Pseudo-Omelie Di Un Laico -5- Venerdì Santo

VENERDI SANTO – PASSIONE DEL SIGNORE

Accusation or defense? by Jaci III. Barack Obama appears between Caiaphas and Jesus

Accusation or defense? di Jaci XIII, basato sul dipinto di Gerrit van Honthorst, Gesù di fronte a Caifa. (CC BY-NC-SA 2.0) L’autore di questa rielaborazione grafica si domanda se il personaggio moderno (rappresentato da Barack Obama) si schiererebbe pro o contro, e lascia aperta la risposta. Ma Gesù non avrebbe fatto sconti o usato diplomazia, quindi il risultato sarebbe comunque rimasto invariato, anche di fronte ad uno dei nostri indegni tribunali moderni.

Di tutti gli spunti possibili nel testo densissimo della Passione, vorrei oggi sottolineare le parole di Gesù che, interrogato, mantiene un atteggiamento superiore, quasi -diremmo- di sfida.

Una delle guardie rifila uno schiaffo a Gesù per punire la sua insolenza, esclamando: «Così rispondi al sommo sacerdote?»
E Gesù, imperturbabile, ribatte: «Se ho parlato male, dimostrami dov’è il male. Ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?»

Eccolo, il Gesù giovane contestatore, in cui -indegnamente e con sfrontatezza- mi sono sempre rispecchiato.

Fin da bambino ho trovato insopportabile ogni ingiustizia, specialmente se la ricerca della verità veniva ostacolata da convenzioni sociali, senso dell’onore e rispetto per il ruolo delle persone.
Gesù non fa calcoli di opportunità, in funzione dell’apparente posizione di superiorità di chi ha davanti: va invece dritto al punto, smontando i formalismi con la logica. Perché mai l’ipocrisia di chi ha paura delle apparenze dovrebbe coprire i limiti umani ed i calcoli vergognosi di chi sta in alto?
Siamo agli antipodi rispetto alla cultura dell’estremo Oriente: l’impiegato Giapponese ossequioso che si profonde in inchini di fronte alla decisione palesemente sbagliata del suo capo. Perché pur vedendo l’errore considera un suo dovere mettere la gerarchia sociale prima di tutto.

Gesù non è conservatore.
I benpensanti del suo tempo sono i farisei, e li mette al loro posto. Le autorità non ci fanno una bella figura…

Non cerca il quieto vivere: dice di essere venuto a portare una spada (Mt 10,34). Non fonda una religione fatta per essere la garante e la stampella di una società.

Non è proprio lui, quel crocifisso appeso nelle aule e ridotto a simbolo rispettabile, ad icona di una storia che il laico, bontà sua, riconosce come parte del proprio retroterra culturale, da conservare e far apprezzare, ma senza prenderlo sul serio…

No, Gesù contesta ed ha ragione di farlo. Sovverte un ordine marcio.

Ma non è un sovversivo. I rivoluzionari sono pronti a rovesciare, ma per instaurare un loro, differente, ordine delle cose; hanno una visione di corto respiro che pretendono descriva il mondo nella sua totalità, e cercano il nuovo ordine in un caos che non possono saper governare. No, Gesù non è un conservatore, ma men che meno è un progressista, checché ne dicano tanti innamorati del socialismo o dei nuovi diritti, oggi anche tra i preti.
Il Cristo è, giustamente, oltre. Superiore alle fazioni, alle beghe umane, ai sogni della pancia, alle teorie politiche.
Colla sua morte così atroce, scelta come sacrificio consapevole, ti costringe a riconoscerlo. Persino gli avversari, nei secoli, gli tributano l’onore delle armi.

 

Ecco, credo di aver toccato un tasto che non troverete messo in evidenza nelle omelie: Gesù non accetta gli schemi imposti, vuole affermare solo la verità, senza fare distinzione di persone, senza esitare o modulare il messaggio per ragioni diplomatiche.

Va bene, il fulcro non è quello, il Venerdì Santo ci parla del mistero della morte, della morte scelta come sacrificio, della Morte di Dio, dell’espiazione dei peccati altrui. Ci parla della condanna di un innocente, del Divino che viene trascinato nella condizione subumana (subumana!) di un Crocifisso.

Ma in questo quadro a tinte forti, la schiettezza nell’affermare le proprie ragioni acquista un valore esemplare unico, che non può non aver ispirato interi popoli, per millenni.

A ben vedere, questo spunto non è che uno degli innumerevoli esempi di come la fortuna dell’Occidente derivi in gran parte dalla dottrina cristiana. Se l’avere ragione nei fatti conta più del rispetto umano e delle posizioni acquisite, costruire qualcosa di grande partendo dal basso diventa possibile, quasi normale. Non ci possiamo stupire che il mito del self-made man, che pure ha i suoi limiti, non sia nato in India o in Cina. E solo l’agire di un fondatore può produrre effetti decisivi sulla cultura.

Incredibile quante ragioni diverse emergano, persino difficili da enumerare tutte, grazie alle quali il Vangelo ha costruito la civiltà più avanzata. Come un gradito effetto collaterale della ricerca della santità.

Ma torniamo alla metafora della vite e dei tralci: chi non guarda più al Crocifisso, di questa sua civiltà così moderna, ricca ed invidiata ha deciso di fare un cumulo di rovine, che se ne renda conto o meno. Nessun edificio si regge se distruggi le fondamenta.
Infatti hanno cominciato col contestare l’autorità perché avevano in odio la verità, ed oggi -tra le altre cose- affermano il potere incontrastato di nuove autorità, che neghino per principio la verità.
Vi fanno pensare sempre in termini di arretratezza-progresso, potere-vittime, ma quelli sono solo strumenti, mezzucci dialettici da sfruttare. Invitano alla ribellione, ma solo contro la tirannia altrui.
Quando i maestri della cultura moderna vi dicono di essere anticonformisti, non gli credete. Hanno semplicemente una cattiva coscienza, e sono capaci di tutto: persino di esporsi al martirio. Il sacrificio di sé non è un criterio sufficiente per separare ciò che è buono.
Avere autorità non è un buon criterio.
Contestare l’autorità non è un buon criterio.
L’unico criterio è la Verità. Difficile,
difficile.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *