#LoveTrumpsHate: Trump vince l’odio

Love trumps hate. L’amore sconfigge l’odio. Ok, facciamo che sia vero.

 

Love Trumps Hate: Trump Loves, Clinton Hates, Trump Trumps

Love trumps hate: l’amore vince l’odio. Trump ama: sè stesso→quelli che lo amano→l’America. La Clinton odia: i nemici→quelli che le stanno attorno→sè stessa. Trump vince.

#LoveTrumpsHate è uno slogan semplicistico usato dal Team Clinton. C’è un raffinatissimo (?) gioco di parole basato sul nome di Donald Trump; il verbo to trump infatti significa anche sconfiggere. L’idea è che dalla parte di Hillary Clinton ci siano ovviamente i buoni, che amano, e vincono sul cattivo Trump che odia.

Ma a scavare a fondo, il ragionamento funziona, perfettamente, solo se viene completamente rovesciato.

Facciamo così: scommetto che se seguite il mio ragionamento fino in fondo, arriverete ad ammettere che vi ho sorpreso, e non avevate considerato la situazione da questa angolazione.
Potete commentare sotto riguardo al vostro eventuale aver cambiato opinione.

 

 

Trump ama

 

Trump ama sé stesso smisuratamente. Su questo credo siano veramente d’accordo tutti.

Ma il processo non si arresta lì. Il suo amore si trasferisce ai figli, ai familiari, a quelli che gli sono vicino.
Attraverso una identificazione e degli obiettivi comuni l’amore è proiettato sugli altri che partecipano alle sue imprese: si creano dei cerchi concentrici di positività. Ama i suoi sostenitori. Ama i veterani. Ama le donne. Ok, questo potrebbe creare dei problemi.

 

Il fatto è che desidera circondarsi di persone che lo amano; per condividere una risata, una cena, una chiacchierata; godersi le vittorie, il potere, una bella vita, bella gente che gli graviti attorno. E la continua illusione di poter sempre salire, diventare sempre più forte, essere ammirato e dare apprezzamento in cambio.
Questo il suo sentimento primario. Un amore egoistico che diventa molto meno egoistico quando viene condiviso, perché ha bisogno di continua conferma dagli altri.

 

Certamente sa essere odioso. A volte dice cose terribili e ti dispiaci per lui. Certo che sa odiare! E usa il suo carisma, la sua posizione e potere per attaccare e distruggere i suoi nemici.
Ma bisogna comprendere qual è la prospettiva. Lui è focalizzato sull’espandere il cerchio di quelli che amano Trump. Le cose cattive appartengono ai Disturbi della Forza; rendere pan per focaccia per essere rispettato, reagendo in maniera proporzionata. Non vuole soffermarsi sull’odio.

È un combattente che vuole chiudere i conti e tornare al suo mondo incantato di ammiratori adoranti e donne di classe.
Non è il tipo da cui aspettarsi violenza gratuita. È pronto a fare quello che serve ma non gli piace: dello scontro ama solo la vittoria.

 

Quanto all’idea che il suo amore per gli altri non sia sincero, mi permetto di dissentire.
È un Maestro Persuasore (secondo la felice definizione di Scott Adams), per questo vi sta vendendo un prodotto (Trump) col tipico trucco del venditore sicuro di sé che consiste nel convincersi da solo, lui stesso, di quello che sostiene, perfino fosse una menzogna: è la via migliore per essere efficaci in questo tipo di comunicazione.

Ecco perché quando insiste così tanto sul fatto che ama i veterani, e credetemi picchia molto su questo punto, lui è davvero sincero. Magari non lo era così tanto all’inizio, ma lo è ora.
Coccolarsi i veterani è una delle strategie politiche più a prova di bomba, perlomeno negli Stati Uniti: sono visti non a torto come persone che spesso hanno pagato un prezzo molto alto per difendere il loro paese, e sono stati maltrattati dall’istituto previdenziale che si occupa di loro; per questo nessuno, nemmeno i pacifisti che odiano l’esercito, oserebbe avere qualcosa da ridire.

 

Si tratta di costruire su questa base. Entrare contatto con le persone ai comizi, porgere l’orecchio, farsi coinvolgere da storie personali spesso toccanti, a volte drammatiche. È una cosa che ti cresce dentro. Viene naturale cercare di andare loro incontro. È vantaggioso essere buoni.

C’è in gioco un principio fondamentale della psicologia: come quella vecchia storia degli eschimesi che cominciavano a ridere senza nessun motivo, e poi si ritrovavano a ridere pensando al fatto che la loro risata non aveva alcun senso. E alla fine si ritrovavano di buon umore e con le pile ricaricate… Fingi un’emozione, prendi una posa, alla fine rendi l’emozione reale.

 

Eh sì. Trump ama.

 

 

Hillary odia

 

Questo per qualcuno un po’ più difficile da credere, soprattutto grazie ai media. Certo non piace a molti, ma bisogna fare qualche passo in più per iniziare a credere ai tanti racconti che descrivono Hillary come una Macchina da Odio, che sparge rancore, dolore e depressione tutto attorno a lei.

Provate a seguire questo mio ragionamento basato su di un’osservazione attenta, per cercare di entrare nella testa della candidata.

Il problema fondamentale è quella ubriacatura di potere che viene ai Clinton dal fatto di essere in sella in un modo o nell’altro da decenni, ormai abituati a farla franca in ogni caso grazie alla loro posizione, alle entrature e alla prostituzione intellettuale dei media. Questo penso abbia esaltato i loro difetti più gravi.

È una lotta infinita, una guerra ad alto livello che alla fine ti consuma. Ci si fanno un sacco di nemici, ma i Clinton sono riusciti a schiacciarli uno dopo l’altro. È normale finire per vedere ogni cosa in quest’ottica. A un certo punto la posta in gioco è veramente alta. Specialmente se avessi commesso dei crimini, non puoi permetterti alcun rischio o passo falso.

 

Hillary odio i nemici. Questa dovrebbe essere chiaro.

Ma poi un sacco di gente potrebbe essere descritta come complice. Ed ecco che il circolo dei nemici si espande!

Ad esempio un sacco di bifolchi ignoranti che osano non votare per lei.

Ha chiamato i sostenitori di Bernie Sanders “basement dwellers”, ovvero ragazzotti inconcludenti che vivono nello scantinato della casa dei genitori. Beh, su questo magari non si sbaglia di tantissimo. Ma già qui potete percepire il disprezzo che affiora e gorgoglia, nonostante il suo rigido autocontrollo.

 

Ancor più rivelatore è l’episodio del suo discorso pubblico dove si spinse a dire che la metà dei sostenitori di Trump sarebbero un “basket of deplorables“, che potremmo tradurre “mucchio di miserabili“, ma più letteralmente “cestino di esecrabili“. Spiegando che ovviamente si tratterebbe di tutta quella feccia che comprende islamofobi, omofobi, razzisti, eccetera.

Ora lasciamo per un’altra volta la risposta ad alcune domande come: in che modo esattamente uno meriterebbe di essere etichettato omofobo piuttosto che islamofobo, che cosa comporterebbero poi queste etichette, e come si potrebbero mettere assieme senza contraddizioni. Lasciamo perdere anche il discorso su chi siano, quanti e quanto rilevanti i razzisti, e chi sia a dargli importanza.

 

Qui si presenta una rara opportunità per osservare la mente della Clinton. Quell’affermazione ovviamente si è attirata un sacco di critiche: è impossibile che i suoi abilissimi autori di testi possano mai aver concepito o approvato qualcosa del genere.

Ha abbassato la guardia, sentendosi troppo sicura di sé e dicendo quello che sentiva. Ha esposto il core.

Li disprezza. Ma la parola rivelatrice non è affatto esecrabili. Avrebbe potuto usare parole molto più insultanti, e probabilmente si è pure morsa la lingua. No, qui la parola chiave è cestino.

La gente non vive nei cestini. Nessuno vede sè stesso in un cestino.
Si mettono le cose in un cestino. Ci butti la roba in un cestino. E’ dove lei metterebbe quei miserabili, insignificanti oppositori. Ce ne sono tanti, ma sono tanto piccoli… Come insetti…
In questo modo non rivela semplicemente che li odia. Sta proiettando la sua visione della realtà all’esterno, dando per scontato che essi siano definiti dal modo in cui lei li vede.
Ecco una persona di sinistra che è così egocentrica che non riesce ad accorgersi che c’è una realtà concreta nascosta dalle sue etichette e dal suo incasellare con sufficienza.

 

Ma non si tratta solo dei nemici. Ha vissuto decenni in un ambiente protetto, scortata da guardie, con un sacco di servitori, ben lontana dalle fatiche della gente comune.

Sono convinto che il suo salire fino in cima sia, nella sua visione, qualcosa che l’Universo le deve. Ecco perché in realtà detesta, come un inutile fastidio extra, quelle comparsate pubbliche con i sostenitori lagnosi e chiassosi, che pretendono di metterla a parte delle loro insignificanti storie personali, costringendola a fingere interesse e a sorridere profusamente.

Il suo staff fatica molto a farla sembrare apprezzabile e comprensiva.

È troppo piena di sè, focalizzata sui suoi obiettivi, per perdere tempo con la servitù o gli agenti della scorta. E si vede.
Molti si sono fatti avanti a testimoniare sul suo comportamento: vieta loro di salutarla, costringendoli a tenere la testa bassa e levarsi di torno quando arriva.
Che dite, potrebbero essere solo malignità di ex dipendenti? Prendete quest’esempio: la testimonianza di un ex agente del Servizio Segreto.

“In pubblico Hillary sorride e si comporta da gran signora,” spiega Kessler. “Non appena se ne sono andate le telecamere, la sua personalità si manifesta: rabbiosa, maligna e autoritaria.”
Aggiunge: “Hillary Clinton fa sembrare Richard Nixon una specie di Gandhi.”
“Hillary lancia imprecazioni volgari agli autisti del Servizio Segreto semplicemente per aver preso un dosso.”

 

Ancora non siete convinti? Questo racconto proviene direttamente da un rapporto ufficiale dell’ FBI:

[Omissis] spiega che il modo in cui la CLINTON trattava gli agenti del Servizio Segreto assegnati alla sua scorta era così sprezzante che molti di loro cercarono un’assegnazione a nuovo incarico o un lavoro differente. Prima del  mandato CLINTON, essere un agente di scorta del Servizio Segreto era considerato un onore e privilegio riservato agli agenti con maggiore anzianità. Invece, alla fine del mandato CLINTON, la scorta era prevalentemente costituita da agenti di fresca nomina, perché era difficile trovare agenti anziani che volessero lavorare per lei.”

 

Probabilmente non avete mai sentito queste storie prima d’ora. Specialmente se seguite i giornali, le tv e i siti internet più famosi. Non parliamo poi del panorama mediatico italiano che è provinciale al massimo, si beve qualunque sciocchezza e la ripropina al pubblico italiano ignaro e distratto.

Ma non finisce qui. Anche le persone più vicine a lei, il suo circolo di collaboratori fidati, una volta o l’altra deluderà le sue aspettative; peggio ancora, tutti sono sospetti di tradire, prima o poi.

 

Qui una testimonianza del suo carattere a telecamere spente. Ecco la scena: Hillary si accorda per una intervista in TV dove, a quanto pare, tutte le domande erano state concordate con lo staff della candidata; ma il conduttore Matt Lauer si mette in testa di farle una domanda insidiosa a sorpresa, in più. Racconta perciò la fonte anonima che Hillary ha atteso la fine della trasmissione per aggredire violentemente i suoi, per non essere riusciti a prevenire l’incidente.

Il suo sfogo è iniziato immediatamente dopo aver lasciato il palco, quando ha scagliato un bicchiere pieno d’acqua nella faccia di una sua assistente. Da quel punto ha iniziato a lanciare urla da pazza, fuori controllo. Il testimone descrive la Clinton come “la donna più sboccata che io abbia mai sentito… E quella voce stridula – terribile.”

 

Se pensate che questo racconto probabilmente sia solo una storia inventata dai soliti estremisti di destra, ricordatevi che sono gli stessi ad essere continuamente accusati di attaccare Barack Obama perché sono razzisti. E allora dovreste domandarvi: perché mai nessuno ha provato ad accusare Obama di avere frequenti attacchi di rabbia violenta, mentre al contrario questo è un tratto caratteristico dei racconti di gente che è stata a contatto con Hillary Clinton?

 

C’è il racconto di questa donna che ha lavorato alla Casa Bianca sotto la Clinton negli anni 90. Una organizzazione inquietante; estremamente noncurante riguardo alle misure di sicurezza, invece assolutamente paranoica riguardo a (possibili) nemici.

L’idea che il suo amico intimo e collaboratore Vince Foster sarebbe stato spinto al suicidio, è paradossalmente anche una linea di difesa contro l’accusa che lo abbiano piuttosto fatto uccidere, perché sapeva troppe cose…

“Hillary supervisionò tutto ciò che accadde immediatamente dopo la morte di Vince Foster. Per niente provata dal dolore, si lanciò all’azione come un comandante dell’esercito. Quella stessa notte della morte, il suo staff era impegnato a fare pacchi e riempirli di documenti da portare via, a casa.”

 

Il circolo dei nemici si stringe sempre più vicino a lei, al punto che non c’è più letteralmente nessuno che non sia sospettato, disprezzato o odiato.
Credete davvero che ami suo marito Bill?

Alla fine vivere una vita così fredda e rancorosa logorerebbe chiunque.

 

Arrivata in vista della Presidenza, un obiettivo per cui ha lavorato così tanto, scopre che tutto potrebbe essere compromesso dalla sua cattiva salute.
Pensate il disappunto che deve avere provato quando si è resa conto che il suo stesso corpo la stava tradendo, lasciandosi andare!

 

Ecco, ora lo vedete. Siamo arrivati fino in fondo. Il circolo dei nemici si è esteso così tanto che alla fine si è ritrovata a odiare tutti, inclusa sé stessa.
Sentite com’è arrabbiata per non aver ottenuto (prima del tempo, oltretutto) una posizione di vantaggio schiacciante come se ne vedono solo nelle repubbliche delle banane, cioè almeno il 75% dei voti previsti… (In questo caso facciamo eccezione per il non conoscere la lingua Inglese: non è importante perché dovete solo osservare la faccia e ascoltare il tono della voce.)

https://www.youtube.com/watch?v=_T8tMk-ZOx8

In sostanza sta dicendo: “La vittoria deve essere mia, me la merito, di diritto. Perchè voi gente da nulla non mi avete ancora dato il trionfo?!?”

 

“Trump trumps”: Trump surclassa, sconfigge.

 

Qui non ci vogliono tante spiegazioni.

Donal Trump è in posizione di vincere una elezione molto tirata, nonostante una opposizione senza precedenti, che stavolta non includeva solo il complesso dei media, dei progressisti, intellettuali e Partito Democratico, ma anche parecchie figure di spicco dei conservatori, e soprattutto tutto l’apparato dei papaveri del Partito Repubblicano, e anche Fox News (l’unica rete televisiva importante schierata a destra), come nemici più o meno dichiarati: a volte fingendosi scandalizzati per una montatura o scandalo, a volte facendo finta di andare d’accordo col candidato scelto dalla base.

Trump ha combattuto tutto questo; non avrebbe potuto fare molto da solo, ma è stata appunto la base, che non vuole vedere tramontare gli Stati Uniti così come li conosciamo, che ha reso possibile questo successo per una campagna così all’apparenza improbabile, che avrebbe dovuto arrestarsi alle prime battute.

 

 

 

P.S. L’amore non vince l’odio

 

E comunque lo slogan che stiamo commentando è falso. Dire che l’amore vince l’odio va bene per scriverlo nei Baci Perugina, ma la vita reale è qualcosa di differente. Questo lo sa chiunque conosca la storia. Pensate alle vittime di tanti conflitti, dittature e persecuzioni, da Genghis Khan a Hugo Chavez, da Attila a Robespierre, Stalin, Hitler… O  al mafioso/bullo sotto casa.

Sarebbe bello che l’amore vincesse. Ma non succede in questo Universo, a parte in poche eccezioni che sono state costruite con molto lavoro, attenzione e intelligenza.

È uno slogan da Manuale del Progressista: l’idea più semplicistica e bambinesca, proiettare le speranze e i sentimenti. Desiderare che la realtà si possa conoscere e padroneggiare semplicemente lasciandosi trascinare dalle persone che ci stanno accanto, per voler far parte dei buoni.

Non ci sono solo amore e odio; e comunque i sentimenti non sono una cosa buona in sé, infatti bisogna imparare a controllarli. Ancora più importante, le decisioni non devono essere e non sono basate sui sentimenti, perlomeno quelle efficaci. Ci vogliono conoscenza e razionalità.
Se ti riduci a lasciare che gli altri ti insegnino chi sono i buoni che amano e chi sono i cattivi che odiano, non riuscirai mai a comprendere fatti della vita o a fare delle scelte ragionevoli. Comportati da bambino, e ti tratteranno e sarai gestito come un bambino.

 

Solo quelli che sono determinati a manipolarti e sfruttarti saranno bravi a convincerti.

 

2 commenti:

  1. Alessandro Grasso

    Come volevasi dimostrare, nella notte della sconfitta pare, dico pare, che si sia data alle intemperanze, urlando e tirando oggetti, e che per questo non fosse in grado di comparire di fronte alle telecamere. Ci sarebbero volute ore per calmarla:
    http://www.breitbart.com/big-government/2016/11/15/hillary-clinton-screaming-obscenities-and-throwing-objects-in-election-night-meltdown/

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *