Trump ha vinto le elezioni di martedì prossimo

Fatevene una ragione.

Ok, questo è un post di servizio; non raggiungerà molte persone ma spero che aiuterà qualcuno ad attutire il colpo. Meglio abituarsi gradualmente all’idea. Inizialmente vi direte con sufficienza che ci sono troppi cretini (tra cui il sottoscritto) che insistono che Trump vincerà. Poi suderete freddo accorgendovi che forse non sono proprio così cretini… Poi… oh oh…! Ooops, è successo…

elenco di personalità che sostengono Clinton o Trump. Trump vince, grazie a Chuck Norris

il mio meme

 

 

Chuck Norris: quando va a votare lui, appena entra nel seggio prendono spontaneamente fuoco tutte le schede votate con l’imbroglio nell’arco di 500 miglia.

Sul serio, qui non è solo in gioco la simpatica gag di Chuck Norris che vince e sconfigge sempre tutto, anche le forze della natura.

Trump ha già vinto, ci sono solo persone in disaccordo perché si trovano a stadi diversi di un processo di presa di contatto con la realtà.

DISCLAIMER: io sono di parte perché dalla sua elezione traggo un vantaggio che vi spiegherò domani.

 

E’ un evento clamoroso perché Donald Trump ha saputo cavalcare il malcontento popolare contro tutti: Partito Democratico, TV e giornali incluso l’internet-che-conta, ma anche contro il Partito Repubblicano e le intellighenzie mondiali foderate di banconote.

E pur con i suoi difetti umani, la sua elezione è una mano santa. Per gli USA e per il mondo.

Uno dei motivi ormai lo sapete quasi tutti: il livello di corruzione evidenziato dalla macchina da guerra-Clinton, e le interconnessioni con l’Amministrazione Obama, giornalisti compiacenti, imprenditori amici della Fondazione Clinton, è agghiacciante. Ci vuole qualcuno che tenti, e sottolineo tenti, di dare uno scossone a Washington.

Un’altro motivo è la volontà di Trump di ripensare il ruolo dell’esercito degli Stati Uniti nel mondo, lontano dalle retoriche insulse che equiparano la forza e la violenza.

Obama, e poi la Clinton se fosse stata eletta, rappresentano uno schema tragicamente perdente e distruttivo: la combinazione di debolezza ed aggressività.
Trump si è invece impegnato ad una posizione di forza, ma orientata alla difesa. Certo, dovrà dimostrare di saper tenere fede alle promesse.

Provvidenziale che ci ritroviamo l’anno prossimo un Presidente Americano che non si sogni di giocare alla III Guerra Mondiale con la Russia, ma che possa toccare il tempo a Putin e far capire che non si fa mettere i piedi in testa da nessuno.
Ma di queste cose, pur importanti, parleremo un’altra volta.

 

La clamorosa sconfitta dei padroni delle opinioni

I giornalisti, opinionisti e conduttori hanno fatto tutto l’immaginabile e anche di più per sostenere Hillary Clinton. Il livello di faccia tosta, di manipolazione delle notizie, di malizia ha sorpreso anche me. Che pure non ne avevo una grande opinione.

Ci sono giornalisti, come ad esempio George Stephanopoulos o Don Lemon, che in un certo senso ammiri, perché sono capaci di tenere sempre, inflessibilmente, una linea di assoluta partigianeria, tanto che non sapresti trovare un avvocato capace di una posizione più perfettamente efficace nel difendere l’interesse del proprio cliente.

Un esempio per capire dove è finita questa professione: visto che da anni nessun giornalista che si rispetti oserebbe fare un’inchiesta su casi di corruzione o di comportamenti illegali da parte di persone o enti legati al Partito Democratico, ci ha pensato James O’Keefe, col suo Project Veritas, che organizza giornalismo d’inchiesta con telecamere nascoste in maniera ingegnosissima e con mesi e mesi di preparazione e infiltrazione dei suoi inviati. Un lavoro segreto enorme, che può funzionare anche grazie alla generale sensazione di impunità che spinge molti personaggi a tradirsi quando non sanno di essere ripresi, e vantarsi delle proprie malefatte.


Questa volta O’Keefe ha smascherato, tra le altre cose, l’organizzazione illegale, sotto l’egida del Partito e dello staff Clinton, di gruppi di provocatori inviati, con tanto di copione da recitare, ai comizi di Trump, per creare scontri e risse e dare lo spunto per i grandi media per accusare Trump di essere, lui, un fomentatore di violenza.
Fa un effetto notevole, dopo aver assistito nel corso dei mesi a scene madri di finta indignazione da parte di grandi giornalisti e personalità politiche, di fronte a degli scontri chiaramente provocati dall’esterno, il vedere finalmente il piano spiegato dai colpevoli, davanti ai nostri occhi.

E poi viene il momento in cui alla CNN sono costretti a parlare dell’inchiesta di O’Keefe, ed un panel di giornalisti e opinionisti (come sempre quasi tutti dalla stessa parte) gioca a minimizzare.
Incredibilmente il messaggio che passa, su cui insistono, è che O’Keefe è screditato, è un pregiudicato!

A parte che non si capisce come questo potrebbe cambiare la natura del video, che tutti possono vedere coi loro occhi.

La vera malizia sta nel fatto di tacere il perché O’Keefe è stato condannato. Quale crimine ha commesso? L’entrare nell’ufficio di un senatore sotto mentite spoglie, con una telecamera nascosta.

Che bello, no? La giustizia persegue quelli che osano ancora fare inchieste, diventate operazioni rischiose e sempre al limite, in un labirinto di muri di gomma. E quindi diventa facile dichiarare non credibili proprio gli unici che fanno un lavoro serio, colpevoli proprio per il fatto che fanno questo tipo di lavoro sotto copertura! Successe lo stesso con David Daleiden, l’altro giornalista da telecamera nascosta che smascherò il colosso degli aborti Planned Parenthood, perseguitato dalla giustizia per questo motivo.

 

Ma ripeto, questo è solo un esempio tra i mille che si potrebbero fare. Considerate l’altra fonte “fuori dalle regole”, Wikileaks. Dalle email dell’entourage Clinton trafugate emergono abbondanti esempi di giornalisti che si prostituiscono senza vergogna. Qualcuna, come Donna Brazile, l’hanno già scaricata per questo.

La notizia è che la gente non ne può più, non ci crede più, vota anche contro i giornalisti.

 

E anche la sconfitta dei controllori delle opinioni.

I sondaggisti, che in parte hanno partecipato alla farsa, al creare una falsa impressione nel pubblico, hanno la loro dose di colpa.

 

Ormai non si fa che parlare degli scandali di Hillary Clinton, su tutti i giornali e online. Ma la scena più patetica di tutta questa campagna, dopo che il direttore dell’FBI James Comey ha fatto capire che c’era ancora roba grossa che bolliva in pentola e le indagini sulla Clinton erano tutt’altro che concluse, è stata la corsa a riposizionarsi dei giornalisti e opinionisti. L’improvviso accorgersi delle magagne della ex first lady, l’improvviso parlare bene di Trump e smettere di dare per scontata la vittoria dei Democratici.

Hanno capito, e forse primo tra tutti Comey, che il vento girava, che Trump sarebbe arrivato al potere comunque, e che si sarebbero trovati col cerino in mano, abbracciati ad una nave che stava affondando.

Ed ecco la scena penosa dei sondaggi di opinione che pian piano si riallineano alla realtà, riducono il clamoroso vantaggio della Clinton di pochi giorni fa e gli cambiano di segno.

Mentre scrivo Fivethirtyeight, che è il più importante sito che si occupa di statistica sulle elezioni, dà la probabilità di vittoria di Trump ancora solo al 34%, in grande risalita rispetto alle percentuali sotto al 15% della seconda metà di ottobre. Patetico.

Perché molti sondaggi sono tendenziosi, è un segreto di Pulcinella e ne riparleremo. Possono spingere il più possibile una candidata, influenzando la gente a votare per effetto imitazione; ma non possono continuare fino al giorno dell’elezione, perché una volta usciti i risultati reali, si può fare il confronto tra sondaggi e voti effettivi. Insistere a vendere una favola significherebbe rovinarsi la reputazione.

E così una discesa della popolarità della Clinton coi suoi scandali si somma alla necessità di riallineamento dei sondaggi tarocchi al dato reale, producendo quella che sembra una rimonta formidabile, incredibile, di Trump. Laddove abbiamo probabilmente solo quello che era un vantaggio di misura per Trump, spacciato fino ad ora per una vittoria quasi certa per la Clinton, che si trasforma in un vantaggio più ampio per il magnate newyorchese.

Non ci credete? In America, sempre per fare gli strani, in moltissimi stati si può votare già prima. E siccome la maggior parte degli elettori sono registrati o come Repubblicani o come Democratici, si può già avere una indicazione di dove sta andando questa elezione, prima del giorno designato.
Tendenzialmente i Democratici votano di più prima, i Repubblicani aspettano perché non si fidano. E dai sondaggi è probabile che molti più Dem votino per Trump che Rep per Hillary. Tra gli Indipendenti, che non sono associati ad alcun partito, Trump ha praticamente vinto tutti i sondaggi. Detto questo, i Repubblicani sono già in vantaggio in molti stati chiave. Tradotto, se sei in vantaggio prima che entrino in gioco altri fattori che sono prevedibilmente a tuo favore, hai vinto.

 

Oggi i pochi comizi della Clinton sono degni di una elezione comunale, con quattro gatti. Trump raduna ogni giorno le folle.

Svegliatevi, Trump ha già vinto.

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