povere vite? Veniamo indirizzati e controllati, in un certo senso, attraverso le emozioni.

I criteri per trovare la verità in questi casi non sono affatto banali, ma questo non significa che non si possa giungere a delle conclusioni solide. La chiave: capire moventi, opportunità, aspetti psicologici delle parti coinvolte.

In questo caso i jihadisti hanno superato il limite; questo attacco chimico da parte di Assad è talmente poco plausibile che mi sento di sciogliere gli ultimi dubbi che avevo. Ripensando alla strage del 2013 nel sobborgo di Damasco chiamato Ghouta, con centinaia di vittime del gas Sarin, a questo punto sono portato a confermare che i colpevoli erano i terroristi islamici anche in quell’occasione.
EDIT (il Venerdì Santo, cercando di imparare l’umiltà): la vera “pillola rossa” è quella di chi non si beve la versione ufficiale, ma nemmeno si fa abbindolare dal complottismo. Andare a scovare la verità è sempre laborioso; se non vi sorgono nuovi dubbi, probabilmente avete sbagliato qualcosa. E finirete per credere ad una “versione” di comodo. Ho visto troppi complottisti inaffidabili lanciarsi in giudizi affrettati, per sentirmi a mio agio su posizioni apparentemente simili.
Dopo vari tentennamenti nei giorni scorsi, sono ancora convinto che questi attacchi chimici non siano da ascrivere ad Assad. Ma guai ad ostentare sicurezza… Certe storie sono più grandi di noi.
Che mi serva di lezione, sono stato troppo impulsivo. Ci ritornerò su.

 

Vengo sorpreso da amici e media alternativi

 

Poco dopo aver sentito la notizia delle vittime di Idlib, mi sono stupito osservando il torrente di articoli da fonti diverse (ad esempio Giuliano Guzzo e OcchiDellaGuerra) e ancor di più di commenti su Facebook da parte di parecchi amici, tutti che puntavano nella medesima direzione: questa storia puzza troppo. Per carità, piangiamo le povere vittime e preghiamo per loro, ma la spiegazione “ufficiale” non ce la beviamo.
Tante analisi intelligenti, dettagliate, che fanno a pezzi questa versione dei grandi media. Ma in effetti anche alcuni giornali prestigiosi stavolta si sono mostrati riluttanti ad incolpare Assad; quando è troppo è troppo.

Vediamo ad esempio cosa dice SpondaSud:

E’ noto che quando  il sarin viene utilizzato in un’area concentrata, può uccidere migliaia di persone. Eppure, di fronte a un gas così pericoloso, i caschi bianchi hanno trattato i corpi senza alcuna precauzione, sempre con il volto ben rivolto alle telecamere. […]

E’ stupefacente, poi, che in piena emergenza un medico abbia avuto il tempo di fare una serie di tweet e di effettuare chiamate video. Il tutto direttamente dall’ospedale e quasi ignorando i tanti feriti

Quel medico, Shajul Islam, è un fanatico islamista, in Inghilterra ha scampato la condanna per un soffio (i testimoni non si sono presentati al processo) e non può più esercitare la professione per incapacità.

Soprattutto, SpondaSud riporta:

un reporter di Orient tv, il canale dell’opposizione siriana, il giorno prima ha pubblicato sul suo profilo questo post: “Domani lanceremo una campagna mediatica contro i massicci attacchi aerei e l’uso del gas cloro contro i civili nella provincia di Hama”.

Tutto preparato, dunque, anche se non indica il punto esatto in cui sarebbe dovuto avvenire?

 

Notizia di stanotte. Trump ha attaccato una base siriana, decreta la fine di Assad

 

S’imbrutta. Donald Trump, chiaramente dopo le consultazioni di questi giorni con gli alleati mediorientali, ha deciso di lanciare un bombardamento selettivo sulla base aerea dell’esercito siriano da cui sarebbe partito l’attacco chimico.

I missili Tomahawk sono stati diretti agli obiettivi militari della base, minimizzando le perdite. Ma questa è comunque la prima occasione in cui gli USA colpiscono ufficialmente e di proposito lo Stato Siriano dall’inizio del conflitto.

Ancor più decisive sono le parole del Segretario di Stato statunitense: Rex Tillerson ha dichiarato che dopo la sconfitta dell’ISIS Assad dovrà farsi da parte, e questa è la volontà del Governo USA.

Decisione con implicazioni molto pericolose: le potenze Sunnite che per anni hanno spinto per la caduta di Bashar Assad (alleato dell’Iran) alla fine avranno lo scalpo richiesto. E’ facile prevedere che la regione verrà ulteriormente destabilizzata.
Troppe forze puntavano verso questo tipo di epilogo; Trump sembra non voler sfidare il consenso in questo caso: almeno ufficialmente crede alla versione colpevolista (presentata dai terroristi) e cercherà solo di creare le condizioni per un passaggio di poteri pacifico. Ma non vedo come una strategia del genere possa funzionare, se non provvisoriamente.

 

Eppure anche in America c’è chi ha mangiato la foglia

 

Mi ha fatto piacere notare come, nonostante la visione a senso unico che prevale negli Stati Uniti riguardo alla politica estera, dove i Repubblicani stanno dalla stessa parte dei Democratici (la Russia come il nemico giurato di sempre, Assad nei panni del crudele dittatore che deve cadere a tutti i costi…), sia Scott Adams che Sundance della Conservative Treehouse non credono al racconto del cattivo Assad. Si tratta di due importanti voci indipendenti, che come me avevano previsto l’elezione di Trump.
Suggerivano (ieri, prima del raid di rappresaglia), ed io con loro, che Trump avrebbe dovuto evitare di condannare Assad, nonostante l’amministrazione americana avesse dovuto fin da subito emettere un duro comunicato colpevolista, sostanzialmente per le troppe pressioni ed aspettative in tal senso.
L’idea era: per ora Trump lascerà che il sistema prosegua sulla linea della continuità colla gestione Obama, dando libero sfogo alla falsa indignazione dei commentatori di destra e di sinistra, tutti uniti nell’urlare contro il regime siriano. Poi pian piano dovrebbe riposizionare il suo governo, almeno dove gli interessa di più, fuori dalle secche dell’era obamiana.
Sembra proprio che su questo tema abbia deciso che non valga la pena mettersi di traverso al complesso di potere di Washington; e almeno in parte potrebbe pure essersela bevuta. Ci tornerò nel prossimo articolo.

 

Tanti osservatori intelligenti ormai sfidano la corrente. Siamo in un’epoca peculiare anche in questo.
A pensarci, pare che i “progressisti”, chi accetta la pappa pronta che gli viene propinata da giornali e TV, non siano particolarmente interessati a capire meglio ed approfondire.

Per questo motivo mi permetto di presentarvi il diagramma scherzoso qui sotto.

 

 

La legge di Blumudus sulla Pillola Rossa

 

A stare su posizioni politiche differenti certo si è in disaccordo sui contenuti, ma non diresti che questa divisione dovesse influenzare anche metodo, voglia di discutere, impegno personale…
A parte la preoccupante diffusione di discorsi autoreferenziali, superficialità e paraocchi che coinvolge un po’ tutti, noto una differenza non ovvia nell’atteggiamento con cui la gente legge le notizie, interpreta la realtà, capisce i problemi sociali, secondo la loro identificazione politica.

La sinistra ed i grandi media sono diventati il punto di riferimento per una massa che sceglie l’ignoranza e per pochi furbi che sanno guidarla.

 

 

Pillola Rossa (destra) o Pillola Blu (sinistra) dipendono dal livello di coinvolgimento, dalla volontà di approfondire

 

 

 

 

 

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