La Misericordia della Chiesa Scimmia

Uno dei manifesti di contestazione a papa Francesco e al suo operato comparsi a decine in tutta Roma, appesi sui muri della città, 4 febbraio 2017. La foto a tutto campo riporta l'immagine del Pontefice con un'espressione particolarmente rabbuiata e accigliata. In basso, su fondo violaceo, la scritta con venature romanesche: "A France', hai commissariato Congregazioni, rimosso sacerdoti, decapitato l'Ordine di Malta e i Francescani dell'Immacolata, ignorato Cardinali... ma n'do sta la tua misericordia?". ANSA/ FRANCESCO GERACE

Questi manifesti abusivi apparsi a Roma contro il Papa dimostrano una mancanza di rispetto che NON approvo. Non si doveva arrivare a questo punto.

Se il sale perde sapore.

 

C’è una Chiesa che scimmiotta.
Si riempie la bocca di misericordia, ma non è la Misericordia di Cristo, piuttosto è un annacquare per fare contenti tutti. “La madre pietosa fa la piaga purulenta”, dicevano i vecchi.

Affetta autorevolezza, ma è autoritaria. I suoi uomini forti sono ex contestatori indisciplinati, che una volta messo cappello non sono disposti ad usare la stessa tolleranza con cui sono stati trattati in passato. E per questo gli unici che hanno da temere punizioni e vendette sono quelli che difendono “il vecchio”.

Viene da pensare ai Francescani dell’Immacolata, colpevoli di non si sa bene cosa, ma malvisti da molti perché troppo all’antica e critici della teologia modernista.

Sembrerebbe corrispondere a questo schema anche un episodio recente. Un vescovo in Colombia ha sospeso a divinis don Luis Carlos Uribe Medina (da poco però è stato riabilitato), che aveva la colpa, si riporta nel provvedimento, di aver criticato l’insegnamento del Papa su Eucarestia e matrimonio… Uh-oh!

Non è forse un bel segno di confusione, questo rincorrersi di voci ed interpretazioni sull’Esortazione Apostolica Amoris Laetitia, per cui vescovi diversi lanciano interpretazioni discordanti sulla possibilità di accedere all’Eucarestia per i divorziati risposati? Sarebbe una novità dirompente, di rottura ingiustificata col senso stesso non solo del Matrimonio e dell’Eucarestia, ma coll’essere Chiesa portatrice di un insegnamento definito.
Epperò tutto sembra indicare che il Papa stesso intenda, pur tra le ambiguità, favorire questo “sviluppo”. Come a dire che il valore del matrimonio è del tutto relativo, l’importante è abbracciarci tutti con comprensione, quel che è fatto è fatto e Gesù Cristo capisce e ci darà ragione comunque…

 

Che tipo di risultati attendersi da queste fughe in avanti una persona obiettiva non fatica ad immaginarlo. Basta osservare il livello da farsa raggiunto dalla Conferenza Episcopale Tedesca, una delle più compromesse: come riporta Il Timone, nel sito dei vescovi tedeschi si inizia a suggerire non solo che tutte le unioni vanno bene, ma che in un futuro un matrimonio tra due uomini potrebbe essere considerato un sacramento (!)… No, dico, sono ancora cattolici?

 

La Chiesa della fantasia e del Progresso predica la novità del Vangelo, ma smania per abbracciare sempre più novità possibili, che segnino una rottura con la Tradizione e il Vangelo.

Quanto più prova ad espandere gli orizzonti e coinvolgere, tanto più però produce disinteresse e diminuzione dei fedeli.
E’ dentro la Chiesa Cattolica, si confonde con la Chiesa Cattolica. Ma non è la Chiesa. Ne ha preso il controllo, in molti casi. Ma non finirà così.

 

 

Proprio ieri la liturgia proponeva un brano del Vangelo (Mt 5,13-16) che dà molto da pensare…

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.
Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli»

 

E’ desolante è osservare quanto irrilevante stia diventando la Chiesa nell’evoluzione del mondo di oggi. Altro che città sopra un monte! Dov’è la luce con cui illuminare il mondo?

Una Chiesa che si perde in sciocchezze ed evita o distorce i problemi reali, viene guardata con derisione o disinteresse. Chi non osa più insegnare cose difficili ma cerca solo l’approvazione dell’ascoltatore distratto, non è più visto come maestro e perde il rispetto.
Veramente poi non sai di niente, e ti calpestano.

 

 

Il terremoto mediatico

 

Padre Giovanni Cavalcoli è un frate domenicano, bravo pastore di solida formazione teologica “all’antica” che peraltro ebbi modo di criticare parecchi anni fa, quando era meno conosciuto, su di un tema non di fede (ma non insistete, non vi dico quale). E’ finito nell’occhio del ciclone per una risposta che ha dato durante una trasmissione di Radio Maria, alla classica telefonata un’anticchia esaltata (come spesso se ne sentono su quella radio).
C’è un legame tra il terremoto che ad inizio novembre ha distrutto la Basilica di S.Benedetto a Norcia e qualche malefatta recente della Chiesa o dell’Italia?

Come fosse un “segno divino” = punizione dall’Alto?

Il buon frate ha dato una risposta diplomatica, prudente, raffinata e perfettamente in linea colla dottrina della Chiesa; ma le sue parole sono state riportate in maniera ben diversa dai giornali, ostili al Cattolicesimo tranne quando si presenta come “Chiesa in uscita, in liquidazione per cessata attività”.

E’ stato detto che Cavalcoli considerava il terremoto come un castigo per la legge che istituiva le “unioni civili”. Apriti Cielo, è proprio il caso di dire!
In seguito alla classica tempesta mediatica, quel che è più grave è che anche suoi superiori, autorità e voci autorevoli nella Chiesa, si sono uniti al coro degli attacchi per sentito dire, evidentemente preferendo l’applauso del mondo allo sforzo di difendere la verità e un fratello maltrattato ingiustamente.

Curiosamente in questi giorni si era sparsa la voce che Cavalcoli fosse stato improvvisamente sottoposto a una punizione, magari sospeso a divinis. Invece il frate stesso, dalla sua pagina di Facebook, ha comunicato il 3 febbraio che le restrizioni (imposte dal suo superiore a novembre scorso) sono state revocate. Non so esattamente di che restrizioni si trattasse, ma il problema rimane.
Colpisce la facilità con cui una persona ragionevole ed obbediente, che svolge bene il proprio incarico, possa essere punita per questo; mentre chi contesta e punta i piedi viene continuamente blandito. Così diventa sempre più flebile la voce di chi non si accoda alla rivoluzione; il fenomeno si autoalimenta e finisce per sfuggire di mano a quelli che ingenuamente volevano introdurre un “cambiamento” ma solo entro certi limiti. Si afferma invece un conformismo nel rovesciamento; i più non osano opporsi, perché vedono che fine fanno quelli rimasti indietro.

“Colpirne uno per educarne cento”.

 

Riprenderò prossimamente la domanda: ma Dio manda i terremoti? Perché vale la pena capire la natura sottile dell’errore modernista.

 

Ma per quale motivo?

 

Per capire da dove tragga forza questo fenomeno rivoluzionario nella Chiesa basta osservare come si alimenta lo scandalo.

L’argomento è il terremoto; c’è stata una serie di eventi sismici nell’Italia centrale negli ultimi mesi. Il dolore dei familiari delle vittime e degli sfollati viene trasformato in un’arma. Infatti nella cultura di oggi l’emozione è un assoluto; la rabbia impotente nel nome di chi soffre è poi un totem sacro, di fronte al quale è obbligatorio compiere i riti prescritti. Basta dare la minima impressione di non aver reagito nel formato corretto, di non aver mostrato abbastanza tatto ed empatia, ed ecco legioni di benpensanti ti massacreranno; di più, proveranno il piacere di odiarti nel nome del sentirsi più buoni.

Assistiamo cioè ad una assolutizzazione del sentimento. E in una società che ha perso il senso della virilità e del ruolo della figura paterna, questo non stupisce di certo.

 

Di fronte ad un mondo che vive di ricatti morali e di reazioni codificate, la Chiesa Cattolica, che è stata troppo a lungo ingiustamente attaccata per il suo ruolo di maestra, descritta invece come un sistema di potere autoritario ed oppressivo, ha ceduto alle accuse. Ha scelto una mitezza arrendevole che si limita ad accompagnare chi soffre, cercando di dimostrare di essere dalla sua parte. Un modo sottile di cedere, inizialmente; ma il risultato finale è uno strappo enorme.

Pastori che assomigliano al padre di un adolescente ribelle, che si accorge che il figlio non lo rispetta più e allora cerca di diventare suo amico. Gli compra cose, gli concede vizi, non ne corregge gli sbagli. Sappiamo come va a finire di solito: il ragazzo ne combina sempre di più, mentre aumenta il suo risentimento verso un padre che non sa fare il padre.

 

La chiave di tutto questo processo è la Chiesa che cerca disperatamente di piacere. E quindi prende a punto di riferimento non il Vangelo, ma il giudizio del Mondo. A cui finisce così per vendersi.

Quando i media da sempre anticlericali ti lodano, dovrebbero perlomeno suonare dei campanelli di allarme.

 

Piano a scagliare pietre e a dare colpe!

 

Forse tutti i prelati, anche autorevoli, che partecipano a questo scempio o non si oppongono, sono pienamente consapevoli e magari contenti di come viene diffusa questa malattia autoimmunitaria?
No, è complicato. La confusione fa parte dell’efficacia del movimento sedicente progressista, che specialmente tra uomini di fede si basa sul mimetismo.

Sono ben pochi quelli che dall’interno vogliono coscientemente il male della Chiesa: quasi tutti sono sinceri, anche se parecchi magari hanno qualche zona d’ombra nella loro vita (ombra fatta di superbia, di arrivismo, denaro, magari trasgressioni sessuali) che li spinge alla “manica larga”.

C’è poi chi crede di poter ingenuamente controllare la bestia, appoggiarne qualche giusta istanza frenando sul resto.

Soprattutto in molti, anche ottimi pastori, finiscono in trappola in nome dell’obbedienza, reagiscono poco per prudenza, vengono messi in mezzo approfittando della loro mitezza.

Quanti fratelli si perdono perché la diplomazia ha consigliato di lasciar correre per il momento, per evitare di dare una impressione di discordia, in realtà facendo così vincere chi discordia ne seminerà sempre?

Chi non è impegnato a distruggere, si nasconde per paura di fare male.

 

E poi c’è la reazione del popolo dei fedeli, che è sempre più isterica e scomposta. Da parte di critici, e da parte di “critici dei critici” più papisti del papa.

 

In apertura vedete il manifesto abusivo contro Papa Francesco apparso sabato mattina a Roma. Critica fiacca, mi viene da dire; commissariare congregazioni e rimuovere sacerdoti sono atti che in molti casi un’autorità ecclesiastica ha il dovere di compiere, e mancherebbe al suo ruolo se non agisse; “ignorare” cardinali è un’accusa inconsistente nella sua vaghezza.

Però scendendo nello specifico dei singoli casi si possono trovare esempi di una gestione che sconcerta e getta nell’angoscia, e non ci si può stupire più di tanto che a qualcuno siano saltati i nervi.

Personalmente non mi scandalizzo mai, tantomeno per un manifesto che vorrebbe maldestramente riprendere la tradizione di Pasquino. Però tutta questa situazione -altro che sghignazzare- è di una tristezza infinita.
Dobbiamo mantenere un senso di rispetto, ma soprattutto non provare piacere nell’infangare la “fazione ecclesiastica opposta”.

 

Le reazioni a questa bagattella da parte di chi ha potere dimostrano una visione malata dell’autorità.
La Bussola Quotidiana giustamente titola: “Manifesti a Roma, reazione da regime totalitario”.
Grandi giornali laici, di lunga tradizione anticlericale, ne fanno un caso. Gli stessi che massacravano e dileggiavano Benedetto XVI oggi non tollerano una critica a Francesco. Qui si capisce dunque come il rispetto sia solo un pretesto per affermare altro: una svolta politica, che più o meno a ragione si vuole vedere incarnata dal papa attuale.
Esce la notizia che sul crimine dei manifestini starebbe indagando la Digos… Qualcuno addirittura chiama in causa una legge dell’epoca fascista, ancora in vigore, per cui l’offesa al Re (oggi al Presidente della Repubblica) o al Papa sarebbe punibile con il carcere, da 1 a 5 anni (figurarsi, da noi i rapinatori vengono scarcerati il giorno dopo e spariscono, stai vedere che improvvisamente c’è bisogno di severità e punizioni esemplari…)

Anche qui dunque lo spettro della restrizione della libertà di parola: l’assimilazione di una critica ad una offesa, la punizione draconiana delle offese. Pazzi. Pazzi. Pazzi.

 

Certo, il Papa è il parafulmine e il principale attore, nel bene e nel male. Bisogna pur parlare del suo ruolo. Rimugino da tempo sul come esprimermi al riguardo, perché sono convinto ci sia tanto bisogno di voci, inevitabilmente ormai solo di laici, che muovano una critica senza però trascendere. Non è più tempo di temporeggiare (che poi sarebbe il mio sport). A Dio piacendo, prossimamente.

 

 

 

P.S. Prego un eventuale lettore protestante di non guardare queste vicende con troppa aria di commiserazione: non per niente si parla oggi di protestantizzazione della Chiesa Cattolica.
Gli errori che agitano la Chiesa Cattolica di oggi sono gli stessi che da Lutero in poi portarono ad un generale inaridimento della religiosità, alla perdita di tesori della fede, alla divisione e alla violenza settaria.
Anche la Chiesa Ortodossa, a cui oggi molti guardano come ad un appiglio sicuro per la ricchezza delle tradizioni e della liturgia, il senso del sacro e la mistica, in realtà ha da molto tempo ceduto al compromesso col Mondo, si vedano ad esempio la disciplina del secondo matrimonio e l’asservimento al potere dell’autorità civile, quando non allo spirito del nazionalismo.

 

Non ci sono scorciatoie. Adda passàa nuttata. La Chiesa Cattolica alla fine ne uscirà. Come è uscita 500 anni fa da un periodo di crisi terribile. E l’unica risposta possibile è la santità. Come si ebbe allora una sorprendente fioritura di santi, teologi e fondatori di congregazioni, così oggi possiamo attendere con fede e pregare per le prossime generazioni.

4 commenti:

  1. Ottimo articolo. Concordo con te.
    Noto peraltro che molti che si stracciano le vesti per i manifesti evitano accuratamente di affrontare i fatti cui i manifesti fanno riferimento.
    Fatti, purtroppo, veri

  2. Alessandro Grasso

    Grazie. Forse finora sono stato troppo prudente, perché da dire ce ne sono fin troppe, ma è un attimo essere bannati da mezzo mondo. Sto cercando di ragionare, mantenere la testa fredda e non chiudere canali di comunicazione.

  3. Io non criticherei comunque più di tanto la Chiesa Ortodossa sul cosiddetto ‘secondo matrimonio’, che poi liturgicamente un matrimonio non è, disciplinarmente è una specie di ‘unione tollerata’ e che mette i contraenti di fatto nello stato di ‘penitenti’, con tutta una serie di obblighi e limitazioni
    A noi può sembrare un po’ ipocrita la cosa, ma è da leggere secondo le categorie tipicamente orientali di Akribia ed Economia

  4. Alessandro Grasso

    Benvenuto Gsimy. Il tuo commento rivelerebbe che, o per buoni studi o per contatto diretto con la Chiesa Ortodossa, conosci particolarmente l’argomento. Ti invito però ad affrontare la questione con uno sguardo più d’insieme: la modernità sta cambiando le regole nel senso che i nodi vengono al pettine, un errore che un tempo era tollerabile diventa il buco nella diga che porta ad estreme conseguenze. Quella che fino a pochi anni fa era un’autorità sacra le cui decisioni erano indiscutibili, e a cui essere grati, oggi è un fornitore di servizi da cui esigere il soddisfacimento dei propri desideri. Non c’è spazio per un rapporto, in cui situare tanto il rigore paterno (akribia) quanto l’indulgenza materna (economia).
    Si accetta che esista un limite giuridico da applicare, se va bene, con un minimo di rispetto legalistico per la forma, ma comunque premendo per rivoluzionarlo in nome del sentire comune (un sentire in realtà eterodiretto, ma che funziona perché asseconda il Peccato Originale). Ed è appunto visto solo come limite, alla “libertà personale”.

    E già in partenza, in quello che è per forza un sistema di regole, inserire una logica che contraddice l’insegnamento era un’operazione temeraria da parte Ortodossa. Ora la diga si sta aprendo. Qualche giorno fa ho letto il lamento di un prete: la signora pluridivorziata che chiede il matrimonio con il suo “attuale compagno” perché lo sanno tutti che con Papa Francesco tra un po’ potranno sposarsi anche i gay (testuale).

    Attenzione: si potrebbe sostenere che questo genere di eccessi sarebbero solo un problema temporaneo, di questa epoca disgraziata. Ma, a parte che le regole non si fanno per i tempi in cui le cose filano lisce… certi cambiamenti sono irreversibili, e non si superano assecondando e aspettando speranzosi. Prendiamo l’epidemiologia a modello: in un mondo interconnesso una malattia si diffonde ovunque in pochi mesi. Anche le idee non hanno più confini. Oggi non ti puoi permettere di avere principi che non siano cristallini, perché lasci il campo aperto all’affermazione dell’esatto opposto. Come infatti sta avvenendo.

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