Bimbo vende orsacchiotto per mangiare

bambina con orsacchiotto per strada

illustrazione by Greyerbaby

Blumudus ha insistito che commentassi questa notizia.

In realtà il fatto è di quest’estate, ma continuavo a rimandare. Poi Blumudus mi fa: “Ora non hai più scuse, scrivi.” E’ una storia adatta allo spirito sdolcinato delle vacanze natalizie, dove salta fuori tutto un filone di storie buoniste e/o strappalacrime e/o con protagonisti bambini. Ha ragione! Ecco dunque.

 

Nella cittadina di Franklin, in Ohio, la polizia ha trovato un bambino di 7 anni che andava in giro da solo; cercava di vendere il suo orsacchiotto in cambio di cibo. Non mangiava da giorni.

L’episodio è stato raccontato dall’agente Steve Dunham, che vedete nella foto sotto. Una piccola storia, con il poliziotto che accompagna il bimbo subito da Subway a mangiare, ad addentare un panino non senza aver detto prima una preghierina, e poi alla Stazione di Polizia, dove tutti se lo coccolano come possono.

A casa del piccolo trovano il caos prevedibile di una famiglia disastrata: spazzatura ovunque, disordine, bottiglie di alcolici, puzza di urina di gatto.

Il bimbo e i 4 fratelli vengono affidati a dei parenti.

Il poliziotto che ha trovato il bambino

Image via Franklin Ohio Police Department

Qui trovate (in Inglese) la cronaca del ritrovamento

 

Dopo aver letto questa storia, mi vergogno a dirlo, mi si sono inumiditi gli occhi e ho stretto Blumudus al petto.

Non ho più l’età per queste cose da bambini, me ne rendo conto. Blumudus mentre abbozzavo questo articolo, vi giuro, mi guardava con aria complice, triste ma stupita.

 

Il valore di un orsacchiotto

 

Ti strazia il cuore: è un bambino che pensa da bambino e affronta situazioni drammatiche da adulto. Prova a fare da solo, a cavarsela. Come un ometto. Ma non sa come fare.

Provare a vendere un peluche probabilmente vecchio e spelacchiato è una decisione teneramente ingenua, che farebbe sorridere se non fosse per il motivo che lo ha spinto, la fame. Nel cuore degli Stati Uniti, un grande paese ricco e sviluppato.

Quello che mi colpisce di più è, lo ammetto, un particolare un po’ stupido, il fatto di privarsi dell’orsacchiotto, con quello che rappresenta. Stupido perché proietto su questa storia un sentimento, o meglio una mia attenzione ai peluches che forse è un po’ morbosa. Certamente spero che almeno non fosse il suo orsetto preferito, ma che fosse un peluche meno importante per lui; chiunque al suo posto avrebbe sacrificato il pezzo a cui era meno affezionato. E non sarebbe strano, nel disordine anche mentale di genitori che neanche provvedono a nutrirlo, che nonostante tutto abbia ricevuto in dono in passato parecchi morbidi pupazzetti.

Ma l’immagine mentale che mi faccio è quella di chi di fronte alla durezza della vita rinuncia al suo compagno-orsacchiotto; come se io a 7 anni avessi deciso di privarmi di Blumudus.

Ed è per me più lacerante che privarsi di un gatto (per questo ho detto che è una roba un po’ morbosa…)

Perché il peluche (o la copertina) che stringi al petto è per un bambino piccolo una specie di estensione di sé; è un surrogato del cordone ombelicale, un modo di sentirsi ancora sicuri e protetti nella pancia della mamma.

Dare via un oggetto del genere significa rinunciare ad un pezzo del proprio spazio intimo; sentirsi costretti alla cruda realtà, rompendo il senso di incanto dell’infanzia.

 

Il valore di due genitori disgraziati

 

Con una rapida ricerca internet mi sono trovato davanti la faccia della madre, in una foto pubblicata da qualche giornale. Ti fa un certo effetto. Ti domandi come abbiano potuto arrivare a questo punto.

Pur nello strazio di quello che ha fatto al figlio, non riesco ad avere rabbia contro queste persone.

Passeranno qualche guaio, e forse non saranno puniti abbastanza dalla legge, che pure li porterà davanti ad un giudice.

Ma proprio sentendo forte il sentimento di dolore per quello che ha subito questo bambino sconosciuto, ritrovo una ragione per amare… sì, amare come poveri fratelli disgraziati questi genitori irresponsabili, pericolosi, capaci di rovinare la vita ai propri figli.

Per capire questo sentimento bisogna provare ad immaginare lo sguardo di Gesù Cristo su queste persone, sempre disposto a porgere una mano e perdonare. E questo pensiero è forse stimolato dalla natura insultante, assurda, incredibile di questa storia. Come uno shock che resetta il nostro senso di indignazione.

Penso sia più facile, a volte, provare pietà per un condannato a morte per strage, che si mostra in tutta la sua umana fragilità di rifiuto umano, piuttosto che perdonare la vicina di casa che ti fa cadere le briciole sul terrazzo.

Abbiamo tutti bisogno di (ri)scoprire lo sguardo che perdona. Di provare a metterci nei panni di un disgraziato che, nell’attimo in cui guarda sé stesso allo specchio da sobrio, ripensa ai suoi fallimenti e si promette di non deludere più i suoi figli, sente con forza l’istinto di genitore che lo chiama, il senso di colpa che lo attanaglia, e dopo un po’ ricomincia a bere per fuggire questo dolore.

Vorrei abbracciarli, questi genitori che mi fanno rabbia. Non servirebbe a niente, ma vorrei farlo.

 

Viviamo in una società che incoraggia ad essere passivi: a chi si comporta in maniera irresponsabile o criminale, si danno infinite scuse e possibilità di cavarsela con poco. Poi li si odia.

Dovremmo tornare a vedere le cose con serietà cristiana: punire chi fa il male, senza sconti; ma amarlo! L’esatto contrario di quel che facciamo oggi sentendoci buoni.

Tra l’altro la società “calda” del mondo cattolico ha una cura del rapporto, della fratellanza anche tra persone che vivono vicine, che servirebbe ad impedire che si arrivi a questi livelli di abbrutimento. Per non vivere in una società di estranei.

 

E siccome conosco un sacco di gente che giustamente ama indignarsi contro chi fa del male e poi riceve una punizione minima… visto che arrabbiarsi serve a ben poco, vi invito tutti a cominciare a prendere il problema dall’altro lato.

Proposito per l’anno nuovo: amare qualcuno che non può essere scusato, che merita una pena severa. Amare cristianamente qualche criminale.

 

 

 

Concludo con il video per me commovente di Animal Instinct dei Cranberries, provate a guardarlo alla luce di quanto appena detto.

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