Fact-check col ditino alzato: chi è lo stupido digitale?

Se sei un contro-pulpito e credi che basti trovare un bersaglio facile da additare al pubblico ludibrio per metterti il cappello del saggio censore della stupidità umana, sei già una pezza avanti sulla strada della superficialità e del conformismo. Pronto a fare il capoclasse.
Esempio di critica da social media, sui social media, contro i “tipi da social media” (Avviso per i minori, contiene turpiloquio):

Pagina FB UomoMordeCane, commento a "mangio i biscotti che mi pare" detto contro il parere di un esperto: No, prima dei social queste cose non succedevano, piantatela con questa solfa, perché sono possibili solo nel brodo di imbecillità del digitale, dei social in particolare. Altrimenti, nella vita reale, equivalgono a uno che tiene una lezione in un'aula aperta a tutti ma che devi raggiungere di tua spontanea volontà e comunque sei tu a decidere di assistere, seguendo tutta la lezione. E in quella lezione il professore spiega come nutrirsi correttamente per evitare patologie. Al che tu ti alzi, prendi la parola davanti a tutti, intervieni a brutto muso, urlando che non ti frega un cazzo di quello che quel professore consiglia, che mangi il cazzo che ti pare. Detta così è più chiaro quanto i social abbiano devastato la gente cognitivamente già più debole?

L’esperto ti dice che biscotti devi mangiare.
Il buzzurro risponde da buzzurro.
Il furbo da tastiera si vuole fare un nome col sottolineare che un buzzurro è un buzzurro.

Mia risposta.

Credo che ci sia molto di sbagliato in questo commento. Vero, i social ci peggiorano. Ma è troppo facile circoscrivere il problema al “deviante che non sono io e che posso sentirmi bravo a mettere in mezzo”.
Vi siete soffermati sull’opinione scorretta ed emotivamente sparata, ma quello è l’ultimo anello della catena.

Prendete il caso dell’influencer che va in giro per ristoranti e commenta da ragazzotto entusiasta una serie di piatti, e parecchia gente lo insulta nei commenti… Beh, davvero non stiamo parlando di un’aula scolastica, o peggio, universitaria!
Poi c’è chi insegna in un’accademia della cucina e fa video virali di risposta dove gli urla “è crudaaa!” (la pizza poco cotta che l’influencer faceva passare per buonissima) mettendo in evidenza come il ragazzotto prima di fare l’esperto assaggiatore dovrebbe imparare tante cose… e solo dopo parlare, a ragion veduta!
Ecco, l’esperto lì ha ragione, tuttavia quello non è un contesto professorale, anche chi è formato e competente rischia di buttarla in caciara. Per non parlare del format breve o brevissimo, della natura casuale, non strutturata, dei contenuti che ci raggiungono.

Forse la metafora più calzante, pur ancora inadeguata, per rappresentare i social media influencers è quello con un tizio che si mette per strada, piazza cartelli ed urla cose a quelli che passano. Qualcuno si ferma a parlare, altri gli lanciano una battuta o un epiteto dal finestrino, i più passano e basta.

Se sei un professorone e scopri che in quel modo raggiungi molte più persone che a stare nella tua aula, magari ha un senso farlo, ma hai ridotto la tua posizione autorevole ad una macchietta ad Hyde Park, che si prende tutto quello che viene e fa fatica a distinguersi da un pazzo qualunque.

Vero, la possibilità di commentare per chiunque permette le peggio cose. Ma già in partenza il contenuto commentato non è che fosse necessariamente esente da critiche, perlomeno nella presentazione.
E vogliamo dirlo che lo scadimento nella qualità parte anche dai contenuti condivisi?

Non è semplicemente un problema di medici, professori ed esperti vari che tante volte non fanno onore alla loro professionalità e dicono anche e spesso castronerie come la signora Pina del terzo piano. E pure questo fenomeno è reale, in questi giorni se ne stava lamentando il buon Dario Bressanini, chimico e divulgatore.

Il problema è più profondo.

Se parliamo di nutrizione: ma vogliamo dirlo che, PRIMA dei social media, molto prima, un paio di generazioni di medici ci hanno riempito la testa con l’idea che la carne rossa e soprattutto le uova fossero assolutamente da limitare, e adesso improvvisamente praticamente tutti i nutrizionisti ci dicono l’ESATTO OPPOSTO?

Gli esperti da “improvvisamente abbiamo capito tutto e da ora in poi dovete ascoltare solo noi” magari ci saranno sempre stati, ma gradualmente hanno preso piede, forse da Lutero, forse dagli “Illuministi”, forse dallo scientismo ottocentesco… certamente sono trionfanti in questa nostra epoca.
Epoca dove diventa sempre più difficile padroneggiare da soli la realtà che viviamo, e quindi l’elettore/utente medio va a sensazione, commette strafalcioni sempre più penosi, e la tentazione di controllarli dall’alto e gestirli come bestiame è più di una tentazione. Ci si organizza.
E in queste situazioni c’è sempre il bravo bimbo che vuole fare il capoclasse. Infierisce sui reietti perché vuole la carezza del professore.

Abbiamo l’istinto di un animale che si deve nutrire, e nel nostro ambiente originario di cavernicoli non avrebbe avuto molte possibilità di incontrare grandi quantità di preziosi carboidrati e zuccheri semplici. La nostra natura è poco adatta ad essere docile agli ordini, ma prova il piacere della scoperta “Uh, guarda, le bacche dolci!”
Allevi la gente a cercare la scarica di endorfine con video brevi stile TikTok. Il piacere della cosa nuova, mordi e fuggi, che intrattenga senza impegno. Nel frattempo quella divora biscotti, senza controllare l’istinto primordiale perché non siamo programmati per questo.
E poi ti arriva il professorino con la voce nasale che gli dice “questo no, ecco ora mangia così, segui queste regole…”
Ci stupiamo che la gente reagisca male? Ci facciamo belli di notare che non tutti si sanno controllare?

Ma pensiamo piuttosto a toccare il tempo agli esperti, invece di andare a pescare lo sciocco. Perché oggi davvero si vede di tutto. Manca il rispetto perché manca l’autorevolezza. E non parlo delle ultime, di scienziati che negano la sessualità umana e propongono mutilazioni e bombe ormonali a ragazzini. Sociologia, economia, sono spesso macellate. La politica può fare tutto.

Sempre più si inventano di controllarti, di fare il fact-checking: decidono loro per te cosa sia la verità.
Attenzione, questo non è un problema solo dell’informazione, il potere giudiziario non da ieri si arroga il diritto di decidere arbitrariamente la definizione delle parole, così cambiando le leggi e il pensiero.

Ma la dinamica attuale è interessante, perché Trump ed alcuni altri, per il momento al potere in America, stanno cercando di montare una reazione, tanto che persino Facebook ha appena abbandonato il programma ufficiale di fact-checking; mentre in Europa si spinge ancora di più sul reprimere le idee ritenute sbagliate, e lo scontro si fa più duro… ma questa è un’altra storia.

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